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emissioni di gas responsabili dell'effetto serra. Esso si fonda sul trattato
United Nations Framework Convention on Climate Change (Unfccc),
firmato a Rio de Janeiro nel 1992 durante lo storico Summit sulla Terra.
Il punto principale dell’accordo è l'obbligo per i paesi più
industrializzati di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 5%
rispetto ai livelli del 1990, nel periodo di adempimento che va dal 2008
al 2012.
Gli altri punti chiave sono la predisposizione, da parte degli stessi paesi
firmatari, di progetti di protezione dei boschi, delle foreste e dei terreni
agricoli per l’ assorbimento di anidride carbonica, (detti “carbon sinks”,
cioè immagazzinatori di CO2). I paesi firmatari, inoltre possono
guadagnare e vendere i famosi “carbon credit2” aiutando i paesi in via di
sviluppo ad evitare emissioni inquinanti, anche esportando tecnologie
pulite. Ogni paese, inoltre, dovrà realizzare un sistema nazionale per la
stima delle emissioni gassose. E dovrà essere creato un sistema globale
per compensarle. È importante notare che i Paesi firmatari andranno
incontro a sanzioni se mancheranno di raggiungere gli obiettivi. Le
regole per i Paesi in via di sviluppo però sono più flessibili.
Nel 2001 gli USA si sono ritirati dal tavolo dell'accordo, dicendo che
avrebbe danneggiato l'economia USA e avrebbe ingiustamente favorito i
Paesi in via di sviluppo (gli USA riversano in atmosfera il 33,6% delle
emissioni di gas serra mondiali). L'Australia aveva rifiutato l’adesione,
ma il nuovo governo ha promesso di aderire. La Cina ancora se ne
disinteressa.
La nuova strada per l’applicazione degli accordi di Kyoto è stata
intrapresa nel dicembre 2007 a Bali durante la XIII Conferenza dell'Onu
sui mutamenti climatici. Il documento finale però sarà approvato nel
2009 durante il meeting di Copenhagen. Esso diventerà operativo alla
fine del 2012, quando uscirà di scena il vecchio Protocollo di Kyoto. Tra
2
Secondo il Protocollo di Kyoto, ogni stato può emettere una quantità fissa di anidride carbonica, che varia da Paese a
Paese. Questa quantità prende il nome di “quote di carbonio”. Gli stati che hanno raggiunto un’efficienza tecnologica ed
energetica maggiore, e che emettono meno CO2 di quella che è consentita loro, possono vendere le proprie quote non
utilizzate agli stati meno efficienti, attraverso lo strumento di mercato detto “Emission Trading”.
5
le novità attese: l'estensione dell'obbligo di contenimento delle emissioni
inquinanti anche ai Paesi in via di sviluppo.
L’ Unione Europea finora è riuscita ad abbattere le proprie emissioni di
anidride carbonica del 3% rispetto al 1990, ma manca ancora molto per
raggiungere l'obiettivo di riduzione dell'8% fissato dal Protocollo di
Kyoto.
Attualmente in Europa la produzione di energia da fonti rinnovabili
copre solo il 9% dei consumi interni. Una speranza di rinnovamento
arriva dal documento siglato a Bruxelles dai Paesi UE il 23 gennaio di
quest’anno, che prevede un’intesa fondamentale sulla strategia contro il
cambiamento climatico, sugli impegni di riduzione delle emissioni
climalteranti e sui conseguenti obiettivi di produzione di energie
alternative (aumentare il contributo delle fonti rinnovabili al 20% dei
consumi totali entro il 2020)3 e di efficienza energetica. Da qui nasce
una necessità impellente di trovare fonti energetiche alternative al
petrolio, al carbone e al gas naturale, maggiori fonti di inquinamento da
anidride carbonica e di proporre una nuova cultura ecologica nella
società moderna. Infatti se da una parte sono stati trovati gli strumenti
legali e tecnologici per avviare una produzione energetica rispettosa
dell’ambiente dall’altra c’è una grave carenza educativa, soprattutto in
Italia dove, a differenza di altri paesi europei, non esiste una vera e
propria cultura ecologica.
