3
nella produzione, da una parte, che nella distribuzione, dall‟altra, si sono ben presto accorti
che, accanto ai normali rischi che ogni investimento comporta, dovevano affrontare due
importanti difficoltà: il rischio di prezzo ed il rischio volumetrico, argomento
rispettivamente del paragrafo 3.1 e 3.2.
Nel capitolo 2 l‟enfasi è posta sul mercato elettrico, mentre il capitolo 3 si focalizza sui due
principali rischi che la deregolamentazione ha generato; la soluzione che il capitolo 4,
quindi, propone è quella di una politica di gestione del rischio attuata a mezzo di strumenti
finanziari adeguati.
Va ricordato, innanzitutto, che la gestione del rischio esiste, a livello aziendale, da ben
prima che iniziasse il processo di deregolamentazione del settore elettrico. Le imprese che
operano a livello internazionale, infatti, hanno sempre attuato politiche di copertura dal
rischio di cambio e dal tasso di interesse. Inoltre, il settore elettrico non è né il primo, né
l‟unico settore, un tempo di dominato da una logica monopolista, ad essere stato
deregolamentato. Molti settori che hanno sperimentato simili processi di liberalizzazione
hanno visto le imprese in esso operanti fronteggiare progressivamente nuovi rischi con le
problematiche associate alla loro gestione.
Il paragrafo 4.1, tuttavia, sottolinea quanto più complicate siano le problematiche relative
alla gestione del rischio nel mercato elettrico poiché i modelli utili nel pricing dei derivati
finanziari non valgono più nel mercato elettrico. Nel contempo, tuttavia, illustra l‟ampia
varietà di strumenti adatti alle politiche di hedging più disparate: nonostante le notevoli
difficoltà, quindi, è possibile operare un‟ottima strategia di gestione nel rischio anche nel
settore elettrico.
Se il precedente paragrafo è dedicato a i contratti OTC, tutt‟oggi i più utilizzati nella
gestione del rischio nel mercato elettrico, il paragrafo 4.2 analizza invece i contratti
standard, in particolare quelli trattati nel Nord Pool. Nato nel 1996, il Nord Pool è oggi il
maggior mercato per le contrattazioni del settore energetico, offrendo ben quattro servizi:
un mercato fisico, dove comprare e vendere energia; un mercato finanziario, in grado di
soddisfare esigenze di trading e di copertura; un mercato per lo scambio di certificati di
emissione; un servizio di clearing dei contratti negoziati sui mercati OTC.
Dopo aver analizzato quali strumenti acquistare ed uno dei mercati più adatti per farlo, non
rimane che l‟ultimo paragrafo, dedicato al fallimento della Enron Corp.
Risulta utile osservare come l‟utilizzo dei derivati energetici, nel caso Enron, ribalti la
concezione di gestione del rischio: in quella situazione, infatti, la società, nata come
produttrice e distributrice di energia elettrica e gas, si trasforma, in pochi anni, in
un‟impresa che si dedica alla compravendita di contratti di ogni tipo. Il trading si impone
come attività portante della società che si dedica alle attività speculative più disparate.
Come è ben noto, le numerose attività fraudolente della Enron Corp. hanno dato vita ad
uno dei fallimenti più spettacolari che la storia economica ricorda.
Cosa può insegnare quella esperienza?
Le conseguenze, nell‟ambito della governance, sono state senza dubbio importanti: il 25
Luglio 2002 è stato approvato il Sarbanes-Oxley Act che ha posto le basi per il
cambiamento di un intero sistema, esposto con maggiore chiarezza nel paragrafo 4.3,
4
sebbene in questo senso ci sia ancora molto da fare.
Ancor più importante, forse, è però la testimonianza del fatto che i derivati, ed in
particolare i derivati energetici, da ottimi strumenti per la gestione del rischio possono
trasformarsi, se usati senza l‟ausilio di un benchmark di riferimento e di politiche di
controllo adeguate in vere e proprie cause di rovina.
5
2. L’ENERGIA ELETTRICA NEL MERCATO ITALIANO
2.1 Energia elettrica: peculiarità, analogie e differenze rispetto alle altre
commodities
Che cos’è l’energia? Che cos’è l’energia elettrica?
L'energia è definita come la capacità di un corpo o di un sistema di compiere lavoro. Dal
punto di vista strettamente termodinamico l'energia è definita come tutto ciò che può essere
trasformato in calore a bassa temperatura.
