Nel primo capitolo si Ł trattato della nascita del calcio come movimento
sportivo prima e come vero e proprio settore industriale poi. Si sono andate
a ricercare le origini dello sport che oggi rappresenta sicuramente in molti
paesi uno dei principali spettacoli mediatici.
Si sono affrontate le varie normative che hanno portato dapprima alla
nascita delle prime societ calcistiche organizzate sotto forma di
associazioni e successivamente alla trasformazione delle stesse in societ
per azioni quotate in borsa.
Il crescente interesse da parte del pubblico relativamente al calcio ha
portato alla trasmissione delle prime partite in chiaro prima e a pagamento
poi. Si Ł analizzata in particolare l ascesa delle televisioni a pagamento
quale nuova e preponderante frontiera di guadagno per le societ
calcistiche.
¨ stato preso in esame lo sviluppo tecnologico delle televisioni a
pagamento, dall analogico al digitale satellitare, dal digitale terrestre alle
piattaforme emergenti (quali l IPTV, l ADSL, il videostreaming e
l UMTS), che hanno reso fruibile il prodotto calcio in maniera sempre piø
capillare.
Successivamente Ł stato fatto un confronto con le discipline relative ai
diritti televisivi e alla loro commercializzazione nei maggiori campionati
europei, nelle competizioni internazionali e negli sport americani
organizzati attraverso diverse leghe professionistiche.
Per quanto riguarda la disciplina legislativa italiana, nel secondo capitolo si
sono analizzati i piø importanti provvedimenti normativi sul tema.
Si sono presi in considerazione i due piø importanti atti legislativi in tema
di titolarit e commercializzazione di diritti televisivi: il decreto legge 30
gennaio 1999, n. 15 e il decreto legislativo 9 gennaio 2008, n. 9, che hanno
sancito dapprima la titolarit soggettiva e la vendita individuale degli stessi,
5
per poi tornare alla vendita collettiva e alla contitolarit dei diritti tra Lega
e societ calcistiche. Parallelamente all analisi legislativa si sono presi in
esame due provvedimenti dell Autorit Garante della Concorrenza e del
Mercato (AGCM): il provvedimento 7340/1999 e l indagine conoscitiva
27/2006 sul mondo del calcio, che hanno portato a conclusioni
diametralmente opposte, ritenendo in un primo momento la vendita
collettiva da parte della Lega illegittima e contraria alle dinamiche del
mercato, per poi auspicarla come soluzione alla sperequazione sempre piø
diffusa nel sistema calcistico italiano.
Particolare attenzione Ł stata poi riservata al periodo transitorio tra la
normativa attuale e il decreto legislativo 9/2008, che produrr pienamente i
suoi effetti a partire dalla stagione sportiva 2010/2011.
Nel terzo capitolo ci si Ł infine soffermati piø diffusamente sulla disciplina
di quest ultimo decreto recentemente emanato.
In particolare sono state analizzate nello specifico, anche in chiave critica e
di prospettiva, le previsioni riguardanti: la contitolarit dei diritti televisivi
e la loro utilizzazione economica; il diritto di archivio riconosciuto ai club;
il rispetto del diritto di cronaca attraverso l analisi dei regolamenti della
Lega Calcio per la stagione sportiva 2008/2009 e i regolamenti AGCOM
recentemente emanati; la mutualit e la ripartizione delle risorse.
6
I CAPITOLO PRIMO
IL CALCIO IN TV: EVOLUZIONE STORICA
E SOCIALE
Sommario: 1.1. La nascita del calcio e lo sviluppo delle societ calcistiche. - 1.2. I diritti
televisivi in chiaro. - 1.3 I diritti televisivi a pagamento: la nascita e lo sviluppo delle
pay-tv, il digitale terrestre e le piattaforme emergenti. 1.4. I diritti televisivi nei
maggiori campionati europei e nelle competizioni internazionali. 1.5. I diritti televisivi
in USA e il ruolo delle Leghe.
1.1. La nascita del calcio e lo sviluppo delle societ calcistiche
Il calcio Ł lo sport piø diffuso, seguito e praticato, sia a livello
professionistico che amatoriale, nel panorama mondiale. La popolarit di
questo sport cresce di continuo anche in paesi senza particolari tradizioni
calcistiche quali Africa, Asia e Stati Uniti.
