INTRODUZIONE
Come già accennato nella prefazione, il tema centrale di questa
tesi sarà il tentativo di individuare in che modo i volontari della Croce
d'Oro percepiscano la loro Associazione e come elaborino le
motivazioni del loro agire, nel quadro del contesto cittadino e delle
tendenze generali del volontariato.
Questo lavoro è l'analisi di una situazione concreta. Il
microcosmo rappresentato da questo Ente, infatti, ci fornisce il
pretesto per due ambiti di indagine: uno a livello di Associazione, in
cui viene analizzato l'Ente nel suo divenire storico e nella sua
struttura interna; un secondo a livello di singoli, in cui, tramite la
somministrazione di questionari ai volontari, le motivazioni ed i
pensieri di questi ultimi vengono esaminati attraverso la particolare
chiave di lettura della religione civile.
Per quanto riguarda la ricostruzione storica e l'analisi della
struttura dell'Associazione, che costituiscono la prima parte della tesi,
sono stati utilizzati testi di storia pratese, integrati con numerose
interviste a volontari più o meno anziani, i cui racconti hanno
riportato alla luce aneddoti assai interessanti e curiosi.
Inoltre si è proceduto alla consultazione degli archivi delle
Associazioni citate e delle varie pubblicazioni realizzate in proprio
dalle Associazioni stesse.
Una volta chiarite la ricostruzione storica e la struttura dell'Ente
si è proceduto ad un'osservazione più profonda, spostando l'obiettivo
dell'indagine sulle persone, sui volontari, sui loro pensieri e le loro
motivazioni.
Gian Enrico Rusconi, con la sua analisi delle tematiche della
religione civile apre la strada verso la presa di coscienza del fatto che
in Italia c'è sempre stata assenza di un filo comune che unisse i
6
cittadini italiani, non solo in quanto tali, ma anche in quanto membri
attivi di un'unica comunità.
Ulrich Bech ed Aris Accornero, a loro volta, fanno comprendere
che le questioni del lavoro d'impegno civile e del reddito di
cittadinanza diventano un punto centrale che può collegarsi alla
categoria della religione civile, fino ad esercitarne funzione di
supplenza.
Alla luce delle indicazioni dei succitati autori e del risultato della
ricerca empirica si ritiene di aver portato elementi utili per la
comprensione delle motivazioni che spingono i volontari della Croce
d'Oro al loro impegno civile, motivazioni collegabili proprio agli
elementi della religione civile. Il senso di appartenenza
all'Associazione è stato, infatti, mostrato con chiarezza dai militi e,
come si vedrà, emerge dall'analisi dei questionari anche l'importanza
del far parte attiva di una comunità concreta più ampia, quella dei
cittadini.
7
PARTE PRIMA
CAPITOLO I
LA STORIA DELLA CROCE D'ORO NEL QUADRO
DELL'EVOLUZIONE DEL VOLONTARIATO
SOCIO-SANITARIO PRATESE
In una terra di antiche tradizioni solidaristiche come la Toscana,
la città di Prato ha da sempre portato il suo contributo, contando fra i
propri cittadini un gran numero di persone che si sono dedicate e si
dedicano alle più disparate attività di volontariato, da quello culturale
a quello sportivo e a quello socio-sanitario. Basandosi anche sullo
spirito intraprendente ed ingegnoso che ha fatto della città un polo
industriale di prim'ordine, le Associazioni di Volontariato pratesi hanno
assunto a livello cittadino e regionale un'importanza rilevante, sia
come centri di aggregazione di ampi strati sociali che come enti
erogatori di servizi, andando anche a colmare le lacune lasciate
spesso in questo campo dalla Pubblica Amministrazione. A tutt'oggi il
Comune di Prato conta 2101 Associazioni di Volontariato (360 la
Provincia), un patrimonio importante per una città in continua
trasformazione socio-economica, che sta differenziando i propri
settori di produzione industriale e la cui popolazione sta divenendo
sempre più multietnica, con i conseguenti problemi di integrazione
che questo fenomeno comporta.
In questo quadro, le Associazioni di Volontariato socio-sanitario
si inseriscono come soggetti di primaria importanza, sia per
dimensioni che per peso economico, ideologico e culturale.