Sebbene in natura esistano diversi tipi di energia, non tutti sono interessanti dal punto di
vista economico. Le forme d‟energia che hanno una rilevanza, in questo contesto, sono le
seguenti: gravitazionale, solare, meccanica, termica, di legame chimico o nucleare ed
infine elettrica, oggetto di questa tesi.
L'energia potenziale elettrica è una forma di energia legata a forze e campi d‟origine
elettrica, ovvero una forma di energia che coinvolge il movimento di cariche elettriche. Si
parla di energia potenziale elettrostatica o energia elettrostatica quando ci si riferisce
all'energia necessaria a portare un sistema di cariche elettriche in una ben precisa
configurazione spaziale. Essa può essere riferita ad una distribuzione discreta e continua di
cariche.
Questa si ottiene dalla trasformazione delle forme d‟energia "primaria" in energia
meccanica, utilizzando macchinari come le turbine a vapore, le turbine a gas o i motori a
scoppio.
L'energia meccanica prodotta viene trasformata, a sua volta, in energia elettrica tramite
l'accoppiamento di tali macchine con i generatori elettrici.
Come si misura l’energia elettrica?
L'unità di misura derivata del Sistema Internazionale per l'energia e il lavoro è il Joule,
chiamato così in onore del fisico inglese James Prescott Joule e dei suoi esperimenti
sull'equivalente meccanico del calore1. Un Joule esprime l'energia usata, o in alternativa il
lavoro effettuato, per esercitare una forza di un newton per una distanza di un metro. Un
Joule equivale, quindi, a un Newton Metro (N m), e in termini di unità base SI2, 1 J è pari a
1 kg m2 s-2 (in unità CGS3 l'unità base è l'erg 1 g cm2 s-2).
1Per maggiori approfondimenti si consiglia la lettura di Maria Luisa Fiandri e Laura Forti “Joule e
l‟equivalente meccanico del calore: tra storia della fisica e didattica”, Atti del XVIII Congresso di Storia
della Fisica e dell‟ Astronomia, 1998.
2Per un approfondimento riguardante il Sistema Internazionale di unità di misura (SI) si rimanda alla
consultazione di http://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_internazionale_di_unità_di_misura.
3
Il sistema centimetro-grammo-secondo (CGS) è un sistema di unità di misura. Si basa su queste tre unità,
derivando da queste le altre. Ulteriori informazioni sono disponibili presso
http://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_CGS
6
Risulta, tuttavia, più utilizzata una seconda misura dell‟energia che deriva da quella di
potenza: il Wattora (Wh). La potenza è definita come il lavoro (L) compiuto nell'unità di
tempo (t). Nel Sistema Internazionale di unità di misura la potenza si misura in Watt (W),
come rapporto tra unità di energia in Joule (J) e unità di tempo in secondi (s). Con un
Wattora si definisce l‟energia fornita dalla potenza di un Watt per un periodo di un ora. Un
Wattora corrisponde a 3600 Joule (1 Wh = 1 W 3600 s = 3600 Ws = 3600 J), essendo per
definizione 1 Watt = 1 Joule / 1 secondo.
Si veda ora cosa sia una commodity e che rapporto ci sia tra le commodities e l‟energia
elettrica.
Il termine “commodity” si applica ad un aggregato tremendamente eterogeneo: ogni
qualvolta ci si trova di fronte a qualcosa che non possa essere definito come asset4, la
prassi vuole che venga definito come “commodity”. Da qui, quindi, deriva la necessità di
operare una prima, fondamentale distinzione tra commodities immagazzinabili e non
immagazzinabili.
Tra le commodities immagazzinabili si possono annoverare tutte quelle che sono
continuamente prodotte e consumate senza risentire del mutare delle stagioni, come i
metalli industriali, oppure che ne risentono, come il petrolio, il gas naturale o il gasolio,
oppure ancora quelle a produzione stagionale, come il grano: per ognuna di queste
tipologie di commodities c‟è sempre la possibilità di immagazzinare il prodotto.
