8
per usare la Storia (sì, con la S maiuscola) come ossatura sulla quale innestare politica,
economia, demografia e sociologia. Con l’organicità delle materie e le indicazioni dei
docenti, davanti agli occhi non mi apparivano più macchie di colore come quando
sceglievo i testi quasi a caso, ma si componeva un’immagine coerente, complessa ed
affascinante, ed il focus della domanda si definiva sempre meglio, arrivando al qui ed
all’oggi.
Do per scontato che ogni gruppo sociale, specie se minoritario ed inserito in un
contesto spesso ostile, tende ad associarsi ed a sviluppare dapprima forme di mutua
assistenza non istituzionalizzata e poi, se possibile, strutture di pressione che
interagiscono con il contesto in modo inevitabilmente politico; quindi quali potrebbero
essere le basi di un eventuale movimento politico islamico? Con “politico” non intendo
necessariamente partitico, ma un senso più ampio, dove tutto è in fondo politica, cioè
relazioni, equilibri, rapporti di forza, rivendicazioni, compromessi ed accordi. Non ho
l’ambizione di predire il futuro, non mi interessa stabilire se e quanto è vicina o lontana
la fondazione di un simile soggetto politico e/o partitico bensì, in rapporto ad alcune
tematiche molto pratiche che coinvolgono la convivenza sociale di due mondi in fondo
molto diversi ma obbligati dalla storia e dallo sviluppo socioeconomico ad integrarsi,
capire quali caratteristiche potrebbe avere in merito a specifiche rivendicazioni e dove e
come potrebbe integrarsi o scontrarsi con i nostri schieramenti di centrosinistra e
centrodestra ed i loro principali orientamenti politici.
Qui finisce il lungo percorso di sviluppo della domanda attraverso la cui risposta
si può conoscere e forse capire un po’ meglio la realtà che viviamo; e sapere è sempre
un aiuto per chi è presente ed un’opportunità in più per chi viene dopo. Qui finisce il
cammino iniziato quasi per caso dieci anni fa; e dove finisce il cammino e si definisce la
domanda, inizia questo lavoro.
9
1. I fondamenti della ricerca
Questo lavoro è diviso in tre parti distinte e collegate tra loro. In una prima fase,
preliminare alla ricerca vera e propria che mi propongo di realizzare, occorre anzitutto
porsi di fronte al fatto che il mondo islamico, spesso noto attraverso le informazioni
veicolate da giornali e televisione e pochi e spesso superficiali testi divulgativi, è in
realtà un universo complesso, composto da sfaccettature, estremismi e moderazione. La
maggior parte della popolazione italiana ha i suoi riferimenti confessioni in una radice
cristiana (così come l’Europa) ma l’albero che ne deriva ha molteplici ramificazioni che
nessuno si sognerebbe mai di accomunare: cattolici, ortodossi, protestanti ed anglicani
sono solo quattro dei numerosi rami tra i quali si collocano ulteriori differenziazioni,
come i Lefebvriani, che nel momento in cui scrivo queste righe (marzo 2009) stanno
facendo parlare di loro all’interno della Chiesa cattolica per il loro atteggiamento
negazionista nei confronti della shoah.
In una maniera altrettanto – e più – complessa si articola l’universo islam, che la
società occidentale, l’Europa, e l’Italia in particolare, si trovano ad affrontare in un
processo che deve inevitabilmente sfociare in integrazione e coesistenza. Dalla prima
divisione tra sunniti e sciiti si sono sviluppate molteplici ramificazioni: i karajiti, i
wahhabiti, i talebani in Afghanistan che quasi ogni giorno sono citati nei nostri
notiziari, l’Islam che tende alla secolarizzazione della Turchia e le Repubbliche
islamiche (realizzate o sedicenti tali) più o meno socialiste che vanno dall’Iran alla
Libia, passando per paesi poverissimi come il Bangladesh, emergenti potenze locali
come il Pakistan o aree estremamente problematiche come il Corno d’Africa, con il
Sudan e la Somalia. Da tutti questi paesi, in motivazioni e modalità diverse, migliaia di
persone migrano verso le zone del benessere alla ricerca di impiego, condizioni di vita
migliori per sé ed i loro figli, magari per scappare ad una persecuzione politica o
religiosa; alcuni sono migrati decenni addietro, altri recentemente, a volte portandosi
appresso educazioni profondamente diverse e conoscenze (spesso preconcetti) diversi
nei confronti del mondo in cui andavano ad inserirsi.