Di seguito sono riportati due grafici, il primo (Fig. 2) evidenzia la
produzione nazionale di energia da FER il secondo (Fig. 3) mette in
confronto la produzione italiana con quella di altri quindici paesi della
UE.
Dal grafico uno si ricava che in Italia si produce circa il 17% della
produzione lorda di energia elettrica di cui il 64% e prodotta da impianti
idrici. Come è noto le centrali idroelettriche esistono ormai da anni e a
volte invece di aiutare l’ambiente lo devastano, basta pensare alle
enormi dighe montane necessarie come serbatoio d’acqua, all’immenso
3
Dato fornito dal rapporto Renewable Energy Framework Directive del 23 gennaio 2008 promulgato dall’ EREC
European Renewable Energy Council..
6
via vai di camion e mezzi pesanti atti alla costruzione ma soprattutto alla
devastazione di delicati equilibri idrogeologici. Dal grafico due, invece,
si capisce facilmente che la strada da fare per raggiungere la produzione
di paesi come l’Austria o la Svezia è tanta, e che bisogna puntare su
fonti di energia veramente pulite ed effettivamente rinnovabili.
Le motivazioni di questo ritardo sono di vario tipo, innanzitutto le
tecnologie odierne sono costose e a volte sono disponibili sul mercato in
maniera insufficiente, le politiche attuate dal governo italiano sono state
poco efficaci e in alcune circostanze hanno portato, come sempre, al
solito spreco di denaro pubblico. Ma ciò che risulta più grave è il ritardo
socio-culturale, infatti nel popolo italiano manca una vera e propria
educazione ecologica volta al risparmio energetico, allo sviluppo
sostenibile, al riciclaggio e al rispetto dell’ambiente.
Questa condizione di mancanza è aggravata dalla grande ignoranza del
popolo italiano nei riguardi delle energie rinnovabili. Alcuni pensano
che un gassificatore a biomasse vicino alle loro case sia dannoso per la
salute ma nel contempo percorrono migliaia di kilometri l’anno con le
loro automobili immettendo in atmosfera tonnellate di CO2 e di altre
sostanze nocive. Altri preferiscono tenere l’immondizia nelle strade
piuttosto che riciclarla e trasformarla in energia, come si fa nei paesi
civili, perche la vicinanza di un termovalorizzatore produce non si sa
quali specificate sostanze inquinanti. Il tutto è corroborato dall’
ignoranza e dalla scarsa voglia di governare delle pubbliche
amministrazioni. In ambito politico-ammistrativo si preferisce non fare
niente piuttosto che scontentare una fetta di elettori, vale a dire è meglio
mantenersi stretta la poltrona piuttosto che fare il bene pubblico.
Alla luce di queste grave carenza socio-ambientale la tesi qui proposta
si pone lo scopo di valutare l’impatto sociale che la nuove proposte
energetiche hanno sulla popolazione, ma soprattutto si propone di
valutare quale impatto sociale hanno gli impianti di produzione
energetica da biomasse e quali potrebbero essere le soluzioni culturali
attuabili.
