Capitolo I
Gli effetti economici dell’imposizione
1.1. Gli effetti sull’equilibrio economico generale
Analizzare gli effetti economici delle imposte, vuol dire analizzare le
ripercussioni e le variazioni che, l’introduzione di un’imposta o “l’inasprimento
delle aliquote di un’imposta già esistente”, causa sull’equilibrio economico del
singolo soggetto e sull’equilibrio economico generale; quindi a livello macro-
economico e micro-economico.
Gli effetti macro-economici, comportano modifiche alle grandezze macro-
economiche quali l’Offerta, la Domanda, il Reddito, gli Investimenti, i
Consumi e il Risparmio.
Circa gli effetti immediati che le imposte producono sull’economia
nazionale, gli economisti non sono concordi.
Secondo alcuni (Wagner, Genovese) le imposte, anche se gravose, sono
sempre uno stimolo all’attività, poiché spingono i contribuenti a compensare
con una maggiore produzione la diminuzione dei redditi conseguente al
pagamento dell’imposta. Quindi il sistema impositivo è un importante mezzo di
stimolo e di propulsione all’attività produttiva.
Secondo altri (Barone, Knight, Fasiani) invece, le imposte, specialmente se
troppe onerose, costituiscono sempre un freno all’attività, in quanto
opprimendo il contribuente, finiscono col paralizzare ogni sua iniziativa,
pertanto stimolano le esportazioni di capitale, l’emigrazione di persone e le
evasioni fiscali
2
.
Gli effetti macroeconomici, analizzati dalle moderne teorie macro-
economiche, che si presentano più attendibili e realistici sono:
2
Compendio di Scienza delle Finanze, ed. Simone, 2007
Annaida Lombardi
8
- un incremento dell’imposizione diretta, riduce la capacità di consumo e
di investimento dei soggetti passivi. Per contro può anche provocare
una riduzione dei risparmi che a sua volta provoca un’elevata
contrazione degli investimenti (già ridotti per effetto della maggiore
imposizione);
- l’inasprimento delle aliquote delle imposte indirette (soprattutto sugli
scambi e sui consumi) produce un aumento di prezzi, e può instaurarsi
un processo inflazionistico. Inoltre, la possibilità di applicare aliquote
differenziate può favorire o penalizzare determinati settori produttivi,
determinando a monte uno spostamento degli investimenti da un
settore all’altro;
- sempre nel campo delle imposte indirette, la modificazione delle
aliquote nelle imposte sui trasferimenti può penalizzare o favorire le
transazioni in determinati settori (si veda ad esempio il mercato
edilizio, per il quale si è utilizzato tale strumento per dare impulso alle
vendite: essendo il mercato edilizio un settore trainante, si possono
comprendere le conseguenze positive di tale politica fiscale sugli
investimenti, sull’occupazione e sullo sviluppo, oltre naturalmente a
quelle sul piano sociale);
- una particolare politica sui tassi di rendimento dei titoli di debito
pubblico e sul loro regime fiscale può modificare i flussi del risparmio
nazionale e pertanto influire sugli investimenti privati
3
.