Infatti sar proprio il Sudafrica ad ospitare nel 2010 i prossimi Mondiali di
calcio, la manifestazione piø importante e seguita di questo sport, dopo che
gi nel 1994 gli Stati Uniti e nel 2002 Corea e Giappone si sono adoperati
nell organizzazione di tale evento planetario.
La prima volta in cui si Ł parlato di calcio e si Ł praticato tale sport risale al
periodo medioevale a Firenze. ¨ qui che Ł nato il calcio fiorentino, antenato
del calcio moderno anche se praticato con regole piø simili all attuale
rugby3.
3
TOSATTI, Il Grande Calcio Enciclopedia del Calcio Mondiale , Fabbri Editori, Milano, 1988.
7
La nascita del calcio moderno come comunemente inteso Ł avvenuta in
Inghilterra ed in particolare nei college britannici, sebbene si fossero
ispirati all antenato sport fiorentino. Il calcio in Inghilterra Ł nato come
sport d’Ølite praticato dai giovani delle scuole piø ricche e delle universit .
Le classi erano fin dall origine composte da dieci alunni, ai quali si
aggiungeva il maestro che giocava sempre insieme a loro formando la
classica squadra di undici elementi tuttora esistente.
Nel 1848 diversi college si sono riuniti all’Universit di Cambridge per
stilare le prime basilari regole del calcio che hanno fugato anzitutto il
dubbio sulla parte del corpo con la quale fosse consentito colpire la palla.
Le cosiddette regole di Cambridge hanno favorito inequivocabilmente il
gioco con i piedi, permettendo comunque il gioco con le mani, ma solo nel
caso in cui fosse stato necessario catturare un pallone chiaramente
indirizzato in porta4.
Queste regole sono state adottate da tutte le scuole ad eccezione della
Scuola di Rugby, i cui rappresentanti sono stati fin dall origine a favore di
un gioco piø fisico, che consentisse di toccare il pallone anche con le mani.
Da questa circostanza Ł nata la divisione tra calcio e rugby, sport che
prende il nome dalla scuola che l’ha sviluppato.
Il 24 ottobre 1857 a Sheffield, Nathaniel Creswick ha fondato la prima
squadra di calcio della storia: lo Sheffield FC. Lo stesso Creswick, assieme
a William Prest, ha scritto anche le Sheffield Rules che, aggiuntesi alle
precedenti, hanno introdotto regole importanti nel gioco come la durata
della partita e la divisione di questa in due tempi.
La citt di Sheffield pu essere considerata a tutti gli effetti la madre del
calcio moderno, infatti, dopo la fondazione del primo club, nella cittadina
4
PERUCCA-ROMEO, La storia del calcio Il calcio eroico , La Casa dello Sport, Firenze, 1988.
8
inglese si Ł giocata la prima competizione di calcio della storia: la Youdan
Cup vinta dall’ Hallam FC, il secondo club della storia.
Il 26 ottobre 1863 a Londra Ł stata fondata la Football Association, prima
federazione calcistica nazionale; nel 1886 le Federazioni britanniche hanno
dato origine all’International Football Association Board, con il compito di
sovraintendere al regolamento; infine nel 1888 si Ł tenuto il primo
campionato inglese, secondo la formula tuttora in vigore.
Il calcio si Ł diffuso capillarmente in Inghilterra ed Ł stato presto esportato
sia in tutta Europa ad opera di emigrati di ritorno dall’Inghilterra stessa o su
iniziativa degli inglesi che si trovavano all’estero, sia in Sudamerica grazie
ai marinai anglosassoni che, giocando a calcio tra loro nei momenti di
svago, hanno consentito alla popolazione locale di guardare e imparare
questo nuovo sport.
Il fenomeno Ł ben presto divenuto di dimensioni intercontinentali, portando
nel 1904 alla costituzione della Federation Internationale de Football
Association (FIFA), a cui si sono affiliate le varie Federazioni nazionali
con lo scopo, tra gli altri, di chiarire il significato delle regole che si poteva
prestare a diverse interpretazioni.
