3Introduzione
Questa tesi nasce con lo scopo di indagare in quali modalità lo spazio virtuale del
web favorisca o meno la presentazione del sé, per verificare se e come l’identità
singola dell’individuo si frammenti, si costruisca e si trasformi, in un nonluogo privo
di confini territoriali, ma lo steso carico di contenuti simbolici.
Oggetto della mia trattazione sono state in special modo due piattaforme virtuali,
quella dei Blog e quella di Facebook, il social network che, ad oggi, vanta il maggior
numero di iscritti in tutto il mondo. La scelta non è stata casuale poiché il Blog (da
web-log, che ha il significato di diario online), la cui nascita precede di diversi anni
quella di Facebook, è da sempre ritenuto lo spazio per eccellenza dedicato alla
presentazione del sé, un ibrido tra il giornalismo online e un diario pubblico o un
quaderno d'appunti (a seconda della linea editoriale che l’utente decide di dargli).
Il social network Facebook, invece, esploso in Italia alla fine del 2008, consiste in
una piazza virtuale in cui affacciano un numero potenzialmente illimitato di Blog,
una piattaforma che però mostra molte differenze rispetto a quella dei Blog, sia per
quanto riguarda la struttura sia, di conseguenza, per ciò che concerne la
presentazione del sé che questa struttura favorisce.
Nel corso del primo capitolo ho parlato della nascita e dello sviluppo di Internet, che
da rete sperimentale ristretta a pochissimi centri di consulenza del dipartimento della
Difesa americano, diviene una struttura pubblica comprendente numerose università
e istituti di ricerca, fino a sviluppare le caratteristiche di strumento di comunicazione,
informazione e intrattenimento in cui le attività commerciali da una parte, e
relazionali dall’altra, giocano un ruolo sempre più importante.
Infatti, pian piano, si assiste alla nascita delle prime comunità virtuali, delle quali la
definizione più fortunata è quella diffusa nel 1993 dallo scrittore statunitense Howard
Rheingold: “Le comunità virtuali sono aggregazioni sociali che emergono dalla Rete
quando un certo numero di persone porta avanti delle discussioni pubbliche
sufficientemente a lungo, con un certo livello di emozioni umane, tanto da formare
dei reticoli di relazioni sociali personali nel cyberspazio”.1
In questo modo i nodi della rete iniziano a diventare persone: ognuno di noi ha a
disposizione uno spazio potenzialmente illimitato per raccontare la sua storia,
1 Howard Rheingold, Comunità virtuali, Sperling e Kupfer, Milano 1994, p. 25
4frammenti del suo sé, condividendo tutto ciò con altre persone. In questo modo un
nodo diviene una persona e i collegamenti tra un nodo e l'altro finiscono per
rappresentare le relazioni. Ecco dunque come i contenuti si trasformano in
conversazioni.
Alla fine del capitolo stilo un elenco dei social network più conosciuti, concentrando
poi la mia attenzione sulla piattaforma dei Blog e sul fenomeno Facebook.
Nel corso del secondo capitolo presento il tema dell’identità, come è stato presentato
da antropologi, poeti, psicoanalisti, filosofi, sociologi, affrontando un breve percorso
storico: dall’identità fissa delle comunità pre-moderne, fino al punto di rottura
coinciso con la rivoluzione industriale, per arrivare a parlare dell’Io nel contesto
post-moderno, all’interno del quale sembra fluttuare questa nuova forma di società
liquida per cui il problema dell’identità si fa ancora più pressante, specie con
l’avvento e la crescita dei mezzi di comunicazione di massa, al cui apice troviamo lo
sviluppo dei computer e della rete virtuale.
A questo punto affronto il tema della Rete vista come possibile piattaforma della
personalità, prendendo in esame l'idea del moratorium, che fa sì che la Rete venga
spesso definita come luogo ideale per la sperimentazione del sé, quasi una sorta di
facsimile della società reale, con la differenza che in Rete ci si può spingere molto
oltre nel mettere alla prova se stessi, perché protetti da uno schermo che garantisce –
almeno nella misura che ci interessa – un sicuro anonimato.
