INTRODUZIONE
La crescita demografica delle nuove potenze economiche Unione Indiana e
Repubblica Popolare Cinese destano grandi preoccupazioni per diversi motivi e non
ultimo per questioni ambientali. I due stati e i loro territori fanno registrare una
popolazione che raggiunge i 3 miliardi e mezzo di abitanti e tassi di crescita elevati come
elevati risultano essere i tassi relativi alla crescita economica con la conseguente
accelerazione nel consumo di risorse naturali, a cominciare dalle risorse energetiche del
petrolio.
Non si può spiegare l’aumento del costo del petrolio arrivato a 100 dollari il barile
senza ricordare che improvvisamente hanno fatto irruzione sui mercati mondiali un
miliardo e trecento milioni di cinesi, un miliardo e 300 milioni di indiani che aspirano al
nostro stesso benessere.
Ogni crescita economica genera forti e rapidi cambiamenti nei consumi tipici.
Questo implicherà che milioni di cinesi utilizzeranno sempre più l’automobile come
mezzo di spostamento urbano e consumeranno prodotti di massa sempre meno
riciclabili. Tra i dati in nostro possesso rileviamo così come annunciato dall`Agenzia
Internazionale dell`Energia, che nei prossimi vent`anni, i cinesi compreranno 270
milioni di automobili. Già oggi nelle megalopoli di Pechino, Shanghai, Chogging,
Canton e Shenzen il traffico urbano è al collasso, la motorizzazione privata è la prima
causa delle nubi tossiche che avvolgono i centri abitati. L’inquinamento da traffico
veicolare annullerà a breve tutti i benefici creati col controllo delle fonti di inquinamento
industriale ed il ricorso alle fonti rinnovabili.
L`India è un paese pieno di speranze, di fiducia, di ottimismo per il futuro, è il
paese dei giovani, oggi è la nazione in assoluto più giovane, di quelle dimensioni nel
mondo, 2/3 di indiani hanno meno di 30 anni, una società che è un simbolo del
miracolo economico indiano come la Infosys, gigante del software informatico su 66 mila
dipendenti, tecnici, scienziati, ricercatori, manager ha una media di età di 27 anni. Questa
caratteristica dell’India si accentuerà, mentre la Cina, che è ancora ancorata al controllo
delle nascite, potrebbe vedere fermarsi il boom demografico. Tra vent`anni l`India è
destinata a superare la Cina in termini di popolazione ed entro il 2050 nasceranno,
secondo le stime, altri 600 milioni di indiani, vorrà dire che la maggior parte dei bambini
che verranno alla luce sul pianeta in questo secolo saranno indiani. Da loro dipenderà il
nostro futuro e questo in un certo senso è rassicurante per noi non solo perché
probabilmente quando saremo anziani, i laboratori di ricerca medica dove si potranno
sperimentare nuove soluzioni per la cura del cancro, dell`Alzheimer saranno in India,
ma anche perché questo gigante è la più grande democrazia del mondo, è un paese che
condivide con noi molti valori, primo tra cui la pace ed il mutuo rispetto fra i popoli,
una nazione che crede nell’Organizzazione delle Nazioni Unite e nel multilateralismo
della politica estera, che non ha il complesso dell`occidente, caratteristica molto bella
dell`India che nonostante sia colonizzata dagli inglesi, non ha quelle forme di
risentimento occidentale che hanno molti paesi arabi, classi dirigenti islamiche che
nutrono una cultura del risentimento, un odio dell`occidente anche per scaricarsi delle
proprie responsabilità. Questo in India non esiste assolutamente. Se l`India ha dei
problemi, e ne ha tanti, se ne prende tutte le responsabilità, non gioca ad alimentare
forme di recriminazione del passato, anzi è perfino orgogliosa di certe eredità
dell`occidente. Ha una contaminazione positiva con i nostri valori.
L`altra grande speranza indiana è il fatto che questa democrazia, è una democrazia
dei poveri. È l`unico paese al mondo dove i poveri votano più dei ricchi, e questo
produce delle trasformazioni interessantissime anche in uno dei lati più oscuri del
continente indiano come il sistema delle caste, le caste inferiori sono proprio quelle che
vanno a votare di più, si sono impadronite della democrazia per affrancarsi della propria
inferiorità socio economica.
L`India, quindi, è un modello diverso e la speranza di uno sviluppo sostenibile, di
un incontro tra oriente ed occidente che non sia conflittuale ma che anzi sia fecondo per
entrambi.
Abbiamo tendenze ad immaginare il XXI secolo come un grande scontro tra
America e Cina che sono già pronte in questa rivalità per la leadership globale, l`India
però ha delle risorse nascoste che sono la giovinezza della sua popolazione. Dal punto di
vista demografico ha una marcia in più della Cina, da ricordare il problema del figlio
unico che ha reso il paese vecchio.