Pensare di realizzare questa ricerca coinvolgendo tutte le diverse correnti religiose
e flussi migratori divisi per nazionalità di provenienza è ovviamente impensabile, così
10
come non è pensabile toccare tutti i temi che coinvolgono le migrazioni: gli aspetti
confessionali, la famiglia, e decine di altri sottotemi. Si è quindi resa necessaria una
selezione, e la prima attuata riguarda l’ambito religioso: questo lavoro si limita a
considerare le comunità islamiche sunnite in Italia. La scelta di limitarsi ai soli sunniti è
legata a due motivi: la loro prevalenza numerica, poiché sono maggioranza nel mondo
islamico e nei flussi migratori, e la presenza in questa corrente del problema della
rappresentatività, che sarà oggetto di specifica domanda agli intervistati. A proposito
della rilevazione dei dati, qui è stata operata una seconda scelta: ritenendo troppo lungo
e poco utile intervistare una grande quantità di persone senza preoccuparsi della loro
estrazione culturale e sociale (con un simile modus operandi c’è il rischio di trovarsi con
una mole enorme di dati, poco coerenti tra loro e di difficilissima interpretazione) si è
scelto di orientarsi su poche persone, rappresentative del mondo islamico sunnita
1
,
dislocate in aree geografiche diverse. Per quanto riguarda la selezione delle persone da
intervistare, si è cercato di mantenere un certo equilibrio tra elementi importati, originari
di paesi islamici, ed italiani convertiti, per cercare di avere un punto di vista completo,
arricchito dalla prospettiva di un italiano che può comprendere meglio l’integrazione tra
le necessità della comunità islamica e le istituzioni, capendo quindi meglio cosa può
essere oggetto di specifica richiesta e se e come questa richiesta può trovare accoglienza
ed integrazione nel sistema politico e sociale del nostro paese. Per quanto riguarda le
aree geografiche la scelta è stata di selezionarne tre principali: sud, centro e nord Italia,
identificando come rappresentative le città di Napoli, Roma e Milano, ma non per
questo si è preclusa la possibilità di spostarsi da quest’asse. L’obiettivo di collocarsi in
generale su un asse nord-sud è duplice: da una parte si presuppone che la situazione
socioeconomica del contesto influenzi le richieste delle comunità che vi risiedono, e
quindi si sono scelte aree diverse per ricchezza pro capite prodotta e percepita; dall’altra
la comunità islamica dovrebbe in teoria essere “unica” o quantomeno molto coesa; se
tale coesione esiste veramente le richieste espresse dovrebbero essere molto simili
indipendentemente dal contesto nel quale esse si collocano. Determinato l’asse
principale nord-sud, non si sono escluse però zone periferiche, come l’estremo nord-est,
1
È il concetto di ricerca esperta, la cui applicazione è ormai consolidata nell’ambito della scienza politica
per effettuare analisi comparative, all’interno dei singoli sistemi politici, soprattutto a livello
internazionale; non è invece mai stata utilizzata finora per studiare la situazione di comunità immigrate o
di confessioni diverse da quella cattolica in rapporto alla società italiana.
11
che permette di verificare una specifica situazione di integrazione di tre comunità
(italiana, tedesca ed islamica) in luogo delle “solite” due che si analizzano nelle altre
città, e il più lontano sud, con la Sicilia, che potrebbe presentare problematiche
specifiche essendo non solo la prima meta dei migranti, ma spesso anche solo una zona
di passaggio.
Realizzata una selezione confessionale ed una geografica, resta da completare una
selezione sugli argomenti che si intendono toccare; in questo ambito la decisione è stata
di eliminare tutte le tematiche teoriche ed ideologizzate per dare spazio ad argomenti
pratici, relativi alla vita di tutti i giorni delle comunità musulmane e della società nella
quale queste si vanno ad integrare; sono stati definiti alcuni temi ritenuti basilari ed
importanti, altri secondari, ed infine la possibilità per l’intervistato di porre in evidenza
un tema personalmente sentito come particolarmente importante.
