4famosa da Johan Huizinga
2
e la nascita della Voc nel 1602
3
. Stabilite le principali
coordinate bisognava cercare le fonti. I testi italiani che trattino l’argomento sono
scarsi, ma in inglese ne esistono svariati come in neerlandese e viste le mie scarse
conoscenze in quest’ultima lingua ho preferito consultare solo testi in inglese.
Leggendo le varie fonti, (tratte da monografie, articoli di riviste, ma anche da internet)
sono venuto a conoscenza di numerose ed interessanti tematiche della società dei
Paesi Bassi tra XVI e XVIII secolo. Rielaborando tutto il materiale a mia disposizione
ho pianificato l’esposizione della ricerca: ho iniziato col riassumere brevemente la
storia dei Paesi Bassi, partendo arbitrariamente dall’abdicazione di Carlo V, poco
prima della costituzione delle Province Unite, quest’ultima tappa politica
fondamentale (a mio avviso) per lo sviluppo economico di tipo capitalista-
mercantilista che ebbe questa nazione; per poi spiegare in che contesto socio-politico-
economico nacque la Compagnia Olandese delle Indie Orientali nel 1602. Mostrerò le
differenze tra la società olandese e il resto dell’Europa occidentale, e la particolarità di
questo “nuovo” Paese che si poneva quasi all’avanguardia rispetto al resto del mondo,
anche per via della sua mentalità come dimostra Max Weber nella sua opera “L’etica
protestante e lo spirito del capitalismo”.
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Successivamente descritta la situazione generale della società e la storia
5
delle
Province Unite, entrerò nello specifico della ricerca esponendo il mio studio sulla Voc
nel XVII secolo, anche se tratterò nel paragrafo 2.5 il suo declino che avverrà alla fine
del XVIII secolo, ma non si potrebbe non fare questo salto nel tempo, pena
l’incompletezza del lavoro. Quindi partirò dalla sua nascita e costituzione per poi
illustrare la sua struttura e organizzazione monopolistica, la sua espansione territoriale,
descrivendo le rotte delle merci con i commerci e gli scambi che avvenivano sia in
2
Johan Huizinga, La civiltà olandese del seicento, Torino, Einaudi, 2008
3
Kristof Glamann, Dutch-asiatic trade: 1620-1740, The Hague, Danish Science Press, 1958, p. 51
4
Max Weber, L’etica protestante e lo sviluppo del capitalismo, Milano, Bur, 2007, p. 67
5
Purtroppo una storia molto a grandi linee tralasciando sicuramente tanti avvenimenti importanti, nel contesto
dei Paesi Bassi, tra XVI e XVII secolo.
5Asia tra le colonie neerlandesi
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e tra le colonie neerlandesi e gli Stati sovrani asiatici,
che tra Asia, colonie ed Europa. Nello stesso tempo cercherò di analizzare nei migliori
dei modi il ruolo politico-governativo e militare della Voc nel continente asiatico; in
ultimo le ripercussioni che ebbe la Compagnia delle Indie Orientali nell’economia
delle Province Unite nella Golden Age, magari cercando di capire quanto la
compagnia ebbe parte a creare questa età dell’oro. Credo che dopo aver esposto tutte
queste argomentazioni sulla Voc si potrà trarre qualche personale conclusione finale,
cercando l’oggettività, ma senza voler stabilire sentenze inopinabili, anzi tutt’altro.
Ebbene, scritta questa premessa, potrò esporre più agevolmente il mio lavoro.
6
Durante tutto il saggio preferirò chiamare gli abitanti delle Province Unite neerlandesi o nederlandesi e non
olandesi, per il fatto che l’Olanda è una regione dei Paesi Bassi, anche se nel linguaggio corrente accomuna tutti
gli abitanti di tale Stato.
61.1 BREVE STORIA DEI PAESI BASSI E LA COSTITUZIONE
DELLE PROVINCE UNITE.
Nel XVI secolo, al momento della abdicazione di Carlo V nel 1555, i Paesi Bassi
erano costituiti da diciassette province, comprendenti anche l’attuale Belgio, sotto il
dominio degli Asburgo. Costituivano una regione separata da Francia e Sacro Romano
Impero, dopo la stipulazione della Pragmatica Sanzione da Carlo V nel 1548.
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I domini nederlandesi passarono sotto Filippo II di Spagna, figlio di Carlo V, ma il
governo fu affidato alla sorellastra Margherita, moglie del duca di Parma Ottavio
Farnese, con al suo fianco il cardinale di Granvelle, che diresse la lotta contro l’eresia
rafforzando l’inquisizione, mostrando scarso rispetto per le tradizionali autonomie
cittadine e degli Stati provinciali.
Col nuovo regime nacque il malcontento, in quanto il nuovo sovrano era visto come
uno straniero. Ce lo fa intendere senza dubbio Maarten Prak in un passo della sua
stupenda (a mio avviso) monografia: “Born in Ghent, Charles V had always been
viewed as a ‘Netherlander’. Philip, by contrast, was born and bred in Spain and also
chose to spend most of his life there. This was only natural […] but from the
perspective of the Netherlands it was catastrophic choice.”
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Filippo II doveva fare i conti con un altro problema all’ordine del giorno, quello
religioso. Ormai le fedi riformate e in particolare quella calvinista si erano radicate
nella società dei Paesi Bassi del nord (mentre in quelli meridionali persisteva il
cattolicesimo) e i loro rappresentanti insistevano per aver la loro libertà religiosa, cosa
che Filippo II non intendeva concedere.
