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INTRODUZIONE
Con il termine anoressia mentale si intende una complessa sindrome psichiatrica con cui un
individuo, solitamente adolescente e di sesso femminile, si procura volontariamente la fame e
raggiunge così livelli di dimagrimento estremi e pericolosi per la sua sopravvivenza.
Pur essendo stata identificata nel lontano XVII secolo, tale patologia ha subito una crescente
diffusione nel mondo occidentale a partire dal 1970, al punto che le più recenti ricerche rilevano un
progressivo aumento del disturbo, non solo nella maggioranza dei paesi occidentali, ma anche in
quelle nazioni che, come il Giappone, stanno attraversando un profondo processo di
interiorizzazione dello stile di vita occidentale.
Oggi la letteratura scientifica tende ad interpretare l’anoressia mentale in una prospettiva
multidimensionale, secondo la quale, alla base del disturbo, vi sarebbe un complesso sistema di
fattori di diversa natura che concorrerebbero all’insorgenza dei sintomi.
L’obiettivo fondamentale di questo lavoro, infatti, è di elaborare un’approfondita analisi teorica
delle principali componenti di origine sociale, storica, culturale, psicologica e relazionale che,
interagendo reciprocamente fra loro, indurrebbe il soggetto alla scelta della sintomatologia
anoressica. Per questo motivo, prima di entrare nel vivo del discorso sull’anoressia mentale, nella
prima parte del presente lavoro, ci soffermeremo su quelle dimensioni psicologiche e su quegli
ambiti di vita dell’individuo che possono svolgere un ruolo determinante nell’effettiva comparsa dei
sintomi. Nella seconda parte verrà esposta la ricerca sul campo, attraverso la quale ci siamo proposti
di esplorare la costruzione dell’immagine di sé di un gruppo di adolescenti anoressiche attraverso la
valutazione dei livelli di autostima in diversi contesti di vita e dimensioni psicologiche.
Il primo capitolo, innanzitutto, intende illustrare sinteticamente i diversi sviluppi che si verificano
nel corso dell’adolescenza, dal momento che questa sembra essere la fase evolutiva preferenziale
per l’insorgenza dell’anoressia mentale. Descriveremo, quindi, le complesse modificazioni e le
nuove acquisizioni che si verificano in questo periodo relativamente al funzionamento biologico,
sessuale, cognitivo e sociale che conducono l’adolescente all’acquisizione delle competenze e dei
requisiti necessari per inserirsi nel mondo adulto: si presterà particolare attenzione al processo di
separazione – individuazione, in quanto compito evolutivo fondamentale di questa fase di vita, che
richiede al giovane la capacità di distaccarsi dal nucleo familiare e di costruire una propria identità
autonoma e responsabile.
Il secondo capitolo ci introduce all’interno del contesto fisico, relazionale e simbolico più
significativo per l’adolescente, cioè la famiglia: il nucleo familiare si configura, infatti, come il
luogo naturale in cui si verifica la costruzione dell’identità e lo sviluppo della persona. Dopo una
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breve descrizione dei vari processi di trasformazione sociologica che hanno condotto la famiglia
occidentale attua ad assumere la sua caratteristica forma nucleare, verrà analizzato più
specificatamente l’insieme dei processi e delle capacità che la famiglia mette in atto per adempiere
con successo ai compiti indispensabili per il suo sano funzionamento e per affrontare le difficoltà
transitorie che inevitabilmente le si presentano. Vedremo, quindi, come la famiglia possa assumere
una funzione positiva di sostegno nei confronti del figlio che sta attraversando un difficile momento
di crescita o come, al contrario, possa anche diventare un fondamentale ostacolo nel processo di
autonomizzazione.