Tra quelle non immagazzinabili, invece, spicca l‟elettricità. In ogni istante l‟elettricità va
prodotta e quindi immediatamente consumata: ogni istante è diverso dal precedente,
rappresentando una vera sfida per chi si occupa di questo mercato. Questa commodity può
essere considerata impossibile da immagazzinare? Tale ipotesi è assunta, senza problemi,
per quelle economie che utilizzano combustibili fossili per la produzione dell‟elettricità
stessa, ma diventa meno realistica quando si prendono in considerazione i mercati per i
quali la produzione idroelettrica la fa da padrone (come quello Scandinavo)5: sebbene
l‟elettricità non possa essere immagazzinata, lo stesso non può senz‟altro dirsi per l‟acqua.
Il problema dello stoccaggio, ovviamente, non si pone nemmeno per il clima, l‟altra
commodity non immagazzinabile che sta ottenendo una crescente importanza nel
panorama economico mondiale e che, sempre più fortemente, è correlata alle altre. Le
condizioni climatiche risultano, infatti, al di fuori del controllo umano: la variabile “clima”
non può essere influenzata, modificata o maneggiata dalle pure leggi di mercato e per tale
motivo viene considerata la più indipendente tra le variabili operanti sul mercato.
Tornando a parlare, nello specifico, di energia elettrica si vedano ora quali sono,
brevemente, le difficoltà legate al suo utilizzo:
4Qualsiasi tipo di proprietà o possesso, tangibile o intangibile, che abbia un valore monetario o che frutti un
reddito e che possa essere usato in pagamento di un debito. In particolare i beni di proprietà di una persona
fisica o la moneta che le è dovuta da altri.
5Attualmente sono in studio alcune tecnologie per incamerare aria compressa oppure energia meccanica, per
ulteriori approfondimenti si rimanda la lettura del capitolo 4.8 di Edwards D. W., Energy Trading &
Investing: Trading, Risk Management and Structuring Deals in the Energy Markets, 2010.
7
- variabilità, inelasticità e non razionabilità della domanda: la richiesta di potenza sulla
rete esibisce una notevole variabilità di breve periodo (oraria) e di medio periodo
(settimanale e stagionale);
- assenza di stoccaggi e vincoli dinamici all'adeguamento in tempo reale dell'offerta:
l'energia elettrica non può essere immagazzinata in quantità significative, se non,
indirettamente, e nel caso della tipologia di impianti idroelettrici "a bacino", attraverso
la quantità d'acqua contenuta nei bacini stessi; inoltre gli impianti elettrici hanno limiti
minimi e massimi alla potenza erogabile nonché tempi minimi di accensione e
variazione della potenza erogata;
- esternalità sulla rete: una volta immessa, l'energia impegna tutti gli elettrodotti
disponibili come in un sistema di vasi comunicanti, ripartendosi secondo complesse
leggi fisiche determinate dall'equilibrio di immissioni e prelievi; ciò rende non
tracciabile il percorso dell'energia, per cui ogni squilibrio locale, non tempestivamente
compensato, si propaga su tutta la rete attraverso variazioni di tensione e frequenza.
Il sistema elettrico possiede caratteristiche proprie di elevata incertezza le quali si
ripercuotono in maniera considerevole sulle decisioni di investimento, sui costi ed infine
sul prezzo. L‟incertezza riguarda principalmente la volatilità dei costi sia dei combustibili
che dell‟energia elettrica stessa.
In ogni intervallo temporale la domanda di elettricità, ovvero la potenza prelevata dagli
utenti del sistema elettrico, è minore rispetto alla produzione poiché occorre tenere conto
delle perdite di trasmissione e distribuzione, di trasformazione della potenza ai diversi
livelli di tensione.
Come si determina la produzione istantanea massima?
Questa è determinata in maniera rigida dalla domanda massima non essendo possibile,
come già detto in precedenza, l‟accumulo di energia elettrica. Tutto ciò comporta una
importante conseguenza: il sistema elettrico deve dimensionare tutti i suoi impianti di
generazione, trasmissione e distribuzione in funzione della massima domanda istantanea,
indipendentemente dal fatto che questa duri per un secondo, un‟ora o parecchio tempo.
Si provi ora a pensare al significato del prodotto elettrico in termini di costo di
generazione: una stessa quantità di energia può essere prelevata dalla rete con modalità
anche molto diverse. Se si ipotizza una quantità prelevata di 9420 MWh, essa può derivare
da un prelievo di 9420MW per una singola ora così come di 1MW per 9420 ore: nei due
casi il prelievo energetico è lo stesso, ma i costi di produzione sono molto differenti. Il
costo, quindi, non è da imputare ad una semplice funzione della quantità di energia
prelevata annualmente, ma va invece utilizzata una curva di carico: è questa la variabile
fondamentale che l‟industria elettrica utilizza per determinare la vendita del proprio
prodotto.