I temi principali sono i seguenti:
- rappresentanza: questo è un tema di complessa soluzione nell’islam sunnita e
la sua trattazione è necessaria per capire se e come è possibile che si realizzi
un unico soggetto politico in grado di rappresentare le comunità islamiche in
Italia e supportare con maggior forza le richieste politiche e sociali della
umma, cercando di toccare in particolare i temi dell’equità e della
consultazione;
- moschee: il tema è importante perché da una parte spesso le comunità italiane
sono diffidenti, quando non palesemente contrarie, alla costruzione di nuove
moschee, dall’altra non solo la libertà di culto sancita dalla costituzione
prevede la possibilità di realizzare questi luoghi, ma per la comunità islamica
la moschea non è solo luogo di preghiera ma anche luogo di aggregazione, di
studio, ed in generale di sviluppo sociale;
- istruzione: intendendo con questa non solo il tema della formazione dei
ragazzi nell’ambito di una scuola confessionale islamica come ne esistono di
confessionali cattoliche od ebree, ma coinvolgendo il ben più complesso tema
della formazione degli imam che sono destinati ad inserirsi nelle comunità
collocate sul territorio italiano;
12
- società: in questo campo l’idea è quella di affrontare alcuni temi della
convivenza tra la cultura musulmana e quella italiana. Il tema dei servizi
sociali quali l’assistenza sanitaria, l’assegnazione di case popolari ed il diritto
agli asili per i figli degli irregolari va a creare inferenze inevitabili con il tema
dell’immigrazione, dei respingimenti, le politiche di ammissione e di
integrazione, la definizione e la gestione delle quote e degli irregolari, il diritto
alla salute e quello del fanciullo all’istruzione;
- norme e leggi: qui il discorso assume rilevanza perché il nostro ordinamento
non può prescindere dalla Costituzione come fonte primaria del diritto, mentre
la comunità islamica a volte rivendica l’applicazione della sharia come legge
fondamentale da applicare ai suoi membri. Ovviamente non si vuole analizzare
tutto il corpus di leggi, l’obiettivo è quello di toccare alcuni temi sensibili
come matrimonio, divorzio, eredità, ma anche il credito, ed eventuali
discriminazioni in quest’ambito nei confronti degli stranieri di confessione
musulmana; con quest’ultima parte diventa inevitabile toccare anche il tema
del modello di banca islamica che agisce in maniera conforme ai dettami
morali dell’islam – in considerazione della crisi economica che si sta vivendo
al momento della redazione di questo lavoro – per capire se davvero viene
percepita dalle comunità sul territorio un modello alternativo e migliorativo.
I temi secondari proposti saranno invece questi:
- macellazione, festività ed abbigliamento: pur non essendo temi
particolarmente “caldi”, si vuole cercare di capire se e quali sono gli eventuali
margini di miglioramento, lasciando ovviamente la porta aperta ad altre
tematiche a discrezione dell’intervistato. È probabile che risulterà più rilevante
il tema delle festività perché coinvolge il mondo della scuola, della pubblica
amministrazione ed in generale del lavoro, e quindi l’atteggiamento reciproco
che devono assume datore e prestatore di lavoro per collaborare positivamente
al fine di ottenere i desiderati risultati di crescita economica e di reddito;
- il rapporto con la politica italiana: in questo ambito le domande all’intervistato
diventeranno più precise e ci sarà meno possibilità di spaziare; l’idea è quella
di – indipendentemente dai concetti fino a questo punto espressi – immaginare
13
che un soggetto politico e partitico sia nato oggi nel nostro attuale contesto, e
quindi capire se e come si potrebbe integrare con il sistema politico e partitico.
L’obiettivo è quello di ottenere considerazioni relativamente all’assetto di un
eventuale soggetto politico e partitico unico, la sua collocazione politica, la
sua aspirazione ad alleanze, le modalità di interazione, e la sua sensibilità sul
tema del federalismo.
