3
d’Irlanda, scritto nel 1979 da Franca Farnocchia, docente di geografia dell’Università
di Lingue e Letterature Straniere di Pisa, nonché il manuale Il libro della birra: guida
completa sul mondo della birra: la storia, gli ingredienti, la produzione, i diversi tipi di
birra, la degustazione ed il corretto servizio, 123 birre assaggiate e descritte, scritto nel
2002 da Tullio Zangrando e da Mirco Marconi. Per il secondo capitolo, invece, è stato
utilizzato il sito web ufficiale della Guinness, nonché quello del Guinness Hopstore,
contattato anche direttamente ed assai disponibile nel fornire materiale proveniente
dall’Archivio Guinness ed ulteriore materiale illustrativo, tra cui Diageo in Ireland,
celebrating life, every day, everywhere, responsibly, nonché La vostra guida al mondo
Guinness nel Guinness Hopstore, pubblicati entrambi nel 2005.
Per quanto riguarda il primo capitolo, altre notizie sono state attinte da Ireland:
industrial and agricoltural di W. P. Coyne, 200 years of brewing in Ireland: a brief
history di H. S. Corran, nonché da Dublin 1680-1860 di M. Craig, mentre per la parte
relativa alle origini fino al Seicento si è fatto ricorso al volume Chi beve birra…: la
birra nella sua storia, nell’arte e nel costume di tutti i tempi di Ferruccia Cappi
Bentivegna; per il periodo che va dal 1978 agli inizi del XXI secolo molte informazioni
sono state ricavate da alcuni siti web. Sono stati inoltre consultati The British brewing
industry, 1830-1980 di T. R. Gourvish e R. G. Wilson, The brewing industry: a study in
industrial organisation and public policy di K. H. Hawkins. Le informazioni reperite in
Internet hanno invece permesso di delineare il quadro geografico aziendale, la struttura
della domanda nazionale per categorie merceologiche e di confezionamento nel 2004,
nonché l’andamento della domanda nazionale per categorie merceologiche e del
consumo pro capite nel periodo 1999-2004. Tale materiale ha permesso inoltre
l’allestimento di una carta tematica riguardante la distribuzione spaziale attuale degli
4
insediamenti produttivi classificati per dimensioni.
Per la stesura del secondo capitolo si è fatto ricorso ad informazioni attinte da
alcuni siti web, dalla rivista online Z Magazine Online, nonché dalla guida Irlanda ed
in particolare, per la traduzione dei termini inglesi soprattutto quelli inerenti ai cicli
produttivi, si è fatto ricorso al dizionario Il Ragazzini 2006 della Zanichelli, al
vocabolario della lingua italiana Lo Zingarelli 2003 ed alla guida completa di
Zangrando e Marconi, e, talvolta, non trovando la definizione esatta in italiano, si è
tentato di esplicare il concetto ricorrendo ad alcune parafrasi.
5
CAPITOLO PRIMO
LE VICENDE ED IL QUADRO GEOGRAFICO A SCALA NAZIONALE
1.1 – Le vicende del comparto dalle origini agli inizi del XXI secolo.
Già nota nella Repubblica d’Irlanda con il nome di korma, courmi o coirm, la
birra, bevanda densa e dolciastra conservata in barili di grosse dimensioni, iniziò ad
essere prodotta artigianalmente presso alcune strutture conventuali tra l’XI ed il XII
secolo d.C., dove si perfezionarono poco alla volta le tecniche di produzione
impiegando, oltre all’orzo derivante dalle loro coltivazioni, spezie, bacche ed aromi
naturali 1: questo prodotto veniva preparato, comunque, soprattutto in occasioni di
festività religiose o durante i periodi di digiuno nei quali i monaci potevano consumare
soltanto bevande. Nel XIII secolo le stesse strutture introdussero anche il luppolo nella
produzione della birra, risolvendo da un lato il problema del suo sapore dolciastro e
dall’altro quello delle sue proprietà conservative e qualitative 2.
Tra il XIV e il XV secolo alcune persone appartenenti al ceto medio iniziarono a
produrre ale o beer 3 nelle proprie taverne e nelle osterie: questi birrai, raggruppati in
corporazioni sempre più potenti, regolamentarono le forme dei recipienti, dalle botti ai
boccali, fabbricati dagli artigiani 4.