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1 9 9 8 1 9 9 9 2 0 0 0 2 0 0 1 2 0 0 2 2 0 0 3 2 0 0 4 2 0 0 5 2 0 0 6 * 0 6 / 0 5
F o n te
Id r ic a 4 1 .2 1 3 ,6 4 5 .3 5 8 ,0 4 4 .2 0 4 ,9 4 6 .8 1 0 ,3 3 9 .5 1 9 ,4 3 6 .6 7 4 ,3 4 2 .7 4 4 ,4 3 6 .0 6 6 ,7 3 6 .6 5 0 ,0 1 ,6 %
G e o te rm ic a 4 .2 1 3 ,7 4 .4 0 2 ,7 4 .7 0 5 ,2 4 .5 0 6 ,6 4 .6 6 2 ,3 5 .3 4 0 ,5 5 .4 3 7 ,3 5 .3 2 4 ,5 5 .5 2 7 ,0 3 ,8 %
E o lic a 2 3 1 ,7 4 0 2 ,5 5 6 3 ,1 1 .1 7 8 ,6 1 .4 0 4 ,2 1 .4 5 8 ,4 1 .8 4 6 ,5 2 .3 4 3 ,4 3 .2 1 0 ,0 3 7 ,0 %
B io m a s s e e r if iu ti
1 .2 2 8 ,8 1 .8 2 2 ,3 1 .9 0 6 ,2 2 .5 8 7 ,3 3 .4 2 2 ,6 4 .4 9 3 ,0 5 .6 3 7 ,2 6 .1 5 4 ,9 6 .7 2 0 ,0 9 ,2 %
S o la re 1 4 ,5 1 5 ,1 1 5 ,6 1 6 ,5 1 8 ,5 2 2 ,6 2 7 ,3 3 1 ,0 3 5 ,0 1 2 ,9 %
T o ta le 4 6 .9 0 2 ,3 5 2 .0 0 0 ,6 5 1 .3 9 5 ,0 5 5 .0 9 9 ,3 4 9 .0 2 7 ,0 4 7 .9 8 8 ,8 5 5 .6 9 2 ,7 4 9 .9 2 0 ,5 5 2 .1 4 2 ,0 4 ,5 %
G W h
4 1 .2 1 4
4 .2 1 4
2 3 2
1 .2 2 9
1 5
4 5 .3 5 8
4 .4 0 3
4 0 3
1 .8 2 2
1 5
4 4 . 2 0 5
4 .7 0 5
5 6 3
1 .9 0 6
1 6
4 6 .8 1 0
4 .5 0 7
1 .1 7 9
2 .5 8 7
1 7
3 9 . 5 1 9
4 .6 6 2
1 .4 0 4
3 .4 2 3
1 9
3 6 .6 7 4
5 .3 4 1
1 .4 5 8
4 .4 9 3
2 3
4 2 . 7 4 4
5 .4 3 7
1 .8 4 7
5 .6 3 7
2 7
3 6 .0 6 7
5 .3 2 5
2 .3 4 3
6 .1 5 5
3 1
3 6 .6 5 0
5 . 5 2 7
3 . 2 1 0
6 . 7 2 0
3 5
0
1 0 .0 0 0
2 0 .0 0 0
3 0 .0 0 0
4 0 .0 0 0
5 0 .0 0 0
6 0 .0 0 0
1 9 9 8 1 9 9 9 2 0 0 0 2 0 0 1 2 0 0 2 2 0 0 3 2 0 0 4 2 0 0 5 2 0 0 6 *
Fig. 2 Produzione lorda di energia da fonti rinnovabili in Italia (GWh)4
Fig. 3 Produzione lorda di energia elettrica rinnovabile dell’UE15 nel 2005(GWh)5
4Fonte GSE – Gestore dei Servizi Elettrici
5
Fonte GSE – Gestore dei Servizi Elettrici
2,5 3,7
7,1 7,3
9,8 10,1 10,6
14,5 14,7 14,8
16,4
18,4 19,2
32,7
54,3
60,6
0
10
20
30
40
50
60
70
Be
lg
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15
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llo
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in
land
ia
Svez
ia
Aus
tria
8
Introduzione
Nell’affrontare il tema dell’accettazione sociale della produzione
energetica da biomasse mi sono imbattuta nelle varie problematiche
relative a tale delicato argomento. La complessità della materia
affrontata mi ha condotto ad approfondire, in questa tesi, alcune
tematiche legate alle energie rinnovabili.
Per una completa chiarezza espositiva, prima di affrontare il tema
dell’accettazione sociale e prima di sviluppare i dati ricavati dal
questionario, ho ritenuto opportuno definire chiaramente il concetto di
fonte di energia rinnovabile (Fer) e il concetto di biomassa. Inoltre per
comprendere correttamente i cambiamenti in atto nella società e
nell’economia, riguardanti i consumi e la consapevolezza ecologica, ho
ritenuto utile dedicare alcune pagine alla liberalizzazione del mercato
energetico.
