INTRODUZIONE
- II -
Carlo Michelstaedter nacque il 3 giugno del 1887 nella Gorizia dell’Impero
Austro-ungarico, crocevia di diverse culture quali l’italiana, la tedesca, la slava. La sua
era una famiglia ebrea dotata di un alto grado d’istruzione, probabilmente originaria
dell’Europa centrale, come testimonia il nome derivato dalla cittadina tedesca di
Michelstadt, in Assia
1
.
Carlo era il quarto ed ultimo figlio, dopo Gino, Elda e Paula; suo padre si
chiamava Alberto, agente delle Assicurazioni Generali di Trieste, e sua madre Emma
Luzzatto.
Non appena ebbe conseguito la maturità allo Staatsgymnasium di Gorizia, nel
1905, s'iscrisse alla Facoltà di Matematica di Vienna, credendo di assecondare le
proprie inclinazioni, ma alla fine delle vacanze di quello stesso anno partì per Firenze
con l’intento di approfondire le conoscenze artistiche. Affascinato da questa città vi
rimase per quattro anni, finché non portò a termine il corso di studi alla Facoltà di
Lettere presso l’Istituto di Studi Superiori, al quale nel frattempo si era iscritto. Finiti
gli esami, nel 1910, si ritirò a Gorizia dove si dedicò alla stesura della tesi cui diede il
titolo: La Persuasione e la Rettorica.
La completò e la spedì il 5 ottobre. Il 17 ottobre, mentre era solo nella sua casa,
per motivi ancora sconosciuti, si sparò un colpo con quella stessa rivoltella che il 24
1
Altieri, O., La famiglia Michelstaedter e l’ebraismo goriziano, in Dialoghi intorno a Michelstaedter, a cura
di Campailla, S., Gorizia, Biblioteca Statale Isontina, 1987, p. 36.
- III -
marzo aveva preso dalla soffitta dell’amico Nino Paternolli e che un altro amico,
Enrico Mreule, si era procurato prima di partire per l’Argentina.
La sua tesi, pubblicata postuma nel 1913, insieme a poesie, riflessioni e appunti
di vario genere, gli valse l’immediata fama di filosofo e poeta, ma, a partire dagli anni
’70, Michelstaedter è stato valorizzato anche come artista.
Ci resta di lui, infatti, un’ingente quantità di disegni e dipinti che la sorella Paula
M. Winteler ha custodito fino al 1972, anno in cui per sua volontà testamentaria sono
passati alla Biblioteca Civica di Gorizia, e che tuttora sono conservati in quello che è il
«Fondo Carlo Michelstaedter».
Si tratta di un corpus di opere che ricoprono un ampio intervallo che va dal 1899
ca., quando egli già frequentava i banchi del liceo, al giorno in cui si tolse la vita.
Al periodo scolastico appartengono una serie di tavole che accolgono soggetti di
tema classico (sette esercitazioni ed un saggio) resi a matita con il gioco del
chiaroscuro, invece, l’ultima opera, è un paesaggio dipinto ad olio su tela che porta
una dedica di suo pugno: E sotto avverso Ciel - Luce più chiara, realizzato con
l’intento di donarlo alla madre in occasione del suo genetliaco.
Tutta la produzione compresa fra questi due estremi cronologici consta per la
maggior parte di disegni fatti con lapis, gessetto o china, alcuni dei quali sono anche
colorati con matite e acquerelli, che per lo più ritraggono volti di persone incontrate
casualmente, di conoscenti, di compagni di scuola, di professori. Fra questi ci sono
anche nove autoritratti, caricature, studi approfonditi di parti del corpo umano o di
- IV -
particolari architettonici e naturali, schizzi, accenni di profili, abbozzi incompiuti, ecc.
Questi disegni sono raccolti in quattordici Album rilegati in tela (pochi dei quali
conservano la rilegatura originale) forniti di laccetti e astuccio per lapis, numerati dalla
A alla N e in quattro Taccuini numerati dalla O alla R. Album e Taccuini, hanno
pagine uniformemente bianche, a righe o quadrettate, e vari foglietti liberi inseriti.