La Cina se non cambia rapidamente la sua politica demografica, sarà confrontata
con i problemi dell`invecchiamento. L`India ha quello che manca alla Cina, sicuramente
quest’ultima può sfidare gli Stati Uniti dal punto di vista della ricchezza industriale,
finanziaria, militare, tecnologica, gli manca solo il softpower. Sarebbe a dire che, essendo
un regime autoritario, la Cina è un paese che fa paura, l`India no, è una grande
democrazia, dove i diritti umani sono rispettati, un paese di pluralismo religioso, di
convivenza etnica, di federalismo e per tutte queste ragioni ha non a caso un’industria
culturale che esporta sogni, la fabbrica dei sogni, Bollywood.
CAPITOLO 1
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, POLITO ED ECONOMICO
1.1 La Cina
1.1.1 Territorio ed ambiente
La Repubblica Popolare Cinese è uno stato (9.562.904 Km^2) dell’Asia orientale,
terzo nel mondo per estensione (dopo Unione Sovietica e Canada).
Con circa 12.000 km di coste, che corrono lungo il Mar Giallo e i mari della Cina
centrale e meridionale e un confine terrestre di 21.260 km., la Cina confina con 14 paesi:
a nord con Russia e Mongolia; a est con la Corea del Nord; a sud con Vietnam,
Birmania, Laos, Bhutan e Nepal; a ovest con India, Pakistan, Kazakistan, Tagikistan,
Afghanistan e Kirghizistan. Si affaccia inoltre a est sul Mar Giallo e sul Mar Cinese
Orientale e sud-est sul Mar Cinese Meridionale; a SO è circoscritto dal sistema
himalayano; a Ovest dalle catene dei monti Tian Shan e degli Altaj; a Nord dal deserto di
Gobi e dal fiume Amur.
In base agli accordi con Gran Bretagna (1984) e Portogallo (1987) sono tornati
alla Cina Hong Kong (1997) e Macao (1999), che fino alla fine del XX secolo erano le
ultime colonie in terra d'Asia rispettivamente di Regno Unito e Portogallo.
La vastità del territorio rende la Cina ricca di paesaggi differenti. In larga parte
costituita da un sistema montuoso: oltre il 43% del territorio supera i 2.000 m di
altitudine e circa l`84% si trova al di sopra dei 500 m. I maggiori rilievi sono dislocati
nella parte sud occidentale e centrale del Paese. Invece nella parte orientale tali rilievi
sono inferiori raggiungendo infine le regioni pianeggianti, che costituiscono la restante
parte. Sono proprio queste le zone, pianure alluvionali, dove c`è la maggior
concentrazione di popolazione, percorse dai fiumi Chang Jiang e Huang He.
La Cina è un Paese ricco di risorse naturali, che però diminuiscono sempre più
velocemente a causa della crescente richiesta dovuta allo sviluppo economico e al
continuo miglioramento del livello di vita. Questi due fattori incidono drasticamente
sulle risorse e sull`ambiente producendo su quest’ultimo gravi conseguenze, tra cui lo
scarseggiare delle risorse idriche, l`alto tasso di inquinamento delle acque soprattutto
nelle aree urbane e mutazioni ambientali derivanti dalla costruzione di grandi bacini
idrici. La più grande diga al mondo è proprio quella presente in Cina, denominata diga
delle Tre Gole stabilita sullo Yangtze, o Fiume Azzurro, è lunga 2,3 chilometri ed alta
185 metri. È uno dei lavori più grandi di ingegneria mai realizzati al mondo. Tale
gigantesca opera architettonica se è stata utile sotto un punto di vista economico, d’altra
parte ha destato problemi dal punto di vista ambientale e demografico. “…tutto il
paesaggio, attorno, è stato ridisegnato da questa sete di energia: dalla diga partono selve
di tralicci ad alta tensione, fasci di cavi si incrociano e si sovrappongono come cavalcavia
autostradali, invadono le montagne, allungano i tentacoli verso le grandi pianure...”1. I
lavori di costruzione, durati 13 anni, hanno determinato la perdita delle case e del lavoro
da parte di circa un milione e duecentomila abitanti, per non parlare dell’enorme spesa
di circa 40 miliardi di dollari, come affermato da esperti stranieri. Secondo Pechino il
costo è del tutto giustificato, permetterà sia di controllare le alluvioni che seminano la
morte e la distruzione nella valle dello Yangtze sia a rifornire di energia la sempre più
crescente industria cinese, generando circa 84.7 miliardi di kilowatt ora all'anno2.
Principale fonte di sostentamento delle industrie cinesi è il carbone. «Il carbone si
conferma per sicurezza ed economicità come la materia prima più difensiva nel
panorama internazionale»3.
Utilizzato prevalentemente nelle centrali elettriche, nelle abitazioni e nelle
industrie, provoca la maggior parte dell`inquinamento atmosferico e delle piogge acide
che affliggono i centri urbani, portando la Cina al primo posto in classifica per
produzione di ossido di carbonio; le sue polveri e i suoi gas inquinanti, grazie alla
circolazione dell`atmosfera, arrivano in tutta l`Asia e persino in Nord America. Questi
problemi, purtroppo, stanno portando la Cina in cima ad una classifica meno lusinghiera
1.1.2 Caratteristiche demografiche
Primo per popolazione (1.333.866.500, stima 2009 - pari a circa il 20% della
popolazione mondiale) con capitale la città di Pechino (7.724.932 abitanti), città più
popolosa Shanghai (10.934.642 abitanti). La densità per Km^2 è di circa 137 persone,
1
La Repubblica , 20 MAGGIO 2006.
