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Introduzione
L’energia geotermica è la forma d’energia legata al calore endogeno della Terra.
Attualmente le risorse geotermiche sono sfruttate per produrre elettricità e per usi diretti del
calore. Dal punto di vista dell’utilizzazione relativa alla produzione di energia elettrica, si
possono distinguere: usi ad alta entalpia e usi a bassa entalpia.
Per usi ad alta entalpia si intendono quelli che si hanno quando il fluido geotermico
ha una temperatura superiore a 150°C ed è disponibile sotto forma di vapore (estratto da
serbatoi a vapore dominante) o liquido a pressioni superiori a 10-20 bar (estratto da
serbatoi ad acqua dominante). In questo caso la forma di sfruttamento è quella ben nota
delle centrali termoelettriche convenzionali (centrali a vapore secco o a flash).
Gli usi a bassa entalpia sono relativi ai fluidi geotermici con temperature inferiori ai
150° C (estratti dai serbatoi ad acqua dominante) che alimentano centrali a ciclo binario.
Circa la metà dell’energia elettrica generata da fonte geotermica nel mondo deriva
dai campi a vapore dominante. I campi geotermici in esercizio o in via di sviluppo sono in
tutto 95 su oltre 250 accertati. Di essi solo 7 sono a vapore dominante, la rimanente parte
producono acqua calda pressurizzata o semplicemente acqua calda. E’ evidente che, per il
futuro, lo sviluppo della produzione di energia elettrica da fonti geotermiche è legato allo
sfruttamento delle sorgenti a bassa entalpia e dei numerosi campi ad acqua dominante
ancora inutilizzati. Di primario interesse è, in questa ottica, lo sviluppo della tecnologia dei
cicli binari. Questi impianti hanno efficienze termodinamiche superiori agli impianti a
separazione di vapore che rappresentavano, fino a non molti anni fa, l’unica tecnologia
attraverso la quale produrre energia elettrica da campi geotermici ad acqua dominante. Negli
impianti a ciclo binario (fig.1), il calore del fluido geotermico è ceduto ad un fluido
secondario attraverso uno scambiatore di calore.
Fig.1
Rappresentazione schematica
di un impianto a ciclo binario
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Il fluido secondario, che ha un punto di ebollizione più basso di quello dell‟acqua,
lavora in un ciclo Rankine-Hirn e il vapore prodotto aziona una turbina generando lavoro
meccanico.
Gli impianti a ciclo binario, oltre a rappresentare la forma di sfruttamento più
redditizia per i campi geotermici ad acqua dominante, non presentano alcuni dei limiti che
caratterizzano gli impianti geotermoelettrici convenzionali. Su due aspetti, in particolare, è
importante porre l‟attenzione:
1. Rigenero del pozzo geotermico;
2. Impatto ambientale.
L‟energia geotermica non è una fonte di energia del tutto rinnovabile: il giacimento
tende ad esaurirsi se non si effettua un processo di reinezione del fluido estratto. La
reinezione permette di mantenere in equilibrio l‟ecosistema grazie alla restituzione di parte
delle sostanze estratte e di prolungare l‟efficienza del serbatoio. Per gli impianti geotermici
convenzionali a vapore secco o a flash, solo una parte del fluido estratto può essere
reimmessa nel sottosuolo e ciò può causare dei limiti nella produttività dell‟impianto. Gli
impianti a ciclo binario operano in circuiti chiusi: il fluido geotermico estratto dal pozzo
attraversa lo scambiatore di calore ed è reiniettato nel suolo. Si ha quindi in questo modo un
completo rigenero del pozzo geotermico.
L‟energia geotermica non è una forma di energia pulita. I fluidi geotermici
contengono percentuali di gas e sostanze (CO2, H2S, NH3 , Hg, As) causa di inquinamento se
disperse nell‟ambiente. Le emissioni degli impianti geotermoelettrici, riconducibili alla
componente del fluido in fase vapore rilasciata in atmosfera dalle torri di raffreddamento,
sono relative per lo più a CO2 e SO2 . Negli impianti a ciclo binario, invece, il fluido
geotermico opera in un circuito chiuso e non è in contatto con l‟esterno. Si evita in questo
modo ogni emissione gassosa.
