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Il comportamento di una sovrastruttura, e quindi il suo
“stato”, è definito essenzialmente dai seguenti parametri:
• caratteristiche strutturali;
• caratteristiche superficiali;
Le caratteristiche strutturali sono legate alla portanza, alle
capacità di sopportare i carichi di traffico e alla loro ripartizione
nel tempo.
La portanza è collegata essenzialmente alla deformabilità
dei vari strati che costituiscono la sovrastruttura, al modo con cui
essi si susseguono e alle loro condizioni di accoppiamento.
Un danno strutturale si manifesta generalmente come
“rottura” di uno o più strati della sovrastruttura, e può essere
causato o da fenomeni di fatica, per l’applicazione di carichi
ripetuti che determinano uno stato tensionale nel materiale anche
notevolmente inferiore a quello ammissibile, o per l’applicazione
di carichi per i quali viene superata la resistenza a rottura del
materiale.
Le caratteristiche superficiali sono legate essenzialmente
alla funzionalità della sovrastruttura, espressa in termini di
comfort e sicurezza.
Tali caratteristiche si riferiscono infatti alla regolarità,
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rugosità, rumorosità e drenabilità del piano viabile.
Il deteriorarsi della tessitura superficiale di una
sovrastruttura per effetto del traffico determina una diminuzione
del comfort di marcia; analogamente, diminuiscono i valori
dell’aderenza offerti dal manto superficiale e dai quali la
sicurezza del traffico largamente dipende.
L’esperienza dimostra che, nonostante le massicce
ricerche svolte nel campo dei materiali e delle tecnologie di
esecuzione, non sempre è possibile realizzare sovrastrutture che
mantengano inalterate le loro caratteristiche superficiali sotto
l’effetto di un traffico intenso, per un tempo pari a quello
previsto per la vita utile delle stesse.
Risulta inevitabile, quindi, la previsione di interventi
intermedi per ripristinare le condizioni iniziali durante tale
periodo.
In presenza di una sovrastruttura stradale con pronunciate
irregolarità superficiali, il comfort di marcia dell’utente viene
notevolmente condizionato dalle accelerazioni verticali che
subisce il veicolo, nonostante lo stesso le attenui attraverso il
sistema sospensioni-pneumatici.
Oltre ad incidere sul comfort di marcia, le irregolarità
superficiali possono provocare dei ristagni d’acqua con
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conseguente riduzione della visibilità a causa dello spray
originato dalle ruote in movimento e condizionare le qualità
frenanti dei veicoli, dato che l’aderenza impegnabile risulta
molto variabile.
Le dimensioni caratteristiche che identificano le
irregolarità della superficie stradale sono la lunghezza
dell’ondulazione λ, la profondità massima di ondulazione o
ampiezza a e l’indice di irregolarità ρ = a/λ (Fig.1).
Fig.1 - Rappresentazione schematica di un’onda.
La normativa CNR distingue quattro classi di
discontinuità superficiali in funzione del dominio delle
lunghezze d’onda: si definisce irregolarità superficiale una
discontinuità con λ>0.5m e tessitura del piano viabile una
discontinuità con 0.5mm<λ≤0.5m.
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Alla predetta scala delle lunghezze d’onda viene associata
quella della frequenza spaziale f =
1
λ
(Fig.2).
λ 0.5mm 50mm 0.5m
Microtessitura Macrotessitura Megatessitura Irregolarità
2000 cicli/m 20 cicli/m 2 cicli/m 1/λ
Fig.2 - Definizione delle classi di tessitura in funzione della
lunghezza d’onda λ e della frequenza spaziale 1/λ.
Esiste una corrispondenza tra la lunghezza d’onda λ, che
è una grandezza definita nel dominio dello spazio, e il periodo T,
definito nel dominio del tempo.
Nel dominio del tempo il periodo T varia con la frequenza
ciclica (pulsazione) ω [ rad/s ] secondo la legge:
ω
pi2
=T
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Nel dominio dello spazio la lunghezza d’onda λ è
inversamente proporzionale al numero d’onda Ω [ rad/m ]:
Se un veicolo che si muove di moto rettilineo con velocità
costante V, il tempo τ che esso impiega a per percorrere la
distanza X è:
mentre la lunghezza d’onda λ viene coperta in un periodo
di tempo T:
Quindi la relazione tra pulsazione ω e il numero d’onda Ω
è:
Essendo ω direttamente proporzionale alla frequenza f,
cioè:
Ω
=
pi
λ
2
V
X
=τ
V
T
λ
=
Ω=== VV
T λ
pipi
ω
22
fpiω 2=
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si ha anche
Per cui, a grandi lunghezze d’onda corrispondono, nel
dominio del tempo, basse frequenze mentre a piccole lunghezze
d’onda corrispondono alte frequenze.
