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si è amici o per fare nuove amicizie. Si viaggia per incontrare
qualcuno o per abbandonare qualcun'altro, per non saper attendere o
perché si è atteso troppo, per indagare nel profondo della propria
anima o per fuggire da se stessi...
Il viaggio ha sempre rappresentato per l‟uomo una possibilità
unica, che gli permette di entrare in continuo contatto con mondi
diversi e lontani da quelli in cui vive. Il simbolo per eccellenza del
viaggiatore è Ulisse, l‟eroe omerico, che affronta un difficile percorso
di ritorno verso la sua tanto amata Itaca e che rappresenta,
nell‟immaginario collettivo, il fervido desiderio di scoprire sempre
nuovi orizzonti. Sono della convinzione che il soggetto viaggiante
possa cambiare intimamente e raggiungere una nuova identità
attraverso l‟esperienza vissuta… ecco perché anch‟io mi sento un
appassionato viaggiatore, amante della vita e delle sue meravigliose
avventure, delle sue incantevoli sfaccettature, viste come momenti
indimenticabili e degni di eterno ricordo.
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Grazie al mio viaggio “formativo” sono riuscita a diventare
quella che oggi sono, riuscendo a vivere la mia vita a pieno e credendo
in maniera sempre più fervida nei miei sogni e nei miei progetti futuri.
Ho avuto come guida anche la scrittrice, Paola Mastrocola, che
con i suoi straordinari romanzi mi ha fatto capire e scoprire vari
aspetti della vita che forse non credevo neppure che esistessero.
Paola Mastrocola ha 48 anni, è nata nel 1956 a Torino, ove
ancora risiede e insegna nel liceo scientifico di Chieri (Torino).
Dopo la laurea ha insegnato letteratura italiana all‟università di
Uppsala, in Svezia. Fino al 1992 ha scritto commedie per ragazzi per
la Compagnia del Teatro dell‟Angolo; ha inoltre pubblicato due
raccolte di poesie, La fucina di quale Dio (Genesi 1991), e Stupefatti
(Caramanica 1999), nonché alcuni saggi sulla letteratura italiana del
Trecento e del Cinquecento.
L‟esordio narrativo è avvenuto nel 1999 con La gallina
volante (Guanda 2000) con la quale ha vinto il “Premio Italo Calvino”
per l‟inedito. La protagonista del romanzo è Carla, quarant‟anni,
insegnante di lettere in un liceo di Torino, che racconta un anno di vita
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scolastica. Parla di due grandi passioni che si sovrappongono, si
intrecciano, fino a confondersi, pur restando separate: quella per
l‟insegnamento e quella per l‟allevamento delle galline.
Una si svolge all‟interno di un‟istituzione –la scuola- che cerca
di cambiare, diventando però sempre più burocratica, l‟altra ha luogo
nell‟ambiente familiare di Carla, esattamente nel pollaio.
La protagonista ha un sogno: deve insegnare a volare a una
delle sue galline. «Il romanzo viene visto come un luogo di
depistaggio, di ironia intelligente e di metaforici schiaffeggiamenti a
una realtà, quella della tv, dei giornali, dei computer, che si interessa
solo della piatta attualità povera di parole, di grammatica, di sintassi: è
la realtà di una scuola disagiata e disagiante»1.
Con Palline di pane (Guanda 2001) è stata finalista al “Premio
Strega”, così anche con La scuola raccontata al mio cane (Guanda
2004), ovvero il racconto della sua esperienza di insegnante:
immagina di esprimere le sue perplessità a un insolito ascoltatore, il
suo cane, forse perché talvolta ci si sente più compresi dagli animali
1
E. PACCAGNINI, Il sole 24 ore, 20/6/2009.
8
cha dalle persone, e poi perché “la sua estraneità canina l‟aiutava a
non dar niente per scontato”2, con Alberi maestri (Guanda 2003),
considerato un romanzo di "sformazione" in cui la scrittrice torna a
parlare della scuola, non più vista dalla parte dei professori, ma da
quella ancor più intrigante degli studenti e con Che animale sei?
Storia di una pennuta (Guanda 2005), un racconto di formazione
intenso e divertente che ha per protagonista un‟anatroccola, senza
nome e senza famiglia, con mille interrogativi su di sé e sul mondo
che la circonda.
Con Una barca nel bosco (Guanda 2004) ha vinto il “Premio
Campiello 2004”, nonché il “Premio Alassio Centolibri- un autore per
l‟Europa 2004”, accogliendo con stupore il verdetto finale e
dichiarando di sentirsi, come il protagonista del suo libro, «una barca
nel bosco»: cioè una donna un po‟ «fuori ruolo», «un pesce fuor
d‟acqua», secondo la colorita espressione piemontese.
Protagonista del romanzo, che ha raggiunto le centomila copie,
è un giovane di nome Gaspare che, da un‟isoletta del sud, sale a
2
Dal commento in copertina del testo La scuola raccontata al mio cane, Guanda editore, Parma, 2005.