La conoscenza della curva di carico, esemplificata in figura 2.1, è di fondamentale
importanza nell‟analisi economica e tecnica: sia per l‟industria elettrica, al fine di
ottimizzare gli investimenti in impianti di produzione, di trasmissione e distribuzione, sia
per l‟autorità di regolamentazione, al fine di impostare un sistema razionale di tariffazione.
Lo studio di queste curve, inoltre, consente di ottenere informazioni preziose circa le
caratteristiche di prelievo dell‟utenza al fine di:
8
- determinare la previsione della domanda globale di energia elettrica e la potenza di
massima prelevata (peak load);
- sviluppare reti di trasmissione e distribuzione;
- determinare le singole domande di energia elettrica e massima potenza prelevata da
parte dei grossisti.
Figura 2.1 - Esempio di curva di carico su base giornaliera
2.2 La supply chain dell’energia elettrica
Si è soliti dividere il settore elettrico in quattro distinti segmenti, rappresentati nella figura
2.2:
- la generazione, che consiste nella produzione di energia elettrica;
- la trasmissione, ovvero il trasporto, per mezzo di una rete ad alta tensione, dell‟energia
elettrica dai gruppi di produzione alle reti di distribuzione, collegate tramite cabine di
trasformazione;
- la distribuzione, che consiste nel trasporto dell‟energia elettrica fino alle utenze finali,
tramite una rete di media e bassa tensione, avente una diffusione capillare sul territorio;
- la vendita, ovvero l‟offerta vera e propria di servizio elettrico ai clienti.
9
Figura 2.2 - La supply chain dell’energia elettrica
La generazione
L‟energia elettrica può essere generata in impianti, detti centrali elettriche, che utilizzano
fonti primarie o secondarie. Le fonti primarie si possono, ulteriormente, suddividere in
esauribili e rinnovabili.
Le fonti esauribili annoverano sia i combustibili fossili (petrolio greggio, gas naturale,
carboni), che i combustibili nucleari (uranio, deuterio). Le fonti rinnovabili possono essere
distinte in due gruppi: quelle disponibili con continuità, o comunque in maniera
programmabile (fonti idrauliche, biomasse, vapore geotermico) e quelle intermittenti, o
non programmabili (energia solare ed eolica).
Le fonti secondarie di energia sono, invece, quelle prodotte artificialmente, mediante la
trasformazione delle fonti primarie con l‟obiettivo di migliorarne l‟efficienza e la facilità di
utilizzo da parte dell‟utente finale. Un esempio su tutti, è la raffinazione del greggio che
separa le diverse frazioni di idrocarburi in esso presenti.
L‟energia elettrica può essere generata secondo due modalità differenti: in corrente
alternata o in corrente continua6. Nel primo caso, un alternatore trasforma l‟energia
meccanica in energia elettrica. Nel secondo caso, invece, l‟energia elettrica viene ottenuta
per generazione diretta, in corrente continua, per mezzo di convertitori (pile a combustibile
oppure pile fotovoltaiche).
La generazione di energia elettrica in corrente alternata si ottiene da una macchina elettrica
rotante, basata sul fenomeno dell'induzione elettromagnetica, costituita da un circuito
induttore posto sul rotore, il quale è percorso da corrente continua, e da un circuito indotto
posizionato sullo statore (la parte fissa).
6La corrente continua è caratterizzata da un flusso di corrente di intensità e direzione costante nel tempo,
mentre la corrente alternata è caratterizzata da un flusso di corrente variabile nel tempo sia in intensità che in
direzione.
10
Per effetto della rotazione del campo magnetico prodotto dall‟induttore, nel circuito dello
statore si ha generazione di forza elettromotrice. L‟alternatore trasforma l‟energia
meccanica, fornita al suo asse, in energia elettrica7. Diversi tipi di macchine, note come
motori primi, permettono di conseguire l‟energia meccanica necessaria:
- nelle centrali termoelettriche inviando vapore alle turbine ottenuto dalla combustione di
fonti primarie, come i combustibili fossili, o secondarie;
- nelle centrali idroelettriche trasformando l‟energia meccanica prodotta per mezzo di
turbine idrauliche;
- nelle centrali eoliche, trasformando l‟energia meccanica prodotta da aerogeneratori.