La nascita del calcio5 in Italia si deve ai marinai inglesi che hanno esportato
questo sport nelle citt portuali di Genova, Livorno, Napoli e Palermo, ma
anche e soprattutto a Edoardo Bosio, un ragioniere torinese nato nel 1864 il
quale, grazie ad un esperienza lavorativa in Inghilterra che gli ha permesso
di conoscere ed apprezzare il neonato fenomeno calcio, ha deciso di creare
nel 1887, una volta tornato in Italia, un nuovo gruppo sportivo, il Football
& Cricket Club, che praticava il canottaggio d’estate e il football d’inverno.
5
GHIRELLI, Storia del calcio in Italia, Einaudi, Torino, 1990.
9
Questo gruppo sportivo, in seguito alla fusione con un altra compagine
calcistica nata nel 1889 per merito di alcuni esponenti dell aristocrazia
piemontese facenti capo al principe Luigi di Savoia duca degli Abruzzi e al
marchese Alfonso Ferrero di Ventimiglia, ha dato vita nel 1891
all’Internazionale Football Club di Torino6, una delle poche societ che ha
fin dalle origini praticato la sola specialit del calcio 7.
Inoltre nel 1893 Ł nato per concessione del console britannico Sir Charles
Alfred Payton il Genoa Cricket and Athletic Club, che tre anni dopo ha
aperto la sezione calcio diventando il 2 gennaio 1899 il Genoa Cricket and
Football Club.
Il primo incontro storico ha avuto luogo a Ponte Carrega (GE) il 6 gennaio
1898 fra il Genoa e l Internazionale di Torino.8
Tre mesi dopo, il 16 marzo 1898, Ł nata la Federazione Italiana del
Football9, con sede a Torino, fondata da quattro societ : Societ Ginnastica
di Torino, Genoa, F.C. Torinese e Internazionale di Torino.
Il primo campionato Ł stato disputato in un sola giornata l 8 maggio 1898
presso il Velodromo di Torino e ha consacrato il Genoa, che si Ł imposto in
finale sull Internazionale di Torino, come prima squadra campione
d Italia10.
Il movimento ha avuto sempre maggior seguito, sono nate molte nuove
societ calcistiche ed Ł cresciuto l interesse attorno a questo sport anche
attraverso discussioni e polemiche.
6
L Internazionale Football Club di Torino nel 1900 venne assorbita dalla Football Club Torinese nata nel
1894, che a sua volta il 3 Dicembre 1906 diede vita al Torino Football Club.
7
PAPA-PANICO, Storia sociale del calcio in Italia, Il Mulino, Bologna, 1993.
8
GHIRELLI, Storia del calcio in Italia, Einaudi, Torino, 1990.
9
Oggi nota come FIGC: Federazione Italiana Giuoco Calcio. La Federazione Ł stata riconosciuta dalla
FIFA nel 1905 e ha fatto parte dell’UEFA sin dalla sua nascita (1954); essa Ł composta da: Lega
Nazionale Professionisti, Lega Italiana Calcio Professionistico, Lega Nazionale Dilettanti, Associazione
Italiana Calciatori, Associazione Italiana Allenatori Calcio, Associazione Italiana Arbitri.
10
GRIMALDI, Storia del calcio in Italia nel movimento sportivo europeo (1896-1998), Societ Stampa
Sportiva, Roma, 1998.
10
Ci che per ha da sempre messo d accordo tutti i tifosi italiani e ha
aggregato il paese anche nei momenti piø difficili Ł stata la nazionale
italiana, che ha fatto il suo esordio il 15 maggio 1910 all’Arena di Milano
vincendo contro la Francia (6-2)11.
Il primo vero campionato su scala nazionale, sebbene diviso nei gironi
settentrionale e del centro sud, Ł datato 1913 ed ha consacrato come
vincitrice la Pro Vercelli. Solo a partire dalla stagione 1929/1930 Ł nato il
campionato italiano a girone unico vinto nella sua prima edizione
dall Ambrosiana.
Il 1930 Ł stato anche l anno di nascita dei Mondiali di calcio,
manifestazione che ha visto la nazionale italiana trionfare nelle edizioni del
1934, 1938, 1982 e 2006.
