Introduzione
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Introduzione
A volte passano inosservati, a volte vengono gettati via senza
nemmeno essere sfogliati in quanto erroneamente considerati
“pubblicità”. Nel senso peggiore che si possa dare a questo termine:
“con questo opuscolo vogliono sicuramente vendermi qualcosa, non
sono interessato, non compro niente, grazie”. Cestino dei rifiuti,
quando va bene l’allegato finisce nella raccolta differenziata della
carta.
Qualcuno invece li legge, attratto dalla copertina e dai personaggi
Disney che vi sorridono accattivanti. Trova fumetti e
approfondimenti educativi, trova una sensibilità ai cosiddetti “grandi
temi” declinata in modo inaspettato. Trova un oggetto di tesi in
comunicazione sociale.
Una precisazione immediata è d’obbligo: in questo lavoro si
parlerà del settimanale a fumetti Topolino. Rimangono dunque
totalmente escluse tutte le altre pubblicazioni de “The Walt Disney
Company”. Infatti sebbene a volte anche queste possano essere
usate con scopi simili, si tratta di pubblicazioni dirette a fasce di
pubblico decisamente più segmentate e con una diffusione molto
minore rispetto allo storico settimanale, pertanto lo studio si è
interessato solo a quest’ultimo.
Le campagne di comunicazione sociale su Topolino
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Nel primo capitolo ci si occupa proprio di definire l’oggetto specifico
di studio, di delimitare la vera e propria campagna di comunicazione
sociale. L’operazione, apparentemente semplice, in realtà non è
affatto scontata. Infatti, come vedremo dettagliatamente, la
“comunicazione sociale attraverso Topolino” è realizzata mediante
due modelli. E se individuare l’opuscolo giusto tra i tanti che
vengono allegati al settimanale è abbastanza immediato, la
distinzione non è altrettanto agevole quando le campagne sono
integrate nelle pagine del settimanale. In questo caso è necessario
separare la comunicazione sociale dall’intento educativo, più o
meno esplicitato, delle storie e degli inserti.
Il capitolo successivo è interamente dedicato alla definizione del
medium fumetto. Dopo averne precisato le caratteristiche specifiche
e le particolarità del linguaggio, se ne illustreranno le possibilità
come strumento educativo, di marketing e specificamente di
comunicazione sociale. Verrà brevemente ripercorso il dibattito sulla
bontà dei fumetti, iniziato ormai quasi un secolo fa, ma tuttora
attuale. Pare infatti che nonostante i diversi studi e le innumerevoli
pubblicazioni al riguardo, nel pensiero comune si fatichi ad accettare
i comics come medium al pari degli altri. Grazie ai loro punti di forza,
legati alle specificità del linguaggio, in alcuni casi possono rivelarsi
addirittura più efficaci di altri media: su questo fanno leva le
campagne di comunicazione sociale qui analizzate.
In seguito, nel terzo capitolo, si presentano i tratti specifici delle
campagne di marketing sociale proposte attraverso Topolino. Si
vedrà l’importanza della scelta del medium fumetto, e di questo in
particolare: l’etica Disney si fa sentire nell’accettare o meno una
determinata proposta e i temi trattati devono rispondere a
determinati requisiti. Il target, più complesso di quanto possa
apparire, concorre a determinare il modo in cui sono trattati i temi.
Inoltre ci si soffermerà sull’importanza che i personaggi Disney
rivestono in quanto modelli: in particolare su Topolino e Paperino,
Introduzione
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sottolineando le differenze tra il mondo dei topi e quello dei paperi e
quindi cosa porta a preferire un certo gruppo di personaggi piuttosto
che l’altro, personaggi che vedremo anche “in azione” attraverso
alcuni esempi.
Infine il capitolo quattro. È una proposta, un possibile modo di
valutare l’efficacia delle campagne di comunicazione sociale così
realizzate. All’origine di questa idea sta l’attuale assenza di sistemi di
rilevazione dei risultati ottenuti. Al punto che, paradossalmente, non
si sa neppure se alcune campagne sono del tutto ignorate. Questo
problema è risolto parzialmente dalla frequente presenza di
concorsi, giochi a premi e proposte di attività abbinati ad esse: il
numero dei partecipanti potrebbe essere un indicatore
dell’attenzione prestata ai contenuti. Ma la curiosità che muove
questo lavoro è quella di sapere se anche chi non partecipa ai
concorsi è attento e trova i temi di proprio interesse: da qui lo
spunto di ricerca.
Capitolo Uno
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Capitolo Uno
“E proprio in quell’anno leggo L’esprit du temps di Edgar Morin, il quale dice
che per poter analizzare la cultura di massa bisogna segretamente divertirvicisi,
non puoi parlare del juke box se ti fa schifo infilarci la monetina… perché allora
non usare i miei fumetti e i miei libri gialli come oggetto di lavoro?”
Umberto Eco
1.1 Il corpus di analisi: definizione.
L’oggetto di studio di questo lavoro è dato dalle campagne di
comunicazione sociale proposte attraverso il settimanale a fumetti
Topolino. Sia che si tratti di campagne integrate nel settimanale, sia
di fascicoli proposti in allegato ad esso, le modalità di presentazione
sono spesso simili. Quando presenti, i racconti servono da pretesto
e da introduzione a temi meglio approfonditi in articoli specifici.