1
L’insieme di queste sostanze era chiamato con il termine sassone gruyt e comprendeva anche altre
spezie quali l’ambra, il pepe, lo zafferano, i chiodi di garofano. Cfr. www.atuttabirra.com.
2
T. ZANGRANDO - M. MARCONI, Il libro della birra. Guida completa sul mondo della birra: la
storia, gli ingredienti, la produzione, la degustazione, il servizio. 123 birre assaggiate e descritte,
Bologna, Calderoni, 2002, pp. 8-9. Cfr. anche F. FARNOCCHIA, L’industria della birra nella
Repubblica d’Irlanda, Pisa, ETS, 1979, p. 13.
3
Il termine ale si riferisce alle birre prive di luppolo, la parola beer, invece, a quelle contenenti luppolo.
Cfr. www.beerbazar.it.
6
Nel corso del XVI secolo, invece, fu emanato un editto per disciplinare la
composizione della bevanda ammettendo l’esclusivo utilizzo dell’acqua, del luppolo e
del malto d’orzo: si pose pertanto fine al binomio ale- beer, introducendo tra l’altro
norme contro l’eccessivo consumo, comprendenti pene pecuniarie 5.
A partire dal Seicento l’attività era concentrata soprattutto nelle due più
importanti città costiere orientali dell’isola, Dublino e Cork, e nella prima metà di tale
secolo, la produzione, confinata in questi due centri, si aggirava intorno ad un volume
annuo di circa 600.000 hl. Infatti, la produzione di birra costituiva per Dublino la
principale attività manifatturiera della città, che già a quell’epoca contava 91 birrifici,
volti alla fabbricazione di un particolare tipo di bevanda, denominata brown ale 6, ad
alta gradazione alcolica, nonché 1.200 birrerie per lo smercio del prodotto 7.
Il fattore che influì maggiormente sulla localizzazione di questa particolare attività
va ricercato nel grande fabbisogno d’acqua, risorsa di cui Dublino e Cork disponevano
in abbondanza essendo attraversati da due fiumi, il Liffey e il Lee. Successivamente,
però, l’area di produzione della birra si allargò a quasi tutta la fascia costiera orientale,
dove erano concentrate le coltivazioni di orzo da malto: ad eccezione di questa zona
geografica, la domanda di birra era infatti molto bassa nel resto della Repubblica,
soprattutto nei centri rurali, dove le bevande alcoliche più consumate erano il whisky e
il gin.
Il comparto ebbe un inizio non privo di difficoltà, essendo stato ostacolato dalla
politica economica inglese che temeva il pericolo di concorrenza nei confronti della
4
F. CAPPI BENTIVEGNA, Chi beve birra…: la birra nella sua storia, nell’arte e nel costume di tutti i
tempi, Roma, Canesi, 1965, pp. 303-306.
5
Cfr. www.beerbazar.it.
6
Questa bevanda, di colore marrone, era caratterizzata da un gusto abbastanza dolce e da un apporto di
luppolo molto limitato. T. ZANGRANDO - M. MARCONI, Op. cit., 2002, pp. 65-66.
7
F. FARNOCCHIA, Op. cit., 1979, p. 13.
7
parallela industria inglese. Infatti, all’inizio del XVIII secolo, con una serie di leggi
varate dal Governo britannico fu imposto all’Irlanda d’importare il luppolo necessario
per la produzione della bevanda esclusivamente dall’Inghilterra: tale monopolio
determinò l’aumento nel costo del prodotto ed un incremento nelle importazioni di birra
inglese 8. Nonostante ciò, nella seconda metà del secolo, la Royal Dublin Society 9 cercò
di incoraggiare il comparto, offrendo premi in denaro per la costituzione di nuovi
birrifici e per indurre i birrai artigianali a fabbricare lo stesso tipo di prodotto inglese:
l’iniziativa fu appoggiata anche dalle autorità irlandesi che emanarono una serie di
norme per eliminare le tasse imposte sulla birra 10.
Nel 1792 due commercianti, William Beamish e William Crawford, fondarono
un’impresa in società con due birrai, Richard Barrett e Digby O’Brain, affittando
un’antica fabbrica gestita da Edward Allen nei pressi di Cork, che divenne nota
inizialmente con il nome di Cork Porter Brewery e che successivamente sarà meglio
conosciuta come Beamish & Crawford Company 11, tanto da diventare una delle
fabbriche di birra più importanti in Irlanda già a partire dal secolo successivo. Per quasi
tutto il Settecento, il comparto birraio si era mantenuto su dimensioni artigianali,
8
Dai 17.000 hl del 1750 l’importazione raggiunse i 73.000 hl nel 1785 ed i 112.000 hl nel 1792, mentre
la produzione scese a livelli medi annui di 400.000 hl. Cfr. H. S. CORRAN, 200 years of brewing in
Ireland: a brief history, Dublino, 1974, p. 6.
