Crisi dell’economia territoriale e sistema creditizio : il caso del tortonese
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CAPITOLO 1
LA SITUAZIONE SOCIO-ECONOMICA
DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA
1.1. CENNI DEMOGRAFICI
La Provincia di Alessandria è composta da 190 comuni. Nel 1995, l'andamento
demografico è stato negativo, e neppure il favorevole saldo migratorio ha consentito di
colmare il decremento relativo al saldo naturale. Al 31/12/1995, la carta d'identità della
provincia era la seguente:
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POPOLAZIONE RESIDENTE 435.301
POPOLAZIONE RESIDENTE AL 31 / 12 / 94
437.009
MASCHI 208.448
FEMMINE
226.813
BILANCIO DEMOGRAFICO
NATI 2.826
MORTI 6.682
IMMIGRATI 12.707
EMIGRATI 10.559
SALDO COMPLESSIVO - 1.708
L'area in questione contava, nel 1995, 435.301 residenti, contro 437.009 nel 1994.
Nell'ultimo anno si è registrato un calo più elevato di quello verificatosi nei dodici mesi
precedenti, attestandosi su un saldo negativo di 1.708. Considerando un arco temporale
più ampio, per esempio dieci anni, emerge un andamento costantemente negativo.
Infine, il saldo migratorio presenta un trend positivo, ma non sufficiente a colmare le
lacune causate dal saldo naturale. Per analizzare più compiutamente la struttura
demografica provinciale è opportuno considerare i tassi di natalità e mortalità, che
presentano i seguenti valori: 6,48 per mille il primo e 15,32 per mille il secondo.
Da queste ultime informazioni si evince come il divario nascite-morti sia elevato.
La Provincia di Alessandria può essere suddivisa, dal punto di vista demografico, in
sette zone, ciascuna delle quali fa capo ad un centro demograficamente rilevante.
Considerati i precedenti tassi, è possibile operare un confronto. Da questa operazione
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emerge che quattro aree fanno registrare valori superiori alla media provinciale e tre
denotano percentuali inferiori. Le prime sono Alessandria (6,9 per mille), Casale
Monferrato (6,99), Valenza (7,01), Novi Ligure (6,52). Le restanti sono Tortona (5,91),
Acqui Terme (5,65) ed Ovada ( 4,91). Dopo aver effettuato la comparazione
relativamente al tasso di natalità, vediamo come si presenta la situazione relativamente
a quello di mortalità. Il confronto riguardante questo parametro, il cui valore di
riferimento è pari a 15,32 per mille, fa, in questo caso, emergere tre valori superiori
(Casale Monferrato-16,87 per mille, Tortona-16,41 e Acqui Terme-16,75) e quattro
inferiori alla media provinciale (Alessandria-14,1 per mille, Valenza-12,7, Novi Ligure-
15,03 e Ovada-15,20). Il saldo naturale assume valori negativi in tutte le zone, mentre
quello migratorio ha un andamento positivo in sei zone, ed in quella rimanente,
Valenza, è negativo. La variazione totale è negativa in tutte le aree, con valori oscillanti
da -5 a -669. In termini totali si riscontra un saldo migratorio pari a +2.148 ed uno
naturale equivalente a -3.856, quindi una variazione assoluta di -1.708, corrispondente
ad un decremento esprimibile percentualmente come -0,39.