Per ovvi motivi (il primo numero di Topolino uscì in Italia nell’aprile
del 1949) è stato necessario limitare il corpus di analisi: dunque, per
quanto riguarda la pubblicazione settimanale si è scelto di analizzare
i numeri dell’annata 2008-2009, mentre per quanto riguarda inserti e
opuscoli proposti in allegato ci si è allargati fino a comprendere un
periodo di dieci anni, dal 1999 al 2009.
Le campagne di comunicazione sociale su Topolino
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La scelta del periodo di tempo a cavallo tra due anni solari è
legato al target principale di Topolino: trattandosi di bambini e
ragazzi in età scolare, ne consegue che i tempi del fumetto
rispecchiano quelli del calendario scolastico, il cui inizio è fissato per
il mese di settembre.
Le altre pubblicazioni hanno reso necessario l’allargamento del
tempo di analisi almeno a dieci anni per diversi motivi. In primo
luogo bisogna considerare il numero decisamente basso di
campagne così concepite, probabilmente dovuto anche ai costi più
alti per i committenti. In secondo luogo questa modalità di marketing
è più spesso usata a fini di promozione turistica o commerciale, che
in questa sede non ci interessano. Infine si segnala la difficoltà di
reperimento del materiale stesso.
Due forme tanto diverse – da un lato storie a tema e articoli di
approfondimento integrati nel fumetto o, come a volte accade,
addirittura un intero numero di Topolino dedicato ad uno stesso
argomento; dall’altro booklet separati dati in omaggio con il
settimanale – sono accomunati dal fatto di essere campagne di
comunicazione sociale. Come specificato da Grandi (2001 pag. 53),
caratterizziamo la comunicazione pubblica, e quindi la
comunicazione sociale in quanto una delle sue dimensioni, in base
al suo oggetto e non al soggetto che la promuove. In questo senso
non è importante tanto il soggetto che promuove la campagna –
possono essere enti privati (come la Microsoft) o enti pubblici (ad es.
il Ministero della Salute) – quanto l’oggetto della campagna stessa e
l’obiettivo che ci si pone, che è di interesse generale.
Dal punto di vista della Disney Publishing Worldwide non vi è
differenza alcuna
1
tra, ad esempio, promozione turistica e campagne
di comunicazione sociale: si tratta sempre di marketing. Non è ben
chiaro invece come avvenga la scelta tra i due diversi modelli
1
Queste informazioni derivano da conversazioni avvenute nel corso del
ComPa 2007 a Bologna, dove era presente la The Walt Disney Company
Italia S.p.A.
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(integrato nel settimanale o booklet separato): anche la distinzione
derivante dal promotore, che sia la redazione stessa a promuovere
determinati comportamenti oppure un ente “esterno”, non regge ad
un’analisi più attenta. Talvolta entrambe le modalità concorrono in
una stessa campagna, magari articolata in un periodo di tempo di
diverse settimane (è il caso della campagna Eni sul risparmio
energetico, della primavera 2008). La distinzione da fare è dunque
quella tra campagne banalmente “pubblicitarie” e campagne di vero
e proprio marketing sociale, ovvero adattamento dei principi del
marketing e della pubblicità commerciale al fine di risolvere temi di
interesse generale collettivo, soluzione ottenuta attraverso
modificazioni degli atteggiamenti e comportamenti di singoli
individui o di precisi segmenti di popolazione (Grandi 2001).
1.2 Il corpus di analisi: descrizione
Vedremo ora nel dettaglio che cosa è stato analizzato per questo
lavoro, separando provvisoriamente i fascicoli dalle pagine
informative integrate nel settimanale.
1.2.1 Gli allegati
Per quanto riguarda i primi, lo studio ha tenuto in considerazione:
- “GM Operazione antirischio”, realizzato in
collaborazione con la Protezione civile della Regione
Lombardia (1999)
- “Sicuramente! Paperino e la sicurezza in strada” con
Fondazione ANIA (2005)
- “Internet sicuro”, con Microsoft (2006)
- “Guadagnare salute con il movimento/mangiando
sano”, campagna promossa dal Ministero della Salute (2007)
Le campagne di comunicazione sociale su Topolino
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- “Vacanze in sicurezza e allegria” con Agip (2008)
- 30 per cento con Eni, 2008
Si tratta di allegati molto diversi tra loro, sia per formato che per
struttura interna, della quale possiamo osservare una sorta di
evoluzione. Infatti, il primo opuscolo studiato, “GM Operazione
antirischio”, si presenta come un vero e proprio manuale
semplificato dove l’uso del fumetto consiste in singoli disegni e
vignette e solo in rari casi vi sono delle strisce. L’uso del fumetto è
quindi accessorio rispetto al testo, è un modo per alleggerire quella
che altrimenti potrebbe apparire come una lettura noiosa e
prettamente pedagogica. Il fumetto viene dunque usato come
illustrazione: i disegnatori si comportano proprio da illustratori,
realizzando immagini isolate “ancelle” del testo. Le parole non
omettono nulla di quanto mostrano i disegni, che pertanto
potrebbero anche ritenersi inutili (Laura 1971).
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