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realizzazione di un cammino verso un fine ultimo di perfezione e questo percorso
viene realizzato attraverso una continua crescita unidirezionale, che comporta un
miglioramento rispetto ad ogni livello precedente.4 In questo modo lo sviluppo ha
acquistato uno status di processo innegabilmente positivo. Il mondo è stato diviso
fra società sviluppate e sottosviluppate. Questa dicotomia si accompagna all‟idea
dell‟inarrestabile espansione e miglioramento dell‟Occidente e del suo sistema che
diventa un modello e una guida per i paesi sottosviluppati. Secondo la visione
adottata in seguito al discorso del presidente Truman, l‟Occidente, attraverso
progetti mirati, avrebbe avuto il dovere e la capacità di liberare, in tempi brevi, il
mondo dalla spirale della fame e dell‟arretratezza economica. 5 Queste ottimistiche
previsioni sono fallite e il mondo appare più che mai suddiviso fra ricchezza e
miseria. La visione che predomina fra la maggior parte delle agenzie di sviluppo è
comunque quella di esportare il modello occidentale percepito come l‟unico
modello vincente. Eppure la criticità della situazione è evidente. Nell‟anno 2000 le
Nazioni Unite, quarant‟anni dopo il discorso di Truman, si sono viste costrette a
riproporre la stessa solenne dichiarazione: liberare il mondo dalla povertà.
Paesi con uno sviluppo economico complessivamente rilevante come il
Brasile, l‟India o il Messico, solo per fare alcuni esempi, presentano al loro interno
grandi disuguaglianze sociali e larghe fasce di popolazione che vive in estrema
povertà. Nel corso degli anni ‟90 molti paesi in via di sviluppo sono regrediti o
sono rimasti con economie stagnanti. A livello mondiale nel rapporto delle Nazioni
Unite del 2003 sullo sviluppo umano, risulta che 54 paesi si trovano in condizioni
peggiori rispetto al 1990 e che in 20 paesi la percentuale di popolazione sottonutrita
è aumentata. Lo stesso rapporto segnala che l‟indice di sviluppo umano è regredito
rispetto al ‟90 in 21 paesi.6 Nonostante le enormi quantità di finanziamenti erogati
il modello neoliberale di sviluppo basato sul libero mercato e sulla sua capacità di
4
Idem
5
W.Sachs 1992
6
UNDP: human development report 2003
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autoregolarsi, ha provocato ingenti disastri economici e ambientali quasi
dovunque.
Per quanto riguarda per esempio il contesto Latinoamericano, fra il 1991 e il
2000, si è verificato un aumento del debito estero da 302.600 milioni a 800.000
dollari e il 44% della popolazione vive in condizioni di povertà. 7 Nel 1994 il
Messico ha conosciuto una profonda crisi economica dovuta al piano imposto dal
FMI. Molti altri fallimenti sono riportati per esempio da Stiglitz, ex vicepresidente
della Banca Mondiale, nel suo recente libro: Globalization and its discontents.8
Questi sono solo alcuni dati che sottolineano come la grande impresa dello
sviluppo non abbia dato i risultati sperati e come il modello sul quale si è basato
fino a questo momento debba essere ripensato. Molti dei programmi di sviluppo
sono stati realizzati senza una conoscenza approfondita delle realtà di
applicazione. Hanno presentato una modello d‟azione settoriale e riduttivo e quasi
sempre hanno rivelato un‟impostazione eurocentrica d‟intervento che non ha dato
spazio al punto di vista locale. Le tragedie del mondo contemporaneo derivano in
buona parte da forme di sviluppo parziale, distorto e discontinuo, dipendono
dall‟intervento esterno che impedisce ai sistemi locali di autoregolarsi e di
dispiegare le proprie potenzialità.9
Per questo ho intitolato questo lavoro: ripensare lo sviluppo. Oggi la nuova
sfida è rappresentata dall‟esigenza di rivedere il paradigma stesso dello sviluppo, i
presupposti teorici sui quali si è basato e proporre soluzioni nuove che trovino
nelle realtà locali la loro base teorica e applicativa. Non intendo proporre l‟analisi
di un modello alternativo allo sviluppo ma di un modello di sviluppo alternativo
che si sta realizzando in un piccolo paese del centro America: Cuba. Il governo
cubano non sta proponendo un nuovo modello che rifiuta la crescita ma sta
realizzando uno sviluppo che punta su un aspetto diverso rispetto ai tradizionali
7
CEPEL 2002
8
J.E.Stiglitz 2002
9
A. Colajanni 1994
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piani: il potenziamento delle capacità interne del paese e in primo luogo delle
risorse umane come motore per una crescita economica controllata.