L‟obiettivo di questo studio è l‟analisi di impianti geotermoelettrici a ciclo binario e
dei vari aspetti che rendono tale tecnologia la forma di sfruttamento più redditizia per i
campi geotermici ad acqua dominante ad alta temperatura (Tgeo>150°C) e a bassa
temperatura (Tgeo<150°C). Si sono analizzate e classificate alcune tra le soluzioni
impiantistiche più interessanti presenti in letteratura focalizzando l‟attenzione soprattutto
sull‟analisi termodinamica dei cicli impiegati e sulla scelta del fluido operativo.
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In particolare, è stata svolta una analisi finalizzata all‟ottimizzazione termodinamica
di un impianto che prevede:
ξ Ciclo Hirn ad 1 livello di pressione;
ξ Ciclo Hirn ad 1 livello di pressione con risurriscaldamento del fluido operativo
prendendo a riferimento i dati relativi a due campi geotermici ad acqua dominante. In un
caso è stato effettuato un confronto con un impianto a separazione di vapore esaminando
non soltanto gli aspetti legati all‟efficienza termodinamica (potenza elettrica generata e
rendimenti di primo e secondo principio), ma anche ciò che è relativo all‟impatto
ambientale e alla rinnovabilità della fonte.
La tecnologia dei cicli binari è stata largamente sperimentata e questi impianti hanno
dimostrato di essere un mezzo economico e tecnicamente affidabile per trasformare in
elettricità l‟energia contenuta nei campi geotermici ad acqua dominante.
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CAPITOLO 1
Produzione di potenza elettrica da fonte geotermica
1.1 Classificazione delle risorse geotermiche
Il calore è una forma di energia e, in senso stretto, l‟energia geotermica è il calore
contenuto nell‟interno della Terra. Esso è all‟origine di molti fenomeni geologici di scala
planetaria. Tuttavia, l‟espressione “energia geotermica” è generalmente impiegata, nell‟uso
comune, per indicare quella parte del calore terrestre, che può, o potrebbe essere, estratta
dal sottosuolo e sfruttata dall‟uomo. La temperatura, all‟interno del nostro pianeta,
aumenta con la profondità secondo un gradiente geotermico di 3°C ogni 100 metri, anche
se esistono zone con gradienti geotermici anomali in cui il flusso di calore è maggiore (9-
12°C ogni 100 metri). E‟ stato stimato che il calore totale contenuto nella Terra,
assumendo una temperatura superficiale media di 15°C, sia dell‟ordine di 12,6 x 1024 MJ e
che quello contenuto nella crosta sia dell‟ordine di 5,4 x 1021 MJ . Tale calore, anche se in
quantità enorme e praticamente inesauribile, risulta assai disperso e raramente concentrato
La differenza di temperatura tra le zone profonde, più calde, e quelle superficiali,
più fredde, dà origine ad un flusso di calore dall‟interno verso l‟esterno della Terra. Il
flusso di calore terrestre medio è 0,065 W/m2 nelle aree continentali e 0,101 W/m2 nelle
aree oceaniche, con una media ponderale globale di 0,087 W/m2
mW/ m2
Dickson, Fanelli;2005
Istituto Geoscenze e
Georisorse,Pisa
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Sino ad oggi, l‟utilizzazione dell‟ energia geotermica è stata limitata a quelle aree
nelle quali le condizioni geologiche permettono ad un vettore (acqua in fase liquida o
vapore) di “trasportare” il calore dalle formazioni calde profonde alla superficie o vicino ad
essa, determinando un sistema geotermico.
Un sistema geotermico può essere definito schematicamente come “un sistema
acqueo convettivo, che, in uno spazio confinato della parte superiore della crosta terrestre,
trasporta il calore da una sorgente termica al luogo, generalmente la superficie, dove il
calore stesso è assorbito (disperso o utilizzato)” (Hochstein, 1990).