Il terzo capitolo intende elaborare un’analisi scientifica, storica e culturale della dimensione
corporea, in quanto ambito che svolge una funzione fondamentale nel corso dell’intera esistenza di
un individuo e, in particolare, nell’adolescenza e che, inoltre, assume un significato determinante
nei disturbi del comportamento alimentare. Verrà, infatti, analizzato il ruolo svolto dal corpo nel
corso dello sviluppo psichico, a partire dalle prime fasi di vita fino all’adolescenza, prestando però
particolare attenzione all’esperienza femminile in quanto prevalentemente interessata al rischio di
anoressia mentale. Vedremo, inoltre, la funzione che il corpo ha assunto nell’immaginario
simbolico e culturale dell’uomo, i canoni estetici che si sono sviluppati nel corso della storia del
pensiero occidentale fino all’affermarsi dell’ideale attuale di magrezza e, infine, la particolare
condizione di vulnerabilità che storicamente ha caratterizzato il corpo femminile e che potrebbe, in
qualche modo, essere collegata alla dilagante diffusione dei disturbi alimentari nelle donne
contemporanee.
Con il quarto capitolo verranno introdotti i disturbi dell’alimentazione e, in particolare la bulimia e
l’obesità, poiché all’analisi specifica dell’anoressia mentale verranno interamente dedicati i capitoli
successivi, in quanto oggetto preferenziale della nostra indagine. In questo capitolo analizzeremo le
componenti che accomunano tutti i disturbi della condotta alimentare, quali l’inadeguata percezione
del senso della fame, la fissazione ossessiva su tutto ciò che riguarda l’alimentazione e la
fondamentale incapacità di relazionarsi al cibo in maniera appropriata.
Il quinto capitolo intende elaborare un’analisi descrittiva del fenomeno dell’anoressia mentale:
verranno riportati inizialmente i criteri fondamentali per la diagnosi del disturbo, la diffusione
epidemiologica all’interno della cultura occidentale e alcuni riferimenti all’analisi del fenomeno nel
passato; procederemo poi ad esaminare in maniera più specifica il quadro sintomatologico
dell’anoressia mentale e le modalità di esordio e decorso della malattia, prestando particolare
attenzione alla dimensione del rapporto con il cibo e con il corpo, in quanto ambiti di fondamentale
problematicità all’interno di tale patologia. Faremo riferimento ai principali autori che si sono
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occupati dell’anoressia mentale, tra cui Hilde Bruch, Mara Selvini Palazzoli, Richard Gordon e ad
alcune esperienze autobiografiche di Fabiola De Clercq.
Il capitolo sesto ci offre l’opportunità di considerare l’anoressia mentale da una prospettiva che
possiamo definire macrosociale, in quanto tiene conto del complesso insieme di fattori che
scaturiscono dalla dimensione sociale più ampia e che possono assumere un ruolo significativo
nell’insorgenza della patologia alimentare; verranno analizzati alcuni fattori di origine storico –
culturale, tra cui in particolare la crisi dell’identità femminile, che hanno indotto alcuni autori ad
interpretare l’anoressia mentale come “disturbo etnico”, ossia come espressione patologica delle
contraddizioni e dei conflitti delle moderne società occidentali.
Esamineremo, ancora, come la società, attraverso i processi di educazione delle generazioni più
giovani, induca ad una profonda differenziazione di aspettative relative al ruolo sessuale che
sarebbe responsabile di una particolare vulnerabilità del genere femminile a problematiche relative
all’alimentazione. Infine, analizzeremo il ruolo svolto dal mondo massmediale e dalla pubblicità
televisiva in particolare nell’influenzare pervasivamente le scelte comportamentali e gli ideali
estetici degli adolescenti di oggi, i quali svolgono un ruolo così importante nello sviluppo
dell’anoressia.
Complementariamente all’analisi macrosociale del sesto capitolo, il capitolo settimo elabora
un’analisi microsociale dell’anoressia mentale, in quanto prende in considerazione l’ambiente di
vita più ristretto dell’adolescente anoressica, ossia il nucleo familiare. L’adozione del modello
sistemico ci permette di considerare il ruolo svolto dalla famiglia nel corso dello sviluppo della
ragazza e la sua capacità di predisporre all’assunzione e al mantenimento della sintomatologia.
Avremo modo, quindi, di considerare più generalmente la qualità delle dinamiche relazionali e
comunicative che caratterizzano il cosiddetto sistema familiare anoressico e, in maniera più
specifica, il ruolo della figura materna e della figura paterna.
