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1.1 LE PRIME RICERCHE SULLA MOTIVAZIONE
Vennero fatte negli anni ’70 due studi significativi, cercando di identificare i
motivi che favoriscono nei giovani la persistenza nell’attività sportiva,il primo
da Alderman e Wood (1979)5 definendo sette motivi/incentivi che dirigono il
comportamento degli esseri umani:
1. affiliazione: opportunità di stabilire relazioni interpersonali significative e di
essere confermati nella propria capacità di stare in un gruppo e di fare e
mantenere amicizie;
2. potere: opportunità d’influenzare e controllare gli altri;
3. indipendenza: opportunità di fare cose per proprio conto senza l’aiuto degli
altri;
4. stress: opportunità di svolgere attività eccitanti;
5.eccellenza: opportunità di acquisire abilità sportive per il proprio interesse o
per primeggiare su un altro;
6. successo: opportunità di acquisire prestigio, approvazione sociale, status o
altri rinforzi estrinseci;
7. aggressività : opportunità di dominare gli altri.
Con questo studio effettuato coinvolgendo 3000 atleti dagli 11 ai 18 anni è
emerso che alla base della scelta di una disciplina sportiva ci sono motivi come
il bisogno di fare amicizia (l’affiliazione)e di affrontare situazioni eccitanti per
tentare di superarle (lo stress), mentre valori come aggressività, il potere e
l’indipendenza risultano poco determinanti nel determinare il coinvolgimento
sportivo. Ma il risultato più interessante di questo studio è di aver evidenziato
che tutte queste motivazioni sono simili nei bambini e negli adolescenti, nei
ragazzi e nelle ragazze anticipando studi successivi i quali dimostreranno che i
giovani fanno sport per un insieme abbastanza omogeneo e costante di
motivazioni intrinseche.
5
Alderman e Wood (1979)
11
Le uniche variazioni presenti in funzione all’età, genere, tipo di sport e
caratteristiche socioculturali riguardano l’importanza che alcune ragioni
assumono rispetto ad altre lasciando invariato la struttura motivazionale.
Il secondo studio venne fatto da Sapp e Haubenstricker (1978)6 confermando i
risultati di Alderman e Wood ma aggiungendo a quelle motivazioni un’altra
variabile che si riferisce al desiderio di mantenere una buona forma fisica.
Nel 1983 vennero fatti degli studi da parte di Gill,Gross e Huddleston7, per la
prima volta con l’utilizzo di un questionario di motivazione alla pratica sportiva
suscettibile di essere utilizzato nei programmi di ricerca su questo tema
studiando a livello descrittivo le ragioni che determinano la scelta di praticare
uno sport.
Somministrando suddetti questionari, la ricerca di Gill, Gross e Huddleston è
arrivata ad individuare otto fattori, rappresentativi delle categorie generali della
motivazione allo sport:
- il fattore “riuscita/status”, che fa riferimento al desiderio di vincere, di essere
popolari, di migliorare il proprio status, di fare qualcosa in cui si è capaci e
ricevere premi;
- il fattore “squadra”, relativo al desidero di essere parte di una squadra;
- il fattore “forma fisica”
- il fattore “spendere energia”, comprendente ragioni che riguardano il desiderio
di scaricare le tensioni, di muoversi e di stare fuori casa;
- il fattore legato a quei rinforzi estrinseci che possono sostenere la motivazione
del soggetto, come le persone per lui significative e il piacere derivante dall’uso
del materiale sportivo;
- lo sviluppo e il miglioramento delle abilità sportive;
- l’amicizia e il desiderio di coltivare delle amicizie, nuove e vecchie;
6
Sapp, M., & Haubenstricker, J. (1978). Motivation for joining and reasons for not continuing in youth
sports programs in Michigan. Paper presented at American Alliance for Health, Physical Education and
Recreation (AAHPER) Convention, Kansas City, Missouri.
7
Gill D.L., Gross J.B., Huddleston S. (1983) Partecipation Motivation in Youth Sports, in
<<International Jourmal of Sport Psychology>>, 14, pp.1-14.
12
-il“divertimento”.
Tra tutte le suddette motivazioni, quella che è apparsa maggiormente
determinante è legata allo sviluppo e al miglioramento delle proprie abilità
sportive; fermo restando che comunque l’acquisizione di questa competenza è
necessario che avvenga in un contesto che tenga in considerazione anche le altre
motivazioni8 ,soprattutto al fine di evitare l’abbandono sportivo.
