2
Dal punto di vista, metodologico, invece, Stern utilizza il modello Page 2002 IAM 21
(Policy analysis of the Greenhouse Effect 2002) analizzando la crescita del reddito
(PIL) con e senza gli effetti del cambiamento climatico.
Lo sviluppo del mio lavoro di tesi, nelle pagine a seguire, sarà basato su un approccio
sia economico che scientifico, descrivendo innanzitutto i vari fenomeni del’effetto
serra e del riscaldamento globale e le conseguenze che questi comportano, poi dopo
aver analizzato quali saranno i costi del cambiamento climatico in assenza di
interventi, verrà fatta una approfondita analisi delle misure di mitigazione e
adattamento e dei costi connessi a tali politiche, arrivando a dimostrare cosi che i
costi dell’inazione superano di gran lunga quelli dell’azione (mitigazione e
adattamento).
3
CAPITOLO 1:
RISCALDAMENTO GLOBALE
1.1: COS’È IL RISCALDAMENTO GLOBALE?
Per riscaldamento globale s’intende l’aumento della temperatura media
dell’atmosfera terrestre e degli oceani nel corso degli anni.
Secondo i dati dell’IPCC, la temperatura superficiale globale del pianeta sarebbe
aumentata di 0,74 ± 0,18°c durante gli ultimi 100 anni fino al 2005 e le proiezioni
future fanno prevedere un quadro ancora peggiore con un aumento della temperatura
media superficiale del pianeta di circa 1,1°C-6,4°C, prima della fine del 21° secolo. Il
motivo principale di un surriscaldamento cosi’ eccessivo è da attribuirsi
all’incremento della concentrazione di gas serra antropogenici con la relativa
intensificazione del fenomeno “effetto serra”.
Il mantenimento della temperatura della biosfera terrestre attorno a valori medi adatti
alla vita è dovuto principalmente all’azione combinata di quattro fattori:
1. Calore interno del pianeta.
2. Irraggiamento solare, che fornisce l’energia per l’effetto serra.
3. Presenza dell’atmosfera che attenua gli sbalzi di temperatura giornalieri e
stagionali.
4. Effetto serra naturale, che amplifica l’effetto termico dell’irraggiamento solare.
Il riscaldamento o raffreddamento globale è direttamente legato alla variazione di
questi fattori. L’attuale fase di riscaldamento del pianeta è determinata
principalmente dall’aumento della concentrazione atmosferica di anidride carbonica
o biossido di carbonio (CO2), uno dei gas serra. Un incremento di circa 2 ppm all’
4
anno che non ha eguali nella storia recente del pianeta . L’ anidride carbonica deriva
da tutti i processi di combustione oltre che dal metabolismo degli esseri viventi.
Essa è in parte assorbita dalle piante che, mediante il processo di fotosintesi
crofilliana la ritrasformano in sostanze vitali. In particolare il processo di fotosintesi
crofilliana prevede che con l’azione della luce le piante verdi possono fissare
l’anidride e trasformarla in carboidrati rilasciando poi l’ossigeno. Ciò avviene di
giorno sfruttando l’azione della luce; di sera invece avviene esattamente il processo
inverso, cioè le piante assorbono ossigeno e rilasciano nell’atmosfera anidride
carbonica. Tuttavia di sera il rilascio di anidride carbonica da parte delle piante
avviene con un rapporto di 1 a 2 rispetto all’assorbimento di anidride carbonica di
giorno, ciò significa che l’anidride carbonica che le piante assorbono di giorno è due
volte l’anidride carbonica che le stesse rilasciano di notte. Quanto detto ci fa capire il
ruolo fondamentale giocato dalle piante nell’assorbimento di anidride carbonica e
come il problema dell’effetto serra sia una concausa della deforestazione . Tuttavia
secondo le stime, il pianeta riuscirebbe oggi ad assorbire mediante la fotosintesi
clorofilliana e l’azione delle alghe degli oceani, meno della metà delle emissioni di
CO2 anche a causa della deforestazione. A contribuire ulteriormente al problema
effetto serra e al conseguente riscaldamento globale del pianeta vi è la maggiore
produzione di metano da fermentazione dovuta ad un incremento significativo
dell’allevamento intensivo e delle colture a sommersione (ad esempio il riso). Altri
gas serra sono i fluorocarburi, che vengono utilizzati nel campo della refrigerazione,
il protossido di azoto che deriva dall’uso di fertilizzanti azotati in agricoltura e dal
traffico. Infine c’è un gas poco conosciuto: l’esafluoruro di zolfo usato in molti
settori, in particolare nella produzione di parti e componenti in magnesio,nelle
centrali elettriche (infatti, laddove c’è alta tensione e abbiamo bisogno di
interrompere i circuiti, per evitare che si crei un arco elettrico si usa questo gas),per
l’insonorizzazione dei doppi vetri,etc………). Va poi sottolineato il fatto che gli
effetti del riscaldamento climatico antropico potrebbero essere molto maggiori se non
5
vi fosse stata una relativa riduzione dell’irraggiamento solare dovuta
all’inquinamento atmosferico. Paradossalmente, quindi una riduzione
dell’inquinamento (in particolare degi sox e del particolato) potrebbe portare ad un
aumento delle temperature superiore a quanto ipotizzato.
