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Al giorno d‟oggi il fenomeno dell‟emigrazione porta con sé importanti e profonde
trasformazioni che coinvolgono l‟intero assetto sociale, economico e culturale del Paese
di accoglienza.
Con il presente lavoro mi propongo di indagare gli aspetti riguardanti il fenomeno
dell‟emigrazione italiana in Germania. L‟idea è quella di offrire un quadro della
situazione dell‟emigrato italiano in Germania attraverso lo studio della storia del
fenomeno, basato sia sull‟analisi di dati statistici, sia su documenti provenienti dal
Consolato Generale di Stoccarda. In questo lavoro vengono ripercorse le tappe
fondamentali della storia culturale, sociale e linguistica della comunità italiana in
Germania. L‟approfondimento è dedicato alla scolarizzazione dei giovani italiani, al
loro inserimento nel selettivo contesto scolastico tedesco e alla constatazione della loro
tendenza all‟insuccesso, rimasta costante a partire dagli anni delle prime ondate
migratorie fino ad oggi, sebbene sia le Autorità tedesche che il Consolato italiano
abbiano cercato di elaborare iniziative miranti a fornire aiuti in campo scolastico.
Il lavoro consta di quattro capitoli.
Nel primo capitolo, dopo una breve definizione del concetto di migrazione, vengono
descritte le tappe storiche fondamentali dell‟emigrazione italiana in Germania.
Emigrazione che ha segnato la vita dell‟Italia già a partire dalla sua unificazione
modificando, nel corso dei decenni, la struttura demografica, economica e sociale della
penisola e dando al contempo un‟impronta significativa alla Germania. Sia i
Gastarbeiter che le istituzioni dei due Paesi coinvolti non ipotizzavano in un primo
tempo una migrazione permanente. Allora prevaleva la convinzione che gli spostamenti
dei lavoratori sarebbero dovuti essere di carattere temporaneo, come anche previsto
nell‟ambito degli accordi bilaterali fra Italia e Germania. Il termine “lavoratore ospite”,
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infatti, stava a ricordare ai connazionali italiani la temporaneità della loro permanenza. I
segnali di provvisorietà che le istituzioni davano, hanno condizionato in maniera
determinante il loro modo di programmare l‟esistenza propria e delle rispettive famiglie
in Germania. D‟altra parte le forze politiche italiane contribuivano a mantenere attuale
l‟intenzione del rientro. L‟assenza di una politica migratoria, sia da parte italiana che
tedesca, che orientasse le persone coinvolte, sono la causa principale che hanno
generato quei problemi che gli italiani si sono trovati ad affrontare negli anni a seguire,
molti dei quali ancora oggi permangono.
Nel secondo capitolo viene descritto il grado d‟integrazione sociale e culturale dei nostri
connazionali in Germania; un‟integrazione alquanto incompiuta, dovuta al modo non
appropriato in cui molti immigrati hanno affrontato, e affrontano tutt‟oggi, la loro
esperienza in Germania, percependola come provvisoria (la mentalità del ritorno al
Paese) e trascurando aspetti determinanti e contribuenti alla stessa integrazione, quale
può essere l‟apprendimento della lingua tedesca e l‟istruzione dei propri figli. Vengono
analizzate le strategie di difesa che gli italiani mettono in atto per riequilibrare la loro
esistenza e le strategie elaborate dallo stato tedesco, le politiche d‟immigrazione attuate
per promuovere l‟integrazione dei lavoratori ospiti. Inoltre, viene illustrata la situazione
linguistica d‟origine e quella che gli immigrati si trovano a dovere fronteggiare.
Nel terzo capitolo viene affrontata, descritta e analizzata una delle cause di questa scarsa
integrazione, ovvero il fallimento scolastico dei Migrantenkinder: soggetti che crescono
nella doppiezza culturale e linguistica. Viene descritto il sistema scolastico tedesco, un
sistema selettivo che presenta particolari difficoltà in special modo per i figli degli
emigrati italiani. Ogni tipo di scuola è messo in crisi con l‟emigrazione. Le misure
preventive con cui le istituzioni tedesche hanno cercato di far fronte all‟emergenza del
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numero sempre maggiore di allievi stranieri nelle scuole, l‟importanza attribuita al
deficit linguistico di molti di questi (che si è cercato di colmare in corsi come le
Vorbereitungsklassen1 o Förderkurse2), la scissione didattica pomeridiana di “corsi di
lingua e cultura italiana, hanno contribuito a creare una situazione in cui, attraverso la
scuola, le difficoltà di questi ragazzi venivano non solo non superate, ma addirittura
acuite, e in cui il bilinguismo e il biculturalismo non venivano adeguatamente promossi.