L’attività finanziaria influisce sui comportamenti degli operatori economici
e ne distorce le scelte rispetto a quelle considerate ottimali. Le imposte, infatti,
colpendo un determinato bene o servizio, ne variano il rapporto di scambio o di
prezzo in termini degli altri beni o servizi, per cui provocano un incentivo a
ridurne la produzione e/o il consumo rispetto alla situazione ottimale del
mercato. Agiscono, cioè:
- sull’allocazione delle risorse. Il bilancio pubblico può modificare la
domanda dei fattori produttivi da parte di diversi settori economici,
influendo sulla distribuzione delle risorse produttive in vario modo. In
primo luogo un aumento della percentuale di reddito nazionale
prelevata dallo Stato può comportare un aumento dei beni pubblici
3
A. Galimi, C. M. Nuzzo, Scienza delle Finanze, Petrini editore, 1995
Cap. I – Gli effetti economici dell’imposizione
9
disponibili, a scapito dei beni privati. Più precisamente, il settore
pubblico può incrementare la domanda di fattori produttivi, capitale e
lavoro, da impiegare per produrre beni da porre gratuitamente a
disposizione della collettività, riducendo la domanda di detti fattori da
parte dell’economia di mercato attraverso le imposte che colpiscono
certi beni privati. In secondo luogo può modificare le risorse produttive
impiegate nella produzione dei vari beni nel settore privato, a causa di
modifiche sia della domanda che dell’offerta. Nel primo caso il
prelievo fiscale altera l’equilibrio del consumatore e modifica il suo
piano di scelte, spostando la sua domanda da un bene ad un altro, al
fine di minimizzare l’onere fiscale. Le variazioni della domanda
comportano lo spostamento dell’impiego dei fattori produttivi da un
settore ad un altro. Nel secondo caso, invece, saranno le economie
esterne conseguenti ad una certa spesa pubblica a rendere conveniente
certe produzioni, connesse in qualche modo con quelle prodotte dallo
Stato. In terzo luogo l’efficienza nella distribuzione delle risorse può
modificarsi alterando l’ottima combinazione dei fattori produttivi
(gravando di più un fattore si rende conveniente la sua sostituzione con
altri fattori) o mutando i metodi di produzione (il tributo può
costringere l’imprenditore a procedere a concentrazioni, fusioni o
spezzettamenti) o distorcendo i metodi di finanziamento dell’impresa
(l’imposizione può rendere più conveniente il ricorso
all’autofinanziamento o al ricorso all’indebitamento o al capitale di
rischio) o ridistribuendo territorialmente le risorse (possibile attraverso
un’imposizione differenziata per area geografiche).
- sull’offerta dei fattori produttivi, la quale viene intaccata, o perché si
riducono il desiderio e la volontà di offrire sul mercato i singoli fattori,
o perché si intacca la loro stessa disponibilità;
- sulla distribuzione del reddito nazionale, infatti, è inevitabile che
l’attività finanziaria provochi effetti redistributivi sul reddito, sia diretti
quando provengono da una decurtazione del reddito in seguito al
prelievo fiscale o da un suo aumento in termini reali per il beneficio di
cui un individuo o un gruppo gode in seguito all’attività finanziaria, e
sia indiretti quando provengono da una variazione nel compenso dei
fattori della produzione in seguito all’attività finanziaria o da una
variazione nel livello dell’occupazione;
Annaida Lombardi
10
- sulla stabilità, intesa tanto come stabilità monetaria, cioè come livello
dei prezzi e tanto come stabilità reale, cioè come processi di
depressione economica
4
. E’ chiaro infatti, che le imposte comportano
una contrazione della domanda, che funge da stabilizzatore del ciclo
economico in periodo di inflazione, e che accentua la depressione,
qualora l’economia si trovi in questa seconda situazione. In particolare
si ritiene che, le imposte indirette abbiano una maggior efficacia
stabilizzatrice, in quanto il loro gettito si adegua prontamente ed in
misura maggiore alle variazioni del reddito nazionale; in
contrapposizione ad un’imposta diretta sul reddito che, poiché riscossa
mediante dichiarazione annuale, comporta dei mutamenti solo dopo un
certo lasso di tempo. Ciò è vero se ci riferiamo ad un imposta indiretta
a valorem, commisurata al valore delle merci scambiate, infatti in tal
caso l’imposta indiretta si adegua prontamente al variare degli acquisti
e dei prezzi; non è vero, nel caso di imposte indirette commisurate alla
quantità prodotta, e non al valore dei beni. L’imposta progressiva sul
reddito potrebbe in ogni caso essere considerato un importante
stabilizzatore automatico, in quanto al variare del reddito variano anche
le aliquote; ma in situazioni di inflazione si verifica il fenomeno del
cosiddetto “drenaggio fiscale” (fiscal drag). Quando la moneta si
svaluta, tutti i valori si esprimono in cifre più elevate, così anche il
reddito nominalmente aumenta ma in termini reali resta invariato o
addirittura diminuisce. Aumenta, così, il livello della base imponibile
e, per il principio della progressività, scattano aliquote più elevate,
sicchè il contribuente è sottoposto a un prelievo più gravoso senza che
la sua capacità contributiva sia mutata.