Ho inoltre analizzato in termini economici i comportamenti individuali
di adozione e diffusione di queste novità tecnologiche, rintracciando nei
modelli a massa critica quelli che più si avvicinano al problema che ho
voluto affrontare con la tesi
In seguito mi sono inoltrata nel campo dell’accettazione sociale e ho
cercato di indagare su quali sono gli ostacoli allo sviluppo delle
rinnovabili e su quanta accettazione sociale godono tali fonti energetiche
a livello europeo. Durante questa indagine è stata indispensabile la
consultazione dello studio L'accettabilità sociale degli impianti
energetici da fonti rinnovabili condotto nel 2003 da Elio Smedile. A
seguito della suddetta indagine ho cercato di capire quali fossero le
ragioni dell’ avversione sociale nei confronti delle Fer; affrontando
questo argomento ho trovato interessante argomentare su un tipico caso
di rifiuto sociale classificato come Syndrome NIMBY (acronimo inglese
per Not In My Back Yard, lett. Non nel mio cortile), atteggiamento che
non conosce confini nazionali e che si riscontra nelle proteste contro
opere di interesse pubblico.
9
Dopo aver rivelato la ragioni del rifiuto, frutto nella maggior parte dei
casi di strumentalizzazioni e di ignoranza, ho approfondito il tema delle
possibili soluzioni al superamento di questa opposizione al
rinnovamento. In questo caso ho accertato che l’unica soluzione
possibile è una corretta informazione da praticare soprattutto sui mass
media.
Per avere un’idea più chiara degli interventi di informazione da mettere
in atto ho preso in esame alcune tra le soluzioni attuate più efficaci. In
primis ho analizzato il Create Acceptance Project, progetto promosso
dalla UE che ha come priorità quella di migliorare l'accettazione sociale
delle fonti energetiche rinnovabili e mira educare ad in uso razionale
delle tecnologie energetiche. In seguito ho evidenziato anche il modo di
procedere di tale progetto, ritenendolo un percorso valido nel
superamento delle barriere sociali poste allo sviluppo delle Fer. Nell’
analisi di questo argomento è stato di fondamentale importanza lo studio
degli articoli di Bianca Maria Potì Un progetto europeo va alle fonti
dell’accettabilità sociale e Towards a new methodology for creating
societal acceptance of new energy project.
Nel paragrafo successivo mi sono focalizzata sul serio impegno preso
dai produttori di energia rinnovabile nell’ informare sui benefici
derivanti tali fonti energetiche. Ho analizzato inoltre l’informazione
proposta dai costruttori degli impianti di produzione, i quali hanno
indirizzato la loro massima attenzione nell’informare i consumatori sui
vantaggi della produzione energetica da biomasse.
Infine sono arrivata al cuore della tesi, la ricerca sul campo tramite un
questionario di 24 domande somministrato in tre comuni differenti ad un
campione di 240 soggetti. Nella prima parte dello studio ho evidenziato
quale metodologia di indagine ho seguito argomentando sull’oggetto e
le ipotesi della ricerca , poi ho esposto quali sono stati gli strumenti
utilizzati nella raccolta dei dati. Terminata la fase di raccolta delle
informazioni ho effettuato l’elaborazione dei dati tramite il software
SPSS Statistical Package for the Social Sciences. Poi sono passata alle analisi
statistiche dei dati, fasi culminanti dell’indagine. Ho eseguito due tipi di
10
analisi statistiche, per prima l'analisi monovariata utile per avvalorare
alcune ipotesi già formulate e per fornire informazioni di tipo
prettamente descrittivo. In seguito ho effettuato una analisi bivariata
mettendo in relazione i dati ricavati dal questionario con i tre comuni
esaminati, successivamente ho incrociato i risultati ottenuti con il sesso,
il grado di istruzione e l’età degli intervistati.