Per quanto riguarda i comuni, gli insediamenti dell'area sono relativamente piccoli,
infatti 116 dei 190 centri raggiungono, al massimo, 1.000 abitanti, 64 non superano i
5.000, 3 i 10.000 e 7 superano questo limite. Se concentriamo l'attenzione sulle
famiglie, i dati a disposizione denotano l'aumento complessivo, nel 1995, di 424
famiglie, rispetto al dato rilevato a fine 1994. Questo compensa, all'interno dei
comprensori provinciali, il valore relativo alla zona di Alessandria, che fa registrare una
perdita di 46 famiglie. Le aree che hanno avuto il maggior incremento sono quelle di
Tortona (+154) e di Acqui Terme (+141), mentre l'aumento minimo è riscontrato nelle
zone di Casale Monferrato (+12) e di Valenza (+13). Passando a considerare le
variazioni nei centri-zona, dobbiamo annoverare una elevata diminuzione nel comune di
Alessandria, che perde 115 famiglie, seguito, in senso negativo, da quello di Casale
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Monferrato con -32 e da Novi Ligure con -12. Gli altri centri importanti fanno registrare
variazioni positive: Tortona (+144), Acqui Terme (+45), Ovada (+14), Valenza (+7). La
composizione media delle famiglie, a livello provinciale, risulta essere, al 1995, di 2,29
componenti, con un andamento pressochè costante rispetto al 1994 (2,30). Lo stesso si
può affermare riguardo ai sette maggiori centri, che denunciano una composizione
media di 2,31 al 1995 contro il 2,32 del 1994. Ora esaminiamo la dinamica demografica
provinciale nel 1995 per sesso, sulla base di una ricerca del CeDRES (Centro di
Documentazione e Ricerche Socio-Economiche della Provincia di Alessandria). Da
questo studio è emersa la netta prevalenza delle femmine (226.813, pari al 52,1%) sui
maschi (208.448, 47,9%). La zona dove la componente maschile è più marcata è quella
di Novi Ligure, con il 48,5%, mentre le aree più "femminilizzate" sono quelle di
Alessandria (52,5%) e di Casale Monferrato (52,4%). La distribuzione della mortalità
fra i due sessi è più equilibrata, ed è pari al 49,4% per i maschi ed al 50,6% per le
femmine. La zona di Ovada registra una prevalenza della mortalità maschile (53 contro
47%); nettamente superiore alla media la mortalità femminile nell'area di Valenza (55,2
contro 44,8%). La zona di Alessandria richiama un perfetto equilibrio (886 morti sia tra
i maschi che tra le femmine). E' interessante anche analizzare la struttura per età della
popolazione della provincia. I dati disaggregati sono stati elaborati dall'IRES (Istituto di
Ricerche Economico-Sociali del Piemonte), sulla base delle informazioni relative al
1993.
Dopo aver esaminato i vari valori, procederemo al calcolo di alcuni indici, e cioè:
ξ indice di vecchiaia Iv= ( P65-inf / P0-14 ) x 100;
ξ indice di invecchiamento Iiv= ( P65-inf / P0-inf ) x 100;
ξ indice di dipendenza totale, dei giovani e degli anziani, attraverso le seguenti
formule:
Idt= ( (P0-14+P65-inf) / P15-64 ) x 100,
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Ida= ( P65-inf / P15-64 ) x 100,
Idg= ( P0-14 / P15-64 ) x 100.
TAB. 1 - La popolazione della Provincia di Alessandria divisa in tre macroclassi (dati
del 1993).
MACROCLASSI Maschi Femmine Totale
V.A. % V.A. % V.A. %
0-14 24.542 11,67 23.315 10,16 47.857 10,89
15-64 147.567 70,16 148.753 64,81 296.320 67,36
65-Inf. 38.204 18,17 57.445 25,03 95.649 21,75
TOTALE 210.313 100,00 229.513 100,00 439.826 100,00
Fonte: Nostra elaborazione su dati CeDRES.
Sulla base di questa distribuzione della popolazione per classi di età, è possibile
innanzitutto verificare che la fascia più giovane (0-14) rappresenta il 10,89% del totale,
la categoria che sostiene il carico sociale, quella 15-64, il 67,96%, e la classe anziana il
21,75%. Gli indici illustrati in precedenza assumono i seguenti valori:
Iv=199,9; Iiv=21,7; Idt=48,4; Idg=16,1; Ida=32,3.
I risultati, sulla base dei dati del 1993, denotano la presenza di circa 200 anziani ogni
100 giovani; inoltre, gli stessi anziani rappresentano il 21,7 dell'intera popolazione
provinciale. Il carico sociale sulle classi lavoratrici è del 48,4%, rispettivamente del
16,1% per i giovani e del 32,3% per gli anziani. Per concludere questa panoramica sulla
situazione demografica non resta che trattare il tema dell'istruzione ed il suo rapporto
con l'occupazione. Premettendo che i dati si riferiscono al Censimento del 1991, ed
operando un confronto con i risultati dei precedenti questionari, è possibile verificare
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che, tra il 1961 ed il 1991, il numero dei laureati è salito da 4.776 a 13.394 e quello dei
diplomati da 19.389 a 77.745, mentre si riduce drasticamente il numero degli analfabeti,
passato da 12.384 a 4.189. Al novembre 1991, le donne rappresentavano il 42,4% dei
laureati, il 51,2% dei diplomati, ma anche il 61,1% degli analfabeti. Il 45,4% degli
analfabeti si concentrava nelle classi di età più elevate. Vediamo ora come si
distribuisce la popolazione in condizione non professionale e la distribuzione degli
attivi secondo il titolo di studio.