- sullo sviluppo del reddito o del prodotto nazionale , ciò naturalmente
dipende dalle conseguenze che la politica finanziaria può determinare
sugli incentivi al lavoro, sul risparmio, sugli investimenti. Le decisioni
di un individuo, circa la propria offerta di lavoro, dipendono da motivi
economici, in particolare, dal salario e da altre forme di remunerazione
del lavoro, e da numerosi altri fattori psicologici e sociali. Un’imposta
influisce sugli incentivi al lavoro di un individuo, in quanto ne riduce il
reddito ed il potere di spesa (effetto reddito), e in quanto muta il
4
C. Cosciani, Scienza delle Finanze, Utet 1977
Cap. I – Gli effetti economici dell’imposizione
11
rapporto di scambio fra reddito e riposo, e cioè il saggio del salario o
prezzo del lavoro (effetto sostituzione). Il risparmio individuale
dipende da vari fattori, primo fra tutti il fatto che la distribuzione dei
redditi di una persona non corrisponde a quella desiderata nei consumi,
per cui mediante il risparmio, riesce a conseguire il percorso di
consumo preferito. È chiaro che le imposte indirette, le quali tassano il
consumo, favoriscono il risparmio; c’è però da dire che, considerato il
risparmio quale consumo futuro e considerato che, le imposte possono
avere un carattere permanente e non temporaneo, si ha solo un
posponimento dell’imposta a quando avverrà il consumo.
Diversamente, un’imposta diretta sul reddito colpisce gli interessi attivi
sul risparmio dei precedenti periodi, e consente in genere la
deducibilità dall’imponibile degli interessi passivi, per cui presenta un
effetto sostituzione contrario al consumo futuro e quindi al risparmio.
La decisione di investimento di un individuo o di un’impresa dipende
dalla sua convinzione di accrescere in tal modo la propria ricchezza;
ciò vuol dire che teoricamente un investimento verrà attuato quando, il
valore attuale dei redditi futuri è maggiore del costo dell’investimento
stesso. L’imposta sul reddito riduce i ricavi netti, ma al tempo stesso,
in genere, consente delle deduzioni che riguardano gli ammortamenti
dell’investimento effettuato e gli interessi passivi. Gli effetti
dell’imposta sulla convenienza ad investire dipendono pertanto, dalle
disposizioni di legge in proposito. Considerando la deduzione
dell’ammortamento e degli interessi passivi quale riduzione del costo
di investimento si dirà che, l’effetto dell’imposta sulla convenienza ad
investire sarà nullo, quando il valore attuale dei ricavi netti viene
ridotto in misura percentuale uguale alla contrazione del costo
dell’investimento. Se il primo diminuisce di una percentuale superiore
a quello del secondo, l’imposta costituisce un disincentivo
all’investimento, in caso contrario un incentivo
5
.
5
Leccisotti, Pedone, Istituzioni di Scienza delle Finanze, Giappichelli editore
Annaida Lombardi
12
1.2. L’evasione, l’elusione e la rimozione dell’imposta
Fra gli effetti micro-economici, ossia le ripercussioni che l’introduzione di
un tributo genera sull’equilibrio economico del singolo soggetto, rientrano
l’evasione e l’elusione.
Il contribuente, evade quando, si sottrae illegalmente, in tutto o in parte,
dall’obbligo del pagamento dell’imposta. La decisione di non pagare consegue
da un complesso calcolo del contribuente che tiene conto tanto del beneficio
che potrà conseguire dal mancato versamento all’erario di una somma di
denaro, e tanto dei costi connessi a tale comportamento.
Il contribuente, confronterà l’utilità del mancato pagamento con la penosità
dello stesso, rappresentato ad esempio, dalla sanzione eventualmente da pagare
qualora si è scoperti e dalla probabilità che ciò avvenga.