1.2 LE RICERCHE SUCCESSIVE
Le ricerche successive hanno voluto verificare delle ipotesi più specifiche
cercando di identificare quali fossero le dimensioni motivazionali nei giovani
praticando discipline sportive individuali e di squadra. Si è visto che questi studi
hanno individuato gli stessi fattori rilevati nelle indagini precedenti infatti
emerge che il desiderio di essere fisicamente attivi, di sentirsi in forma e di
essere in buona salute sono motivazioni che guidano la pratica sportiva dei
giovani, degli adulti e degli anziani. Oltre a questa base motivazionale comune a
tutte le età emergono anche altri bisogni individuali che variano in funzione
dell’età dei praticanti in particolare :
l’acquisizione di competenza sportiva e il desiderio di gareggiare sono
motivazioni importanti nei bambini e nella prima adolescenza;
il sostegno dell’allenatore, dei genitori e degli amici è molto importante
nei bambini e in misura minore nella prima adolescenza;
il mantenimento della forma fisica e dello stato di salute sono bisogni
importanti in tutte le fasce di età ma sono quelli prioritari nelle varie fasi
dell’età adulta sino alla vecchiaia;
8
(Cei, 1998)
13
l’acquisizione di status sociale, costituito dalle ragioni che indicano il
desiderio di farsi notare dagli altri, di essere popolare e di vincere è
rilevante nella tarda adolescenza.
Un altro aspetto importante che si è voluto studiare è se esiste o meno una
differenza di motivazione tra i bambini che praticano quelle versioni degli sport
agevolati per la loro età ( come minirugby,minivolley, il minibasket…) e le altre
fasce d’età che praticano la sport nella loro versione completa. Si è visto che le
motivazioni sono analoghe tra bambini e giovani adolescenti cambia soltanto il
peso che danno elle motivazioni stesse.
Nei più giovani sono maggiormente rilevanti le dimensioni legate
all’affiliazione, mentre nelle età successive prevalgono quelle connesse al
bisogno di eccitazione e all’acquisizione di competenze sportive 9.
1.3 L’APPROCCIO INTERCULTURALE
Le ricerche eseguite sin qui descritte presentano un limite non trascurabile, sono
state fatte soprattutto da Britannici o americani su soggetti di lingua anglofona, il
campione studiato e i risultati ottenuti quindi non rispecchiano totalmente le
culture di altri paesi.
È diventato necessario per coloro che vivono in altri ambiti culturali replicare le
ricerche svolgendole nel loro contesto confrontandole poi con i risultati
provenienti dalle indagini nordamericane. Servendosi del modello di Gill e
colleghi alcune ricerche hanno identificato l’esistenza di fattori motivazionali
relativamente omogenei nei giovani di paesi diversi, essenzialmente l’unica
variabile è la dominanza o meno di alcuni aspetti motivazionali rispetto ad altri.
Una ricerca 10condotta in Italia su 2589 giovani di 9-18 anni praticanti sport di
squadra ed individuali ha permesso di individuare interessanti differenze in
9
[Bergerone et al. 1987; Buonamano, Cei e Mussino 1993 ].
10
[Buonamano,Cei e Mussino 1993; 1995 ]
14
relazione al livello socio-economico e culturale delle famiglie. I risultati di
questi studi sono:
tra i giovani che praticano sport organizzati il 21% appartiene a famiglie con
elevato livello culturale, il 44% con livello medio-alto,il 22,5% con livello
medio-basso e il 13% con un livello basso;
più è elevato il livello culturale, maggiore è la propensione al cambiamento di
disciplina e minore è l’età in cui si è avviati allo sport ( molto probabilmente
dato dall’agevolazione economica dove passare dallo sci al motocross per un
ragazzino di una famiglia di ceto sociale alto non risulta difficile, e dove lo sport
praticato deve essere “ all’altezza “ con la classe sociale di appartenenza );
i figli unici sono avviati in misura minore allo sport rispetto alle famiglie con più
figli ( 19% vs 76%, dato anche dal fatto che molte volte lo sport per i genitori
viene anche visto come momento in cui il proprio figlio è in qualche modo preso
in custodia dalla “ tata-allenatore “);
il fattore successo/status è più forte nei ragazzi e fra coloro che vivono nei nuclei
famigliari residenti al sud, che hanno fratelli e i cui genitori sono di estrazione
socioculturale medio bassa.
Differenze socioculturali si riscontrano anche in relazione alle cinque tipologie
di atteggiamento verso lo sport che sono state identificate e che sono così
composte:
1. gli entusiasti: ritengono che lo sport porti al successo e alla fama, ma non
discriminano sufficientemente tra le diverse ragioni che per loro sono tutte molto
importanti, provengono da famiglie numerose, con livello socioculturale medio-
basso che vivono nel Sud Italia;
2. i bisognosi di socializzazione: praticano in prevalenza giochi di squadra
vengono da famiglie con livello culturale medio-alto che vivono al centro-nord;
3. i competitivi: considerano la vittoria e l’agonismo come espressione
importante dell’autorealizzazione, solo secondariamente sono valutate come