TAB. 2 - Popolazione in condizione non professionale secondo il titolo di studio nel
1991.
TITOLO DI STUDIO Disocc. In cerca di 1° occ. Ritirati dal lavoro Totale
Laurea 937 546 1.502 2.985
Diploma 16.307 3.802 6.195 26.304
Lic. Media Inferiore 37.176 4.829 13.905 55.910
Lic. Elementare 53.691 857 70.035 124.583
Alf. Senza Tit. Studio 21.297 83 15.141 36.521
Analfabeti 1.779 41 1.921 3.741
TOTALE 131.187 10.158 108.699 250.044
Fonte: CeDRES.
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TAB. 3 - Occupati divisi secondo il titolo di studio nel 1991.
TITOLO DI
STUDIO
Agricoltura Industria Terziario Totale
V. A. % V. A. % V. A. % V. A. %
Laurea 178 1,3 1.423 2,2 8.808 9,5 10.409 6,1
Diploma 1.604 11,8 14.866 22,7 34.971 37,7 51.441 29,9
Lic. Media Inf. 3.806 28,1 29.774 45,4 33.019 35,6 66.599 38,7
Lic. Elementare 7.374 54,4 18.068 27,6 15.314 16,5 40.756 23,7
Alf. Senza Titolo 503 3,7 1.127 1,7 613 0,6 2.243 1,3
Analfabeti 93 0,7 262 0,4 93 0,1 448 0,3
TOTALE 13.558 100,0 65.520 100,0 92.818 100,0 171.896 100,0
Fonte: CeDRES.
Come è facilmente constatabile, il grosso dei laureati e dei diplomati è occupato nel
terziario, mentre ridotte quote di questo gruppo a elevato grado di istruzione sono
impiegate in agricoltura.
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1.2. UNO SGUARDO ALL' ECONOMIA
Considerando che i dati presi in considerazione riguardano il Censimento del 1991, e
sono stati pubblicati nel 1996, vediamo di esaminare la situazione economica della
provincia di Alessandria.
Nel corso dell'ultimo decennio le imprese si sono ridotte numericamente del 9,2%,
passando da 32.444 a 29.465; anche i relativi occupati sono diminuiti, ma solo del
3,8%: erano 115.045 al Censimento del 1981, contro i 110.624 dell'ultima rilevazione
censuaria.
Questi risultati complessivi scaturiscono da un differente comportamento dei diversi
comparti in cui può essere suddivisa la realtà produttiva locale. Quanto al numero delle
imprese, hanno fatto registrare le diminuzioni più marcate quelle inserite nei settori
"Trasporti e Comunicazioni" (-29,4%); "Industria manifatturiera" (-16,5%);
"Commercio e riparazioni" (-14,4%).
Sono invece notevolmente aumentate, praticamente raddoppiate (+99,9%), nel settore
"Altri servizi" (attività immobiliare, noleggio, informatica, ricerca, altre attività
professionali, sanità, difesa, pubblica amministrazione) e sensibilmente cresciute nel
"Credito e assicurazioni" (+29%).
Anche il numero degli occupati nelle diverse branche produttive ha seguito un
andamento di segno analogo, anche se di differente consistenza percentuale.