1
Rilevazione dati CESVOT pratese, che dal 1988 ha compiuto un lungo lavoro di censimento e
statistica; dati riportati in Andrea Salvini, Identità e bisogni del volontariato in Toscana, Firenze,
Cesvot, 1999, su carta e CD-ROM.
8
La tradizione cittadina iniziò nel lontano 1791, con la nascita
della VENERABILE ARCICONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA DI
PRATO2 che, basandosi sui valori di carità legati agli ideali cattolici, fu
la prima ad effettuare a Prato i servizi di soccorso ai malati ed ai
poveri e le onoranze funebri. Il peso di questa Associazione è sempre
stato e tuttora è, a Prato, molto importante, in quanto, grazie al gran
numero dei suoi volontari, alla molteplicità dei suoi servizi alla
comunità ed allo stretto legame con il mondo cattolico, essa è molto
radicata sul territorio, tanto che è sempre stata ed è tuttora
proprietaria di beni mobili ed immobili, frutto di molteplici lasciti e
beneficenze. A dimostrazione dell'influenza anche culturale esercitata
tutt'oggi dall'Arciconfraternita sta il fatto che molte persone anziane
chiamano ancora, per antonomasia, misericordie le ambulanze. Lo
stemma dell'Associazione è mutato più volte nei secoli, ma ha sempre
conservato i simboli della Croce e dei due bordoni 3 ereditati
dall'antica Compagnia del Pellegrino (v. nota 2).
I fratelli della Misericordia effettuavano i loro servizi abbigliati di
un saio, che sarebbe mutato più volte nel corso dei decenni, e
incappucciati dalla buffa, che, nascondendo anche il volto, doveva
servire a togliere ogni differenza di classe sociale in chi effettuava
l'opera di carità.
In questo settore, però, il monopolio assoluto della Misericordia
durò fino all'inizio del secolo scorso, quando, rispettivamente nel 1899
e nel 1905 nacquero la PUBBLICA ASSISTENZA L' AVVENIRE e
l'allora denominata ASSOCIAZIONE DI CARITÀ CROCE D'ORO.
La nascita di questi due nuovi soggetti del Volontariato pratese si
ebbe in un periodo in cui la città stava vivendo uno dei suoi momenti
più fervidi di crescita, per la sua vitalità tanto culturale e sociale
2
L'ARCICONFRATERNITA fu fondata sulle ceneri della COMPAGNIA DEL PELLEGRINO O DELLA
MORTE, nata nel 1588 e poi soppressa nel 1783 da Pietro Leopoldo di Lorena. Cfr. Giampiero
Guarducci, La Misericordia di Prato attraverso i secoli, Prato, 1974.
3
Il bordone era il bastone al quale usavano appoggiarsi i pellegrini durante i loro viaggi.
9
quanto politica ed economica. Alla vecchia guardia moderata, che
aveva retto l'Amministrazione Comunale dal 1892 al 1898, si erano
succedute le amministrazioni dei Partiti Popolari guidate dal socialista
Ferdinando Targetti prima e dal repubblicano Banco Tanini poi. Dal
Natale del 1901 l'Amministrazione Comunale non interveniva più alle
tradizionali Ostensioni della Reliquia del Sacro Cingolo. Erano gli anni
dei movimenti repubblicani, anarchici e socialisti, anni in cui il clima
culturale di tutta l'Italia era pervaso da un fiume di istanze nuove che
si levavano dal popolo e dai ceti medi della borghesia industriale.
Erano giorni di una accesa, continua battaglia tra fazioni opposte,
mosse tutte da sicura fede nei rispettivi ideali.
In questo clima di rinnovamento era stata fondata, nel 1899, la
Pubblica Assistenza L'Avvenire, per iniziativa di un gruppo di Pratesi
socialisti e massoni4, chiamati anche i moderni umanitari5. Costoro
avevano come base ideologica, in contrapposizione all'ideale cattolico
della carità, quel civismo6 che affratella ma non deve diventare carità;
"la carità umilia, non affratella"7 recitava infatti il loro motto.