In questo modo arrivo all’interrogativo che sembra coinvolgere la maggior parte
degli studiosi da quando Internet è esploso come rete di persone e relazioni: Internet
favorisce lo sviluppo di nuove comunità e il definirsi di una propria identità, o è più
logico pensare che sia causa di una forma di isolamento personale?
Ho cercato di capire cosa si intende quando si parla di reale e di virtuale, per poi
entrare in merito alla questione delle differenze e dei punti di contatto tra la forma
del Blog e il social network Facebook, tramite una serie di paragrafi che ho intitolato:
Blog e Facebook: bottega vs supermercato, Blog e Facebook: tra scena e retroscena,
Blog e Facebook: avatar vs immagine ideale, Blog e Facebook: comunità vs società.
Il terzo capitolo ruota intorno a una ricerca che ho effettuato circa i differenti utilizzi
di Facebook e del Blog, sottoponendo due questionari agli utenti della Rete (un
questionario redatto per la mia cerchia di amici su Facebook, un altro questionario
scritto per la mia cerchia di utenze sulla piattaforma del Blog).
5Molti hanno osservato come si stia rilevando una riduzione della partecipazione nei
Blog, finendo spesso per sostenere che ci si stia avvicinando alla scomparsa totale
del mezzo in questione, o comunque al venir meno di una certo modo di pensare il
blog, legato e collegato al concetto di grande conversazione.
Fino al 2003/04 c’erano solo (o soprattutto) i blog e attraverso i blog l’utente faceva
passare tutte le sue necessità relazionali. Con il tempo l’offerta di soluzioni è
aumentata: dalle repository (come YouTube e Flickr) ad ambienti polifunzionali
diversissimi tra loro, come Facebook o Second Life - vere città nella città, in cui
ciascuno trova il suo modo di utilizzare le opportunità.
Nel frattempo l’onda dell’adozione di massa ha superato i Blog ed è arrivata sui
social network mainstream, popolandoli e facendo entrare la rete sempre più nel
linguaggio e nelle abitudini quotidiane.
Nessuno sottovaluta il fenomeno social network, ma molti del resto ritengono che la
forma del Blog continuerà ad esistere, parlandone però con un tono che sembra
quello della parziale sconfitta.
Tramite i questionari ho cercato di capire che tipo di presentazione del sé favoriscono
i due diversi strumenti, come vengano utilizzati dagli utenti e, in ultima istanza, se le
persone iscritte sia a Facebook che a una piattaforma di Blog, si sentano più stesse in
quale dei due ambienti e se rinuncerebbero più facilmente all’uno o all’altro.
In sostanza mi interessava verificare quali parti di noi decidiamo di mostrare
maggiormente sul Blog rispetto a Facebook, per capire per quale motivo Facebook
sta letteralmente spodestando la forma del Blog e se, in questo fatto, è rintracciabile
una nuova scelta di presentazione del sé, sintomatica forse del flusso continuo e
multiforme, tipico del periodo storico che stiamo vivendo.
7CAPITOLO I
Blog e social network
1.1 Internet: la Rete delle reti
“A differenza di qualsiasi altra rivoluzione […] il nucleo della trasformazione che la
società sta vivendo con la rivoluzione attuale riguarda le tecnologie di elaborazione e
comunicazione delle informazioni. La tecnologia dell'informazione sta a questa
rivoluzione come le nuovi fonti di energia stavano alle rivoluzioni industriali che si
sono susseguite.”2
In tempi recenti, l'ultimo grande stravolgimento degli usi e dei costumi di gran parte
degli esseri umani è stato causato dall'avvento dell'elettronica che, nel giro di pochi
decenni, si è instaurata a pieno regime nella nostra quotidianità. Nel mondo dei mass
media, o della comunicazione di massa, definita dal sociologo John B. Thompson
come “la produzione istituzionalizzata e la diffusione generalizzata di merci
simboliche attraverso la fissazione e la trasmissione di informazioni e contenuti
simbolici”3, il computer è la figura centrale attorno a cui ruotano tutte le altre attività,
delle quali esso stesso regola i tempi e i modi di attuazione.