9
Torino con la madre per frequentare il liceo. Figlio di un pescatore,
Gaspare è uno studente brillante e fantasioso, ama il latino e le poesie
di Verlaine: ha talento da vendere, per questo i genitori, per
assicurargli un destino diverso dal loro, decidono di farlo studiare al
nord. Al liceo però il ragazzo si scontra con insegnanti mediocri e
compagni di classe interessati più alle felpe che allo studio. Per non
essere fuori moda, “una barca nel bosco” appunto, Gaspare compie un
processo di omologazione, rinunciando a se stesso e alla propria
natura... ma non ai sogni e alla fantasia.
Con La narice del coniglio (Guanda 2009) la scrittrice parla di
una donna nel pieno della vita, ha un‟attraente frangetta bionda, vestiti
eleganti, un bel lavoro. Eppure ogni tanto sente come un peso, un
fastidio acuto: a scuola era il compagno presuntuoso, al lavoro la
collega arrivista, e poi le scarpe con il tacco a spillo, le serate
mondane, i discorsi ufficiali, le cerimonie, i matrimoni… e quando le
situazioni si fanno insopportabili, quando le sembra che le persone e i
luoghi abbiano perso il senso di quello che sono realmente, in Barbara
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scatta qualcosa, un piccolo movimento, un gesto minimo di
insofferenza. Sfrontato? Scherzoso? Provocatorio? Non si può dire.
Di certo si tratta di un impulso irresistibile e la protagonista
non può trattenerlo. È il suo modo di reagire alle assurdità, alle
distorsioni. Forse il desiderio di trovare qualcuno che le somigli.
Insomma fa quel gesto, e d‟improvviso ciò che appariva così serio e
importante perde consistenza, diventa aria, si dissolve.
Questi romanzi mi hanno, peraltro, aiutata a capire il mio
tempo e il mio mondo (che è quello della scuola, dell‟Università) in
un‟altra ottica non scontata, ma assai pugnace, combattiva, non
rinunciataria: ne parlerò più diffusamente nei capitoli che seguono.
Ma, soprattutto, in seguito alla lettura di questi romanzi, credo
di aver capito qualcosa di più sulla letteratura, su quel miracolo che è
l‟espressione letteraria. Anche di questo parlerò nei prossimi capitoli.
Col romanzo Più lontana della luna (Guanda 2007), Paola
Mastrocola racconta una bella favola reale-surreale, ambientata nei
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cosiddetti «anni di piombo»3 dove la protagonista, Lidia, sempre
cresciuta con la famiglia appartenente al ceto operaio, ad un certo
punto decide di seguire l‟ideale che si è impresso nella sua mente
leggendo le poesie dei poeti trovatori che cantano “l‟amore lontano”.
Quindi decide di partire con il suo fido destriero Pino alla
ricerca del suo «amore da lontano». Dovrà fare scelte, errori, alcuni
più gravi e altri meno gravi, ma, alla fine, incontrerà il suo sogno che
forse non sapeva nemmeno di avere sognato.
Certo, potrebbe risultare davvero paradossale scappare di casa
a cavallo, ma forse questo è lo stimolo giusto per andare avanti, per
scoprire cosa si vuole veramente dalla vita, cercando di inseguire
sempre i propri sogni. Ogni secondo, ogni istante della nostra vita è
una fotografia racchiusa in un libro scritto con le nostre stesse
mani…ogni giorno si volta pagina per riempire attimo per attimo quel
foglio bianco di frasi e storie nelle storie.
3
L. WEINBERG, "Italian Neo-Fascist Terrorism: a comparative perspective", in Terror form extreme right, Tore
Bjǿrgo, 1995, per anni di piombo si intende quel periodo in cui l'insoddisfazione per la situazione politico-
istituzionale caotica (governi che duravano anche pochi giorni) si tradusse in violenza di piazza prima e,
successivamente, in lotta armata, perpetrata da gruppi organizzati che usarono l'arma del terrorismo con
l'obiettivo di creare le condizioni per influenzare o sovvertire gli assetti istituzionali e politici del Paese. Per
alcuni opinionisti e commentatori politici gli anni di piombo vengono considerati gli anni del "terrorismo di
sinistra", per altri dello "stragismo di destra", per altri ancora di "stragismo di stato”.
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Poi, improvvisamente, arriva il momento topico del nostro
viaggio e ci si ferma un attimo a riflettere…interrogandoci sulla nostra
esistenza e guardandoci indietro sfogliando le vecchie pagine ingiallite
del proprio libro.. del resto siamo noi stessi gli artefici della nostra
vita, gli autori delle nostre avventure, delle nostre esperienze, dei
nostri disagi e imprevisti. È importante dunque che la vita sia vissuta
con coraggio, giorno dopo giorno e accettata sia nel bene che nel
male. Del resto la vita è una continua ricerca della vita stessa,
dell'amore, della poesia (anche cavalleresca), dei sogni che, se ci si
crede davvero, diventano realtà.
La scrittrice ci invita, dunque con questo romanzo, a ritrovare
la forza che c'è in noi, a non accontentarci di quel poco che si ha, ma a
cercare la realizzazione in ciò che è già scritto e risiede profondamente
dentro di noi. Il viaggio tra i romanzi di Paola Mastrocola si
preannuncia, pertanto, ricco di incontri e, forse, di scoperte effettive:
quali contenuti sociologici, psicologici, pedagogici, politici ecc…
sono sottesi a queste opere?
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E non è detto che, meditando sulla tecnica compositiva di
Mastrocola, non riusciamo a rubarle il seguito della sua maestria
stilistica.