Vi sono anche due Cartelle, una delle quali contiene disegni giovanili ed un certo
numero di fogli non conservati in cornici o comunque non appartenenti ad alcun
genere di raccoglitore.
Il resto della produzione, poi, è costituito precisamente da undici dipinti ad olio
su tele di piccolo formato (oltre a quello già citato) e due su cartoncino, che
raffigurano altri paesaggi e ritratti a mezzo busto: quello della madre, della sorella
Elda, dell’amica Nadia Baraden, di alcuni conoscenti, ed un altro autoritratto.
Il «Fondo C.M.» possiede ben 801 pezzi che, sebbene siano moltissimi,
considerata la brevità della vita del nostro Autore, non sono tutti.
Alcuni originali sono andati perduti e se ne possiede soltanto una riproduzione
fotografica. Non è da escludere in ogni modo che molti di essi, insieme con altri di cui
non si conosce l’esistenza, possano essere stati distrutti nel 1943, la notte in cui le SS
deportarono ad Auschwitz numerosi ebrei, fra cui anche la madre Emma e la sorella
Elda
2
. Altri lavori sono stati dispersi non appena realizzati o sono stati regalati ad
2
Campailla, S., Opere di Carlo Michelstaedter, vol. V, Opera Grafica e Pittorica, Istituto per gli Incontri
Culturali Mitteleuropei, Gorizia, 1975, p. 122
- V -
amici e conoscenti e non ne esiste copia o, ancora, ma più raramente, sono stati
venduti ai committenti e solo di pochi se ne conosce l’ubicazione.
Fra i proprietari estranei alla famiglia Michelstaedter il catalogo generale delle
opere
3
riporta soltanto i nomi di: Sara Corcos di Gioacchino di Milano (che possiede Il
Castello di Gorizia, acquerello su pergamena), Lucio Valdemarin di Romans d’Isonzo
(Sia...Gloria...Alla...Gloria!!!, inchiostro rosso con tracce di lapis su carta a righe),
eredi Chiavacci di Firenze (La soffitta di casa Paternolli, disegno a lapis), famiglia
Caliterna di Trieste (Ritratto di Marino Caliterna, olio su tela).
Il presente lavoro si propone lo studio, quanto più approfondito possibile, di
questa produzione artistica, tentando di recuperare la visione e l’atteggiamento che
Michelstaedter aveva di fronte alla realtà; e di compararla, poi, con la sua produzione
filosofico - letteraria.
Le fonti di cui disponiamo per questo genere di studio, però, non sono molte. A
parte il catalogo della mostra (L’immagine irraggiungibile, tenutasi a Gorizia nel
1992) pubblicato di recente che raccoglie tutte le sue opere grafiche e pittoriche,
abbiamo La Persuasione e la Rettorica, il Dialogo della Salute e l’Epistolario che
sono dirette e quindi utili per la ricostruzione della sua personalità; inoltre possiamo
far riferimento a brevi saggi ed articoli che si sono occupati di Michelstaedter in
qualità di artista.
3
Catalogo della mostra L’Immagine Irraggiungibile, a cura di A. Gallarotti, ed. della Laguna, Gorizia, 1992.
CAPITOLO I
- 2 -
Sino al 1974 C. M. fu considerato soprattutto un filosofo, infatti, parlare di lui,
significava riferirsi principalmente alla sua tesi, La Persuasione e la Rettorica, strana
opera dal contenuto filosofico scritta però con uno stile che è «una metamorfosi
continua ed imprevedibile del linguaggio che va dalla chiarezza metafisica, alla
bonarietà vernacolare, dal rigore scientifico alle effusioni liriche ed all’ambiguità
poetica, dal classicismo greco alla quotidianità verista»
1
.
Ma da questa data in poi, è stato sottoposto all’attenzione degli studiosi anche un
altro aspetto della produzione, e quindi della personalità, del nostro autore: quello
artistico.