9
La Royal Dublin Society era sorta nel 1684 con intenti culturali, ad imitazione della Royal Society of
London ed investigò, sperimentò ed incoraggiò l’applicazione di utili dottrine economiche.
W. P. COYNE, Ireland: industrial and agricoltural, Dublino, 1902, p. 501. Cfr. anche M. CRAIG,
Dublin 1660-1860, Dublino, 1963, p. 351.
10
F. FARNOCCHIA, Op. cit., 1979, p. 15.
11
Nel 1962 viene acquistata dalla Canadian Breweries Ltd, dopodiché inizia il rimodernamento
complessivo della fabbrica e viene avviata la produzione della Carling’s Black Lager. Nel 1987 la società
australiana Elderls IXL (l’attuale Forsters’s Brewing Group) assorbe la Canadian Breweries ed introduce
la Forster’s Lager nel mercato irlandese. Nel 1995 viene acquistata dalla Scottish & NewCastle Plc,
l’azienda birraia di grande notorietà nel Regno Unito e nel 2002 la Beamish & Crawford ne assume la
responsabilità per la gestione, le vendite, la distribuzione ed il marketing nell’Irlanda del Nord. Cfr.
www.beamish.ie.
8
essendo caratterizzato da piccole imprese legate al mercato locale e che, nella maggior
parte dei casi, non varcavano i confini dei centri in cui erano situati gli impianti.
Fra fine Settecento e inizio Ottocento, furono compiuti importanti progressi
tecnologici in grado di trasformare considerevolmente la struttura organizzativa del
comparto: ne sono esempi l’automazione del processo per miscelare l’acqua e il malto
per mezzo di rastrelli meccanici, che rese possibile il controllo delle temperature tramite
permutatori di calore, nonché l’introduzione del termometro e dell’idrometro per
stabilire con esattezza la condizione termica della macerazione e della fermentazione, e
ancora la sperimentazione di una nuova tecnica per tostare il malto, il cui colore molto
scuro rivoluzionò la fabbricazione di un tipo di birra denominato porter 12.
All’inizio del XIX secolo, se da un lato l’industria cominciò a concentrare la sua
produzione proprio sulla porter, destinata a divenire la bevanda popolare irlandese,
dall’altro si diffuse sempre più sul territorio, in quanto Wexford, New Ross, Kilkenny,
Dundalk, Drogheda, Wicklow, Lusk, centri dell’Irlanda orientale, videro sorgere nuovi
stabilimenti birrai, alcuni dei quali sono tuttora esistenti. Più in particolare, nella prima
metà dell’Ottocento il comparto si rafforzò e conobbe la sua fase di massima
espansione: non a caso, già nel 1832, il numero di birrifici salì a 216 e a partire da
questo momento sorsero alcuni stabilimenti anche nella parte centro-occidentale
dell’isola, soprattutto nelle zone più fertili bagnate dai fiumi Shannon e Lee, nonché nei
centri delle contee di Kerry, Limerick, Roscommon, anche se la produzione era ancora
inferiore rispetto a quella registrata dalla fascia orientale della Repubblica 13. Nello
12
Originariamente la birra porter veniva fabbricata usando il malto scuro che, pur essendo meno costoso,
era meno fermentabile di quello chiaro. All’inizio dell’Ottocento fu brevettato il metodo per tostare il
malto e gradatamente tutti i birrifici irlandesi introdussero l’uso del malto tostato per la fabbricazione
della porter. Inoltre, l’impiego di questi strumenti migliorò notevolmente il prodotto, il quale poteva
essere controllato scientificamente nelle fasi più delicate del processo di fabbricazione. CORRAN, Op.
cit., 1974, p. 2. Cfr. anche F. FARNOCCHIA, Op. cit., 1979, p. 17.
13
Cfr. www.irlandaonline.it.
9
stesso periodo, alcune aziende birraie ottennero la supremazia nei vari mercati locali:
infatti, se la Guinness iniziò a dominare la zona di Dublino e dintorni, la Beamish &
Crawford primeggiò in quella di Cork e la Smithwick’s nell’entroterra sud-orientale.