Le considerazioni riportate in questi capitoli ci permettono, quindi, di evidenziare le molteplici
componenti che, attraverso una complessa interazione reciproca, possono indurre alla scelta della
sintomatologia anoressica: tutti questi fattori, di origine sociale, culturale, psicologica, relazionale
devono quindi essere considerati complessivamente, in quanto da soli non sono sufficienti a
spiegare l’insorgenza della patologia.
Infine, nell’ultimo e ottavo capitolo viene esposta la ricerca sul campo, la quale si è proposta di
esplorare l’immagine di sé in un gruppo di adolescenti anoressiche, attraverso la valutazione
dell’autostima. Per attuare l’indagine è stato utilizzato il TMA (Bracken, 1993), test di valutazione
multidimensionale dell’autostima, il quale permette di valutare il livello di autostima globale di un
individuo, ossia il suo grado di adattamento generale, e, parallelamente, il livello di autostima
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dell’individuo all’interno delle dimensioni psicologiche e dei contesti di vita più significativi per un
adolescente: le relazioni interpersonali, la competenza di controllo dell’ambiente, la vita emotiva, il
successo scolastico, la vita familiare e il vissuto corporeo.
I risultati ottenuti sono stati confrontati con quelli riscontrati da un gruppo analogo di ragazze che
però non presentava sintomatologia anoressica al fine di constatare eventuali differenze
significative. Il campione, infatti, risulta costituito da 52 adolescenti di sesso femminile e di età
compresa tra i 15 e i 19 anni, tutte studentesse in diversi istituti superiori del Piemonte; al suo
interno è possibile individuare due sottogruppi: il primo costituito da 26 delle ragazze esaminate le
quali sono affette da anoressia mentale e inserite in specifici programmi terapeutici all’interno della
realtà ospedaliera; il secondo costituito dalle restanti 26 ragazze che non presentano la
sintomatologia in questione. Abbiamo, quindi, utilizzato la metodologia dello studio caso –
controllo che ci ha permesso di confrontare il livello di autostima ottenuto dalle adolescenti che
presentano sintomatologia anoressica con quello riscontrato nelle ragazze non affette dalla malattia.
L’indagine ci ha permesso di rilevare i principali nuclei di problematicità all’interno della
personalità delle pazienti anoressiche da noi esaminate e di confrontare i nostri risultati con quanto
è stato riportato dai principali autori che si sono occupati dell’anoressia mentale.
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PARTE PRIMA:
LA TEORIA
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CAPITOLO PRIMO
CONSIDERAZIONI GENERALI SULL’ADOLESCENZA
L’adolescenza si configura come un particolare periodo dell’esistenza in cui l’individuo attraversa
una serie di modificazioni che lo portano all’acquisizione delle competenze e dei requisiti necessari
per inserirsi nel mondo adulto.
Si tratta, quindi, di un periodo di transizione, normalmente compreso tra gli 11 e 18 anni, in cui
interagiscono fattori di natura biologica, psicologica e sociale che permettono il verificarsi di molti
sviluppi in diversi campi e in rapida successione. L’adolescenza, infatti, pur iniziando con la
pubertà, non si risolve nel mutamento biologico: accanto al cambiamento fisico e alla riattivazione
delle dinamiche pulsionali, si verificano un’evoluzione nel funzionamento cognitivo e nel pensiero
morale e una modificazione nelle modalità di relazione con l’ambiente familiare e la realtà sociale
più ampia che impongono la ricerca di nuovi equilibri nel rapporto con sé e la realtà esterna. In
particolare, si assiste ad un processo di autonomizzazione dal nucleo familiare e l’apertura verso
nuove forme di socialità, tra cui acquisisce un ruolo rilevante il mondo dei coetanei.
L’adolescente, allora, inizia ad esaminarsi criticamente, rielaborando le proprie idee su di sé e sul
futuro e, tramite un processo di sperimentazione, acquista consapevolezza delle sue nuove capacità
e limiti; i cambiamenti che si verificano mettono in discussione il sistema di rappresentazioni che ha
regolato fino a quel momento le sue relazioni. Egli considera il proprio passato alla luce delle nuove
esperienze, riflette su ciò che si sente di essere o vorrebbe essere, si impegna a misurarsi con un
progetto di vita più ampio, scelto personalmente, che gli richiede di assumere una posizione stabile
dal punto di vista ideologico, sociale, affettivo.