Il disagio scolastico analizzato è dunque il risultato di molteplici fattori, ed è stato
rappresentato nel corso degli anni da caratteri specifici e costanti: concentrazione
elevata di alunni italiani nella scuola dell‟obbligo e in quelle cosiddette “speciali”,
indicate per profili con problemi sul paino dell‟apprendimento (Hauptschule e
Sonderschule), scarsa presenza nelle Realschule e Gymnasium. È una tendenza che si
riscontra in tutti gli stranieri in Germania ma che nel caso degli italiani risulta
particolarmente diffusa.
Il quarto e ultimo capitolo si focalizza sulle attività del Consolato Italiano di
Stoccarda, nel Baden-Württemberg. Viene messa in luce la politica scolastica del
Consolato Generale d‟Italia, il cui obiettivo è cercare di favorire l‟insegnamento della
lingua italiana nelle scuole locali, dunque il bilinguismo. L‟insegnamento dell‟italiano
nelle scuole tedesche viene considerato fattore capace di contribuire al successo
scolastico degli alunni italiani, pertanto sono state istituite delle scuole bilingui. La
didattica bilingue si propone di superare proprio il concetto di monolinguismo. Nel
1
Le Vorbereitungsklassen in Germania sono delle classi preparatorie o di inserimento, per tutti coloro che
arrivano in Germania per la prima volta e non conoscono la lingua tedesca. Vi si trovano alunni di età
diverse e parlanti lingue una diversa dall‟altra. Io stessa durante la mia esperienza scolastica in Germania
ho frequentato il primo anno scolastico proprio in una di quelle classi e mi trovavo a contatto con ragazzi
e ragazze più grandi o più piccoli di molti anni rispetto alla mia età. Io avevo 14 anni il più grande, un
turco 17 anni e la più piccola, una bimba russa di undici anni.
2
I Förderkurse sono corsi di sostegno che la scuola propone ai ragazzi che hanno, a causa di una non
conoscenza della lingua tedesca, problemi scolastici nelle varie materie come storia, geografia,
matematica ecc.
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capitolo vengono, inoltre, descritti i servizi scolastici organizzati a vantaggio dei
cittadini italiani e le attività scolastiche elaborate per l‟anno 2009/2010, come i corsi di
lingua e cultura italiana, corsi di sostegno e corsi per adulti. Particolare attenzione viene
dedicata ai progetti scolastici quali: certificazioni linguistiche della lingua italiana, corsi
CELI, concorsi letterari, giochi della gioventù ecc, per favorire l‟integrazione dei
ragazzi a scuola e accrescere le loro conoscenze culturali e linguistiche.
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CAPITOLO 1
„Man hat Arbeitskräfte gerufen,
und es kamen Menschen.
Sie fressen den Wohlstand nicht auf,
im Gegenteil,
sie sind für den Wohlstand unerlässlich3.“
L’EMIGRAZIONE ITALIANA
1.1 MIGRAZIONE, UNA DEFINIZIONE
La migrazione è uno spostamento, temporaneo o permanente, di individui o di gruppi di
persone da un luogo ad un altro, sia all‟interno di uno stesso paese sia verso un paese
straniero. Non esiste nessun paese del mondo che non sia toccato dal problema delle
migrazioni.
Secondo l‟enciclopedia online Encarta4, le migrazioni si distinguono in:
IMMIGRAZIONI, EMIGRAZIONI e RIENTRI (che quindi indicano generalmente
l‟arrivo, la partenza e il ritorno).
Per quanto concerne la durata, esse si distinguono in stagionali, temporanee e definitive.