Un sistema geotermico è formato da tre elementi: la sorgente di calore, il serbatoio
ed il fluido, che è il mezzo che trasporta il calore. La sorgente di calore può essere una
intrusione magmatica a temperatura molto alta (›600°C), che si è posizionata a profondità
relativamente piccola (5-10 km), oppure, come in certi sistemi a bassa temperatura, il
normale calore della Terra. Il serbatoio è un complesso di rocce calde permeabili nel quale
i fluidi possono circolare assorbendo il calore. Il serbatoio generalmente è ricoperto da
rocce impermeabili e connesso a zone di ricarica superficiali dalle quali le acque
meteoriche possono sostituire, totalmente o parzialmente, i fluidi perduti attraverso vie
naturali (per esempio sorgenti) o che sono estratti mediante pozzi. Il fluido geotermico,
nella maggioranza dei casi, è acqua meteorica in fase liquida o vapore, in dipendenza dalla
sua temperatura e pressione. Quest‟acqua spesso trascina con se sostanze chimiche e gas,
come CO2, H2S ed altri.
Rappresentazione di un sistema geotermico(Dickson, Fanelli;2005)
Quando particolari condizioni geologiche e termodinamiche consentono al fluido
geotermico di presentarsi alla bocca del pozzo come vapore saturo o surriscaldato (sotto
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forma di un aeriforme), il sistema idrotermale viene denominato a vapore dominante;
quando il fluido estratto rimane nello stato liquido con un certa parte di vapore, il sistema
viene denominato ad acqua dominante.
Nei sistemi a vapore dominante normalmente coesistono nel serbatoio acqua
liquida e vapore. Sono sistemi ad alta temperatura e normalmente producono vapore secco
o surriscaldato. I sistemi geotermici di questo tipo sono piuttosto rari; i più conosciuti sono
Larderello in Italia e The Geysers in California.
Nei sistemi ad acqua dominante, una percentuale di vapore può essere presente in
forma di bolle. Questi sistemi geotermici, la cui temperatura è inferiore a 125° nel caso di
campi ad acqua calda ( hot fields steam) e può anche raggiungere 225°C per campi ad
acqua calda pressurizzata (dry steam fields), sono i più diffusi nel mondo. Essi possono
produrre, in funzione della loro temperatura e pressione, acqua calda, una miscela di acqua
e vapore, vapore umido e, in alcuni casi, vapore secco. In ambedue i sistemi il fluido
geotermico (vapore o liquido) è chimicamente costituito da acqua con disciolte al suo
interno altre sostanze: solide, liquide e gassose. Tra le varie sostanze disciolte sono spesso
presenti delle piccole percentuali di gas incondensabili, costituiti essenzialmente da
anidride carbonica (CO2).
Esistono però anche altri sistemi geotermici. Questi sistemi sono rappresentati dalle
cosiddette "rocce calde secche" (hot dry rock), dai "sistemi magmatici" e dai "sistemi
geotermici geopressurizzati".
Le rocce calde secche sono zone della crosta terrestre con alta termalità
(temperature dai 200°C ai 350 °C circa) ma prive di circolazione di fluidi, che si pensa di
sfruttare mediante fratturazione artificiale delle rocce e circolazione forzata del fluido.
I sistemi magmatici sono rocce fuse di origine magmatica, con temperature dai 600
°C ai 1400 °C, che presentano difficilissimi problemi tecnici per il loro utilizzo e se ne
prevede uno sfruttamento in tempi ben più lunghi.
I sistemi geopressurizzati sono sistemi chiusi, privi di alimentazione, nei quali il
fluido si trova a pressione e temperatura elevata; costituiscono una categoria a sé stante.
Potrebbero produrre energia termica e idraulica (acqua calda in pressione) e gas metano.
Questa risorsa è stata studiata in modo approfondito, ma, sino ad oggi, non è seguito uno
sfruttamento industriale.
L'utilizzabilità dei bacini geotermici è vincolata alla profondità del serbatoio
affinché sia possibile la perforazione di pozzi che mettano in comunicazione la risorsa
geotermica con la superficie per lo sfruttamento energetico del calore.