Le Pubbliche Assistenze, la cui nascita si lega a quella delle
Società di Mutuo Soccorso, non si ponevano solo come un soggetto
nuovo nell'ambito del mondo assistenziale, ma rappresentavano,
all'interno di questo, la risposta delle forze e delle idee emergenti in
quegli anni al predominio fino ad allora esercitato dalle istituzioni di
matrice cattolica. Erano sorrette e stimolate dalla politica dell'Italia
4
Franco Riccomini, Prato e la Massoneria 1870-1923, Roma, Athanor, 1988.
5
Giampiero Guarducci, Prato fra storia e cronaca, Prato, 1985, pag. 32. Questo risulta essere il
testo più aggiornato sulla storia della Croce d'Oro. L'interesse dell'opera, assai valida dal punto di
vista sia storico che narrativo, è dato dal fatto che l'autore è un fratello della Misericordia di Prato,
già autore di un testo sulla storia di quest'ultima. Nell'introduzione, pag. 23, egli così motiva la
sua disponibilità per questo lavoro: "[…] volentieri do questo mio contributo alla Croce d'Oro se
questo mio lavoro può aiutarla, perché un omaggio alla civile solidarietà umana, operata senza
alcun vincolo strumentale o ideologico, è concetto già contenuto in quello di cristiana carità,
retaggio di amore del Cristo, Uomo e Dio, al quale totalmente aderisco".
6
È utile mettere in evidenza il termine civismo, poiché ne ritroveremo gli echi più avanti.
7
Giampiero Guarducci, Ibidem, pag. 34.
10
Unita, almeno inizialmente in contrasto con la Chiesa, e dal
diffondersi dei valori laici, trasmessi e condivisi anche da un soggetto
in quegli anni in grande ripresa, la massoneria.
La situazione socio-economica delle classi meno abbienti e la
politica in campo sanitario ed assistenziale dei governi liberali
costituivano il terreno di coltura e di confronto per le nuove
associazioni.
Come si è già accennato, Prato stava vivendo, all'alba del nuovo
secolo, un momento di grande sviluppo e fermento. La popolazione
contava nel 1901 58.281 abitanti ed era in continua crescita8, la
produzione industriale faceva riscontrare un notevole incremento, con
riferimento in particolare al lavoro a domicilio per conto terzi, che poi
sarebbe diventato tipico della zona pratese. Nel 1907 "si
improvvisarono numerosi nuovi tessitori e nuovi telai specialmente
nella classe colonica […] le filature per terzi si ingrandirono e fecero
grandiosi sforzi di eccezionale produzione. Le tintorie pubbliche
segnatamente furono costrette a lavorare fino oltre la mezzanotte e
nei giorni festivi; le cimatorie, le gualchiere, ecc., proprio
continuamente"9. Nel 1901, se nella media nazionale risultava
inoccupato il 50.9% della popolazione, a Prato la percentuale di
abitanti inattivi era solo del 34.4%, con il 38.1% degli occupati
impiegati nel settore industriale. Non si trattò solo di sviluppo
economico, ma si ridusse in maniera sensibile anche il numero degli
analfabeti: nel 1901 il 53% della popolazione sopra i sei anni era in
grado di leggere; nel 1911 la percentuale saliva addirittura al 66%10.
Il peso della popolazione lavoratrice si fece sentire nel 1908, il
periodo dei grandi scioperi di protesta contro i licenziamenti dovuti al
8
Sarà di 55.841 unità nel 1907 e di 60.492 nel 1915. Cosimo Ceccuti, Prato nel Risorgimento e
nell'Italia Unita, in "STORIA DI PRATO", vol.III, Prato, Cassa di Risparmio, 1970, pag. 216.
9
E. Bruzzi, L' arte della lana in Prato, Prato, 1920, pag.172.
10
Cosimo Ceccuti, Ibidem., pag. 216-217.
11
calo della produzione, causato dall'aggravata crisi monetaria. La crisi
si ebbe a causa di un eccesso di scorte di fronte ad una domanda
improvvisamente e drasticamente ridotta. La situazione si risolse, poi,
con l'Impresa di Libia del 1911, che offrì di nuovo la possibilità di
utilizzare al massimo gli impianti per la produzione di panni militari,
coperte, flanelle e maglierie.