La scelta di questo paese risale ad un primo soggiorno che ho effettuato
nell‟isola nel settembre del 2002 con l‟Associazione di Amicizia Italia-Cuba in una
brigata di lavoro. Tornata in Italia mi sono accorta di non aver esaurito la curiosità
che mi aveva spinto a intraprendere il viaggio e a scoprire un‟altra cultura. Al
contrario sono tornata con nuove domande. In particolare mi chiedevo come un
paese così piccolo, isolato dalla maggior parte dei finanziamenti internazionali per
lo sviluppo e osteggiato da un blocco economico che dura da più di quarant‟anni,
avesse potuto sopravvivere alla caduta del blocco sovietico e fosse riuscito a
superare, al mento in parte, la conseguente crisi economica.
Durante il primo “incontro” ho potuto visitare alcune scuole di base e centri
universitari, centri di ricerca, un‟ospedale e ho potuto assistere a diverse
conferenze che mi hanno fornito nuovi strumenti di conoscenza e altrettante
domande sul paese. Mi ha profondamente colpito la capacità di realizzare e di
inventare soluzioni con i pochi mezzi disponibili, anche in settori delicati come
quello sanitario. Inoltre mi ha colpito il fatto che, pur trovandosi in condizioni
economiche difficili, lo Stato abbia comunque mantenuto la priorità delle spese nel
settore sociale e abbia continuato ad accogliere giovani provenienti da paesi del
Terzo mondo offrendo loro la possibilità di realizzare i propri studi. In particolare
sono venuta a conoscenza dell‟appoggio che il governo cubano dà al popolo
saharawi accogliendo giovani che realizzano nell‟isola tutto il loro curriculum di
studi a partire dal secondo ciclo fino all‟università.
Dopo questa prima esperienza mi sono riproposta di tornare come
studentessa per realizzare un lavoro di ricerca con l‟ obiettivo di capire in che
modo e su quali basi il governo cubano stia ripensando il proprio sviluppo
incontrando e discutendo con i diretti interessati.
Per poter svolgere una ricerca ho creduto opportuno restringere il campo ad
un singolo progetto che potesse rappresentare un valido esempio della direzione in
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cui sta andando il paese. La scelta del Plan Turquino-Manatì è conseguente ad una
serie di ricerche e di analisi fatte inizialmente attraverso internet e successivamente
attraverso alcuni contatti con l‟ambasciata di Cuba a Roma. Mi è sembrato un
piano importante, supportato da un‟articolata struttura amministrativa, che copre
un arco di tempo particolare della storia di Cuba e che presenta un approccio
globale allo sviluppo. Recentemente10 la FAO ha iniziato una collaborazione nel
piano per quanto riguarda l‟aspetto di sostenibilità ambientale e in particolare
forestale. Ho avuto la possibilità nell‟aprile del 2004 di incontrare, nella sede di
Roma, Thomas Hofer e Christine Holding che lavorano nel settore forestale e che
sono responsabili del progetto di collaborazione con il Plan Turquino. In questo
modo sono venuta a conoscenza in modo più approfondito degli aspetti di
sostenibilità ambientale che il piano persegue e realizza. Grazie alla loro
disponibilità e collaborazione ho potuto mettermi in contatto anche con la sede
FAO a Cuba e in particolare con Ramon Gonzales che è il capo del gruppo
economico della commissione nazionale del Plan Turquino-Manatì.
