componente amministrativa e burocratica dell‟Organizzazione. Una scelta che mi
ha portato ad individuare tre campi d‟azione. La lotta alla fame a alla povertà nel
mondo, in cui esamino l‟intervento del WFP alla luce degli obiettivi scaturiti con
il Millennium Development Goals, introducendo i dati sulla situazione attuale del
pianeta. La lotta all‟HIV/AIDS, dove osservo l‟importanza che riveste il
Programma nella cura e nella prevenzione del virus. Ed infine l‟intervento a difesa
delle popolazioni colpite da catastrofi naturali o umane, un ruolo che ha
contraddistinto l‟Organizzazione fin dalla nascita e che ha portato, nel 2000, alla
creazione di una Base di Pronto Intervento Umanitario, presso l‟Aeroporto
Militare di Brindisi.
Progetti che provvedono a migliorare la vita di milioni di persone, emancipare gli
individui dalla schiavitù del degrado e della fame, parificare la situazione delle
donne e regalare sorrisi e speranze ai bambini. Progetti realizzati quotidianamente,
da persone volenterose, per la costruzione di un mondo migliore (“For building a
better world”), da cui il titolo della tesi, che si riferisce alle parole pronunciate dal
Segretario Generale dell‟ONU, Kofi Annan, quando nel 2005 commentava i primi
risultati del Millennium Development Goals.
Un sogno che si trasforma in realtà proprio quando le parole vengono fuori dalle
vibrazioni del cuore e non dalle aride menti di affaristi e speculatori, quando i
sentimenti si trasformano in azioni umanitarie contrapposte agli interessi ciechi e
criminali di coloro che non esitano a calpestare il prossimo per assumere il potere
economico, quando le utopie diventano verità grazie a quelle persone disposte a
correre dei rischi e prendersi le proprie responsabilità in nome di un progetto più
grande ed importante del semplice accumulo di denaro, e cioè quello di poter
4
vivere e morire con la consapevolezza di aver fatto il possibile per il bene degli
altri. E‟ questa l‟azione del World Food Programme.
5
Capitolo Primo
LA NASCITA DELLE NAZIONI UNITE
1. La Società delle Nazioni
L‟Organizzazione delle Nazioni Unite nasce al termine della seconda guerra
mondiale, per volontà degli Stati vincitori. Prenderà il posto della disciolta Società
delle Nazioni, costituita all‟indomani della grande guerra nell‟intento di
regolamentare i rapporti internazionali fra gli Stati ma soprattutto dall‟esigenza di
garantire lo status quo territoriale laboriosamente raggiunto nei negoziati di
Parigi. Il passaggio dalla Società delle Nazioni alla nascita dell‟ONU, comprende
un periodo lungo più di un ventennio, con all‟interno un nuovo conflitto in scala
planetaria e la consapevolezza, da parte degli Stati, di quanto fosse difficile porre
delle norme certe volte al mantenimento della pace mondiale.
L‟idea di creare un‟organizzazione internazionale, in grado di sviluppare
procedure di arbitraggio nel periodo post-bellico, fu lanciata, il 1° Agosto 1917,
6
dal Papa Benedetto XV nei confronti delle Potenze della Triplice Intesa1. Un anno
dopo, l‟8 Gennaio 1918, il Presidente degli Stati Uniti, Wilson, in un messaggio al
Congresso formulava i Quattordici Punti, che avrebbero dovuto creare le
condizioni per la pace definitiva. Rientravano all‟interno del programma
wilsoniano, la condanna della diplomazia segreta, l‟assoluta libertà di
navigazione, il libero scambio, il disarmo e un‟imparziale soluzione di tutte le
esigenze coloniali. Inoltre, veniva proposta la creazione di un‟associazione delle
Nazioni, in cui si sarebbero risolte le controversie internazionali attraverso il
dialogo e la diplomazia2. Il 28 Giugno 1919 fu firmato il Trattato di Versailles,
che stabilì le condizioni di pace con la Germania e conteneva nel preambolo il
Patto istitutivo della Società delle Nazioni.
I fini principali della Società, contenuti nello stesso preambolo del Patto, erano: la
promozione della cooperazione internazionale e la realizzazione della pace e della
sicurezza internazionale. A tale scopo l‟art. 1 specificava che oltre agli Stati
nominati nell‟elenco allegato al Patto (inizialmente appartenevano 42 Nazioni),
poteva diventare Membro della Società qualunque Stato, dominio o colonia,
pienamente autonomo, purchè la sua ammissione fosse stata approvata dai due
terzi dell'Assemblea, e avesse garantito la sincera intenzione di osservare i propri
doveri internazionali. L‟azione della Società si svolgeva per mezzo di
un'Assemblea e di un Consiglio, assistiti da un Segretariato permanente.