Attraverso questo processo di graduale autonomizzazione, l’adolescente giunge progressivamente
alla costruzione di una propria identità che gli permette di percepire se stesso come dotato di un
proprio autentico stile di vita e di inserirsi efficacemente nel proprio ambiente di appartenenza (De
Wit, Van Der Veer, 1993).
La quantità e il genere di cambiamenti che si verificano in questa fase di sviluppo rappresentano
sicuramente una sfida per l’adolescente e possono essere fonte di stress e di inquietudine emotiva: il
giovane si trova, infatti, ad affrontare una grande quantità di cambiamenti che non sempre si
presentano quando ha già sviluppato le capacità atte ad affrontarli.
Ricordiamo, comunque, che nel percorso di crescita l’adolescente non è mai del tutto solo: le
esperienze che vive si collocano sempre nel contesto delle relazioni significative che egli intrattiene
e che possono fornirgli un sostegno ed una guida rassicurante.
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In sintesi, possiamo affermare che il processo evolutivo dell’adolescenza è influenzato da fattori
diversi e va considerato come risultante di una continua interazione tra disposizioni personali e
fattori ambientali. Le richieste e le aspettative nei confronti dell’adolescente, infatti, differiscono
anche in base al contesto socioculturale di appartenenza o al periodo storico in cui si colloca
l’esperienza del giovane. D’altra parte, una determinante fondamentale del percorso di crescita è
sicuramente la particolarità della storia individuale: ogni individuo, in quanto unico e irripetibile, è
portatore di un proprio percorso esistenziale autenticamente personale, che raccoglie in sé tutte le
esperienze passate e rappresentativamente si snoda fino a coinvolgere il proprio progetto di vita
futura. Tutti questi elementi possono giocare un ruolo decisivo nella particolare modalità con cui
l’adolescente risolve le proprie sfide quotidiane.
Passiamo ora ad esaminare, in modo più specifico, i diversi sviluppi che si verificano nel corso
dell’adolescenza.
1.1 LO SVILUPPO BIOLOGICO E PSICOSESSUALE
Identità corporea e pubertà
Lo sviluppo fisico è uno dei cambiamenti più significativi che si verificano nel corso
dell’adolescenza: oltre ad essere il primo a presentarsi da punto di vista cronologico, comporta
significative ripercussioni psicologiche sull’individuo.
Il corpo non è solo un insieme di organi e funzioni, ma si configura come una rappresentazione
mentale complessa che, da un lato, serve da costante riferimento nelle nostre relazioni con la realtà
circostante, dall’altro costituisce una componente fondamentale della personalità che viene definita
identità corporea: essa rappresenta l’insieme di caratteristiche, conoscenze e qualità che l’individuo
attribuisce al proprio corpo e che si struttura a partire dai primi anni dell’infanzia, senza giungere
mai ad una configurazione definitiva perché è sottoposta a continue rielaborazioni da parte
dell’individuo (Palmonari, 1993).
Nel percorso dell’adolescenza si realizzano una grande varietà di modificazioni morfologiche,
fisiologiche e sessuali ad un ritmo piuttosto sostenuto che vengono generalmente associate al nome
pubertà, termine che descrive il passaggio dallo status fisiologico del bambino a quello dell’adulto.
La pubertà viene fatta convenzionalmente coincidere con la comparsa del primo ciclo mestruale per
le ragazze e la crescita della peluria pubica per i maschi; in realtà, tale processo di trasformazione
non riguarda solo il sistema riproduttivo, ma anche lo sviluppo staturo – ponderale e modificazioni
organiche che interessano le grandi funzioni (sistema cardiovascolare, respiratorio, muscolare).
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La pubertà impone quindi un importante compito evolutivo per l’adolescente: la ristrutturazione
dell’identità corporea messa in crisi dai cambiamenti puberali.