2
Federico Rampini, Il secolo cinese, Milano 2005.
3
Andrea Clavarino - Presidente Assocarboni.
anche se ovviamente c’è una gran differenza tra le diverse zone, con città affollatissime e
campagne sperdute.
La Cina è un Paese definibile “giovane”: oltre il 20% della popolazione appartiene
alla fascia d’età compresa tra 0 e 14 anni, il 70% circa appartiene alla fascia dai 15 ai 65
anni, mentre gli ultra sessantacinquenni sono meno del 10%. L’aspettativa di vita è 73
anni.
L’etnia prevalente in Cina è quella Han a cui appartiene oltre il 90% della
popolazione, ma sono oltre cinquanta nel complesso le etnie riconosciute.
L’integrazione delle minoranze è diversa da gruppo a gruppo, i tibetani, come è noto,
non sono integrati, lo sono invece ad esempio i coreani.
1.1.3 Sistema politico ed economico
La Cina è divisa in 23 province (esclusa Taiwan) e 5 regioni autonome di confine
dove la maggioranza delle popolazioni è costituita da altri gruppi etnici, 4 comuni
(municipalità) e 2 regioni amministrative speciali.
Dal 1º ottobre del 1949 la Cina ha un sistema di governo socialista e non va
confusa con la Repubblica di Cina, più nota come Taiwan: entrambe le entità statuali
rivendicano sovranità territoriale sull'intero territorio della Cina e delle sue isole, benché
a livello internazionale l'entità che riceve il maggior riconoscimento sia la Repubblica
Popolare Cinese.
La Cina è uno Stato socialista a partito unico: il Partito Comunista Cinese (PCC),
fondato nel 1921 e al governo della Cina continentale sin dalla vittoria sul Partito
Nazionale nella Guerra civile cinese.
Il potere statale è esercitato attraverso lo stesso Partito Comunista, il Governo
centrale del Popolo e gli organi periferici (provinciali e locali), caratteristica questa che
definisce la struttura del potere statale della Cina come di tipo dualistico: da una parte
abbiamo gli organi dello Stato e dall’altra gli organi del Partito Comunista.
Le istituzioni statali della Cina (lo Stato) sono formate dall’Assemblea Nazionale
del Popolo (ANP), da un presidente e dal Consiglio degli Affari di Stato.
Il carattere politico ed istituzionale della Cina è stato fortemente influenzato dalla
storia del Paese e dalle relazioni internazionali intraprese con il mondo esterno. Si suole
segnalare una linea di demarcazione dell’ordinamento e della politica della Cina dal 1912,
anno della Rivoluzione di Xinai, quella che ha posto fine al grande impero cinese. La
Cina andava adottando un sistema statale definito dal mondo intero come autoritario e
totalitario.
Nonostante la crescita economica di tipo capitalista del Paese e una significativa
apertura alle relazioni internazionali (in particolare con gli Stati Uniti), la Cina è ancora
considerata dagli studiosi come uno dei cinque stati totalitari comunisti ancora esistenti
al mondo (insieme al Vietnam, alla Corea del Nord, al Laos e a Cuba). Ciò nonostante,
quello della Cina è un caso a se, di difficili paragoni, tanto che lo sviluppo stesso del
Paese la pone su un piano totalmente differente dalle nazioni sopraccitate.
L’economia cinese è una delle più grandi realtà del XXI secolo, sia in ambito
nazionale, che soprattutto in ambito internazionale. Il gigante economico cinese, il suo
nome più appropriato, si è fatto strada nel mondo quasi in silenzio, sorprendendo tutto
e tutti allo stesso modo.
Si deve rendere atto del grande contributo che lo Stato ha dato per favorire la
salita economica di questo grande colosso umano. Infatti, grazi ad oculati percorsi e
decisioni del governo cinese, oggi questo si pone nel mondo come una delle maggiori
potenze economiche.
La Cina, si presenta come la terza economia mondiale, dopo gli Stati Uniti
d’America e il Giappone. Il suo PIL nominale si aggira sui 4401 trilioni di dollari
americani4, a parità di potere d’acquisto (in relazione tra prezzi e tasso di cambio) il suo
PIL porta la nazione a divenire la seconda economia del mondo con oltre 7 trilioni di
dollari americani. L’incremento economico è uno dei più veloci al mondo e contribuisce
allo sviluppo complessivo a livello internazionale, ma nonostante ciò restano ancora
grosse disuguaglianze sociali, come il reddito e la distribuzione della ricchezza.
Il progresso economico è ricco di ostacoli sociali e ingiustizie, è stato ed è
rapidissimo, con tassi di crescita oramai sconosciuti alle nostre economie. Il gran
numero di abitanti, la cui crescita demografica è stata comunque mitigata dalla politica
governativa del figlio unico, fa si che la Cina abbia a disposizione manodopera generica,
4
fonte 2008 del FMI