Molti fattori costituiscono cause e/o condizioni che determinano un diverso
grado di evasione in un Paese, quali rigidità del sistema tributario, livello della
pressione fiscale, etica del cittadino, livello delle sanzioni, propensione al
rischio del contribuente, onere amministrativo dell’imposta, stima della qualità
dei servizi pubblici offerti e molti altri ancora. Sono questi, i fattori su cui lo
Stato cerca di incidere, per introdurre misure volte a contenere il fenomeno
dell’evasione, il quale, genera non poche ripercussioni negative su tutto il
sistema economico, compromettendo anche il raggiungimento degli obiettivi
dell’attività finanziaria pubblica.
In particolare, l’evasione:
- altera la distribuzione del carico tributario: provoca, infatti, una
diminuzione del gettito dell’imposta; e siccome il fabbisogno pubblico
deve in ogni caso essere fronteggiato, la conseguenza è un aumento
della pressione fiscale sulle categorie di contribuenti che non evadono;
- provoca distorsioni nella concorrenza di mercato: le imprese che
evadono, non essendo gravate da alcun peso dell’imposta, possono
facilmente raggiungere posizioni di vantaggio nel mercato praticando
prezzi più competitivi rispetto ai produttori che pagano le imposte
dovute;
- rende meno efficiente l’allocazione delle risorse: la necessità di
prevenire e reprimere i fenomeni di evasione richiede l’organizzazione
Cap. I – Gli effetti economici dell’imposizione
13
di un sistema di controlli che assorbe risorse distogliendole da altri
impieghi più produttivi
6
.
Il contribuente elude l’imposta, quando si sottrae dal pagamento del tributo
senza violare la legge, e pertanto, senza incorrere in alcuna sanzione da parte
delle autorità, ma semplicemente ponendo in essere operazioni o atti volti
esclusivamente ad aggirare obblighi o divieti legislativi, ottenendo in tal modo,
un’indebita riduzione del carico fiscale. Ad esempio, il contribuente elude,
quando, per evitare un’imposta che colpisce il consumo di un bene, rinuncia
all’acquisto di quel bene per consumare un bene succedaneo
7
. Analogamente,
quando una società sana e attiva ne incorpora un’altra gravemente dissestata, al
solo scopo di imputarne le perdite al proprio bilancio e ridurre così l’utile
imponibile.
Il contribuente valuterà l’elusione raffrontando il beneficio che ne
consegue, con l’onere, non sempre monetario, relativo alla sostituzione di una
scelta ante-imposta, da lui ritenuta ottimale, con una scelta post-imposta,
ritenuta sub-ottimale.
Gli effetti economici dell’elusione, sono analoghi a quelli dell’evasione, sia
per il fisco, perché l’imposta non viene pagata, sia per il mercato, perché anche
in tal caso vengono alterate la distribuzione del carico tributario e le condizioni
di competitività fra gli operatori economici. Pertanto, lo Stato è interessato ad
emanare disposizioni specifiche, volte ad evitare le forme più ricorrenti di
elusione.
A livello europeo la creazione di un mercato unico, così come ha favorito
forme di collaborazione e di integrazione fra imprese e società di Stati diversi,
così ha reso più facili i comportamenti elusivi che fanno leva sulle differenze
fra le legislazioni tributarie dei singoli Stati. L’Unione Europea ha emanato
alcune direttive, recepite dagli Stati membri, per evitare le forme più gravi di
elusione.
Il contribuente può talvolta, senza evadere o eludere le disposizioni di
legge, modificare le sue scelte:
6
Dorella-Orlando, La scienza delle finanze, Tramontana 2006
7
Si dicono succedanei quei beni che, nella soddisfazione dei bisogni, possono essere sostituiti gli
uni agli altri.