Si può affermare che questo aspetto della sua attività sia stato in pratica ignorato
finché Sergio Campailla, il maggiore curatore della pubblicazione di tutte le opere
letterarie del giovane Michelstaedter, non si preoccupò di presentare, durante il IX
Convegno Mitteleuropeo, anche l’insieme della sua produzione grafica e pittorica,
dando così luogo ad una mostra di Testimonianza per Carlo Michelstaedter tenutasi
dal 28 settembre al 20 ottobre 1974 nelle sale del Palazzo Attems a Gorizia. E ciò fu
possibile grazie alla riscoperta dei taccuini pittorici e di altri documenti giacenti nella
Biblioteca Civica
2
.
1
Pontiggia, E., Presentazione della mostra documentaria Il grande Postumo - Carlo Michelstaedter
pensatore e artista, Milano, 1983, dattiloscritto, in «Fondo C. M.» c/o Biblioteca civica di Gorizia.
2
Campailla, S., Opera Grafica e Pittorica, op. cit., Introduzione.
- 3 -
Già precedentemente, subito dopo la sua morte, due dei suoi migliori amici,
Gaetano Chiavacci e Vladimiro Arangio-Ruiz, oltre ad occuparsi della pubblicazione
del Dialogo della Salute e delle Liriche nel 1912 e della tesi nel 1913, resero noti al
pubblico anche alcuni suoi disegni.
Nel 1922 Vl. Arangio-Ruiz lo aveva già definito un «formidabile caricaturista»
3
,
ma egli stesso, pur avendo riconosciuto uno dei più importanti aspetti dell’arte
dell’amico, non aveva dato il giusto peso a questa intuizione, non cogliendo così
l’opportunità di valorizzare almeno una parte dell’intero corpus delle opere grafiche.
Infatti, sia lui sia il Chiavacci si limitarono, fra l’altro, a prendere in considerazione dei
disegni che potrebbero essere definiti “seri”
4
, quali due autoritratti, il Ritratto di
Schopenhauer, il Disegno della Soffitta, il Ritratto dell’amico Mreule.
Quattro schizzi caricaturali furono, poi, pubblicati nel 1962 da Biagio Marin
5
come corredo illustrativo di una poesia giovanile inedita La scuola è finita!, che
insieme a loro appartiene al taccuino del 1905.
Chi però maggiormente afferrò l’importanza di quella produzione grafica, e
pittorica insieme, fu ancora Campailla, il quale comprese bene che il lato artistico della
personalità di Michelstaedter poteva essere assunto a complemento di quello filosofico
e che, anzi, questa scoperta gettava nuova luce, forse, anche sui contenuti della sua
3
Campailla, S., Psicologia del comico nei disegni di Michelstaedter, in «Atti del X Convegno
Mitteleuropeo», Gorizia, 1975, p. 134
4
ibidem
5
ibidem
- 4 -
filosofia. Puntò così, nell’abbozzare un profilo del pittore Michelstaedter, sull’unità e
sulla linearità di sviluppo della sua personalità intellettuale ed artistica.
Si accese perciò l’interesse per questa nuova via che avrebbe potuto facilitare la
comprensione della sua figura fornendo un’unica chiarificatrice chiave di lettura, o
avrebbe potuto, invece, complicarne l’interpretazione fino a renderla indecifrabile.
Con l’intento di approfondire la «conoscenza dell’opera artistica in questione da
parte della critica e del pubblico, furono esposti cinque disegni e acquerelli nella
mostra storica Arte nel Friuli-Venezia Giulia 1900-1950, tenutasi dal dicembre del
1981 al maggio» dell’anno successivo
6
.
Un’altra esposizione delle sue opere ha avuto luogo a Milano nel Padiglione
d’Arte Contemporanea dal 23 aprile al 23 maggio 1983. A questa, poi, ne seguirono
altre per giungere ad una data a noi più vicina: nel 1992 la città di Gorizia ha pensato
di rendere omaggio a questo suo figlio, genio precoce, con la mostra L’Immagine
Irraggiungibile (10 maggio - 22 giugno) mettendo a disposizione del pubblico tutto il
materiale figurativo sinora ritrovato
7
.
