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INTRODUZIONE
Questo lavoro mira ad esplorare e descrivere le modalit di rappresentazione
dell emergenza, relativa al terremoto del 6 aprile 2009 in Abruzzo, da parte delle
due testate piø diffuse a livello nazionale: Corriere della Sera e la Repubblica
(http://www.audipress.it/dati.html).
Il tema, quanto mai attuale, origina dalla constatazione dell importante ruolo
svolto dai media nell influenzare i giudizi, le opinioni e talvolta i comportamenti
delle persone. Tale concetto Ł stato elaborato, negli anni 70, dall ipotesi teorica
dell agenda setting, secondo la quale i media svolgerebbero il ruolo di costruttori
sociali della realt (McCombs e Shaw, 1972). In seg uito per questa concezione
del potere mediatico Ł stata notevolmente ridimensionata, anche se i canali
informativi rimangono comunque molto rilevanti per l audience.
In questo studio vengono presentati numerosi riferimenti agli effetti della
comunicazione mediatica sui fruitori nelle situazioni di emergenza. Si pu citare a
titolo di esempio il fatalismo di Mc Clure (2001) , il quale ha riscontrato una
tendenza ingenua, veicolata anche dai media, a considerare le cause dei disastri
incontrollabili poichØ attribuite al fato. Le conseguenze di tale inclinazione
possono rivelarsi notevolmente pericolose, in quanto la sensazione di impotenza
abbassa la motivazione a prevenire e a ridurre le cause dei disastri.
La tesi si divide in tre capitoli.
Nel primo capitolo, si presenta il quadro teorico cui si Ł fatto riferimento
nell affrontare l argomento oggetto d interesse. Vi ene in primo luogo descritto il
processo di produzione delle notizie, ponendo attenzione ai criteri di notiziabilit
per consentire tra l altro di chiarire la logica del newsmaking e quindi
comprendere le radici di un certo tipo di comunicazione.
Il primo capitolo si conclude entrando piø nello specifico della relazione tra media
e disastri, tra informazione ed emergenza. Tramite una rassegna di studi e ricerche
si mira, senza l intenzione di fornire una trattazione esaustiva, a descrivere in che
modo il tema Ł stato affrontato fino ad ora.
Vengono proposti dapprima due recenti studi italiani e poi i gi citati studi di Mc
Clure sul fatalismo . Si prosegue con l esame dei lavori giapponesi di Hiroi e i
suoi collaboratori (1985), in cui si espongono, tra le altre cose, interessanti
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considerazioni in merito al mito del panico . Seco ndo questi autori i media, nelle
situazioni d emergenza, tendono a confondere i consueti comportamenti di
mobilitazione adattiva con comportamenti di panico.
A questo punto si Ł effettuato un bilancio dei pro e dei contro della copertura
mediatica prima, durante e dopo i disastri.
Infine si Ł analizzato un recentissimo articolo di Vastermann (2008) il quale ha
messo in evidenza una tendenza da parte dei giornalisti a spettacolarizzare
oltremisura eventi gi di per sØ molto drammatici. La focalizzazione
sull immagine piø sconvolgente, sul soggetto piø sfortunato, sulla zona
maggiormente distrutta sono solo alcune delle tecniche utilizzate
dall informazione per catturare l attenzione del fr uitore. Tutto ci per a scapito
della reale situazione e a vantaggio di una descrizione ad effetto e di un diffuso
stato di stress massivo collettivo , citando le pa role di Kinston e Rosser (1974).
Nel secondo capitolo viene illustrata la metodologia della ricerca. Al fine di
analizzare gli articoli oggetto d indagine ci si Ł serviti dell analisi del contenuto
come inchiesta che prevede l utilizzo di una scheda d analisi del tutto analoga,
quanto a struttura, ad un questionario. I dati raccolti sono stati inseriti in una
matrice dei dati su cui Ł stata applicata l analisi delle frequenze, il test del chi
quadrato (per analizzare eventuali differenze tra le due testate), l analisi delle
corrispondenze multiple e la cluster analysis.
I risultati sono riportati e commentati nel terzo capitolo.
Infine, in sede di conclusioni, si suggeriscono alcuni possibili sviluppi per le
ricerche future.
In appendice sono riportati la scheda d analisi e gli output dei programmi
utilizzati per l analisi dei dati.
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CAPITOLO 1: MEDIA E SITUAZIONI D’EMERGENZA
1.1 Problema oggetto d’indagine
Indagare le modalit attraverso le quali i media r appresentano le catastrofi risulta
di particolare interesse, in quanto Ł nota l influenza che essi esercitano sulle
persone, nel modo di spiegare e dare un senso agli eventi.
I mezzi di informazione hanno raggiunto una tale importanza che risulta ormai
rilevante e degno di osservazione ogni argomento passi attraverso i propri canali.
Mentre, generalmente, vengono sottostimati i temi che non siano adeguatamente
affrontati dai media stessi.