Inoltre, attraverso l‟ambasciata di Cuba a Roma, e in particolare attraverso
l‟addetto agli affari culturali Pino Ruben Martinez, ho fatto richiesta al Ministero
dell‟educazione superiore di Cuba di poter effettuare un soggiorno presso
un‟università cubana per poter realizzare la mia ricerca sul campo. La richiesta è
stata accettata dall‟università di Sancti Spiritus, che è stata la mia base di
riferimento per tutto il periodo di permanenza da luglio a ottobre 2004.
Questo lavoro è il risultato dell‟ analisi di documenti, in parte ottenuti via
internet, in parte raccolti in Italia e a Cuba e di una serie di interviste fatte sia con
persone responsabili del piano, sia con le persone che sono l‟oggetto del piano, i
residenti delle zone montane e in particolare i campesinos. La documentazione
cubana proviene da diverse fonti e da diversi momenti e luoghi della mia indagine
sul campo. Una parte della documentazione e delle interviste le ho realizzate
all‟Avana dove sono venuta a conoscenza degli aspetti generali del piano e della
10
2003
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struttura amministrativa. Inoltre ho avuto la possibilità di raccogliere materiale
nella biblioteca della FAO e del ministero dell‟agricoltura.
Una parte della documentazione proviene da Sancti Spiritus dove ho potuto
avere interessanti discussioni con i professori Duque e Romero circa la situazione
di sviluppo sostenibile realizzata nel paese e la situazione vissuta nei primi anni
del periodo speciale. Inoltre ho potuto approfondire le tematiche relative ai
cambiamenti, apportati nel sistema di produzione e di proprietà, dalla terza
riforma agraria del 1993.
Topes de Collantes, una località vicino a Sancti Spiritus dove si trova
l'università agraria della montagna dell'Escambray (FAME), ha rappresentato in
questo lavoro di ricerca quello che definisco il mio lavoro di campo. In questa
località di montagna ho potuto infatti vedere e analizzare gli effetti del Plan
Turquino in una specifica area e comunità per uno specifico campo di interesse: la
coltivazione agroecologica del caffé.
Ho avuto l‟opportunità di assistere, a Santiago de Cuba, ad una conferenza
internazionale sullo sviluppo locale in ecosistemi fragili dove sono venuta a
conoscenza delle nuove linee intraprese dal governo cubano circa il potenziamento
del ruolo dei municipi e della gestione delle risorse locali.
La struttura di questo lavoro vuole riprendere i passaggi stessi che mi hanno
portato a realizzare la mia analisi sul campo. Il primo capitolo riguarda le
concezioni teoriche relative allo sviluppo come esportazione del modello
occidentale e come espressione di un nuovo predominio post-coloniale da parte
delle potenze del Primo Mondo. I fallimenti riportati hanno portato alla nascita di
posizioni diverse. Nel 1987 nella dichiarazione di Stoccolma l‟ONU propose un
nuovo paradigma di sviluppo che tenesse conto di aspetti fino a quel momento
non considerati, coniando un nuovo termine: lo sviluppo sostenibile. Allo stesso
tempo a livello locale sono nate nuove resistenze e nuovi sviluppi che autori come
Escobar, Sachs, Latouche, Illich, Rahnema ritengono essere movimenti
fondamentali per creare vere e proprie alternative allo sviluppo che si basino su
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paradigma diversi. Questi autori sostengono infatti la necessità di iniziare una
nuova era post sviluppo, dove il motore non sia più rappresentato dalla crescita
dei paesi del Terzo Mondo ma dalla decrescita di quelli del Primo Mondo. Gli
sviluppi locali non sempre propongono paradigmi alternativi ma trovano nella
realizzazione e gestione territoriale dei progetti la possibilità di creare sviluppi
diversi che si basino realmente su esigenze locali. Questo primo capitolo è una
presentazione dei problemi legati al concetto di sviluppo e rappresenta la base
teorica sulla quale ho condotto la mia ricerca.