Ciò premesso, quando la lunghezza d’onda λ supera i
2-3 cm, si manifestano fenomeni di scuotimento intollerabili che
creano forti disagi ai viaggiatori e danneggiamenti ai veicoli in
marcia.
Si consideri una irregolarità di modesta entità avente una
lunghezza d’onda pari a 2 m e un’ampiezza pari a 2 cm.
Si dimostra facilmente che alla velocità di 80 km/h, le
ruote che passano tale irregolarità si vengono a trovare distaccate
dal suolo ma in equilibrio dinamico cioè con accelerazione
centrifuga pari a quella di gravità; se la velocità del veicolo è
superiore ad 80 km/h le ruote si staccano dal suolo per ricadere
sulla pavimentazione pochi metri più avanti, con un’energia
d’urto pari a 2-3 volte il peso proprio (il carico normale che la
ruota abitualmente trasmette alla sovrastruttura), causando
quindi uno squilibrio dinamico (Fig.3).
λ
V
f =
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Errore. Il collegamento non è valido.
Fig.3 - Schema del comportamento di una ruota in prossimità di un
dosso.
L’introduzione degli ammortizzatori a doppio effetto
anche negli autoveicoli pesanti ha modificato il comportamento
suddetto della ruota, tuttavia rimane fondamentalmente invariato
il fenomeno del martellamento violento ed incessante che i
veicoli esercitano sulla sovrastruttura.
In particolare, le forze dinamiche variabili applicate alla
superficie stradale dalle ruote dei veicoli in movimento generano
delle onde “tenso-deformative” si propagano nel suolo attraverso
la sovrastruttura ed il sottofondo stradale.
In questo contesto la sovrastruttura esercita una funzione
di distribuzione e diffusione delle azioni ad essa direttamente
applicate dalle ruote, riducendo il loro effetto nel sottofondo.
Le onde di vibrazione di rilevante interesse sono di
quattro tipi:
1. onde di volume longitudinali o di compressione,
onde p;
2. onde di volume trasversali, onde s;
3. onde di superficie, anche dette di Rayleigh, onde r;
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4. onde d’interfaccia o di confine.
Le onde p ed s sono anche chiamate onde di volume
poiché esse si propagano nello spazio, sia esso il “semispazio” o
il continuo indefinito, mentre le onde r, non molto diversamente
dalle perturbazioni che possono osservarsi sulla superficie
dell’acqua, sono confinate in una regione limitata e vicina alla
superficie.
Per ciò che concerne le onde d’interfaccia, che non sono
molto diverse dalle onde r, esse si hanno solo se è presente un
mezzo stratificato e solo se i moduli di taglio degli strati
sottostanti sono più grandi di quelli degli strati sovrastanti.
Si può quindi affermare che in un semispazio elastico si
possono avere principalmente tre tipi di onde: di compressione,
di taglio e di Rayleigh (Fig. 4).
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Fig.4 – Schema delle onde di tipo p, s e di Rayleigh.
Le ondulazioni di un manto stradale possono avere:
a) una lunghezza d’onda brevissima
b) una lunghezza d’onda del diametro di una ruota
(irregolarità più fastidiosa);
c) una lunghezza d’onda di alcuni metri.
Le irregolarità a breve lunghezza d’onda sono state le
prime ad essere eliminate perché la loro presenza è
manifestamente più distruttiva, sia per i veicoli che per la
sovrastruttura stessa; tuttavia, anche le ondulazioni con elevata
lunghezza d’onda risultano pericolosissime e devono essere
evitate.
Si nota facilmente come le ondulazioni di una
sovrastruttura siano deleterie agli effetti della propria
conservazione e come, quindi, sia necessario prendere ogni
precauzione tecnica affinché esse non possano verificarsi.
Purtroppo, accade che sovrastrutture perfettamente
costipate all’atto della loro costruzione cominciano, a causa del
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traffico veicolare, a presentare dopo un certo periodo di tempo
ondulazioni sempre più marcate che tendono a compromettere
l’integrità del manto stradale.
La causa di questo fenomeno è dovuta al cattivo
comportamento delle fondazioni e degli strati di base sui quali
poggia il manto stradale ed alla scarsa omogeneità dello strato di
conglomerato posto in opera.
Se le caratteristiche dei conglomerati bituminosi sono
diverse in due zone adiacenti, è evidente che sia l’operazione di
rullatura che il traffico agiranno su questi due conglomerati
bituminosi in modo simile solo inizialmente.
In realtà, nel tempo, la differenza nelle caratteristiche
meccaniche determina, quale ovvia conseguenza, la formazione
di un’onda che a sua volta induce sul traffico una sollecitazione
verticale.
A queste segue, per reazione, un impatto violento che
provoca la formazione di nuove ondulazioni, fessurazioni ed il
dissesto della strada.
Il fenomeno progredisce con l’incremento di sforzi e
deformazioni sugli strati della sovrastruttura.
