2
In questo ambito la importanza del credito al consumo viene riconfermata, anzi
rafforzata proprio per sostenere la produzione, i consumi ed il benessere del
sistema.
Vengono introdotti nuovi principi, accorgimenti, norme e pratiche da adottare a
tutela del consumatore e più in generale della sostenibilità del mercato stesso del
credito al consumo.
Ecco perché parlare di credito al consumo oggi è un tema di “scottante”
attualità.
Oggi, per chi si occupa di fare banca, il tema della corretta concessione di
credito è tornato ad essere il tema portante dei conti economici e degli stati
patrimoniali.
Per il consumatore, il ricorso al credito può rappresentare oggi il modo per
superare un temporaneo momento di difficoltà, oppure per avere accesso a beni
di consumo e servizi, magari non accessibili altrimenti. Così come potrebbe
significare compiere “il passo più lungo della gamba”.
Per i nostri genitori, il ricorso al credito al consumo, ha rappresentato una
conquista del benessere.
Le cronache economiche degli anni del “boom economico” non risultano essere
segnate da ampi dibattiti di contiguità tra usura e ricorso al credito. Era un paese
che cresceva economicamente ed in cui la creazione del valore che giustifica la
concessione di credito era un dato strutturale.
Credo sia difficile prevedere oggi quali saranno gli sviluppi dei nuovi principi che
saranno introdotti nel mercato del credito al consumo.
Sicuramente si tratterà di un intervento destinato a porre regole nuove su tutti gli
anelli fondamentali della attuale catena: distribuzione, controllo del rischio di
credito, informazione e acculturamento del consumatore.
Sicuramente tali interventi serviranno ad impedire che alcuni eccessi cui abbiamo
assistito in altri mercati possano proliferare. Al contempo credo sia facile
prevedere che altri mercati, soprattutto quelli “latini”, tradizionalmente lontani
dagli eccessi della “rata” propri del mondo anglosassone, vedranno una
prosecuzione del ricorso a tale forma di facilitazione creditizia, magari proprio
per aiutare le nostre economie e, noi consumatori, a godere di un nuovo ciclo di
benessere.
A chi si approccia, oggi, a temi tanto delicati, partendo proprio dal punto di vista
accademico, auguro di ambire a fare le stesse cose viste fare dalle generazioni
che l’hanno preceduto, non solo in maniera diversa, ma possibilmente migliore.
3
I Il credito: da concetto di usura a stile di vita
1.1.Alcune riflessioni
1732-1757 Benjamin Franklin, dall’ Almanacco di Riccardo brav’uomo:“ Chi
cerca un prestito cerca una mortificazione. La superbia dell’apparenza è una vera
maledizione. La superbia fa colazione con l’abbondanza, pranza con la povertà e
cena con la vergogna. Dopo tutto cosa si ricava da questa vanità di apparire per
cui si corrono tanti rischi e si sopportano tante sofferenze? Essa non può
conservare la salute, né lenire i mali, né aumentare il merito personale; al
contrario fa nascere l’invidia e accelera la rovina del patrimonio…
Che pazzia indebitarsi per tale superficialità! Quando vi indebitate, pensate a
quello che fate? Chi prende a prestito è schiavo di chi presta, e il debitore del
creditore: abbiate orrore di questa catena, conservate la vostra libertà e mantenete
la vostra indipendenza; siate laboriosi e liberi. Piuttosto che alzarvi con i debiti,
andate a letto senza mangiare”…
… 2008 ABI:
La crescita del credito al consumo prosegue con percentuali a due cifre: Infatti
globalmente i finanziamenti alle famiglie sono cresciuti nel primo semestre del
2008 del 9 per cento sullo stesso periodo dell'anno precedente, superando i 353
miliardi di euro. In dettaglio, poi, il credito al consumo ha messo a segno un
aumento del 17,5 per cento. Giovane, laureato, con una ricchezza complessiva più
elevata della media e titolare di un pacchetto di prodotti finanziari diversificato, è
4
il ritratto dell’ “indebitato tipo”, che quindi non è una persona in difficoltà che