Nato come semplice strumento d'appoggio, negli anni Ottanta il computer diviene
veicolo adatto per la nascita e lo sviluppo della multimedialità, intesa come utilizzo
integrato di diverse forme di comunicazione in un'unica esperienza percettiva e
culturale, nella quale testi, immagini, video, animazioni e suoni interagiscono
simultaneamente. Inizialmente il concetto di Rete riguardava esclusivamente la
possibilità di mettere diversi computer in comunicazione simultanea tra loro,
permettendo condivisione e scambio di dati, infatti Internet, com'è noto, “è frutto di
un audace progetto ideato negli anni Sessanta dai guerrieri tecnologici della U.S.
Defense Department Advanced Research Projects Agency (DARPA) per evitare,
nell'eventualità di una guerra nucleare, il controllo o la distruzione da parte sovietica
delle comunicazioni americane […] Ne risultò una struttura di rete che, come i suoi
inventori desideravano, non era possibile controllare da nessun centro, costituita da
migliaia di reti autonome di computer dotati di innumerevoli modi di connettersi,
2
Manuel Castells, La nascita della società in rete, Ube Paperback, 2008, p. 31
3
John B. Thompson, Mezzi di comunicazione e modernità, Il Mulino, Bologna 1998, p. 44
8aggirando le barriere elettroniche”.4
Col passare del tempo le reti divengono il luogo per eccellenza dove diffondere
informazioni di qualsiasi tipo, creando così un nuovo fenomeno di comunicazione
globale prima sconosciuto: ogni singola persona, ogni ente pubblico o privato, per
motivi commerciali, culturali o puramente informativi, mette a disposizione di altri
utenti (in possesso di un computer con accesso alla Rete) i propri servizi sottoforma
di programmi, dati, proposte, riflessioni, pensieri.
Come scrive Paccagnella, nella storia di Internet possono essere descritti tre passaggi
successivi: “Da una rete sperimentale ristretta a pochissimi centri di consulenza del
dipartimento della Difesa americano, a una struttura pubblica comprendente
numerose università e istituti di ricerca negli Usa e in Europa, a uno strumento di
comunicazione, informazione e intrattenimento in cui le attività commerciali giocano
un ruolo sempre più importante”.5
Come il telegrafo univa tra loro diverse città, il telefono stabilisce una connessione
tra edificio e edificio e i cellulari permettono di poter rintracciare una persona
ovunque questa si trovi – campo permettendo –, Internet mette in relazione persone
e contenuti.
Nasce così la comunicazione in rete, luogo dove persone di differenti età, estrazione
sociale o posizione lavorativa, vengono in contatto a più livelli. Questi livelli, che
vanno dal semplice scambio di informazioni alla condivisione di valori, emozioni e
interessi comuni, rappresentano elementi distintivi dell'entità oggi conosciuta col
nome di comunità virtuale.
La Rete (con l'iniziale maiuscola), è ciò che connette elementi eterogenei dando ad
essi un ampio spazio di circolazione dove poter svolgere la loro funzione, ed è
diventata il sistema operativo universale della comunicazione: “è percepita tuttora
come una sovrastruttura applicata a meccanismi consolidati di trasferimento delle
informazioni, ma in prospettiva è destinata a scomparire, fino a diventare scontata e
onnipresente come già l'elettricità o l'acqua corrente”6.
World of Ends7 è un documento di pubblico dominio scritto nel 2003 da Doc Searls e
4
Manuel Castells, La nascita della società in rete, Ube Paperback, 2008, p. 6
5
Luciano Paccagnella, Sociologia della comunicazione, Il Mulino, 2004, p. 177
6
Sergio Maistrello, La parte abitata della Rete, Tecniche nuove, Milano 2007, p. 4
7 Doc Searls, David Weinberger, World of Ends. What the Internet is and how to stop
mistaking it for something Else, saggio del 2003.