Oggi l organizzazione e la gestione dei piø importanti campionati italiani di
calcio Ł affidata alla Lega Nazionale Professionisti, meglio nota come Lega
Calcio12.
La Lega Nazionale Professionisti Ł nata a Rapallo nel maggio 1946,
quando i presidenti delle squadre di calcio riunitisi si sono dati una
costituente e hanno nominato un presidente e due vicepresidenti scelti
direttamente tra i partecipanti13.
La Lega Ł una struttura democratica comandata dal basso dalle societ
stesse, diversamente dal Direttorio Divisioni Superiori precedente
organizzazione delle squadre di calcio che invece dipendeva
completamente dalla Federazione.
11
BRUNORI-MELANI, Storia della Nazionale Italiana, Grafica Internazionale, Roma, 1990.
12
La Lega organizza e dirige i tornei di Serie A e di Serie B, la Coppa Italia, la Supercoppa Italiana, il
Campionato Primavera, la Coppa Italia Primavera e la Supercoppa Primavera.
13
PAPA-PANICO, Storia sociale del calcio in Italia. Dai campionati del dopoguerra alla Champions
League (1945-2000), Il Mulino, Bologna, 2000.
11
Tali societ sono state costituite come enti associativi con scopi ricreativi
per consentire la pratica atletico-agonistica dei propri membri,
rappresentando pertanto la fattispecie delle associazioni non riconosciute.
Tuttavia la tipologia delle associazioni, con il trascorrere del tempo, ha
posto problematiche inerenti alla loro amministrazione, alla mancanza di
precise forme di controllo della loro gestione e all impossibilit di far
fronte alle spese crescenti con il semplice contributo volontario dei propri
associati.
La necessit di rivolgersi al mercato ha portato alla nascita delle prime
S.p.A14, in grado di soddisfare in modo adeguato le esigenze nate dalle
dimensioni e dai connotati imprenditoriali assunti dall attivit calcistica.
La trasformazione da associazioni non riconosciute a societ commerciali
dotate di personalit giuridica Ł avvenuta in seguito ad una delibera della
F.I.G.C. del 16 settembre 1966, poi integrata da una successiva delibera del
16 dicembre dello stesso anno, nella quale la F.I.G.C. ha imposto l assenza
del fine di lucro per queste nuove societ creando pertanto delle S.p.A.
anomale15.
La crescita degli interessi e dei capitali attorno al movimento calcistico e la
conseguente e doverosa attenzione verso gli stakeholders16, ha portato
all emanazione della legge 23 marzo 1981, n. 91, nota anche come legge
sullo sport professionistico , che ha rappresentato il primo tentativo di
regolamentazione dello sport professionistico in Italia17.
14
Risale al 1959 la nascita del Torino S.p.A. ed al 1964 quella del Calcio Napoli S.p.A.
15
Ai club calcistici viene riconosciuta la possibilit di un lucro oggettivo, ma non di uno soggettivo. Le
societ possono realizzare un utile di bilancio che per non pu essere ridistribuito ai soci. Manca dunque
l·elemento principale per la remunerazione del rischio d·impresa
16
Con il termine stakeholders si indicano i soggetti portatori di interessi nei confronti di un’iniziativa
economica.
17
La legge 23 marzo 1981, n. 91 all art.10, comma secondo, non ha sciolto comunque i dubbi relativi alla
natura giuridica di queste societ , infatti se da un lato viene sancito che le societ sportive devono essere
costituite nella forma di societ di capitali, S.p.A. o S.r.l., riconoscendo all impresa sportiva il lucro
12
La sopraccitata previsione normativa si Ł per rivelata con il passare degli
anni inadeguata al cambiamento degli scenari nel mondo del calcio, che ha
visto da un lato aumentare considerevolmente il giro d affari portando le
societ calcistiche ad operare in taluni casi come vere e proprie
multinazionali e nel contempo ha assistito alla crisi dei soggetti economici
che conferivano il capitale a pieno rischio.
In risposta a tali problematiche Ł intervenuta la legge 18 novembre 1996, n.