Diverse sono le cause delle migrazioni; che si tratti dello spostamento di un individuo o
di un gruppo, la decisione di lasciare un luogo per raggiungerne un altro presenta
sempre più di un motivo. Le cause possono essere di origine naturale (cambiamenti
climatici, eruzioni vulcaniche, inondazioni, maremoti, carestie, ecc.) o sociali (ricerca di
3«Avevamo chiamato della forza lavoro e sono venuti uomini. Essi non prosciugano il benessere, ma al
contrario risultano indispensabili al benessere.» Max Frisch, Vorwort, in Alexander Joseph Seiler, Siamo
Italiani, Zürich 1965, pag. 7.
4
Relativamente a questo argomento si consiglia la consultazione dell‟enciclopedia online Encarta,
http://it.encarta.msn.com; voce: "Migrazione " (consultato il 14 /04/2009).
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miglioramento della propria condizione economica, invasioni militari e guerre, ricerca
della libertà politica o religiosa). In ogni caso essa è sempre un fenomeno umano
segnato dalla sofferenza, propria di chiunque deve lasciare la propria terra.
Le migrazioni sono un aspetto inevitabile delle società moderne e un segno
dell‟interdipendenza che caratterizza l´economia mondiale, fortemente accelerata dai
progressi tecnologici nel settore dei mezzi di trasporto e delle comunicazioni.
Sui flussi migratori attuali, oltre ad una motivazione economica, influisce l´emergere di
un´altra motivazione, quella relativa a conflitti politici, religiosi, etnici che spesso
sfociano in guerre.
Le migrazioni hanno conseguenze di vasta portata sul piano demografico, economico,
socioculturale e politico, che si ripercuotono in modo tanto positivo quanto negativo, sia
sui paesi da cui parte l´esodo sia su quelli che ne sono la meta5.
1.2 EMIGRAZIONE ITALIANA
L‟emigrazione italiana è un fenomeno che ha segnato la vita del paese a partire
dall‟Unità d‟Italia (1861) fino ai primi anni Settanta del Novecento. Moltissimi italiani
si sono trasferiti all‟estero o hanno cambiato residenza all‟interno del proprio paese,
spostandosi prevalentemente dal sud verso il nord.
L‟imponente flusso migratorio italiano si è realizzato in varie fasi, modificando
completamente la struttura demografica, economia e sociale della penisola e dando
un‟impronta significativa a vari paesi esteri, in particolare l‟America Latina e l‟Europa.
5Per una migliore comprensione del tema riguardante le conseguenze delle migrazioni nei paesi di
provenienza e di accoglienza si rimanda a: Angelo Negrini (a cura di), Uomini e frontiere. Problemi
socio-economici dell’emigrazione italiana in Germania, Edizioni Lavoro, Roma, 2001, pp.14-16.
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1.2.1 BREVE STORIA DELL’EMIGRAZIONE ITALIANA IN GERMANIA
Il Ventesimo secolo ha conosciuto diverse ondate migratorie di italiani verso il nord:
- Prima del 1914
- Tra 1937 e 1943
- Dopo il 1956
- Negli anni „70
In tutti i casi le migrazioni furono determinate da crisi occupazionali in Italia. Coloro
che per sfuggire alla disoccupazione si recarono in Germania, trovarono un paese
caratterizzato da scarsità di manodopera non qualificata. Le prime due fasi coprono
pochi anni e finiscono nelle catastrofi delle guerre mondiali. Non lasciano quasi tracce
né nella cultura materiale, né nella coscienza dei contemporanei.
La Germania Guglielmina dopo il 1890, forte di una costante e notevole crescita
economica, cambia da paese d‟emigrazione a paese di immigrazione6. L‟industria
edilizia, l‟ingegneria civile, le fabbriche, le ferrovie attirano lavoratori. Si tratta di
movimenti spontanei, di emigrazione stagionale ( i lavoratori sono assunti in primavera
a tempo determinato e tornano a casa in autunno). La provenienza geografica è limitata
all‟Italia del nord. Si tratta di un‟emigrazione povera, in gran parte di lavoratori non
qualificati che sono disposti ai lavori più umili e più sporchi e si adeguano a retribuzioni
basse. Sotto ogni aspetto è un‟esperienza dura e difficile. Si vive in alloggi provvisori,
6
Nel periodo 1876-1900 sono emigrati in Germania circa 350.000 italiani. Il fenomeno migratorio
italiano assume proporzioni più consistenti negli anni che precedono la prima guerra mondiale: dal 1901
al 1915 ben 871.950 italiani si riversano in Germania, con una media annua di 58.000 unità. La sconfitta
tedesca provoca un nuovo flusso migratorio; nel periodo 1916-1937 sono circa 90.000 e in buona parte
legati a progetti di grossi lavori pubblici. Su questi dati si rimanda a Angelo Negrini (a cura di), Uomini e
frontiere. Problemi socio-economici dell’emigrazione italiana in Germania,cit. pag. 46.