9David Weinberger, dove ends sta per nodi del sistema e riassume quelle che sono le
principali caratteristiche della Rete:
•ha tre virtù: nessuno la possiede, chiunque la può usare, ognuno la può
migliorare
•non è una cosa: è un accordo di collaborazione tra reti basato su un protocollo
convenzionale, dunque in quanto accordo non può essere posseduto come
fosse un oggetto
•è stupida: priva di requisiti specifici in fatto di identità, permessi e priorità;
perciò riesce a espandersi con grande facilità, eliminando gran parte delle
barriere
•il suo valore si abbassa se proviamo ad aggiungerne: più si rende il sistema
complesso, più la Rete perde le proprie caratteristiche vincenti
•il suo valore sviluppa ai margini: non esiste un centro amministrativo,
tecnologico e organizzativo, questo favorisce l'iniziativa personale di ciascun
nodo
•ogni suo bit è uguale all'altro: ogni pacchetto di dati ha pari dignità e pari
trattamento
•garantisce libertà d'accesso: ogni persona o dispositivo deve potersi
connettere con qualunque altra persona o dispositivo collegati alla Rete;
qualunque pacchetto di dati deve poter essere originato da qualunque nodo e
deve poter essere ricevuto da qualunque nodo
L'enorme quantità di dati presenti sulla Rete, pur differenziandosi per contenuti e
qualità, si diffonde in modo potenzialmente illimitato, modificando le abitudini delle
persone, in un'epoca in cui l'informazione ha assunto un ruolo primario divenendo un
vero e proprio settore produttivo.
1.1.1 Che luogo è la Rete?
L'antropologo francese Marc Augé è stato il primo a contrapporre la definizione di
luogo antropologico (identitario, relazionale e storico) al nonluogo8, contesto
artificiale nel quale le tre caratteristiche prima citate vengono meno, nonostante vi
possa essere una forte compresenza sociale: migliaia di individui si trovano a
8 Marc Augé, Nonluoghi. Introduzione a un'antropologia della surmodernità, Eleuthera, Milano
2005.
10
transitare nel medesimo nonluogo, senza entrare normalmente in relazione tra loro
(aeroporti, stazioni ferroviarie, metropolitane, centri commerciali sono solo alcuni
esempi).
Le persone transitano, ma non abitano questi spazi dove pare scorrere solo un eterno
presente in cui la forte precarietà quotidiana, la provvisorietà esistenziale e la spinta
sempre più evidente verso un individualismo solitario, non ci fanno chiedere 'da dove
vengono e dove stanno andando gli altri', piuttosto ci portano a percepire l'individuo
solo, nella sua caratteristica di essere di passaggio, quasi fosse questa l'essenza
primaria dell'intero genere umano.
E d'altronde in Internet la presenza umana è forte, ma oscilla tra due estremi che sono
quello dell'impersonalità e dell'autogestione, e quello dell'affiatamento e della
relazione. Per questo può essere definito uno spazio ibrido, un nonluogo entro il
quale poter coscientemente trovare una dimensione sia personale che comunitaria:
“Siamo diventati nomadi” - dice lo studioso francese Pierre Lévy, “lo spazio del
nuovo nomadismo non è né territorio geografico né quello delle istituzioni o degli
stati, ma uno spazio invisibile delle conoscenze, dei saperi, delle potenzialità di
pensiero in seno alle quali si dischiudono e mutano le qualità d'essere, le maniere di
fare società”9.
Il sociologo spagnolo Manuel Castells10 nel 1998 dà una definizione di società della
Rete: è quella società nella quale si costruiscono e producono valori ed esperienza,
nella quale si costruisce una cultura che è un flusso virtualmente globale che
trascende il tempo e lo spazio. Alla base dell'economia della società dei network c'è il
capitale informazione, in opposizione all'economia capitalistica. Queste sono
economie che vengono ristrutturate orientandole alla conoscenza e all'informazione
piuttosto che al possesso di beni fisici, come invece accadeva in precedenza.
Un'altra delle definizioni dello studioso è quella secondo cui, nelle società dei
network, l'esperienza umana di tempo e spazio si diversifica perché Internet non
cancella la geografia, ma la re-inventa attraverso i suoi nodi che elaborano il flusso
informazionale creato e gestito dai vari luoghi. In questo senso lo spazio non è senza
luogo, piuttosto cambia la sua fisionomia divenendo un nonluogo, bypassando i
limiti imposti dal tempo e dallo spazio.
9
Pierre Levy, L'intelligenza collettiva, Feltrinelli, Milano 2002, p. 16.
10
Manuel Castells, End of Millennium, Blackwell, 1998