L'Assemblea, secondo l‟art. 3, era costituita dai rappresentanti dei Membri della
Società e si riuniva in determinati periodi e ogni volta che le circostanze lo
richiedevano. La sede permanente della società era Ginevra. Nelle adunanze,
1
Cfr. B. Broms, The United Nations, Helsinki, Suomalainen Tiedeakatemia, 1990, p. 1.
2
Cfr. R. Villari, Storia Contemporanea, Volume terzo, Bari, Laterza, 1979, pp. 412-413.
7
l‟Assemblea poteva trattare ogni argomento concernente l'azione della Società o la
pace nel mondo. Ogni Membro della Società disponeva di un voto e non poteva
avere più di tre rappresentanti in seno all‟Assemblea.
I poteri principali del Consiglio della Società includevano l‟organizzazione di
piani generali per il disarmo. A tale proposito l‟art. 8 del Covenant, prevedeva che
il Consiglio, tenendo conto della posizione geografica e delle circostanze d‟ogni
Membro della Società, redigesse i programmi di questa riduzione. Una volta
esaminati e adottati dai vari Governi, i limiti degli armamenti non potevano più
essere superati senza il consenso del Consiglio. Un‟importante competenza del
Consiglio riguardava la soluzione delle controversie internazionali. Gli artt. 12 e
ss. stabilivano l'obbligo di sottoporre ad arbitrato, a regolamento giudiziario o ad
esame del Consiglio della Società le controversie suscettibili di condurre ad una
rottura, l'obbligo di non ricorrere alla guerra prima che fossero trascorsi tre mesi
dalla sentenza arbitrale o giudiziaria, oppure dal rapporto del Consiglio della
Società, nonché l'obbligo di non ricorrere alla guerra contro lo Stato che si fosse
conformato alla sentenza o al rapporto approvato all'unanimità dal Consiglio .
Si deduce che il patto della Società delle Nazioni non vietava l'uso della forza in
genere, ma più specificamente obbligava a non ricorrervi in determinati casi. In
tutti gli altri casi, gli Stati membri rimanevano liberi di fare uso della forza e di
ricorrere alla guerra laddove il Patto non lo vietava.
In più, se il Consiglio non avesse approvato il rapporto all'unanimità, il ricorso
alla forza risultava, in pratica autorizzato.
Una mancanza che non trovava soluzione neppure con le misure che il Consiglio
della Società era autorizzato ad adottare, in particolare l‟art. 16 il quale stabiliva
8
che qualora uno dei Membri della Società fosse ricorso alla guerra, veniva
considerato ipso facto come colpevole di aver commesso un atto di guerra contro
tutti gli altri Membri della Società, i quali si impegnavano a interrompere
immediatamente ogni rapporto commerciale e finanziario col medesimo, a
proibire ogni traffico fra i propri cittadini ed i cittadini dello Stato contravventore,
e ad interdire ogni rapporto finanziario, commerciale o personale fra i cittadini
dello Stato contravventore e i cittadini di qualsiasi altro Stato. Inoltre rientrava tra
i poteri del Consiglio quello di raccomandare ai vari Governi interessati quali
forze militari, navali od aeree dovevano essere fornite da ciascuno dei Membri
della Società come contributo alle forze armate destinate a proteggere i patti
sociali. L‟art. 16 introduce una formula che sarà assente nella Carta delle Nazioni
Unite, vale a dire la reciproca assistenza nei provvedimenti finanziari ed
economici intrapresi nei confronti di uno Stato contravventore, per attenuare le
perdite e gli inconvenienti derivanti da tali misure. Come vedremo la Carta
dell‟ONU, nell‟art. 50, stabilisce il semplice diritto di consultare il Consiglio di
Sicurezza, per trovare la soluzione alle perdite derivanti dalle misure intraprese
dal Consiglio nei confronti di un altro Stato. Tuttavia mentre il principio di
reciproca assistenza veniva adottato tra i soli membri della Società, il diritto di
consultare il Consiglio di Sicurezza appartiene a tutti gli Stati, anche i non membri
delle Nazioni Unite.
Rispetto ai territori non autonomi, il Covenant è ben lontano dalla politica
d‟amministrazione fiduciaria attuata in seguito dall‟ONU. Mentre quest‟ultima
assegnava a determinate Nazioni dei territori non autonomi con l‟unico intento di
sviluppare le procedure idonee all‟indipendenza, l‟art. 22 del Patto della Società,
9
stabiliva che le colonie e i territori i quali in seguito alla prima guerra mondiale
avevano cessato di trovarsi sotto la sovranità degli Stati che prima li governavano,
dovevano beneficiare del principio secondo il quale il benessere e lo sviluppo di
tali popoli fosse un compito sacro della civiltà. Compito esercitato attraverso
l‟affidamento di questi popoli a nazioni progredite, che, grazie ai loro mezzi, alla
loro esperienza e alla loro posizione geografica, potevano meglio assumersi
questa responsabilità.