Per concludere, è opportuno un approfondimento sulla struttura delle imprese: 27.911
aziende (il 94,7%) avevano meno di 10 addetti ognuna, arrivando ad occupare il 53,1%
del totale dei lavoratori della provincia. Il numero medio degli addetti era di 3,75, solo
leggermente superiore a quanto risultò dal questionario del 1981. Il 94,3% delle imprese
risulta essere unilocalizzato. Tra quelle plurilocalizzate, 722 lo sono a livello comunale,
511 hanno diffusione provinciale, 89 regionale e 288 nazionale. Un quadro decisamente
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più preciso e dettagliato dell'apparato produttivo provinciale è fornito dall'esame della
situazione delle Unità Locali, le quali forniscono indicatori più completi di quelli riferiti
alle imprese, poichè prescindono dalla localizzazione geografica dei soggetti giuridici
dai quali dipendono. Le unità operative all'epoca censuaria erano 34.901 (con una
flessione, rispetto ai 10 anni precedenti, di 4.757 unità, pari al 12%). Il numero degli
occupati, passati da 158.081 a 147.363, mostra una diminuzione del 6,8% ed una
"perdita" di 10.718. Anche in questo caso le contrazioni più vistose riguardano la
sezione dei trasporti, quella manifatturiera ed il commercio-riparazioni. Una
aggregazione maggiormente "consolidata" dei comparti produttivi fornisce i seguenti
risultati - tra parentesi gli scostamenti percentuali con il Censimento del 1981:
ξ industria in senso lato e costruzioni : 9.651 unità locali (-11%) e 62.247
addetti (-11,4%);
ξ commercio, riparazioni, alberghi e pubblici esercizi: 15.310 unità locali (-15,7%) e
44.244 addetti (-6,9%);
ξ altri servizi: 9.385 unità locali (+22,9%) e 39.562 addetti (+13,8%), a dimostrazione
di una crescente "terziarizzazione" dell'economia alessandrina.
Le unità locali di dimensioni "minime" (meno di dieci addetti) rappresentano il 93,6%
del totale e danno lavoro al 46% degli occupati complessivi; quelle comprese nella
classe 10-99 addetti sono il 6,1% con una occupazione pari al 33% del totale.
La polverizzazione delle U.L. resta una caratteristica tipica della nostra area. Il più
importante comparto per numero di insediamenti (1.736) ed occupati (8.570), è quello
delle "altre" industrie manifatturiere.
Sotto questa veste anonima si celano quasi esclusivamente le unità locali ed i lavoratori
orafi, tanto importanti per l'economia locale.
Ora, avvalendoci di supporti tabellari, vediamo la situazione della struttura produttiva
della provincia di Alessandria. Precisiamo che per il comparto agricoltura e pesca si
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considerano le attività dei servizi non rientranti nel campo di osservazione del
Censimento dell'Agricoltura.
TAB. 4 - Imprese per settore di attività economica nel 1991.
ATTIVITÀ’ 1981 1991 Variazione %
Agricoltura e Pesca 2.988 538 -81,99
Industria Estrattiva 56 30 -46,43
Industria Manifatturiera 6.245 5.213 -16,53
Energia / Gas / Acqua 38 19 -50,00
Costruzioni 3.561 3.456 -2,95
Commercio e Riparazioni 12.846 11.000 -14,37
Alberghi e Pubblici Esercizi 1.496 1.504 0,53
Trasporti e Comunicazioni 1.904 1.344 -29,41
Credito e Assicurazione 359 463 28,97
Altri Servizi 2.951 5.898 99,86
TOTALE 32.444 29.465 -9,18
Fonte: Unioncamere.
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TAB. 5 - Addetti delle imprese per settore di attività economica nel 1991.
ATTIVITÀ’ 1981 1991 Variazione %
Agricoltura e Pesca 5.539 1.345 -75,72
Industria Estrattiva 670 203 -69,70
Industria Manifatturiera 50.628 45.383 -10,36
Energia / Gas / Acqua 366 326 -10,93
Costruzioni 11.135 11.009 -1,13
Commercio e Riparazioni 29.102 27.779 -4,55
Alberghi e Pubblici Esercizi 3.787 4.187 10,56
Trasporti e Comunicazioni 5.506 4.733 -14,04
Credito e Assicurazione 1.487 1.927 29,59
Altri Servizi 6.825 13.732 101,20
TOTALE 115.045 110.624 -3,84
Fonte: Unioncamere.
TAB. 6 - Unità locali per settore di attività economica nel 1991.