Effetti fisiologici della pubertà
I cambiamenti fisici psicologicamente più rilevanti che avvengono durante l’adolescenza riguardano
soprattutto lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari e l’accelerazione nella crescita del corpo. Pur
presentandosi in modo relativamente stabile, questi cambiamenti sono suscettibili di numerose
variazioni interindividuali per quanto riguarda l’età di inizio dei processi puberali; in particolare, si
riscontrano significative differenze fra ragazze e ragazzi: nelle ragazze il processo inizia solitamente
uno o due anni prima.
Una delle trasformazioni più significative è sicuramente l’accelerazione nella crescita che riguarda
l’altezza, il peso e la struttura dello scheletro; il diverso ritmo con cui le varie pari del corpo
crescono può creare a volte condizioni di disagio e preoccupazione per il giovane. E’ stato inoltre
osservato da diversi autori un particolare fenomeno biologico definito la “tendenza secolare” che
consiste in un incremento del ritmo di sviluppo di bambini e adolescenti della nostra epoca rispetto
a quelli del secolo scorso. La causa di questa precocità maturativa è sicuramente da attribuirsi al
miglioramento dell’alimentazione, dell’assistenza sanitaria e delle condizioni generali di vita
(Coleman, 1983).
I processi di maturazione sessuale si manifestano nello sviluppo dei caratteri sessuali secondari.
Nelle ragazze, nel periodo tra i 9 e 14 anni avviene, come primo segno di maturazione, lo sviluppo
del seno e, una volta raggiunto il punto più alto di accelerazione nella crescita fisica, compare la
prima mestruazione.
Nei ragazzi il processo di maturazione sessuale inizia generalmente tra i 10 e 15 anni con una
crescita dei testicoli e la progressiva crescita del pelo pubico.
Aspetti psicologici delle trasformazioni fisiche
Tutte le trasformazioni puberali esercitano un effetto profondo in un individuo, come l’adolescente,
in grado di percepire i propri cambiamenti fisici, di valutarli e confrontarli con i coetanei.
L’adolescente, infatti, non è solo sensibile al proprio cambiamento fisico, ma è anche un
osservatore critico delle trasformazioni che il suo corpo attraversa, in quanto le connotazioni fisiche
svolgono un ruolo molto importante per la considerazione che i giovani hanno di sé; nonostante ciò
l’impatto soggettivo di queste modificazioni non è uguale per tutti, in quanto dipende dalla storia
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personale, dalle informazioni che il giovane possiede in proposito e, in particolare, dal modo in cui
il suo ambiente sociale reagisce.
La maturazione fisica infatti acquista un significato diverso a seconda dell’ambiente culturale in cui
si cresce e dalle caratteristiche fisiche che l’ambiente adotta come modelli ideali di riferimento.
Ogni cultura possiede le proprie concezioni relative alle caratteristiche fisiche desiderabili; ad
esempio nelle società occidentali, per quanto riguarda i ragazzi si attribuisce valore soprattutto
all’altezza e allo sviluppo muscolare, mentre per le ragazze sono considerati desiderabili la
magrezza e la grandezza del seno. Questi criteri di riferimento svolgono un ruolo decisivo
nell’autovalutazione del giovane e nella formazione dell’autostima; basti pensare alla tendenza dei
teenagers a seguire le norme idealizzate veicolate da cinema, televisione e nuove forme di
comunicazione multimediale e a sentirsi inadeguati se non corrispondono fisicamente a questi
stereotipi culturali.
Lo sviluppo psicosessuale
Nel periodo adolescenziale si verifica un aumento quantitativo dell’energia pulsionale sessuale,
successivamente alla cosiddetta fase di latenza in cui le tensioni libidiche sono meno intense e,
facilmente, sono trasformate in attività costruttive e intellettuali. Si verifica quindi una riattivazione
della sensibilità relativa all’organo sessuale e si ha, contemporaneamente, un cambiamento nella
natura degli impulsi e negli oggetti coinvolti nella soddisfazione pulsionale: si assiste ad un
progressivo distacco dagli oggetti d’amore primari, cioè i genitori, e le nuove pulsioni sessuali sono
indirizzate ad altri oggetti d’amore. Infatti, uno dei compiti evolutivi più importanti
dell’adolescenza consiste nello stabilire relazioni più mature con i coetanei, sino ad impegnarsi in
una relazione stabile con un partner del sesso opposto. L’investimento su persone extrafamiliari di
desideri sessuali contribuisce notevolmente al distacco emotivo dalle figure parentali, garantendo
contemporaneamente un nuovo sostegno affettivo.