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con turni di lavoro lunghi e massacranti, senza conoscenza della lingua, lontano dalla
famiglia e in un clima poco accogliente.
Nel corso del tempo si moltiplicarono i segnali indicanti che l‟emigrazione degli italiani
in Germania andava trasformandosi, sempre di più, in una forma di immigrazione
pluriennale o, addirittura, in insediamento definitivo. Le donne che emigravano insieme
ai mariti erano pochissime. La componente femminile era, infatti, di molto ridotta
rispetto alla componente maschile. A emigrare erano per lo più giovani uomini,
lavoratori celibi o sposati. Con il passare degli anni i posti di lavoro a carattere non
stagionale divennero sempre più richiesti. Dunque ebbero luogo i ricongiungimenti
familiari. Infatti , le donne e i famigliari degli immigrati, residenti fino ad allora nella
terra natale, emigrarono per ricongiungersi ai loro parenti. I centri tedeschi in cui si
registrava un più alto tasso di immigrazione proveniente dall‟Italia si trovavano nelle
regioni meridionali, Baviera e Baden-Württemberg .
Una presenza di italiani più massiccia si può constatare per gli anni 1937-1943. A
differenza della ondata precedente e della successiva questa è un‟emigrazione
programmata e controllata da Germania e Italia ed è funzionale alla preparazione della
guerra.
Nell‟aprile del 1937 giunse all‟Ambasciata italiana di Berlino la richiesta da parte
tedesca di assumere lavoratori agricoli e industriali. L‟Italia aveva all‟epoca moltissimi
disoccupati in quei settori e ciò indusse le autorità aderire ad assecondare l‟istanza
tedesca per ridurre la disoccupazione e ricavare rimesse. Durante la Seconda Guerra
Mondiale il governo italiano acconsentì alla richiesta da parte tedesca di altri
lavoratori7. Nel 1941 gli Italiani hanno rappresentato un anello fondamentale nella
7
Con la stipulazione dell‟Asse Roma - Berlino aumentò notevolmente il numero degli italiani inviati in
Germania per lavori temporanei e in base ad accordi speciali: dal 1938 al 1941 verranno inviati in
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copertura del fabbisogno di manodopera da parte delle industrie tedesche, costituendone
una percentuale importante in tutta una serie di lavorazioni.
Con il passare dei mesi, si accumulò, per effetto delle rimesse degli emigrati (che non
arrivavano più a destinazione), un consistente credito a favore dell‟Italia, che la
costrinse, per poter far giungere il denaro alle famiglie dei lavoratori in Germania, a
sempre più cospicue anticipazioni di denaro. Pertanto nel 1943 le autorità italiane
chiesero il rimpatrio di tutti gli emigrati che si trovavano nei territori del Reich.
La Germania rifiutò e minacciò l‟Italia di ritorsioni economiche, tra cui l‟aumento del
prezzo del carbone e la riduzione dei rifornimenti.
Nonostante ciò il 5 aprile del 1943 fu siglato a Berlino un accordo, che prevedeva il
rimpatrio a scaglioni di 4.000 emigrati al mese.
Nell‟estate del 1943 si trovavano ancora moltissimi lavoratori italiani nel Reich. A loro
si aggiunsero altri soldati italiani caduti in mano ai tedeschi dopo la capitolazione del
regime fascista dell‟8 settembre del 1943. Con la fine della guerra la quasi totalità dei
sopravvissuti italiani rimpatriò e abbandonò la Germania.