Questa breve fase di prosperità subì un arresto negli anni compresi tra il 1845 e il
1850, caratterizzati da una tremenda carestia che ebbe disastrosi effetti sull’intera
economia irlandese: ne conseguì una forte migrazione della popolazione rurale verso la
capitale e quindi una notevole contrazione del numero dei birrifici ridotti a 96 nel 1852.
Soltanto negli anni successivi, grazie agli interventi del Governo per sollevare il Paese
dalla drammatica situazione in cui si era venuto a trovare, si individua un progressivo
miglioramento del comparto, favorito anche da alcune innovazioni tecnologiche, ed in
particolare dall’introduzione della refrigerazione artificiale che sostituiva l’uso del
ghiaccio per il raffreddamento del mosto non fermentato 14. Queste innovazioni, però,
se da una parte giovarono alla produzione industriale, dall’altra portarono ad
un’ulteriore graduale contrazione del comparto con processi d’assorbimento delle
piccole imprese non in grado di adeguarsi velocemente alle nuove tecniche. Nel 1856
nacque, inoltre, a Cork, l’azienda birraia denominata James J. Murphy & Company Ltd,
che prese il nome da un famoso pozzo situato in collina, dedicato alla Vergine Maria e
ritenuto luogo sacro 15.
Nella seconda metà del XIX secolo si assiste ad una ripresa del comparto,
caratterizzato da aziende, ridotte numericamente di oltre il 50%, ma da una produzione
che nel 1856 raggiunge 1.500.000 hl, per superare i 2 milioni dieci anni dopo. All’inizio
14
F. FARNOCCHIA, Op. cit., 1979, pp. 13-20.
15
Nel 1975 James J. Murphy firma un contratto di licenza con la società Heineken al fine di produrre
l’Heineken per il mercato irlandese; l'Irish Stout prodotta dalla Murphy, inoltre, viene rilanciata con una
nuova etichetta grazie all’esperienza di marketing maturata dall’Heineken a livello internazionale. Cfr.
www. murphys.com.
10
del XX secolo l’Irlanda produce ormai 3.750.000 hl di birra e l’accentuarsi del
fenomeno dell’inurbamento, iniziato con la carestia, riduce sempre più la popolazione
rurale, con riflessi sulla distribuzione spaziale dell’attività sempre più dominata da
grandi imprese situate nei centri maggiori: non a caso dai 96 birrifici operanti nel 1852,
si passa a 38 nel 1900 e a 24 nel 1920 16. La contrazione risulta poi ancor più evidente
nelle due città, Dublino e Cork: nel 1920, a Dublino, figurano in attività solo 4 birrifici,
e a Cork 3.
Nel XX secolo la storia della produzione della birra irlandese rispecchia
fedelmente quella della cultura alimentare del Paese nello stesso periodo: infatti, se al
momento dell’indipendenza, avvenuta nel 1922, i diversi elementi dell’alimentazione
quotidiana sono ancora suddivisi in base alle varietà regionali, nei successivi 40 anni si
assiste ad una seconda fase di declino economico che colpisce duramente anche la ricca
arte culinaria della Repubblica, in seguito alla perdita d’interesse e d’apprezzamento per
il cibo. E così, anche nel comparto della birra, gli operatori di maggior importanza
proseguono nella loro politica di annessione di piccole aziende allo scopo di controllare
gradualmente tutto il mercato 17.
Il processo di contrazione, iniziato a metà Ottocento, termina alla fine degli anni
Sessanta del Novecento con la chiusura di 8 stabilimenti 18. A partire da tale momento,
la produzione, un tempo incentrata sul tipo porter dal cui perfezionamento viene
originata la stout, si articola anche ad altri tipi di birra più leggera, come l’ale e la lager,
16
La riduzione nel numero dei birrifici agevola l’entrata in vigore di un nuovo sistema di tassazione: le
tasse che nel XIX secolo erano imposte sul malto impiegato nella fabbricazione della birra, vengono
sostituite da una tassa che deve essere pagata per ogni barile prodotto. COYNE, Op. cit., 1902, p. 469.
17
I birrai artigianali che credono fermamente nella tipicità del prodotto si oppongono alle aziende che
vendono birre convenzionali basando la loro strategia sul marketing anziché sulla qualità. Cfr.
www.slowfood.it.
18
F. FARNOCCHIA, Op. cit., 1979, p. 22.