Dal momento che il plan Turquino è l‟espressione della politica di sviluppo
realizzata dal governo cubano, ho ritenuto opportuno, nel secondo capitolo,
realizzare un‟analisi storica dei cambiamenti di questa politica. In particolare mi
sono soffermata sui cambiamenti apportati dalla rivoluzione per quanto riguarda il
potenziamento delle risorse interne e il miglioramento delle condizioni di vita della
popolazione, che ha portato alla costruzione di un importante sistema di
attenzione sociale. A partire dagli anni‟70 il paese è stato inglobato nel sistema
economico sovietico entrando nel CAME e questo ha posto fine all‟iniziale progetto
di indipendenza economica.
Il Plan Turquino nasce nel 1987 come esigenza di potenziare le risorse socio-
economiche della zona montana dell‟isola. Questo piano rappresenta la precoce
espressione della successiva politica intrapresa dal governo dopo la caduta del
blocco sovietico volta allo sviluppo delle risorse interne. Nel terzo capitolo analizzo
la struttura organizzativa e amministrativa del piano, i suoi risultati e il contesto
legislativo sul quale si basa. Il piano infatti trova nella precedente legislazione
ambientale elementi importanti per la sua gestione. A partire dagli anni‟90, a causa
del cambiato contesto internazionale, Cuba ha dovuto intraprendere una politica di
sviluppo che puntasse sul potenziamento delle proprie risorse interne, delle quali
l‟ambiente risulta essere un elemento importante. Per questo motivo il governo ha
incominciato a creare nuove strutture e nuovi organismi volti alla sua protezione e
ha intrapreso un profondo cambiamento della struttura di proprietà e di
- 15 -
produzione agricola. Inoltre la nascita del concetto di sviluppo sostenibile ha
influenzato la politica cubana verso questo modello e si sono moltiplicati studi
volti alla realizzazione di metodi agroecologi di coltivazione.
Dal momento che il piano riguarda tutta la zona montana di Cuba ho deciso
di focalizzare la ricerca su una singola località. Nel quarto capitolo espongo i
risultati della mia esperienza di campo a Topes de Collantes. Le maggiori risorse
economiche della montagna sono il cacao e il caffé. Per questo motivo la mia analisi
si concentra in particolare sui coltivatori di caffé e sui metodi sostenibili e
agroecologici di coltivazione cercando di indagare in che modo vengono diffusi,
percepiti e realizzati dai campesinos.
Nel capitolo conclusivo espongo quali risultati sono stati realizzati dalla
politica di sviluppo adottata dal governo cubano e in particolare che tipo di
risultati sono stati realizzati dal Plan Turquino come esempio di questa politica e di
una ricerca di metodi di sviluppo alternativi al modello dominante.
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Lo sviluppo
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Lo sviluppo: esportazione e predominio del modello
occidentale
Lo sviluppo non è un modello generalizzabile; si tratta
invero piuttosto di uno strumento di dominazione del
mondo.11
Gilbert Rist definisce lo sviluppo come la storia di una credenza occidentale.12
Sostiene che sia parte della nostra moderna religione dal momento che, come
scrive Durkheim: “La religione è il fatto di credere in verità indiscutibili che
determinano comportamenti obbligati al fine di rafforzare la coesione sociale, le
credenze condivise da un gruppo ne creano l‟unità”.13 Lo sviluppo costituisce oggi
una certezza collettiva le cui modalità e la cui fondatezza sono assolute: le agenzie
di sviluppo non lo hanno mai messo in discussione. Lo sviluppo rappresenta una
nuova forma di espansione dell‟Occidente, basata sulla razionalità tecnica e
scientifica e sul libero mercato. Questi sono stati identificati come gli strumenti
vincenti per poter cambiare le condizioni di povertà in cui versano molti paesi del
cosiddetto Terzo Mondo che, a partire dal 194914, si sono così trovati imprigionati
in una nuova dipendenza post-coloniale: la dipendenza dall‟apparato dello
sviluppo e dal modello occidentale.
Dopo la seconda guerra mondiale la ricerca di nuove forme per incrementare
le prospettive di crescita economica dei paesi più poveri divenne uno dei principali
compiti dei paesi con maggior potere economico. Nasce l‟era dello sviluppo
11
S.Latouche 1989: p.90
12
G. Rist 1996
13
E. Durkheim in G.Rist 1996: p.27
14
Discorso del presidente Truman