Tesi pediatrica
PREMESSA
La consapevolezza che la valorizzazione della presa in carico globale del
paziente è la strada giusta per migliorare la qualità della vita, è la premessa
sulla quale si basa questa tesi. L’occasione, la circostanza che mi ha fatto
scegliere questo argomento, è la quotidiana esperienza delle difficoltà che gli
operatori incontrano nella comunicazione con i malati, le loro famiglie e nelle
relazioni tra il personale stesso interno alla struttura ospedaliera. I motivi della
scelta sono: 1) la convinzione che una approfondita conoscenza del problema
migliora la qualità della cura e, di conseguenza, la vita del paziente. 2) la
speranza di rendere tutti un po’ più sensibili agli aspetti psicoemotivi dei
bambini e le loro famiglie. 3) il desiderio dei assumersi la responsabilità di
azione nella convinzione che le cose possono cambiare, il desiderio di mettersi
in gioco e farsi carico dei problemi dei nostri piccoli pazienti considerati come
persone.
La finalità è quella di valorizzare il ruolo delle competenze relazionali, ruolo
ancora troppo poco considerato rispetto a quello delle competenze tecniche, e
di descrivere le modalità formative che favoriscono l'acquisizione delle
competenze relazionali stesse. In particolare le capacità di ascolto e di lettura
empatica del comportamento che ci mettono in grado di meglio sostenere e
rispondere alle richieste dei nostri utenti. Una finalità della tesi è anche quella
di far capire che non è utile delegare ad altri ma devono essere valorizzate le
risorse presenti negli operatori (concetto di empowerment) in particolare
valorizzando la funzione del lavoro di équipe dove ci sono diversi ruoli e
diverse competenze nel rispetto delle differenze.
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Tesi pediatrica
QUADRO TEORICO
L'ambito in cui si situa questo lavoro è quello degli studi sul ruolo delle
componenti relazionali nelle professioni di cura, che risulta ben evidenziato in
questa frase di Blandino “Tutte le funzioni professionali in cui la dimensione
interpersonale è particolarmente pregnante implicano lo svolgimento di un
lavoro psicologico che richiede capacità specifiche di tipo relazionale. Queste
capacità quindi dovrebbero essere conosciute da tutti coloro che svolgono
funzioni di servizio come medici, assistenti sociali, educatori, infermieri gestori
di risorse umane, insegnanti formatori ed educatori sociali.” ( Blandino, M.
1999)
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1) Dal modello biomedico al modello biopsicosociale: un
cambiamento nell’approccio al paziente
Il modello bio-psico-sociale è un paradigma sistemico che ritiene che la salute
sia determinata da una molteplicità di fattori biologici ,psicologici e socialiche
interagiscono reciprocamente.La salute viene promossa conferendo
potere(empowermen) agli individui, i quali sono ritenuti responsabili e capaci di
prendere provvedimenti che tutelano la propria salute.La mente e il corpo sono
considerati un unico elemento,ciascuno in grado di influenzare fortemente
l’altro .Questo modello considera la malattia come risultato di una
combinazione di fattori biologici ,psicologici, sociali di stili di vitae ambientali, su
molti dei quali ciascun individuo ha un controllo significativo.Gli individui sono
visti come largamente responsabili per la propria salute e i professionisti della
salute come valide risorse umane.Il trattamento riguarda l’intera persona e non
soltanto i sintomi fisici legati alla malattia. Esso può comprendere
l’incoraggiamento hhhha cambiare comportamenti e stili di vita, strategie di
cooping,il sostegno sociale ed emozionale e un adeguamento migliore alle
raccomandazioni mediche.
A cavallo tra il 19° e il 20° secolo hanno trovato ampia affermazione le teorie
meccanicistiche riduzionistiche secondo cui al corpo umano si attribuiva un
funzionamento simile a quello di una macchina per cui, una volta compresi i
principi del suo funzionamento e le dinamiche, il corpo può essere riparato.
In quest’ottica la prospettiva da cui la medicina guardava la realtà era la
malattia non la persona. Questo tipo di approccio, che oggi viene definito come
"modello bio-medico", consentì grandi progressi nella conoscenza e cura delle
malattie che a quel tempo erano prevalentemente di origine infettiva e per le
quali le vaccinazioni divennero la cura più efficace. A dispetto però di questi
successi a partire dagli anni '50, anche per effetto della durata della vita reso
possibile dalla sostanziale sconfitta di molte malattie, fece la sua comparsa una
inaspettata dimensione per la tutela della salute: la dimensione psicologica.
Cominciarono infatti ad emergere come principale causa di malattia e di morte
le patologie degenerative croniche quali le cardiopatie, l’ipertensione e i tumori.