ATTIVITÀ’ 1981 1991 Variazione %
Agricoltura e Pesca 3.021 555 -81,63
Industria Estrattiva 80 40 -50,00
Industria Manifatturiera 6.583 5.566 -15,45
Energia / Gas / Acqua 147 85 -42,18
Costruzioni 4.038 3.960 -1,93
Commercio e Riparazioni 13.635 11.912 -12,64
Alberghi e Pubblici Esercizi 1.580 1.633 3,35
Trasporti e Comunicazioni 2.938 1.765 -39,93
Credito e Assicurazione 587 745 26,92
Altri Servizi 7.049 8.640 22,57
TOTALE 39.658 34.901 -12,00
Fonte: Unioncamere.
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TAB. 7 - Addetti delle unità locali per settore di attività economica nel 1991.
ATTIVITÀ’ 1981 1991 Variazione %
Agricoltura e Pesca 5.521 1.310 -76,27
Industria Estrattiva 627 238 -62,04
Industria Manifatturiera 57.120 49.911 -12,62
Energia / Gas / Acqua 1.425 1.205 -15,44
Costruzioni 11.085 10.893 -1,73
Commercio e Riparazioni 29.920 28.749 -3,91
Alberghi e Pubblici Esercizi 4.101 4.530 10,46
Trasporti e Comunicazioni 13.511 10.965 -18,84
Credito e Assicurazione 3.165 3.795 19,91
Altri Servizi 31.606 35.767 13,17
TOTALE 158.081 147.363 -6,78
Fonte: Unioncamere.
Infine, rivolgiamo l'attenzione alle categorie professionali operanti nelle unità locali: il
65% era personale dipendente, contro il 30% di imprenditori e soci di cooperative ed un
5% di familiari coadiuvanti (assai numerosi nel commercio).
Tra i subordinati, la categoria più consistente era costituita dagli operai (47.378, pari al
58% di tutti i lavoratori dipendenti), seguiti dagli impiegati (22.225, 27,2%), dagli
appartenenti alle "categorie speciali" (4,6%), dagli apprendisti (3,6%), "dall'altro
personale" (3,4%), dai direttivi e quadri (1,6%) e dai dirigenti (1,4%).
Per quanto riguarda le istituzioni, in provincia hanno sede 943 enti di questo tipo.
Le unità operative sono 2.374, delle quali 1.296 sono pubbliche (52,1%). Quelle più
numerose (32,8%) sono associazioni riconosciute o fondazioni, seguite dai ministeri
(21,2%), dagli enti locali (19%) e dalle associazioni non riconosciute (15,2%). Quanto
agli occupati, denunciano una media di 9,4 addetti ognuna, ma la regola è quella di una
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struttura organizzativa con 3-5 collaboratori, mentre le unità senza lavoratori
rappresentano il 36,1% del totale.
Le strutture di maggiori dimensioni sono gli enti sanitari pubblici ed alcuni enti locali,
mentre la maggior parte dei lavoratori è impiegata in uffici ministeriali (8.610, 38,4%),
in enti sanitari pubblici (6.184, 27,3%) ed in enti locali (4.149, 18,5%). Solo l'8,9%
(pari a 2.000 occupati) è alle dipendenze di istituzioni sociali private.
Al termine di questa visione generale, esaminiamo la struttura economica
dell'alessandrino attraverso un esame più dettagliato dei singoli settori, con il seguente
ordine:
1. agricoltura;
2. industria;
3. artigianato;
4. terziario.
1.2.1. L' AGRICOLTURA
Questo è stato per decenni il settore trainante dell'economia provinciale. Poi, nel giro di
pochi anni, l'agricoltura è cambiata.
Il numero delle aziende si è ridotto, la superficie coltivata si è contratta, l'allevamento
ha subito forti contraccolpi anche a causa di un mercato divenuto globale e che deve
rispondere a logiche che ormai hanno poco a che fare con le esigenze degli operatori
locali. Nel 1990, anno dell'ultimo censimento dell'agricoltura, erano presenti 35.493
aziende agricole, con una superficie complessiva di 262.210 ettari ed una utilizzata di
183.967. La dimensione media aziendale totale era di 7,4 ettari e di 5,2 ettari come
superficie utilizzata.