Certamente molti dei principi alla base della Carta delle Nazioni Unite, sono il
frutto di un contesto storico-culturale diverso da quello presente ai tempi in cui fu
redatto il Patto della Società delle Nazioni. Tuttavia l‟istituto nato al termine della
grande guerra, ha attraversato una serie di sconfitte che derivavano dallo scarso
rigore delle sue disposizioni e la limitata predisposizione delle Nazioni
partecipanti al rispetto dei principi enunciati nel Covenant.
I principali insuccessi riguardano l‟occupazione francese della Ruhr e
l'occupazione italiana di Corfù, entrambe del 1923. L'incapacità di fermare il
conflitto sino-giapponese del 1931. La guerra del Chaco tra Bolivia e Paraguay.
La conquista italiana dell'Etiopia, intrapresa nel 1935 dal regime fascista. Ma
soprattutto l‟impotenza nel prevenire l‟aggressione tedesca della Cecoslovacchia
nel 1938 e la successiva espansione tedesca a cavallo fra il ‟38 e il ‟39, che portò
allo scoppio di quella che è stata considerata la peggiore carneficina della storia
umana: la seconda guerra mondiale. Vanno anche ricordati alcuni successi della
Società delle Nazioni, in particolare sul piano della lotta al traffico internazionale
di stupefacenti e alla prostituzione, nella difesa dei rifugiati della prima guerra
mondiale e in campo sanitario. Inoltre la Società riuscì a sedare le dispute tra
10
Finlandia e Svezia sulle isole Aland nel 1921 e tra la Grecia e la Bulgaria in
materia di confini nel 1925. In ogni caso, rispetto all‟opinione di molti cronisti e
uomini politici dell‟epoca, i quali videro nell‟istituzione della Società delle
Nazioni l‟inizio di una nuova era, basata sul rispetto reciproco fra gli Stati e la
pace universale, fecero eco le parole lungimiranti e profetiche di Luigi Einaudi, il
quale scrisse, nel 1918, sulle pagine del Corriere della Sera un articolo intitolato
“La Società delle Nazioni è un‟idea possibile?”, e in cui spiegava che “i più,
quando discorrono di “Società delle Nazioni”, pensano ad una specie di perpetua
alleanza o confederazione di Stati, la quale abbia lo scopo di mantenere la
concordia fra gli Stati associati, difenderli contro le aggressioni straniere e
raggiungere alcuni scopi comuni di incivilimento materiale e morale. Tutti
implicitamente ammettono che gli Stati alleati o confederati devono rimanere
pienamente sovrani ed indipendenti; che non si debba costituire un vero superstato
fornito di una sovranità diretta sui cittadini dei vari stati, con diritto di stabilire
imposte proprie, mantenere un esercito super-nazionale, distinto dagli eserciti
nazionali, padrone di un‟amministrazione sua diversa dalle amministrazioni
nazionali. […] gli sforzi fatti per creare una società di nazioni, rimaste sovrane,
servirebbero solo a creare il nulla, l‟impensabile, ad aumentare ed invelenire le
ragioni di discordia e di guerra. Alle cause esistenti di lotta cruenta si
aggiungerebbero le gelosie per la ripartizione delle spese comuni, le ire contro gli
Stati morosi e recalcitranti”3.
3
L. Einaudi, La Società delle Nazioni è un’idea possibile?, articolo pubblicato sul Corriere della
Sera del 7-10-1918.
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2. Dalla firma della Carta Atlantica alla Conferenza di Dumbarton Oaks
Nell‟arco di un ventennio, gli insuccessi che hanno costellato l‟attività
dell‟Organizzazione, portarono quest‟ultima alla sua definitiva estinzione nel
1946, quando la Società mise ai voti la propria dissoluzione, cedendo beni e
servizi alle Nazioni Unite. Si trattava in ogni caso di un‟estinzione formale; di
fatto, la Società delle Nazioni aveva cessato di svolgere la propria attività fin dal
1940, anno in cui presso il Dipartimento di Stato americano nasceva il Comitato
consultivo per la pianificazione post-bellica. Si prefigurava la creazione di
un‟Organizzazione mondiale che assicurasse il rispetto del diritto internazionale
ma con al centro Stati Uniti e Regno Unito.