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Tesi pediatrica
Il modello bio-medico cominciò a rivelarsi inadeguato: divenne evidente che
non si ammalava inevitabilmente chiunque venisse a contatto con organismi
portatori di malattie (agenti patogeni) e gli scienziati riconobbero che soltanto
una parte delle numerose patologie esistenti poteva essere attribuita a fattori
esclusivamente biologici. Si cominciò a capire che esistono aspetti critici della
salute per i quali il modello biomedico palesemente non forniva la prospettiva
più efficace, trascurava dati importanti e impediva agli esseri umani di attingere
alle proprie potenzialità. Questi sviluppi hanno reso il modello biomedico
limitato o limitante in misura inaccettabile.
Per far fronte alla complessità della salute umana è necessario un approccio
all'individuo più vasto che tenga conto degli aspetti psicologici e sociali, che
osservi la salute dalla prospettiva dell’organismo e della sua relazione con
l’ambiente e che riconosca l’importanza dell’empowermen personale. Tale
paradigma non intende screditare gli importanti progressi compiuti tramite
l’approccio biomedico esso vuole bensì ampliare le nostre prospettive e
accrescere la nostra capacità di tutelare salute e benessere. Da questo nuovo
approccio, che viene definito "modello bio-psico-sociale, ne deriva che la
considerazione del paziente come persona diventa un aspetto centrale
dell’intervento di cura. Ecco che il personale medico e infermieristico si trovano
dinanzi a una realtà molto diversa e più complessa, che concerne la presa in
carico globale del paziente. In pediatria in particolare infermiere e medico si
trovano difronte ad un sistema complesso formato dal piccolo malato e dai suoi
genitori: la presa in carico globale del piccolo paziente comporta avere come
obiettivo il riconoscimento di tale sistema e facilitare le risorse di bambino e
genitori affinchè possano compiere scelte consapevoli e responsabili.
La qualità delle relazioni che l’infermiere può instaurare con il bambino e i
genitori diventa un aspetto centrale del rapporto di cura, per la tutela e
salvaguardia della continuità o il ripristino della qualità della sua vita.
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Tesi pediatrica
1°a) L’approccio al paziente come persona.
Negli anni '40 Carl Rogers(1976) diede un contributo rivoluzionario a chi
svolgeva le professioni di aiuto evidenziando le conseguenze inevitabili
determinate dal tipo di relazione instaurata dal professionista con il suo utente.
Egli era convinto che fosse più efficace concentrarsi su una concezione olistica
e sistemica della salute e del benessere e aiutare le persone a sviluppare
modalità salutari ed efficaci di relazionarsi a sé stessi agli altri e al mondo.
Rogers propose una medicina fondata sulla salute e centrata sulla persona
ritenendola più efficace del modello di medicina fondata sulla malattia. Egli
concepì un concetto di medicina centrata sulla persona che puntava a
potenziare la collaborazione tra i professionisti della salute e i loro clienti e si
concentrava sul raggiungimento di obbiettivi positivi mettendo in evidenza le
capacità dei pazienti a raggungerli piuttosto che gli sforzi e il dispiacere.
Rogers aveva una visione ottimistica della natura umana e soprattutto non
meccanicistica. Il suo approccio olistico-sistemico vedeva l’organismo umano
come complesso sistema di sistemi che ha iscritto nel suo codice genetico la
capacità di realizzare pienamente le proprie potenzialità, concetto che oggi si
esprime con il termine "empowerment".
Un esempio interessante di applicazione di una medicina centrata sul paziente
viene fornito dalla facoltà di medicina dell’Università del Western Ontario in
Canada.
Levenstein J.H.(1986) ed altri studiosi hanno individuato sei elementi
interdipendenti che forniscono un utile modello per un approccio alla medicina
centrata sul paziente (Levenstein, 1986)
Nella tabella seguente (tabella 1) vediamo come gli autori consigliano di
esplorare sia la malattia che i vissuti del paziente riguardo ad essa, in una
medicina centrata sul paziente l’attenzione è rivolta non solo agli aspetti clinici
ma contempla anche le esigenze soggettive della persona.
Nel comprendere la persona nella sua interezza si evidenzia come un
approccio centrato sul paziente prenda in considerazione le dimensioni
biopsicosociali di ogni persona malata come la sua personalità, la relazione tra
eventi passati e comportamenti presenti, la reazione alla malattia e alle cure
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mediche la storia della famiglia di origine. Infatti ignorare il contesto umano del
paziente può portare ad errori sia nella diagnosi che nella cura.
Inoltre nell’individuare un’area comune nella gestione della malattia il medico e
il paziente collaborano insieme alla cura ed esplorano concrete opportunità per
la promozione della salute e del benessere. Infine nell’incorporare la
prevenzione e la promozione della salute vediamo come un approccio centrato
sul paziente consente non solo di trattare più efficacemente la malattia ma di
impegnare attivamente il malato a divenire il promotore della sua salute ( “La
promozione alla salute” A. Zucconi, P. Howell, 2003).
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