1.2: L’EFFETTO SERRA
L’effetto serra è un fenomeno naturale e necessario per permettere alla superficie
terrestre di avere temperature adatte alla vita, in particolare quella umana: ad esempio
la decomposizione di piante ed animali morti o la normale attività geotermica dei
vulcani emettono enormi quantità di gas serra, ma in questi casi si tratta di emissioni
costanti o in lentissima evoluzione e per questo non ritenute problematiche. Quindi, a
parte tale effetto serra naturale il problema è l’eccesso di riscaldamento dovuto ad un
più marcato effetto serra. Cerchiamo ora di capire il meccanismo del fenomeno in
discussione. Noi, sappiamo che sulla superficie terrestre incidono i raggi solari con
elevato contenuto energetico, attraversando i gas atmosferici che sono completamente
permeabili ai raggi UV. Questi raggi vengono riflessi sotto forma di raggi infrarossi
cioè di minore intensità energetica, che vengono trattenuti in parte dai gas atmosferici
(c.d gas serra) per essere riflessi ulteriormente sul pianeta: Quindi l’aumento della
concentrazione dei gas serra determina un aumento complessivo della temperatura sul
pianeta e il relativo verificarsi di una serie di eventi negativi quali il graduale
scioglimento delle calotte polari,l’innalzarsi del livello del mare,la desertificazione, la
modifica della distribuzione delle piogge, l’aumento nell’intensità e frequenza di
eventi meteorologici estremi e una serie di altre conseguenze che via via
esamineremo nel prosieguo dell’elaborato.
6
1.3: ALCUNI CENNI STORICI
Se è vero che solo negli ultimi tre decenni, il problema del riscaldamento globale è
salito veramente alla ribalta, è altrettanto vero che tale tematica ha cominciato ad
interessare gli scienziati fin dalla fine dell’800.
Era il 1896 quando lo scienziato svedese Svante Arrhenius propose per la prima
volta una relazione tra la concentrazione di anidride carbonica e l’aumento della
temperatura atmosferica. Allora Arrhenius stabilì che la temperatura della terra fosse
di 15° C e che sarebbe potuta aumentare di 5° C, se ci fosse stato un raddoppio della
concentrazione di Co2. E fu sempre Arrhenius, insieme con Thomas Chamberlin ad
asserire che l’attività umana potesse scaldare la terra aggiungendo anidride carbonica
all’atmosfera. Queste prime teorie restarono per lungo tempo ai margini degli studi
scientifici, poiché prevaleva la convinzione che le forze umane fossero insignificanti
rispetto a forze naturali come l’attività solare e la circolazione oceanica. In particolar
modo gli oceani erano considerati immensi serbatoi di carbonio, in grado di
smaltirne facilmente la concentrazione atmosferica. Bisognerà aspettare gli anni 50
perché queste idee vengano seriamente messe in discussione. In questi anni, in
pratica, fu provato che l’anidride carbonica avesse un ciclo di vita atmosferico di 10
anni e che la capacità di ritenzione della stessa da parte degli oceani fosse limitata. In
pratica solo un terzo della Co2 antropogenica era realmente assorbita dagli oceani.
Dunque il primo passo era stato fatto: la scienza aveva accettato la forte relazione tra
concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera e la relativa temperatura. Negli
immediati anni a seguire, tuttavia, si fece strada – sebbene solo in alcuni ambiti
scientifici – l’idea che la terra fosse soggetta ad un processo di raffreddamento e non
di riscaldamento. Teoria questa, ignorata da molti, che palesava addirittura il rischio
di una nuova era glaciale. Dobbiamo aspettare la fine degli anni 70 perché il
fenomeno del riscaldamento globale venga finalmente interpretato nel modo giusto,
grazie soprattutto a Stephen Schneider, divenuto in quegli anni uno dei maggiori
esperti e teorizzatori del fenomeno. Dagli anni 80 il problema del riscaldamento
7
globale e dell’effetto serra diventa di interesse mondiale e viene fondato un pannello
intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) dal programma ambientale delle
Nazioni Unite e dall'organizzazione meteorologica mondiale, con l’obiettivo di
predire le conseguenze dell'effetto serra secondo i modelli climatici e le informazioni
esistenti (maggiori chiarimenti sul IPCC nei capitoli successivi). Con gli anni 90,
però, alcuni scienziati tornarono a mettere in discussione le teorie sul riscaldamento
globale, criticando sia le tecniche di misurazione della temperatura globale, sia il non
aver considerato nella giusta misura le attività di raffreddamento. Si sostenne, in
pratica, che fosse stata sopravvalutata la tendenza al riscaldamento degli ultimi 100
anni e questo indusse l’ICCP a riconsiderare la reale portata dei dati, senza tuttavia
mettere in discussione la tendenza al riscaldamento. I pareri contrastanti rispetto ai
dati di riferimento sul riscaldamento globale, sono ancora oggi oggetto di discussione
e questo forse ha rallentato la messa in atto di seri provvedimenti per contrastare il
fenomeno. Anche il protocollo di Kyoto, cosi come la conferenza di Copenhagen
appena conclusasi ad oggi non stanno riscuotendo i risultati sperati.