La ricerca ovviamente non vuole restare fine a se stessa. L’ultima parte di questo
lavoro sarà dedicata al confronto tra i temi selezionati, i programmi elettorali dei due
principali schieramenti politici italiani dalle elezioni del 1996 alle recenti del 2008, e
l’attività legislativa dei governi che si sono succeduti in questo periodo. L’analisi dei
programmi si limita alle sole tornare di elezioni politiche per la Camera ed il Senato e le
date sono state scelte in funzione del fatto che a partire dal 1994 si è soliti fare
riferimento ad una “seconda Repubblica”; con riferimento a questo nuovo corso le
tornate elettorali da analizzare risultano essere quelle del 1996, 2001, 2006 e 2008. Il
periodo 1994-96 è stato scartato in virtù sia della brevità dell’esperienza e della sua
conseguente valutazione come prova di funzionamento di un sistema politico che
prende il via definitivamente proprio con le elezioni del 1996
2
, sia per il fatto che buona
parte del periodo vede l’azione di un governo tecnico, sostenuto da una maggioranza
diversa da quella che vinse le elezioni del 1994; vi è quindi in questo periodo una forte
disomogeneità che si è preferito non considerare. Nell’alveo del periodo 1996-2008, per
quanto riguarda i programmi elettorali, si è mescolato il passato ed il presente, andando
anzitutto a selezionare i due principali schieramenti ed il loro partito storicamente
dominante, ottenendo rispettivamente per centro-destra e centro-sinistra:
1996 Forza Italia e Partito della Sinistra
2001 Casa delle Libertà e Ulivo
2006 Forza Italia e Ulivo
2008 Popolo della Libertà e Partito Democratico
quindi si è andati alla ricerca del principale alleato, ma anziché focalizzarsi sulla serie
storica si è presa come riferimento la situazione più recente e si sono inseriti i partiti che
2
Tra i tanti che sostengono la tesi dell’esperienza 1994-96 come uno sturtup a cui segue la vera partenza
con elezioni politiche del 1996, di veda I. Diamanti, Bianco rosso verde e azzurro, i colori dell’Italia
politica e R. D’alimonte e D. Nelken, Politica in Italia. I fatti dell’anno e le interpretazioni. Edizione 97.
14
attualmente (prima metà del 2009) risultano avere all’interno dei due poli il maggior
peso politico dopo il partito leader; si sono identificati questi due partiti nella Lega di
Umberto Bossi e l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.
Nella terza parte di questo lavoro, completata la raccolta dei temi ritenuti
importanti dalle comunità islamiche in Italia, si andrà a ricercare nei programmi dei due
schieramenti e dei quattro partiti, e nell’attività legislativa, degli “spazi di manovra” nei
quali le necessità espresse dai testimoni della comunità islamica hanno potuto trovare
accoglienza e svilupparsi, o hanno piuttosto trovato “aree di conflitto” dove si sono
scontrate con i programmi dei partiti o con le attività dei governi. Si cercherà quindi di
capire se e come – al di là delle intenzioni espresse dagli intervistati – un eventuale
soggetto politico (non necessariamente partitico) unitario islamico potrebbe integrarsi
nei giochi di potere italiani ed avere una chance di realizzare le proprie politiche a tutela
dei propri rappresentati.
Se fin qui si è proceduto a spiegare i contenuti del lavoro, è necessario però
illustrare anche le modalità con le quali si è proceduto alla ricerca.
La parte più semplice, seppur laboriosa, è stata la raccolta dei programmi
elettorali dei partiti dal 1996 ad oggi. Non è stato facile districarsi all’interno delle
strutture di partito alla ricerca della persona competente o semplicemente di colui che è
in possesso di questi documenti; per quanto appaia inverosimile non esistono archivi
storici dei programmi, assolutamente non in internet, ed in tutti i casi si è trattato di
appoggiarsi ad una persona deputata a seguire i tesisti, o al webmaster del sito, o a
qualcuno della segreteria politica che è stato in grado di reperire i documenti richiesti.
Con molte telefonate, pazienza e la buona volontà di alcuni interlocutori le informazioni
sono state recuperate.
Molto più difficile è stata ovviamente la raccolta delle testimonianze di persone di
spicco delle comunità sunnite in Italia, perché questa ricerca partiva senza riferimenti.
Si è trattato quindi di attivare il contatto, a partire dai primi riferimenti dei docenti
relatori, allargando l’area di indagine spesso grazie a segnalazioni degli stessi
intervistati; quasi tutte le persone contattate alle quali si è richiesta la testimonianza
hanno accettato di partecipare ed alcuni di loro hanno a loro volta fornito riferimenti per
allargare la ricerca. Le interviste sono state fatte direttamente da me, spostandomi tra la
15
Lombardia, la Liguria, la Toscana ed il Lazio, ritenendo che il dialogo con l’intervistato
fosse indispensabile per cogliere appieno lo spirito del discorso e le sfumature, e per
meglio comprendere il loro pensiero; purtroppo destinazioni particolarmente lontane
come la Sicilia e Trento non sono riuscito a gestirle direttamente per motivi di tempo,
ma per fortuna ho avuto la disponibilità degli intervistati che hanno accettato di gestire
il tutto tramite posta elettronica.
16