non ce la fa ad arrivare a fine mese…
1.2. Excursus storico.
“ A chi ha sarà dato”, si legge nella Bibbia, perché anche nel pensiero cristiano, l’uomo
senza denaro è l’immagine della morte. C’è uno stretto rapporto fra modernizzazione del
credito e sviluppo economico. Se il motore dell’economia è sempre stata la produzione,
da lungo tempo è il consumo a reggerne le sorti. Tra le conseguenze principali e
maggiormente strategiche di un cambiamento epocale si annovera per l’appunto lo
sviluppo del credito al consumo, al punto da diventare a sua volta uno dei migliori motori
della dinamica sociale.
Su di esso pesa l’eredità millenaria dell’usura
1
e delle condanne che su di essa
sono piovute dalla Chiesa e dalla mentalità borghese.
Il credito al consumo raddoppia le paure antiche: quella che trasforma un semplice
prestito in usura e la paura della crescita incontrollata dei consumi. La prima è
stata ormai superata, se il credito serviva per acquisti moralmente validi come la
casa. Sulla seconda – legata a consumi più minuti ma meno indispensabili – grava
ancora un senso di immoralità.
1
PAOLO PRATO: L’Italia dei consumi: 1965-2005. Usura, fino alla fine del XVI secolo, era
il termine utilizzato per indicare il prestito a interesse.
5
Sviluppo, integrazione e flessibilità sono le tre grandi sfide del mondo moderno e
ognuna di queste sfide di lungo periodo s’intreccia in modo inestricabile al credito
al consumo:
- Se il motore dello sviluppo è la gestione della domanda e non l’offerta
della produzione, il credito al consumo gioca un ruolo centrale nel
promuovere questa domanda;
- l’integrazione – in una comunità, in un paese straniero – e la mobilità
sociale – l’assunzione di stili di vita tipici di una classe superiore, seppur
di poco – trovano nel credito al consumo uno strumento importantissimo,
se è vero che le pratiche nel consumo sono tra gli indicatori più
significativi di integrazione e mobilità;
- La flessibilità nei comportamenti d’acquisto è stata implementata dal
credito al consumo in modo assai più convincente ed efficace che da
qualsiasi politica di settore , dalla produzione al lavoro.
2
E’ a partire dalla fine dell’800 che la spirale salario-debito-assistenza si spezza in
favore di una nuova visione del credito, inteso come mezzo d’integrazione sociale.
Si tratta di un mutamento favorito dalla comparsa del salariato industriale,
dapprima erogato su base settimanale, poi bisettimanale e quindi mensile. Fissata
una scadenza nella percezione del salario, la famiglia è in grado di gestire le
2
GIUSEPPE DE RITA,. Storia del credito al consumo: la dottrina e la pratica, Il
mulino, 1993.
6
proprie liquidità e di programmare il finanziamento dei propri bisogni. Si
comincia così a diffondere l’idea che sia possibile anticipare spese che il proprio
lavoro consentirà di pagare più in là, un poco alla volta. Il credito interviene
perciò durante il primo ciclo di vita della famiglia, quando questa ha necessità di
attrezzarsi per il presente e il futuro. Famiglia che poi, in un secondo ciclo di vita,
sarà in grado di risparmiare per preparare la pensione e saldare i debiti contratti
nella fase precedente. Il credito al consumo contribuisce alla valorizzazione di se
stessi grazie all’acquisto di quei beni simbolo che vanno a delineare uno standard
di vita. Esso consente di accorciare il tempo, anticipare le scelte di vita
realizzandole al momento anziché dover attendere di accumulare il denaro
necessario, per il quale un’ individuo potrebbe impiegare anche tutto l’arco della
propria esistenza. In cambio di questa possibilità si chiede, naturalmente, un
compenso. Il buon senso vuole che la durata del rimborso di un credito non debba
mai superare la durata di uso del bene acquistato grazie a quel prestito. Ma le cose
si complicano con l’introduzione del prestito personale e delle carte di credito ove
l’apertura teoricamente illimitata di un credito può generare comportamenti
esagerati dal punto di vista del consumo, che molto probabilmente si collocano
nella sfera del futile e dell’effimero.