Le motivazioni che spingono il giovane alla ricerca di un partner rispondono all’esigenza di
soddisfare bisogni profondi: da un lato si individua nel partner qualcuno capace di facilitare il
processo di emancipazione dal nucleo familiare, dall’altro il partner rappresenta la persona che
permette una forma di realizzazione di sé e un incremento dell’autostima personale; le relazioni
sessuali sono infatti una tappa necessaria nella ricerca della propria identità in quanto forniscono
un’importante conferma all’immagine di sé (Palmonari, 1993).
L’integrazione della sessualità con gli altri aspetti della personalità, come lo sviluppo del
sentimento di sé e delle relazioni con gli altri, è quindi un importante compito evolutivo
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dell’adolescenza. Le modalità con cui si compie questo processo sono legate a diverse variabili tra
cui l’influsso dell’educazione sessuale ricevuta nell’infanzia e le norme vigenti nel proprio contesto
di appartenenza. In particolare, sul modo di concepire l’affettività e le relazioni interpersonali,
incidono fortemente le influenze macrosociali (i modelli dominanti veicolati dalla cultura di
appartenenza) e microsociali, in particolare dalla famiglia: in questo contesto, i giovani tendono ad
assimilare le regole di rapporto di coppia ed il modello della coppia parentale.
Identità sessuale e ruolo sessuale
Le trasformazioni fisiologiche indotte dalla pubertà comportano una progressiva ed evidente
differenziazione fra i ragazzi e le ragazze, soprattutto grazie allo sviluppo dei caratteri sessuali
secondari e inducono nell’adolescente la necessità di ridefinire in nuovi termini il proprio ruolo di
maschio o femmina, anche in relazione alle attese e alle prescrizioni sociali del proprio ambiente.
Nel processo di sviluppo psicosessuale è possibile distinguere, come compiti evolutivi
fondamentali, lo sviluppo dell’identità sessuale e del ruolo sessuale.
L’identità sessuale si riferisce al grado in cui una persona giudica il proprio comportamento
conforme ai modelli che nella cultura data contribuiscono a determinare il generale comportamento
maschile e femminile (Coleman 1983).
Lo sviluppo dell’identità sessuale è un processo che inizia molto presto: la percezione di sé come
maschio o femmina è presente già a due o tre anni.
Per ruolo sessuale, invece, si intende il comportamento che si sviluppa sotto l’influsso delle regole
vigenti in una determinata cultura o ambiente, relativamente all’atteggiamento che gli uomini e le
donne devono assumere.
Molti autori evidenziano l’importanza dei contesti di socializzazione nello sviluppo del ruolo
sessuale, in particolare, le influenze della famiglia, dei coetanei e della televisione, i quali veicolano
norme e aspettative comuni riguardo al genere, per esempio relativamente ai comportamenti sociali,
agli interessi o all’espressione delle emozioni. In particolare, il gruppo dei coetanei tende ad
esercitare un effetto crescente nel promuovere i comportamenti accettabili.
Il ruolo sessuale, inoltre, è appreso fin dall’infanzia mediante alcuni processi di apprendimento che
favoriscono le differenze di comportamento tra i due sessi: i meccanismi di imitazione, attraverso
cui i bambini scelgono come modello un esponente dello stesso sesso, in particolare modo il
genitore, e mediante i meccanismi di rinforzo che permettono l’assunzione o meno di un dato
comportamento a seconda del tipo di risposta (approvazione o rifiuto) ottenuta dall’ambiente.
Per quanto riguarda i modelli sessuali dominanti nelle società occidentali, è stato osservato che,
dalla fine della seconda guerra mondiale, si è assistito ad una generale modificazione di