Un'altra ragione del malcontento fu la crisi economica che persistette nei centri urbani
negli anni Sessanta, e le crisi economiche molto spesso sono la scintilla che fanno
scoppiare le rivolte che il popolo cova a bassa voce.
7
Maarten Roy Prak, The Dutch Republic in the seventeenth century: the golden age, New York, Cambridge
University Press, 2005, p. 8
8
Maarten Roy Prak, The Dutch Republic in the seventeenth century: the golden age, New York, Cambridge
University Press, 2005, p. 16
7Nel 1566 ad Anversa e in altri centri urbani scoppiò la rivolta iconoclastica, guidata
dai nobili di fede calvinista, che causò violenze, disordini e la distruzione di immagine
sacre e chiese. Questi chiedevano un maggior ruolo politico nelle province ed anche la
cessazione delle persecuzioni religiose. Tra i nobili riformati emerse come leader della
rivolta Guglielmo d’Orange
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: “ though a native of Nassau in Germany, he had been
prince of Orange in southern France since 1544 and also possessed estates in Holland,
Brabant and Luxemburg. William was not only a former confident of Charles V but
also the most important noble in the Netherlands.”
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Filippo II rispose alla rivolta mandando un esercito con a capo il duca d’Alba. Giunto
a Bruxelles nel 1567 istituì un tribunale militare, il Consiglio dei Torbidi, che in pochi
mesi decretò più di un migliaio di condanne a morte, ma da esso sfuggì Guglielmo
d’Orange che riparò all’estero. Così cominciò quella che successivamente fu chiamata
“ La guerra degli ottant’anni,” che si concluse con la Pace di Westfalia del 1648 in cui
la Spagna riconobbe l’indipendenza delle Province Unite.
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Ma torniamo indietro dopo questo salto nel tempo.
Al 1572 sembrava che il duca d’Alba avesse il controllo della situazione, ma
nell’Aprile dello stesso anno sbarcò in Olanda Guglielmo d’Orange a capo di una
flotta composta da rifugiati nederlandesi e ugonotti francesi, che invase i Paesi Bassi.
Alla fine dell’anno l’Olanda e la Zelanda erano in mano ai ribelli
12
, a cui si unirono le
province della Frisia, della Gederland, dell’Overijssel, di Utrecht e del Brabante; su
tutte queste Guglielmo d’Orange era il capo militare, ossia lo Staatholder. I rivoltosi
resistettero con difficoltà fino al 1575 quando la Spagna andò in bancarotta e non
potette più pagare l’esercito, il quale si ammutinò e lasciò i Paesi Bassi in mano ai
rivoltosi.
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9
Chiamato anche Guglielmo il Taciturno.
10
Maarten Roy Prak, The Dutch Republic in the seventeenth century: the golden age, New York, Cambridge
University Press, 2005, p. 16
11
http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_degli_ottant'anni
12
Chiamati anche i “pezzenti” dagli spagnoli, in dispregio della loro semplice condizione.
13
Maarten Roy Prak, The Dutch Republic in the seventeenth century: the golden age, New York, Cambridge
University Press, 2005, p.17-18-19
8Si giunse così, l'8 novembre 1576, alla firma dell'Unione di Gand, in cui le province
dei Paesi Bassi si accordavano per il mantenimento della tolleranza religiosa e per il
proseguimento comune della lotta contro le forze ammutinate presenti nella regione.
Ma dobbiamo osservare che, nonostante le province cattoliche del sud avessero alla
fine aderito alla rivolta, esse rimasero formalmente leali al governo di Madrid.
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Ma Nel 1578 venne nominato governatore dei Paesi Bassi Ottavio Farnese duca di
Parma, che si dimostrò per Guglielmo d’Orange un valido avversario militare e
diplomatico: egli aveva individuato le sostanziali differenze e divisioni esistenti nel
fronte dei ribelli, che contrapponevano i calvinisti ai cattolici e decise di sfruttare il
malcontento delle province cattoliche meridionali verso il calvinismo delle province
settentrionali; con una efficace opera di persuasione riuscì a riportare le province
meridionali sotto il controllo spagnolo, e il 6 gennaio 1579 una parte delle province
meridionali (corrispondente alla regione oggi denominata "Fiandre Valloni") firmò
l'Unione di Arras, in cui ribadivano la propria lealtà a Filippo II. In risposta a questo
trattato e al “tradimento” dei valloni, il 23 gennaio, le province settentrionali (Olanda,
Zelanda, Utrecht, Gederland, Frisia, Overijssel, Groningen) firmarono l’Unione di
Utrecht, ma esse non avevano una unità geografica ben definita, infatti aderirono
anche alcune città meridionali come Bruges, Gand, Anversa e Bruxelles. Ora le 17
province dei Paesi Bassi erano, a tutti gli effetti, divise in una parte meridionale fedele
alla Spagna e in una settentrionale in piena rivolta.
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Dunque nel 1579 nacquero le Province Unite, una confederazione di repubbliche
provinciali autonome e libere comunità, che avevano in Guglielmo d’Orange
l’elemento unificante in quanto staatholder o capo militare, anche se fino al 1589 ci
furono staatholders speciali per la Gederland, l’Overijssel e l’Utrecht
16
. La seguente
cartina
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ci può aiutare a capire meglio geograficamente la situazione:
14
AA. VV., Grande Enciclopedia De Agostini, Vol. 16, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1995, p.
330-332
15
AA. VV., Grande Enciclopedia De Agostini, Vol. 16, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1995, p.
330-332
16
Johan Huizinga, La civiltà olandese del seicento, Torino, Einaudi, 2008, p. 26
17
http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_degli_ottant'anni