586, che ha convertito il D.L. 20 settembre 1996, n. 485. Essa ha fatto
confluire le societ sportive tra le societ di capitali riconoscendo loro lo
scopo di lucro sia soggettivo che oggettivo, con l obiettivo di favorire una
gestione piø manageriale e meno dilettantistica.
Con questo dettato normativo la societ calcistica Ł diventata una vera e
propria azienda non piø indirizzata alla mera ricerca del risultato sul
campo, ma proiettata nel complesso mondo delle strategie di business
orientate alla creazione di valore e alla ricerca continua del profitto
economico.
Il passaggio da questa importante innovazione concettuale alla quotazione
in Borsa delle prime societ sportive italiane 18 Ł stato rapido, anche in
conseguenza dell affacciarsi di molti gruppi aziendali nel mondo calcistico,
ma non del tutto solido e duraturo sia per la volatilit dei titoli azionari
delle societ calcistiche, troppo spesso ancorati ai risultati sportivi, sia per
la fase congiunturale negativa che la borsa mondiale ha attraversato negli
ultimi anni.
oggettivo, cioŁ la facolt di creare degli utili, dall altro la legge ha continuato a negare il lucro soggettivo,
stabilendo che l atto costitutivo di tali societ sportive dovesse prevedere il totale reinvestimento degli
utili nella societ per il perseguimento esclusivo dell·attivit sportiva impedendo al club la distribuzione
di un eventuale utile tra i soci.
18
La S.S. Lazio S.p.A. Ł stata la prima il 15 aprile 1998 a quotare le proprie azioni a Piazza Affari, la
seconda Ł stata l A.S. Roma S.p.A. l 8 maggio 2000, mentre la terza Ł stata la Juventus Football Club
S.p.A. il 3 dicembre del 2001.
13
Oggi i ricavi delle societ calcistiche derivano principalmente dai contributi
federali, dalle sponsorizzazioni, dal marketing, dal merchandising, dalla
vendita di biglietti e abbonamenti e dai diritti televisivi. Su questi ultimi si
focalizzer l attenzione nel prosieguo della trattazione, in particolare
saranno approfonditi la divisione tra diritti in chiaro e a pagamento, la
distinzione tra le diverse tipologie di piattaforme tecnologiche che sfruttano
tali diritti e il loro sviluppo economico e normativo che ha fatto assumere
ad essi un ruolo focale nella vita del sistema calcio.
1.2. I diritti televisivi in chiaro
La storia della televisione in chiaro Ł contraddistinta a livello europeo dal
regime di monopolio pubblico fino alla seconda met degli anni settanta,
periodo in cui Ł entrato in crisi il ruolo centrale dello Stato
nell informazione televisiva troppo spesso dipendente dall azione di
governo.
Le spinte verso una maggiore obiettivit dell informazione e il progresso
tecnico, che ha messo a disposizione degli operatori televisivi un numero
maggiore di frequenze, hanno portato alla nascita delle prime televisioni
private, comunemente dette commerciali19.
Queste ultime hanno risposto alla crescente domanda di programmi
televisivi, non piø soltanto culturali e di informazione, ma sempre piø di
intrattenimento, trovando sostentamento dagli investimenti pubblicitari
degli operatori economici.
19
DE VESCOVI, Il mercato della televisione. Studi e ricerche, Bologna, 1997.
14
La caratteristica principale delle televisioni in chiaro Ł la possibilit offerta
al telespettatore di fruire gratuitamente dei programmi televisivi trasmessi
dall emittente stessa, previa dotazione dell apparecchio televisivo adatto
alla ricezione.
Le modalit di finanziamento della televisione in chiaro si differenziano in
relazione al fatto che si tratti delle reti pubbliche o private.
Le reti pubbliche sono finanziate quasi interamente dal canone di
abbonamento che ogni utente Ł tenuto a pagare indipendentemente dalla
fruizione del servizio. Tale canone non rappresenta il prezzo dovuto per la
ricezione dei programmi, ma si configura come un imposta basata sulla
detenzione delle apparecchiature per la ricezione20.