A tal proposito gi negli anni ’70, con la teoria dell’ agenda setting, McCombs e
Shaw (1972) attribuivano ai media un ruolo peculiare nel processo di costruzione
sociale della realt . Gli autori ritenevano che i t emi al centro dell attenzione e
degli interessi dell audience sono quelli piø enfatizzati dai media, mentre, al
contrario, i temi non trattati dai media sono ignorati dal pubblico ed Ł come se non
esistessero. Perci , secondo questa teoria, i mass media avrebbero la capacit
d’orientare l’opinione pubblica presentando una lista degli argomenti sui quali Ł
necessario essere informati e avere un’opinione.
In realt le ricerche hanno dimostrato l importanza del ruolo delle conoscenze ed
esperienze pregresse individuali nella riduzione dell’effetto di agenda setting. Da
questo punto di vista si parla di "agenda soggettiva", cioŁ un fattore di mediazione
composto dalle priorit assegnate, dai destinatari, a determinati temi, in base ai
propri interessi personali ed all’esperienza diretta (Wolf, 1985).
I media fungono da punto di riferimento per le persone non solo per stabilire una
gerarchia d importanza degli accadimenti ma anche per valutare certi argomenti e
decidere come affrontarli. Essi svolgono dunque un ruolo cruciale anche nella
gestione dell emergenza proprio per il rilevante impatto che hanno sull opinione
pubblica, oltre che per il potere di raggiungere direttamente la popolazione
colpita. Sottolineare la grande influenza dei media non vuol dire per
sottovalutare l importanza dell interpretazione del destinatario e il suo ruolo di
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fruitore attivo. Infatti ogni messaggio Ł sempre mediato dall interazione sociale e
dal bagaglio culturale di chi ne fruisce.
Oltre a orientare le persone nella conoscenza e nella valutazione degli eventi, i
media svolgono anche la funzione di fornitori di sostegno emotivo e facilitatori di
coesione sociale (Maria Perez-Lugo, 2004). Per entrare piø nei dettagli, Simon
(1997) sottolinea il peso della copertura mediatica di un evento catastrofico sulle
donazioni private e perfino sull assistenza economica fornita dallo Stato. Ci non
fa che avvalorare la tesi dell influenza dei mezzi di informazione sotto molti punti
di vista. E nel contempo, proprio in occasione delle grandi catastrofi, i media
evidenziano i propri limiti oltre alle proprie potenzialit nonchŁ le funzioni che
svolgono nel sistema sociale.
A seguito delle catastrofi i media sono sottoposti ad un processo di accelerazione
e sconvolgimento delle routine produttive, derivante da una tendenzialmente bassa
offerta e da un altissima domanda informativa. Ci comporta molto spesso la
necessit di affidarsi a fonti non attendibili, di sospendere il processo di filtraggio
delle notizie e infine di cedere alla tentazione di sovra-drammatizzare un evento
gi di per sŁ drammatico. Frequentemente a tutto questo conseguono evidenti
distorsioni nei contenuti. Come emerge da numerose ricerche (McNair, 1994;
Harrison, 2000; Allan, Adam, Carter, 2000), l amplificazione o l attenuazione di
tali contenuti vengono gestiti dai media attraverso la quantit e la qualit degli
articoli, ma anche il modo in cui le storie inizi ano Ł cruciale per definire il
quadro del significato, cos come la presentazione delle informazioni attraverso
testimonianze personali favorisce circuiti autorinforzantisi tra le rappresentazioni
delle persone comuni, l’esperienza quotidiana e la conversazione sociale.
Certamente Ł necessario un considerevole numero di messaggi per tentare di
modificare credenze e percezioni, ma gi un informa zione ad alta intensit , anche
per un breve periodo, Ł in grado di accrescere l interesse per un determinato
argomento.
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Figura 1- Il potere dei mass media.
Pur considerando il ruolo attivo del fruitore, in letteratura si riconosce ai media il
potere di contribuire in maniera spesso determinante alla costruzione del
significato, attraverso la selezione quantitiva delle informazioni presentate,
l’organizzazione delle forme linguistiche e immaginative, il testo e le immagini.
Nello specifico, ci si sofferma sul concetto di in quadramento-strutturazione
(framing) che si articola nei processi di connessione, contestualizzazione e
ancoraggio: la connessione riguarda il collegamento dei nuovi eventi a casi gi
familiari nella copertura mediatica precedente e il loro assorbimento in una
narrativa continua; la contestualizzazione riguarda l’avvicinamento dell’accaduto
ad altri argomenti d’attualit ; l’ancoraggio, infine, concerne il riferire l’evento alle
ansiet , alle paure e alle credenze profonde trasme sse attraverso immagini ed
espressioni popolari a larga diffusione.
1.2 Riferimenti teorici
Prima di concentrarci nello specifico sui disastri Ł opportuno descrivere le varie
fasi del processo che porta un evento a diventare una notizia giornalistica, al fine
di comprendere in che modo vengono prodotti gli a rticoli oggetto d indagine. I
mass media, oltre a veicolare le informazioni, tendono anche a fornire una
possibile interpretazione influenzando quindi l opinione e i modelli di azione del
fruitore. Perci risulta di fondamentale importanza riuscire a comprendere in che
modo gli articoli analizzati costruiscono l immag ine del terremoto d Abruzzo