Era anche il periodo dei grandi ammodernamenti, in cui vennero
aperte nuove strade e migliorati i mezzi di trasporto e di
comunicazione.
La fede nella scienza, poi, si faceva sempre più largo in una
popolazione in costante crescita culturale e la teoria evoluzionistica di
Darwin, il dibattito intorno alla quale si era acceso verso gli anni '60
del secolo precedente, trovò nella vicina Firenze un'ampia schiera di
intellettuali suoi sostenitori11.
Dal punto di vista sociale si videro sorgere, anche in Toscana, le
Società di Mutuo Soccorso, distanti dai principi caritativi cattolici, che
funzionavano con un sistema assicurativo di base e con un tessuto
fortemente solidaristico.
Tutti questi influssi e cambiamenti favorirono, dunque, la
nascita in tutta la Toscana delle Pubbliche Assistenze ed in
particolare, a Prato, quella de L' Avvenire, che si pose proprio in
antitesi con la Misericordia, sia come valori ideologici che come modo
di operare, il che portò a non pochi scontri fra i volontari delle due
Associazioni, non sempre, come vedremo, solo bonari o di campanile.
La diversità tra le due Associazioni era palese a tutti "ed era una
diversità pesante, relativa alla filosofia di fondo della propria attività,
che alla fine probabilmente contò più di tutto il resto per far rimanere
tesi, nel tempo, i rapporti tra la Misericordia e la Pubblica
Assistenza"12.
11
Alessio Alessi, L' Avvenire, Napoli, Ed. Scientifiche Italiane, 1999, pagg. 16-17.
12
Alessio Alessi, ibidem, pag. 68
12
Alla nuova società quindi "il favore le veniva dalla parte laica e
democratica, ma nel popolo anche dalla divisa, che era l'abito civile di
ogni giorno con un berretto in testa dove stavano intrecciate le iniziali
dell'Associazione. E anche coloro fra i soci che non si offrivano
volontari per i servizi di soccorso avevano il diritto di portare sul
risvolto del bavero il distintivo sociale: due mani che si stringono in
un triangolo13. Del distintivo potevano servirsi per applicarlo a chi,
caduto per strada, avesse necessità di essere soccorso. Il distintivo
stabiliva che il bisognoso apparteneva ormai alla Pubblica Assistenza
L'Avvenire: questa soltanto avrebbe potuto assisterlo, trasportarlo allo
spedale"14. Questo diritto portò a non pochi contrasti e baruffe con i
fratelli della Misericordia, risse che divennero materia appetitosa per
giornali di avversa fazione, come "La Patria", legato agli ambienti
cattolici, e il "Combattiamo", organo del Partito Socialista pratese.
Il primo incidente di una qualche importanza tra le due
associazioni era avvenuto il 21 luglio 1901 quando la Misericordia,
chiamata nella frazione di Narnali dalle autorità di polizia in occasione
di un suicidio, era dovuta tornare indietro a mani vuote e "con i lazzi
di certi maleducati"15, visto che il cadavere era già stato portato via
dalla Pubblica Assistenza. Gli episodi furono innumerevoli e ci sono
stati riportati, oltre che dalle cronache dei giornali, anche dagli archivi
delle Associazioni. Così raccontava un fratello della Misericordia
pratese ai primi del '900: "Chiamata d'urgenza la Confraternita a
soccorrere un individuo giacente per malore in Piazza del Duomo,
questa accorse prontamente, ma all'arrivo presso l'infermo quattro
individui [….], oltre ad opporsi con insistente volere perché la
Confraternita non compisse l'opera di carità, onde attendere la
Pubblica Assistenza, anch'essa avvertita, non curandosi che il ritardo
13
L'attuale stemma de L'Avvenire raffigura due mani che si stringono in un rombo.
14
A. Meoni, Prato ieri, Vallecchi, 1971, pag.116.
15
Suicidio. Incidente fra la Misericordia e la Pubblica Assistenza, in "La Patria", a. II, n. 30, 28
luglio 1901.
13
poteva nuocere al disgraziato, inveirono contro la brigata da me
comandata con parole triviali"16.