Le reti private invece ricevono sostentamento unicamente dalla pubblicit ,
trasmettendo informazioni e spettacoli per ottenere l attenzione del
pubblico, che viene poi venduta agli operatori commerciali ad un
determinato prezzo21.
L obiettivo delle reti commerciali Ł quindi quello di vendere l audience dei
loro programmi alle societ che hanno bisogno di spazi per pubblicizzare i
propri prodotti.
Si viene a creare quindi un circolo virtuoso tra pubblicit e programmi
televisivi, per cui se da una parte gli introiti pubblicitari danno
sostentamento alla rete e finanziano i suoi programmi, Ł vero anche che
solo il successo della rete attraverso alti indici di ascolto ottenuti dai suoi
programmi assicura profitti derivanti dalla vendita di spazi pubblicitari.
Appare evidente quindi che la domanda di mercato delle televisioni in
chiaro non Ł costituita dalle richieste degli utenti, bens dalle imprese che
comprano spazi pubblicitari.
20
ZACCARIA, Diritto dell informazione e della comunicazione , CEDAM, Padova, 1998.
21
GAMBERO-SILVA, Economia della televisione, Il Mulino, Bologna, 1992.
15
Parimenti nei diritti televisivi trasmessi in chiaro, la domanda tende a
coincidere con quella delle televisioni commerciali e risente delle
preferenze espresse dagli inserzionisti pubblicitari, che non sempre cercano
l indice di ascolto massimo, preferendo invece l indice di ascolto piø utile,
ossia quello costituito dal pubblico potenzialmente piø interessato agli spot
che si vogliono trasmettere in un determinato momento.
La storia delle televisioni in chiaro si Ł spesso intrecciata con il fenomeno
calcio, per la capacit propria di questo sport di attirare su di sØ attenzione e
passione da parte del pubblico.
L Inghilterra, patria del calcio per tradizione, Ł stata anche la prima a
trasmettere in televisione un incontro di calcio nel 1936, piø precisamente
la partita Everton-Arsenal disputata a Londra.
Nell Italia del dopoguerra, caratterizzata dall avvio delle prime
trasmissioni sperimentali, la prima partita mandata in onda Ł stata Juventus-
Milan relativa al campionato del 1950; mentre la prima partita della
Nazionale teletrasmessa Ł stata il 13 dicembre 1953 contro la
Cecoslovacchia a Genova.
Il 3 gennaio 1954 la Rai22 ha iniziato le regolari trasmissioni televisive in
regime di monopolio e il 24 gennaio la Nazionale ha fatto il suo ingresso
nelle trasmissioni ufficiali della rete televisiva italiana battendo a Milano
l Egitto.
22
La nascita dell’azienda RAI Ł legata ad un provvedimento normativo: il R.D. 8 febbraio 1923, n. 1067
recante le norme per il servizio delle comunicazioni senza filo . Tale decreto ha affidato allo Stato
l’esclusiva sulle trasmissioni radiofoniche da esercitare tramite societ concessionarie. ¨ cos che il 27
agosto 1924 Ł nata l’azienda che oggi conosciamo come RAI - Radiotelevisione Italiana, sotto il nome di
Societ Anonima Unione Radiofonica Italiana (URI). Quattro anni dopo, precisamente il 15 gennaio
1928, l’URI Ł stata trasformata in Ente Italiano Audizioni Radiofoniche (EIAR). Il 26 ottobre 1944
l’EIAR ha assunto la nuova denominazione RAI - Radio Audizioni Italiane passando alle dipendenze del
Ministero delle Poste. Il 10 aprile 1954, in seguito alla partenza del servizio televisivo regolare (avvenuta
il 3 gennaio 1954), la RAI - Radio Audizioni Italiane si Ł trasformata definitivamente in RAI -
Radiotelevisione Italiana.
16
¨ da questa data che il calcio ha iniziato ad entrare nelle case degli italiani,
grazie anche ai primi Mondiali di calcio trasmessi in televisione. Se questa
circostanza, da un lato, ha rappresentato un opportunit di diffusione
capillare degli eventi calcistici, dall altro lato ha fatto sorgere il dubbio che
la loro trasmissione televisiva potesse causare una minor affluenza negli
stadi23.