Queste manifestazioni degli ultimi venti anni sono state occasione della stesura
di moltissimi saggi che si sono occupati della nuova immagine di Michelstaedter
pittore, con l’intento dapprima di renderla accetta e in seguito di darle la giusta
6
Monai, F., L’espressionismo spontaneo di Michelstaedter pittore, in “Studi goriziani”, voll. LV - LVI,
gennaio - dicembre 1982, p. 111.
7
Catalogo già citato.
- 5 -
valutazione qualitativa, quindi cercarne il legame con l’arte contemporanea e
rintracciare le eventuali influenze.
Bisogna a questo proposito riproporre il nome di Campailla che, in occasione di
quella prima mostra da lui organizzata, consegnò alle stampe un volume sull’Opera
Grafica e Pittorica di Carlo Michelstaedter, in cui dopo aver impostato un quadro
biografico nel tentativo di ritrovare le possibili radici dell’interesse e della
predisposizione all’arte del giovane goriziano, prese in esame quelli che fra i suoi
schizzi, acquerelli e olii gli sembrarono più efficaci ed esemplari. Diede a molti di essi
un titolo e aprì la strada per una considerazione pre - espressionista dell’opera e della
sensibilità del Nostro.
Quasi tutti coloro che scrissero dopo di lui tennero in gran considerazione il suo
primo orientamento critico e tesero, per lo più, a meglio illustrarlo ed approfondirlo.
Anche questo lavoro procederà sulle tracce di Campailla e perciò sarà necessario
ripartire dal saggio di cui sopra.
Si può cominciare con l’indagare nella vita di C. M. servendosi dell’Epistolario
che però fornisce informazioni non anteriori al 22 ottobre 1905
8
, momento in cui egli,
all’età di 18 anni, lascia Gorizia per dirigersi verso Firenze.
Non appena terminati gli studi ginnasiali, intellettualmente vivace ed
interiormente irrequieto, abbandona la famiglia per la prima volta per iniziare una vita
8
Michelstaedter, C., Epistolario, a cura di Campailla, S., Adelphi, Milano, 1993
- 6 -
completamente diversa, come egli stesso confessa alla sorella Paula in una delle sue
prime lettere: «... avevo vissuto tutta la vita fra le medesime persone (anche
prescindendo dalla famiglia) e che tutt’ad un tratto mi sentii sbalzato di città in città»
9
.
Non si sa quanto sarebbe dovuto durare il suo soggiorno a Firenze. Nelle lettere scritte
durante la prima settimana di viaggio più volte afferma che sarebbe stato a casa per
Natale
10
e forse soltanto dal 2 novembre in poi sembra che cominci a considerare la
possibilità di tornarvi
11
in seguito.
Il suo intento principale era quello di poter entrare gratuitamente e frequentare in
modo assiduo biblioteche, musei e gallerie d’arte. Per questo poi aveva pensato ad
un’iscrizione regolare all’università: «... perché mi dà per diritto tutte quelle cose che
io desidero, come il passo libero alle gallerie e l’uso a casa dei libri di tutte le
biblioteche e alle quali cercavo d’arrivare per via di raccomandazioni ecc.»
12
.
Che cosa c’entra, però, questo viaggio con il suo talento artistico?
Campailla sostiene che egli «salì sul treno con la segreta ambizione, non di fare
un viaggio di cultura fine a sé stesso, ma - come accade che ogni francese che ha mano
abile con i pennelli decida in cuor suo che farà fortuna a Parigi - con la speranza di
diventare un grande pittore»
13
.
9
ibidem, lettera del 29 ottobre 1905, p. 35
10
ibidem, pp. 18, 25, 41
11
ibidem, p. .52
12
ibidem, 9 novembre 1905, p. 58
13
Campailla, Opera grafica e pit., op. cit., introduzione p. IX