Il ruolo principale del credito al consumo è la valorizzazione sociale. I primi a
farne uso sono le giovani coppie, le famiglie di operai e impiegati, i nuovi
7
immigrati: quelle fasce sociali in cerca di quegli strumenti che consentono loro di
fare ingresso in una categoria superiore.
3
Alla fine degli anni ’60 l’Italia avvia il grande ciclo dei consumi, che produce un
allargamento delle scelte e dei comportamenti di ciascuno. La vera e propria corsa
al pieno consumo si ha tra la seconda metà degli anni ’70 e i primi anni ’80,
quando avvengono alcuni mutamenti di mentalità sintetizzabili in tre punti
principali:
• La quantità prevale sulla qualità
• La varietà soppianta la fedeltà
• All’etica della parsimonia (che induceva alla manutenzione dei
beni di consumo) si sostituiscono la reversibilità delle scelte e la
praticità della sostituzione.
A questo corrisponde l’emergere di una fascia di consumi che potremmo definire
di seconda necessità, obiettivo di spesa sono sempre meno la casa di proprietà,
l’automobile, un’alimentazione di base, vacanze e istruzione – semplicemente
perché già acquisiti – ma diventano la seconda casa, la seconda automobile, il
mangiare al ristorante. Gli italiani si sono fatti esigenti e vanno a cercare beni e
servizi di livello medio-alto che connotino affidabilità, immagine, distinzione. E
se per assestarsi a livelli di vita superiori una delle scorciatoie è quella di prendere
3
ARTHEMUS WARD, Scienza e storia naturale “ Badiamo ad essere felici e a vivere secondo le
nostre possibilità, anche se per farlo dobbiamo prendere dei soldi a prestito”
8
soldi a credito, perché l’attuale condizione non consente di vivere al di sopra delle
proprie possibilità, ecco che si spalanca una porticina. Dapprima per alcuni. Poi
per molti altri. E sarà una crescita continua: anche in Italia si diffonde l’abitudine
di ricorrere a banche e finanziarie per ottenere prestiti che verranno restituiti a
rate, nel tempo. Il mercato del credito al consumo subisce un’accelerazione grazie
alle mutate condizioni non tanto economiche del Paese, quanto alla mutata
mentalità degli italiani, protagonisti di una vera e propria “ rivoluzione
antropologica”.
Superate le molte resistenze ideologiche che ancora in pieno Novecento pesano
sul credito come una macchina infamante la dignità della persona, alcune aziende
cominciano a organizzarsi secondo gli esempi che giungono dal mondo
anglosassone. Tra le prime spicca la Fiat, che nel 1922 crea una propria società
finanziaria allo scopo di razionalizzare i giri di cambiali. Ma l’inizio vero e
proprio si ha nel 1960 con il varo di Compass e nel 1965 con Prestitempo.
Il credito diventa un fenomeno di massa. E’ facilmente accessibile e le modalità di
restituzione si adattano alle esigenze di ogni consumatore. La crescita di queste
forme di pagamento viene incontro ai mutati scenari del desiderio di possesso e
rende possibile a sempre più vaste fasce della popolazione l’accesso a beni ritenuti
ormai indispensabili ma che diversamente sarebbero irraggiungibili dati i prezzi
elevati. Ormai il vecchio risparmio non attrae più, sembra legato a una visione
della vita statica e poco sognatrice. Chi ha qualche soldo da parte tende a
spenderlo subito e anche chi non ce l’ha si sente spinto a comprare, in nome del
9
tutto e subito. A pagare c’e’ sempre tempo. E così si è passati da un’economia del
bisogno a quella della disponibilità.