Annaida Lombardi
14
- rinunciando a svolgere, in tutto o in parte, la sua attività produttiva, al
fine di ridurre l’imponibile su cui applicare l’imposta (rimozione
negativa). Questa scelta crea un danno sia alla finanza pubblica, in
quanto un tale comportamento causa una riduzione del gettito
tributario, sia all’economia generale del Paese, giacché comporta una
contrazione della domanda globale e degli investimenti;
- incrementando la propria attività al fine di recuperare la diminuzione di
reddito causata dal prelievo tributario (rimozione positiva). E’ opinione
prevalente che un eccesso di onere tributario difficilmente costituisce
uno stimolo allo sviluppo economico, in quanto scoraggia qualsiasi
nuova iniziativa poiché i margini di profitto risultano ridotti
dall’imposizione
8
.
Generalmente, la scelta dell’individuo circa la durata e l’entità della sua
attività lavorativa non dipende solo da motivazioni economiche, ma anche da
una serie di fattori extra-economici, quali: la soddisfazione personale, il
desiderio di emergere professionalmente, l’amore per il proprio lavoro e così
via; tanto maggiore è il peso di queste motivazioni tanto minore sarà l’effetto di
un imposta sul reddito, sull’offerta di lavoro.
Ciò dipende dal sistema di curve di indifferenza di cui il soggetto è dotato;
infatti: consideriamo un lavoratore puro che percepisce un unico reddito
derivante dal suo lavoro e supponiamo che egli possa scegliere fra due beni atti
a soddisfare i suoi bisogni: riposo o lavoro, nel senso che il lavoratore deve
scegliere di impiegare il suo tempo lavorando per produrre reddito, con il quale
soddisfare i suoi bisogni, o procurarsi direttamente il soddisfacimento dei
bisogni con il riposo.
Riportiamo su un grafico (fig. 1) la situazione:
- sull’asse Y riportiamo la durata del lavoro e del riposo (OR
rappresentano le 24 ore della giornata, che lette da O verso R indicano
il tempo destinato al riposo e lette da R verso O, indicano il tempo
destinato al lavoro);
- sull’asse X indichiamo il reddito netto che il lavoratore può conseguire
con una certa quantità di lavoro.
8
A. Gilibert, Scienza delle Finanze e diritto Tributario, Lattes editore.
Cap. I – Gli effetti economici dell’imposizione
15
La curva RS, la cui inclinazione dipende dal tasso del salario, interseca gli
assi nei punti R e S; OS rappresenta il reddito massimo che il lavoratore può
ottenere lavorando per l’intero giorno, cioè OR.
Introduciamo la curva di indifferenza
9
a, e, nel punto in cui essa risulta
tangente alla curva RS (punto M) si ottiene la soddisfazione massima, quindi,
in questo punto il lavoratore destinerà il tempo RT al lavoro (OT al riposo) per
conseguire un reddito ON.
9
Indica tutte le combinazioni dei due beni, lavoro e riposo, che offrono al lavoratore lo stesso
grado di soddisfazione.
Fig.1- Rimozione positiva e negativa
R
T
REDDITO
M
S'
RIPOSO - LAVORO
Y
S X
a
N
M'
T'
L
P
N'
c
M''
T''
L'
P'
N''
o
b
Annaida Lombardi
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Introduciamo un imposta proporzionale sul reddito. La prima conseguenza
si registra sul tasso di salario, che si riduce, e pertanto la curva RS si sposta
verso la curva RS’. Le distanze in orizzontale tra le due curve indicano
l’ammontare delle somme prelevate a titolo di imposta, che si riducono mano a
mano che il reddito diminuisce.
- Consideriamo la curva di indifferenza b, tangente alla nuova curva RS’
in corrispondenza del punto M’; notiamo che il tempo destinato al
lavoro per conseguire un reddito si riduce da RT a RT’; si ha quindi la
rimozione negativa. Il reddito lordo conseguito con RT’ ore di lavoro è
OL, ma poiché M’P rappresenta l’ammontare dell’imposta, il reddito
netto è ON’;
- Consideriamo la curva di indifferenza c, tangente alla curva RS’ nel
punto M’’, in corrispondenza di una quantità di lavoro RT’’ e un
reddito conseguito N’’, notiamo che, il tempo destinato al lavoro è
aumentato e pertanto si ha rimozione positiva. Il reddito lordo in
corrispondenza di RT’’ ore di lavoro è OL’’ ma poiché M’’P’
rappresenta l’ammontare dell’imposta, il reddito netto è ON’’;
- Se invece, consideriamo una curva di indifferenza tangente alla curva
RS’ nel punto F, non si ha alcuna rimozione.