Da tale progetto l‟anno successivo fu firmata da Churchill e Roosevelt la Carta
atlantica. Un documento che elencava otto principi fondamentali applicabili al
dopoguerra. “Tra cui il principio dei popoli di scegliere liberamente la propria
forma di governo; il principio secondo il quale nessun mutamento territoriale
sarebbe stato giustificato senza il consenso liberamente espresso dai popoli
interessati; il libero accesso di tutte le nazioni alle materie prime; la cooperazione
economica fra le nazioni; la pace duratura per consentire il libero sviluppo
economico-sociale di tutti i popoli e la garanzia di una vita avulsa dal bisogno e
dalla paura; il disarmo delle nazioni ritenute pericolose di minacciare altri Stati; la
libertà dei mari”4.
Ciò che fece diventare questi principi un motto collettivo, fu l‟attacco giapponese
di Pearl Harbor del 1941. Con l‟entrata in guerra degli Stati Uniti si comprese
4
Cfr: S. Marchisio, L’ONU Il diritto delle Nazioni Unite, Bologna, Il Mulino, 2000, p. 28.
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l‟importanza di estendere i principi contenuti nella Carta atlantica agli Stati in
guerra contro le potenze dell‟Asse. Il primo gennaio 1942, a Washington, ventisei
Stati belligeranti strinsero un‟alleanza accettando i principi e i fini della Carta
atlantica. Questi Stati si diedero il nome di Nazioni Unite.
La Dichiarazione delle Nazioni Unite non fu firmata dall‟Unione Sovietica,
tuttavia quest‟ultima chiarì presto la sua intenzione di far parte del progetto
comune. Di fatti con la Conferenza di Mosca, del 1943, Stati Uniti, Cina, Unione
Sovietica e Gran Bretagna, s‟impegnarono a creare, al più presto,
un‟organizzazione internazionale generale che sapesse garantire il mantenimento
della pace e della sicurezza internazionale. Pochi mesi più tardi, con la
dichiarazione di Teheran, Roosevelt, Churchill e Stalin s‟impegnò affinché il loro
contributo potesse coinvolgere tutte le nazioni nella lotta al dispotismo e
all‟intolleranza.
Gli accordi sottoscritti fra le potenze dell‟Alleanza trovarono maggiore
concretezza nei negoziati tenuti con la Conferenza di Dumbarton Oaks, una
località americana vicina alla capitale, nel 1944, in cui furono tracciate le basi
della Carta delle Nazioni Unite. La struttura dell‟Organizzazione venne formulata
in maniera non dissimile da quella della Società delle Nazioni, ma furono
attribuite caratteristiche differenti in merito alle funzioni.
3. La Conferenza di San Francisco
Il passo successivo fu la Conferenza di San Francisco, svoltasi dal 25 aprile al
26 giugno del 1945. Le Nazioni presenti ai lavori furono cinquanta. I requisiti per
13
la partecipazione erano l‟aver dichiarato guerra ad una o più potenze dell‟Asse
prima del 1-1-1945 e aver sottoscritto la Dichiarazione delle Nazioni Unite del
1942.
Tutte le Nazioni presenti alla Conferenza furono riconosciute come Membri
originari dell‟Organizzazione dall‟art. 3 della Carta. Compresa la Polonia, la quale
rimasta fuori dai lavori preparatori, a causa delle indecisioni sul governo che
l‟avrebbe rappresentata alle sedute della Conferenza, ratificò la Carta assieme agli
altri Stati e le venne, pertanto, attribuita la qualità di Membro originario.
Nei sessantadue giorni di lavori preparatori si discusse a lungo sugli aspetti
riguardanti il regime d‟amministrazione fiduciaria. Inoltre, in merito al divieto
dell‟uso della forza nelle relazioni internazionali, si aggiunse il principio di
legittima difesa, non previsto nelle proposte di Dumbarton Oaks. La struttura
organizzativa delle Nazioni Unite, invece, seguì l‟orientamento stabilito nella
Conferenza precedente.
Alcuni disaccordi riguardarono il ruolo dell‟ONU nel campo della cooperazione
economica e sociale. Alcuni Stati, in particolare le potenze medie e piccole,
chiedevano che vi fosse da parte dell‟Organizzazione una competenza più diretta
ed incisiva. La questione fu risolta riconoscendo il Consiglio economico e sociale
come organo principale delle Nazioni Unite, ma confermando un carattere
promozionale dell‟attività dell‟Organizzazione in merito allo sviluppo economico
e sociale.
Conclusi i lavoro preparatori della Conferenza di San Francisco, si attese che la
Carta delle Nazioni Unite entrasse in vigore secondo le procedure tipiche dei
trattati internazionali, specificate nell‟art. 110, par. 3, il quale prevede come
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