Questo contrasto, tuttavia, comportò anche qualche aspetto
positivo, in quanto i militi della Pubblica Assistenza operavano con
modalità e tecniche moderne, il che indusse anche la vecchia
Confraternita ad organizzarsi in una attiva modernizzazione delle sue
attrezzature, favorita dall'ampiezza dei suoi mezzi finanziari.
Il quadro cittadino, però, cambiò nel 1905 quando, mentre
ancora era in atto la polemica tra i militi della Pubblica Assistenza e i
fratelli della Misericordia, nacque un'altra istituzione: la Croce d'Oro.
"Il dualismo fra l'apparato religioso della Misericordia ed il laicismo
della Pubblica Assistenza che inclinava all'anticlericalismo, induceva
qualche cittadino a chiedersi se fra il nero di quella ed il rosso quasi
scarlatto di questa, non potesse inserirsi, laica e democratica, ma
rispettosa di tutti gli ordinamenti, un'altra associazione di soccorso.
Così che un lavandaio d'obbedienza monarchica, Zelindo Mannelli, si
intese con altri elementi monarchici o quanto meno non fideistici né
anticlericali, e il 5 settembre 1905 era costituita l'associazione di
carità «Croce d'Oro». La quale non ebbe sul momento troppo comoda
vita: […] s'arrivò perfino a definirla Croce di latta. Tutto ciò non le
impedì di prendere di anno in anno validamente piede, elemento essa
pure necessario di quelle attività che rappresentano una servitù
volontaria alla città e ai cittadini"17.
Che i fondatori non fossero anticlericali ce lo indicano lo stemma
e il motto: la Croce greca e le parole Carità e Croce. "Questo stemma
ci vuol forse ricondurre alle fratrie, a quelle consorterie con fini anche
civili sorte in Grecia, dove il concetto di democrazia ha avuto i suoi
prodromi"18.
16
Venerabile Arciconfraternita della Misericordia, Archivio, Affari diversi, 1901-1905, Fasc. 88.
17
A. Meoni, op. cit., pag. 118
18
G. Guarducci, Prato tra storia e cronaca, cit., pag. 37
14
La fede monarchica dei fondatori è testimoniata anche dalla
stessa Croce, che è parte integrante dello stemma sabaudo.
Il gruppo dei fondatori era costituito, in massima parte, da
fratelli della Misericordia che, per dissapori interni, avevano deciso di
dar vita alla nuova istituzione. Questa è tradizione orale tramandata
negli ambienti della Misericordia e della Croce d'Oro, ma è in parte
confermata da un articolo pubblicato su un giornale cittadino nel
1907: "Talvolta per un capriccio, per un dissidio in una istituzione, un
gruppo di persone forma un'altra istituzione quasi identica […] E se la
nuova Società deve sorgere, ben sorga e ben venga questa Carità
[…] sarà quella che lenirà quei dolori e quelle sventure per le quali
nessuna istituzione ancora esiste a Prato"19.
Il gruppo dei fondatori della Croce d'Oro era quanto mai
eterogeneo. Fondatore dell'Associazione è considerato Zelindo
Mannelli, lavandaio che, senza alcun riferimento manzoniano,
risciacquava i panni nell'acqua limpida della gora di via Frà
Bartolomeo, fuori della Porta Fiorentina, che ora non esiste più. Egli
era un popolano, monarchico e non anticlericale, "sicuramente, in
quanto uomo del popolo, non era massone"20. Costui, insieme ad altre
sei persone, tra cui spiccavano Alfredo ed Umberto Mascelli, poi
titolari di una nota "bottega" di elettricità e considerati quasi degli
industriali per l'epoca, diede vita alla nuova Istituzione.
Gli ideali culturali di questo nuovo Ente non erano, e non sono
tuttora, radicalmente antitetici a quelli di nessuna delle due
Associazioni già esistenti in Prato. Se la Misericordia si distingueva per
la sua fede operante e la Pubblica Assistenza per il suo radicato
laicismo, la Croce d'Oro ha tenuto alto per tutto il XX° secolo, e
continua tutt'oggi, un principio: il civismo, "civismo inteso come
coscienza generosa che il cittadino ha dei propri doveri verso la
19
"La Patria", 23 giugno 1907.
20
Cipriano Cipriani, Comandante delle Squadre, intervista del 20 settembre 2000.
15