La Fig.5 mette in evidenza come una discontinuità
iniziale del manto stradale possa rapidamente causare il suo
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degrado a causa della reazione dovuta al martellamento del
traffico.
Le irregolarità longitudinali si presentano con ampie o
piccole lunghezze d’onda; le prime sono proprie di tutte le
sovrastrutture e provocano oscillazioni di notevole intensità e
bassa frequenza, le seconde, invece, sono tipiche delle
sovrastrutture plasto-viscose e causano oscillazioni di alta
frequenza e bassa intensità.
Le irregolarità inferiori ai 2.5 cm di lunghezza
influenzano principalmente le qualità di aderenza di una
sovrastruttura; quelle comprese fra i 3.5 cm e i 30 metri ne
determinano il livello di comfort di marcia.
Errore. Il collegamento non è valido.
Fig.5 - Indicazione schematica di una prima irregolarità dovuta a
cattiva omogeneità (1) e di ondulazioni formatesi
successivamente a causa del traffico veicolare (2).
Le apparecchiature utilizzate per la misura delle
irregolarità superficiali devono rispondere ai seguenti requisiti
fondamentali rappresentati dalla mobilità, dalla semplicità di
costruzione e di uso, dalla precisione delle misure e dalla loro
affidabilità.
Tutte le apparecchiature rispondono al medesimo
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principio che consiste nel rilevare, in relazione alla linea di
riferimento, il profilo della sovrastruttura.
In effetti questa linea di riferimento varia con lo spostarsi
dell’attrezzatura, e se quest’ultima ha delle caratteristiche lineari,
come avviene generalmente, il valore misurato deriva dal profilo
vero tramite una funzione di correlazione propria di ciascuna
apparecchiatura che viene chiamata funzione di trasferimento.
I metodi e le apparecchiature per il rilievo delle regolarità
longitudinali si suddividono in:
• Rilievi topografici mediante livello e stadia.
• Regoli; oltre al regolo a mano direttamente appoggiato
sulla sovrastruttura, il tipo più comune è rappresentato
da un regolo mobile poggiante su due ruote alle
estremità con una rotella misuratrice centrale collegata
ad un quadrante.
• Indicatori di pendenza; lo strumento tipo è il
cosiddetto profilografo Chloe, che è una
semplificazione di quello utilizzato in occasione delle
prove AASHO.
• Apparecchiature inerziali; sono costituite da una
rotella palpatrice posta al centro di una autovettura che
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trasmette ad un galvanometro registratore, tramite un
potenziometro, degli impulsi elettrici proporzionali al
dislivello esistente tra il telaio del veicolo e la rotella.
• Apparecchio ad impulsi; è il cosiddetto Bump
Integrator, chiamato anche Roughmeter, costituito da
una ruota e da un integratore che registra gli
spostamenti cumulati della ruota rispetto al telaio e la
distanza percorsa.
Sebbene le irregolarità trasversali abbiano riflessi minori
di quelle longitudinali sul comfort di marcia, non è così per
quanto riguarda la sicurezza; basti pensare al pericolo che
possono portare le ormaie al traffico automobilistico veloce ed
ancor più a quello motociclistico. Gli apparecchi di rilevamento
si suddividono in statici e mobili:
♦ Apparecchi statici; il più semplice è costituito dal «rut
depth meter» tipo AASHO e non è altro che il classico
regolo adagiato sulla superficie della sovrastruttura.
♦ Apparecchi mobili; il principio su cui si basa è quello
di esplorare da un veicolo che marcia a velocità
moderate (9÷30 km/h) la superficie della
sovrastruttura mediante un sottile pennello luminoso
laser di cui si registra l’angolo formato dal raggio
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incidente con il raggio riflesso ovviamente
proporzionale al dislivello in senso trasversale.
Pur non esistendo una definizione del tutto soddisfacente
di comfort di marcia, quella più elementare collega il comfort
alle accelerazioni verticali subite dall’utente, trascurando una
quantità di elementi importanti quali il rumore e la trasmissione
di vibrazioni degli organi di guida del veicolo.
Esistono due criteri: uno francese che tende a collegare la
nozione di comfort a misure di accelerazione, l’altro americano
che ricollega la nozione di comfort al ben noto indice di servizio
PSI della prova AASHO, cioè ad giudizio globale espresso da un
gruppo di esperti che esaminano periodicamente la sovrastruttura
ed attribuiscono ad alcuni parametri fisici di questa dei
coefficienti di qualità che definiscono matematicamente il valore
del PSI.
Occorre sottolineare come, sia le pavimentazioni in
calcestruzzo sia quelle in conglomerato bituminoso, abbiano
migliorato nel tempo il loro livello di regolarità superficiale e
come, attualmente, la qualità di percorribilità delle prime
differisce ben poco dalle seconde.
In genere, il più basso livello di comfort di una
sovrastruttura in calcestruzzo non armato deriva dal gran numero
di giunti presenti.