La terza ondata migratoria si apre improvvisamente a metà degli anni Cinquanta. Il
governo della Repubblica Italiana e il governo della Repubblica Federale Tedesca
firmarono, il 20 dicembre 1955, l‟accordo per il reclutamento e il collocamento di
manodopera italiana nella Germania Federale. Le trattative che condussero alla firma di
tale accordo furono il frutto sia di esigenze nazionali, sia di istanze internazionali. Il
flusso emigratorio che ne scaturì fu influenzato, a sua volta, dalla progressiva entrata in
vigore della libera circolazione dei lavoratori all‟interno della Comunità Economica
Germania 409.402 italiani. Inizia un capitolo drammatico dell‟immigrazione in Germania, che durante la
guerra si trasforma in deportazione. L‟impiego di manodopera straniera si sposta dall‟agricoltura
all‟industria pesante e all‟industria bellica. Le condizioni di questi lavoratori erano ai limiti della
sopportabilità umana, anche se la loro situazione era migliore rispetto ai detenuti nei campi di
concentramento. Ivi. pp. 46-47 .
19
Europea (1957) e dall‟andamento economico registrato nelle nazioni coinvolte. La
prima fase dell‟emigrazione diretta verso la Germania federale fu definita “assistita”
poiché pianificata a livello istituzionale e organizzata attraverso i Centri di emigrazione.
La seconda fase dell‟emigrazione fu caratterizzata della libera circolazione dei
lavoratori e da forme di reclutamento indipendenti dalla mediazione dei Centri di
emigrazione. I lavoratori italiani trovarono lavoro recandosi direttamente all‟estero.
Con l‟accordo d‟emigrazione italo - tedesca comincia dunque la storia dell‟assunzione
organizzata di lavoratori stranieri, che furono chiamati GASTARBEITER ovvero
lavoratori ospiti. Non si pensò allora allo sviluppo a lungo termine che tale fenomeno
avrebbe avuto e alle conseguenze di carattere sociale8.
Nel 1973, con la crisi economica mondiale e dunque l‟interruzione di assunzioni
(blocco delle entrate, Anwerbestopp) cambia l‟atteggiamento nei confronti della
manodopera straniera. Il blocco delle entrate di nuovi lavoratori porterà sia a una
riduzione di lavoratori stranieri che la stabilizzazione di quelli residenti in Germania.
In conseguenza dei ricongiungimenti familiari, della formazione di famiglie straniere,
del boom delle nascite, della formazione della seconda generazione9 , aumenta il
numero degli stranieri nella Repubblica Federale Tedesca.
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Esistono vari tentativi di interpretazione del fenomeno migratorio che si riferiscono in particolare, alle
migrazioni del secondo dopoguerra, soprattutto nell‟area europea. La prima teoria è quella che si rifà alla
corrente sociologica liberale, la quale insiste sui meccanismi economici. Un‟altra è quella che si rifà alla
corrente marxista che si concentra sugli aspetti politici, mentre una terza, molto importante è la «teoria
delle aspirazioni» che si concentra sugli aspetti personalistici, senza dimenticare i fattori economico-
sociali, e cerca di leggere l‟insieme dei rapporti tra la persona dell‟emigrato e le condizioni
socioeconomiche di vita e i sistemi sociali. La teoria delle aspirazioni è stata utilizzata da molti studiosi,
soprattutto per spiegare e inquadrare i fenomeni psicologici e strutturali dell‟emigrazione europea.
Si rimanda alla pubblicazione dello Cserpe di Basilea, Sociologia dell’emigrazione, 1975, agli studi e alle
pubblicazioni dello Cser di Roma: L. Favero, G. Rosoli, La crisi delle istituzioni nel campo
dell’assistenza all’emigrazione, in Aa. Vv. Emigrazione italiana negli anni Settanta, Cser, Roma, 1975,
pp. 145-275; L. Favero, G. Rosoli, I lavoratori emarginati, in «Studi Emigrazione», n. 38-39, 1975.
9
Per l‟excursus storico sono stati visionati i seguenti volumi: Gustavo Corni (a cura di), Italiani in
Germania tra Ottocento e Novecento: spostamenti, rapporti, immagini e influenze, Il Mulino, Bologna,
2006; J. Petersen (a cura di), L’emigrazione tra Italia e Germania, Piero Lacaita Editore, Manduria-
Roma-Bari, 1993; F. Carchedi – E. Pugliese (a cura di), Andare, restare, tornare. Cinquant’anni di