L‟energia elettrica può essere ottenuta anche per generazione diretta, in corrente continua,
grazie ai seguenti convertitori:
- pile a combustibile, dette fuel cells, attraverso un processo elettrochimico che cattura
l‟energia contenuta in un combustibile, il gas naturale, che si libera dalla reazione
chimica tra idrogeno ed ossigeno convertendola in energia elettrica, per merito di un
processo inverso rispetto a quello dell‟elettrolisi. La pila è solitamente detta a
combustibile in quanto, a differenza della pila comune o della batteria, viene
continuamente caricata di combustibile (idrogeno dal metano) e di comburente
(ossigeno dall‟aria) dall‟esterno;
- pile fotovoltaiche, dette solar cells, attraverso la conversione diretta dell‟energia
radiante in energia elettrica grazie alle caratteristiche di particolari dispositivi
semiconduttori sensibili alle radiazioni solari.
Il trasporto dell’energia elettrica (trasmissione e distribuzione)
Le reti elettriche, quelle di trasmissione soprattutto, svolgono alcune essenziali funzioni:
esse, infatti, si occupano di porre in contatto domanda e offerta, aumentare l‟affidabilità del
sistema e favorire l‟interconnessione di sistemi elettrici diversi, migliorando così la
sicurezza del servizio elettrico stesso.
Il sistema di trasporto si compone di reti di trasmissione (in altissima e alta tensione) e reti
di distribuzione (in alta, media e bassa tensione). La differenza tra le due è di facile
individuazione: le prime hanno il compito di trasportare l‟energia, in corrente alternata o
continua, dalle centrali elettriche alle aree nelle quali si colloca la domanda, le seconde,
invece, consegnano l‟energia elettrica, in corrente alternata, agli utenti finali. I sistemi
elettrici internazionali non sono tra loro isolati, ma sono interconnessi grazie a linee di
trasmissione che consentono scambi di energi anche di notevole importanza (in Italia
attualmente si parla del 15% dei consumi finali8).
7Per conoscere meglio il funzionamento di un alternatore si consiglia di visitare il sito
http://www.lngs.infn.it/calendario/pdf%20feb-dic/marzo/Un%20alternatore%20elementare%20copy.pdf
8Dati "Terna-Enerdata" 2007 Confronti internazionali e "Terna" 2009 Curva cronologica saldo estero -
Rapporto mensile sul sistema elettrico, dicembre 2009
11
Sebbene le linee di trasmissione operino prevalentemente in corrente alternata allo scopo di
permettere l'impiego dei trasformatori, esistono particolari casi i cui viene adottata la
corrente continua.
I sistemi HVDC (High Voltage Direct Current) sono usati per interconnettere tra loro reti
con differente frequenza (asincrone). Per trasmissioni su lunghe distanze, in particolare
dove non sia possibile introdurre elementi di compensazione, può essere più conveniente
l'impiego di corrente continua al posto dell'alternata, poiché si eliminano le perdite dovute
allo sfasamento e per perdita capacitiva. È il caso dei lunghi cavi sottomarini per il
trasporto di energia, come il SA.PE.I. che unisce la penisola Italiana alla Sardegna9. È
necessario però che alle due estremità della linea siano installati dei convertitori in grado di
interconnettere la linea HVDC con la rete ordinaria. La corrente continua, inoltre, è
largamente usata nella trazione ferroviaria italiana, dove sono impiegate linee di
trasmissione specifiche alimentate da stazioni di conversione.
La trasmissione in corrente continua può tranquillamente essere vista come un "cuscinetto"
tra due reti che trasportano corrente alternata: all‟estremo di ciascuna delle due reti una
stazione di conversione esegue la conversione da corrente alternata a corrente continua
mediante rettificatori; la corrente viene poi trasmessa lungo una linea di connessione fino
all‟estremo dell‟altra rete, dove un‟altra stazione di conversione la riconverte in alternata,
mediante un inverter. La trasmissione in continua è caratterizzata da minori perdite
elettriche, in quanto non si verificano né l‟effetto corona10, né altre perdite di potenza
reattiva tipiche della trasmissione in alternata.