La diffusione degli apparecchi televisivi Ł avvenuta in maniera repentina
negli anni seguenti, grazie anche alla possibilit data agli spettatori di
seguire un numero sempre maggiore di partite di calcio.
Nel 1955 Ł stata messa in onda sulla Rai la prima partita di serie A (Roma-
Atalanta), mentre nel 1958 la televisione italiana ha fatto il suo esordio
nelle coppe europee trasmettendo la finale di Coppa dei Campioni giocata a
Bruxelles tra Milan e Real Madrid.
Solo nel 1960 per il campionato Ł apparso a pieno regime in televisione24,
a seguito del primo accordo fra Rai e Federcalcio che ha consentito la
trasmissione di un tempo di una partita ogni domenica e delle fasi salienti
degli altri minuti di gioco.
Altre innovazioni importanti nel rapporto calcio-televisione sono legate ai
Mondiali cileni del 1962 in cui si sono introdotti i primi satelliti per la
diffusione delle immagini, ai Mondiali inglesi del 1966 in occasione dei
quali sono nati la moviola e il replay e ancora ai Mondiali messicani del
1970 ricordati per l avvento delle trasmissioni a colori25.
23
BUZZOLAN, Lo spettacolo dello sport sul teleschermo, in Rassegna di cinematografia sportiva Palermo
1987.
24
Il 10 gennaio 1960 Ł nato anche Tutto il calcio minuto per minuto, trasmissione radiofonica che ha
permesso all ascoltatore di essere informato sul risultato di piø partite contemporaneamente.
25
In Italia le trasmissioni a colore sono iniziate nel 1975, a seguito dell adozione del sistema tedesco Pal
(Phase Alternation Line), che in quegli anni ha rappresentato l alternativo al sistema francese Secam
(SØquentielle Couleur A MØmoire).
17
In Italia la met degli anni settanta ha segnato la svolta nella
regolamentazione televisiva26, con la nascita e lo sviluppo delle televisioni
locali private che hanno sancito il tramonto del monopolio della Rai,
puntando sulla spettacolarizzazione dell evento sportivo per attrarre il
pubblico attraverso commenti e dibattiti sulle partite.
Le concorrenti piø importanti della Rai nella trasmissione delle partite sono
state negli anni Telemontecarlo27 e Mediaset, che sono riuscite ad ottenere
inizialmente esclusive per partite di coppe europee e, piø recentemente, i
diritti sulle immagini salienti della serie A. Questa concorrenza ha fatto
lievitare di conseguenza il valore dei diritti televisivi in chiaro.
Su questo tema Ł intervenuta l Unione Europea per evitare che l aumento
della concorrenza portasse all acquisizione di diritti esclusivi di
trasmissione di eventi di elevato interesse pubblico (soprattutto sportivi) da
parte di emittenti private. In questo modo si sarebbe pregiudicato il diritto
dei telespettatori all informazione, privandoli dell opportunit di seguire
tali eventi in televisione.
Oltretutto tanto lo sport quanto i media ricoprono una funzione
socioculturale e costituiscono occasioni ricreative e comunicative a livello
nazionale e internazionale. Inoltre, sport e media sono economicamente
molto importanti per i Paesi europei28.
I suddetti fattori hanno portato l’Unione Europea ad effettuare alcune
analisi e ad adottare due direttive comunitarie: la Direttiva 89/552/CEE del
Consiglio, del 3 ottobre 1989, relativa al coordinamento di determinate
26
Cfr. Sentenza della Corte Costituzionale del 28 luglio 1976, n. 202.
27
Telemontecarlo o TMC Ł stata la televisione in lingua italiana del Principato di Monaco che Ł diventata
negli anni settanta la principale e unica concorrente dei canali pubblici della RAI, essendo una delle
televisioni estere in lingua italiana, ricevibili nella penisola italiana. Nel 1990, ha ottenuto dalla legge
Mamm la concessione di trasmettere sull’intero territorio nazionale. Nel 2001 ha cambiato
denominazione in La7, a seguito dell’acquisizione da parte del gruppo Seat Pagine Gialle.
28
IOZZIA-MINERVA, Un matrimonio d interesse. Sport e televisione, ERI, Roma, 1986.
18