Quindi, la possibilità di avere o meno la rimozione dipende dal sistema di
curve di indifferenza dell’individuo, oltre ovviamente ai motivi extra-
economici già detti
10
.
È chiaro che, ciò è valido, anche nel caso si ipotizzi l’introduzione di
un’imposta fissa sul reddito (fig. 2 ).
10
C. Cosciani, Scienza delle Finanze, Utet 1977
Cap. I – Gli effetti economici dell’imposizione
17
In tal caso l’ammontare dell’imposta, non dipendente da alcuna variabile,
sposta la retta RS in BB’ e le distanze in orizzontale fra le due rette indicano il
gettito dell’imposta.
Volendo, a tal punto, confrontare le due tipologie di imposta, quella
progressiva sul reddito e quella fissa, introduciamo nel grafico la retta RS’ e
una curva di indifferenza d tangente ad entrambe le rette, RS’ e BB’. Notiamo
che il gettito delle due imposte considerate è diverso: MD rappresenta il gettito
nel caso di imposta progressiva e M’D’, rappresenta il gettito nel caso di
imposta fissa, quindi MD<M’D’: il gettito che si ottiene in caso di imposta
progressiva è minore di quello che si ottiene introducendo un’imposta fissa sul
reddito.
Fig.2- Esempio di rimozione d’imposta
RIPOSO - LAVORO
o
d
x
R
S'
REDDITO
M'
B'
y
S
B
D'
M D
Annaida Lombardi
18
1.3. L’ammortamento o la capitalizzazione dell’imposta
Si ha ammortamento di un’imposta quando essa, colpendo i redditi prodotti
da un bene, provoca una diminuzione del valore del bene stesso. Un effetto
inverso, noto come la capitalizzazione dell’imposta, ha invece l’abolizione o la
diminuzione di un’imposta che colpisce il reddito prodotto da un bene,
accrescendo il valore del bene stesso.
Si tratta di un fenomeno, tipico dei beni immobili, che si manifesta
attraverso la diminuzione del valore del cespite, il cui reddito è colpito da una
nuova o maggiore imposizione.
Alcuni definiscono l’ammortamento una tipica forma di “traslazione
all’indietro”, ove non vi sono due soggetti, inciso e percosso, ma il soggetto
che subisce l’onere tributario (ossia la diminuzione del valore del bene) è lo
stesso titolare del reddito colpito dall’imposta. Il passaggio, pertanto, si verifica
unicamente dal reddito (inizialmente decurtato) al capitale che genera reddito
(che subisce una svalutazione).
Ad esempio: un fabbricato che produce un reddito pari a euro 1.000,00, ad
un tasso medio di mercato del 5%, ha un valore capitale di euro 20.000,00; se
viene introdotta un’imposta sul reddito dei fabbricati pari al 10%, il reddito
residuo netto di imposta sarà euro 900,00 A parità di tasso di mercato il valore
del fabbricato si ridurrà a euro 18.000,00. Il proprietario avrà percezione di tale
riduzione, se intende trasferire il bene: infatti euro 18.000,00 sarà il prezzo che
si potrà ottenere dalla vendita del bene, e il nuovo proprietario, riducendo il
prezzo di acquisto, avrà ammortizzato in via preventiva il tributo che dovrà
pagare sul reddito prodotto dal bene oggetto di transazione.
Se ciò è valido teoricamente, può non verificarsi nella realtà perché, ad
esempio la scarsa offerta di immobili mantiene alta la domanda (e quindi i
prezzi) oppure la situazione economica generale favorisce l’acquisto di beni
rifugio come sono appunto gli immobili, o ancora perché il tasso di interesse
del mercato subisce una uguale percentuale di riduzione (infatti in tal caso il
valore del bene rimarrebbe invariato)
11
.
11
Galimi-Nuzzo, Scienza delle Finanze, Petrini Editore