La trasmissione in continua può avvenire in due modalità differenti: la prima prevede uno
schema detto monopolare, ovvero due terminali di conversione collegati da un unico
conduttore, utilizzando la terra per il ritorno della corrente; la seconda modalità, invece,
prevede uno schema bipolare, ovvero due conduttori, il che consente di trasmettere potenza
anche quando uno dei conduttori è fuori servizio.
La tecnologia bipolare è preferibile in questi casi:
- quando si collegano due sistemi in corrente alternata non sincronizzati;
- quando si vuole trasmettere un notevole quantitativo di energia a grande distanza e la
soluzione in alternata diventa non economica;
- nel caso di collegamenti sottomarini più lunghi di 50 km, a causa delle eventuali alte
perdite dei cavi sottomarini in alternata.
Per quanto riguarda la trasmissione in corrente alternata, questa utilizza reti essenzialmente
costituite dai seguenti elementi:
- tre linee (terna), solitamente aeree;
9Per maggiori informazioni si consiglia di visitare la pagina dedicata
http://www.terna.it/default/Home/AZIENDA/sala_stampa/press_area/press_kit/press_kit_2008/Sapei.aspx
10L'effetto corona o scarica effetto corona è unfenomeno per il quale una corrente elettrica fluisce tra un
conduttore a potenziale elettrico elevato ed un fluido neutro circostante, come l‟aria, e che implica perdite di
corrente elettrica e può essere fonte di degrado per gli impianti.
12
- sottostazioni di trasformazione;
- sistemi di rifasamento del carico;
- interruttori;
- sistemi di regolazione e controllo.
I conduttori sono in rame nelle linee a bassa tensione e media tensione (le meno recenti),
mentre nelle linee a media tensione di nuova generazione e in quelle ad alta e ad altissima
tensione sono in alluminio o in lega di alluminio.
Le linee di trasmissione sono aeree, di norma, poiché hanno un costo inferiore rispetto ai
cavi; inoltre, l‟altissima tensione sarebbe tecnicamente problematica, se trasportata per
lunghi tratti per mezzo di cavi. Va detto, però, che i cavi, a differenza delle linee aeree, non
sono esposti alle intemperie.
Nelle linee aeree i guasti sono velocemente localizzabili e, di conseguenza, le riparazioni
sono più semplici. Per le linee aeree ad altissima tensione vengono usati piloni a traliccio
in acciaio: a maggiori tensione e distanza tra i piloni, corrisponde un‟altezza, a sua volta
maggiore, dei tralicci; per le linee ad alta tensione si utilizzano, invece, piloni di
calcestruzzo.
I cavi sono connessi ai piloni mediante isolatori: questi vengono realizzati in porcellana,
vetro o materia sintetica, la cui superficie presenta una struttura ad alette; maggiore è la
tensione, più lunghi sono gli isolatori.
Per quanto riguarda le sottostazioni di trasformazione, invece, queste si trovano presso tutti
gli impianti di generazione in cui usufruiscono di grandi trasformatori di potenza con un
preciso fine: innalzare la tensione ai valori richiesti per la trasmissione a distanza, grazie
alle terne di linee. Analoghe sottostazioni, localizzate lungo la rete, riducono la tensione ai
valori richiesti per il suo utilizzo.
In corrente alternata le reti sono interconnesse in modo sincrono, tale modo è realizzabile
solo se tutte le reti operano costantemente alla stessa frequenza e si assistono a vicenda per
conservare l‟equilibrio fra domanda e offerta ogni volta che un evento qualsiasi lo perturbi.
Conviene, ora, ricapitolare gli aspetti essenziali di una rete elettrica.
- limiti di carico: il carico massimo che le linee possono trasmettere è limitato dalle
relative caratteristiche tecniche fisiche. Quando la domanda s‟innalza
considerevolmente le linee tendono a surriscaldarsi e dilatarsi, conseguentemente,
abbassandosi; al limite estremo si può arrivare alla rottura termica dei cavi;
- regolazione in frequenza del carico: l‟equilibrio continuo fra domanda e offerta,
necessario per evitare gravi malfunzionamenti del sistema, viene mantenuto evitando
che la frequenza vari significativamente rispetto al valore nominale medio (50 Hz in
Europa, 60 Hz negli Stati Uniti);