4
1.3. Cos’e’ il credito al consumo? Fonti normative.
Il credito al consumo negli ultimi anni ha subito una notevole espansione,
diventando lo strumento finanziario privilegiato per soddisfare la domanda di beni
durevoli e non durevoli. Tale fenomeno è nato nel momento in cui,
all’acquisizione di un bene di consumo da parte di un individuo, si è
accompagnato il pagamento differito della somma dovuta. Con l’emanazione della
direttiva comunitaria del 22 Dicembre 1986, n. 87/102 sono state poste le basi per
una normativa comune del credito al consumo, normativa che in Italia si realizza
con gli art. 18 – 24 della legge del 19 Febbraio del 1992, n. 142 contenente “
disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia
alle Comunità Europee”, meglio nota come “ Legge comunitaria per il 1991”.
Essa definisce il credito al consumo come la concessione, nell’esercizio di una
attività commerciale o professionale, di prestiti o finanziamenti a favore di una
persona fisica per scopi estranei all’attività professionale svolta. Altre norme
relative a tale argomento sono:
4
F. JULIENE E LABRUYERE, Storia del credito al consu mo, Il mulino, 1994
10
• La legge 154 del medesimo anno. Essa stabilisce importanti normative
sulla trasparenza dei servizi bancari e finanziari, tra cui quelli relativi al
credito al consumo, fissando precisi obblighi di informazione nei confronti
dei clienti anche in fase promozionale.
• Decreto legislativo 385 del primo settembre 1993 anche noto come Testo
Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia. Essa fissa per gli
operatori del credito al consumo l’obbligo di iscrizione in appositi elenchi
tenuti presso la Banca d’Italia.
• Legge 108 del 1996, la quale sancisce i criteri per stabilire la soglia
massima dei tassi di interesse oltre la quale scatta il cosiddetto “tasso
d’usura”.( vedi paragrafo 2.8.)
• Legge 52 del 1996, la quale identifica e proibisce le clausole vessatorie.
(vedi paragrafo 1.4.2.)
• Decreto legislativo 196 del 2003, in tutela della privacy.
• Codice deontologico pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 300 del 23
settembre 2004, che fissa le regole di buona condotta per i sistemi
informativi volti a classificare l’affidabilità dei clienti e la loro puntualità
nei pagamenti.( vedi paragrafo 4.2.)
• Direttiva 48 del 2008 dell’Unione Europea. (vedi capitolo 3)
1.3.1. La trasparenza
11
La trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari persegue l’obiettivo, nel
rispetto dell’autonomia negoziale, di rendere noti ai clienti gli elementi essenziali
del rapporto contrattuale e le loro variazioni e di promuovere e salvaguardare la
concorrenza nel mercato bancario e finanziario.
5
Il rispetto delle regole, e quindi dei principi di trasparenza e correttezza nei
rapporti con la clientela, attenua i rischi legali e di reputazione e concorre ad una
sana e prudente gestione della banca.
Le disposizioni in materia di trasparenza si applicano a tutte le operazioni e a tutti
i servizi aventi natura bancaria e finanziaria, offerti dalle banche in Italia.
Le disposizioni prevedono:
• Forme di pubblicità su tassi, prezzi e altre condizioni contrattuali praticate
per le operazioni e per i servizi e sui principali strumenti di tutela previsti
in favore dei clienti; qualsiasi condizione economica relativa alle
operazioni deve essere pubblicizzata nei locali aperti al pubblico;
• Requisiti di forma e contenuto minimo dei contratti ( vedi paragrafo
1.4.1.);
• Forme di tutela nei casi di variazione, sfavorevole al cliente, delle
condizioni contrattuali e comunicazioni periodiche idonee a fornire al
5
CARRIERO G., Autonomia privata e disciplina del mercato. Il credito al consumo. Nuova
trasparenza bancaria, tutela del risparmiatore e prospettive di riforma del credito al consumo.
Giappichelli, 2004