2
A dimostrare ciò, sono anche le politiche italiane, che danno davvero
innumerevoli possibilità di permanenza al minore in modo che qui possa
rifarsi una vita e crearsi un futuro.
Il bambino e l’adolescente sono il livello fondamentale per un confronto
culturale perché loro qui toccano con mano le varie istituzioni e i primi
luoghi di socializzazione.
Il mio lavoro vuole informare il lettore di quella che è la condizione dei
minori stranieri non accompagnati in Italia, il modo in cui l’Italia si occupa
di loro, quali ambizioni hanno e cosa si aspettano che questo Paese sia in
grado di fare per loro.
Il seguente lavoro si compone di tre parti: la prima parte, La Condizione
dei Minori Stranieri in Italia, offre uno sguardo alla storia dell’Italia per
poter poi gradualmente inserire la figura del minore straniero non
accompagnato in Italia, come avviene il suo viaggio e quali sono le attività
che l’Italia mette in atto per far si che si possa parlare d’integrazione, e di
conseguenza i diritti a tutela dei giovani. Vengono poi accennati quali
siano gli accorgimenti della regione Emilia Romagna per integrare i minori.
La seconda parte, Aspetti Psicologici e dell’Identità, tratta gli argomenti
che più riguardano i problemi dei giovani stranieri: cosa voglia dire
migrare, la crisi dell’identità, diventare maggiorenni e il problema della
clandestinità. La terza ed ultima parte, La Ricerca Empirica, è dedicata
alla descrizione degli enti nei quali vengono inseriti i minori stranieri non
accompagnati, le Comunità, delineando il profilo degli educatori.
Successivamente viene effettuata la descrizione delle parti che
compongono la ricerca empirica, realizzata nelle Comunità presenti nel
territorio emiliano, evidenziando in che modo un viaggio di tale portata,
può ripercuotersi psicologicamente su coloro che l’hanno intrapreso e le
attuali condizioni dei minori.
In questo lavoro giocano un ruolo fondamentale le interviste effettuate ai
minori che, raccontando le loro esperienze dirette, i loro vissuti, prima e
dopo il viaggio, un viaggio che collega due mondi, si fanno testimoni del
fatto che la voglia di migliorare le cose, è più forte della paura di morire.
3
CAPITOLO 1
LA CONDIZIONE DEI MINORI STRANIERI IN ITALIA
1.1 Italia, paese d’immigrazione.
A volte ci si dimentica il proprio passato, o forse è meglio dire che fa
comodo dimenticarlo quando questo è ricco di umiliazioni, povertà; l’Italia
è diventata il miraggio del “Bel Paese”, che una volta per noi italiani, era
l’America. Torna alla mente una vecchia canzone che dice “…Mamma mia
dammi cento lire che in America voglio andar, cento lire te le do, ma
l’America no no no…”2. Nei decenni tra il 1876 e il 1976 furono quattro
milioni gli italiani che partirono per gli Stati Uniti, in particolare New York
che ne ospitò quasi un terzo. L’America ci ricorda come popolo lavoratore,
ma non tutti ebbero buone intenzioni, molti infatti lasciarono segni negativi
di un’Italia mafiosa.
Da Paese migrante, l’Italia si è trovata impreparata ad essere Paese
d’immigrazione: per noi infatti l’immigrazione è un fenomeno relativamente
recente, ha iniziato a raggiungere dimensioni considerevoli con i primi anni
’70, per poi divenire un fenomeno importante nei primi anni del XXI secolo.
Effettivamente l’Italia, per gran parte della sua storia, è stato un Paese di
emigrazione, ma dagli anni ’70 il flusso di stranieri inizia a prendere
consistenza e anch’essa ha potuto essere inserita nei paesi
d’immigrazione. Nonostante il numero d’immigrati in Italia sia ancora molto
basso rispetto a paesi come la Francia e la Germania, il ritmo degli
ingressi e la velocità di radicamento, cambia totalmente la struttura sociale
del nostro Paese. Nel 1981 il primo censimento Istat ci parla di 312.000
stranieri in Italia e più di un terzo sono stabili, ecco perché nel 1982 viene
proposto un programma che permette di regolarizzare gli immigrati privi di
documenti e nel 1986 viene varata la prima legge3 in materia nella quale ci
2
Canzone popolare portata al successo da Gigliola Cinquetti nel 1971.
3
L. 943 del 30.12.86.
4
si pone l’obiettivo di garantire ai lavoratori stranieri gli stessi diritti dei
lavoratori italiani. Nel 1990 la legge Martelli, che prende il nome dal
ministro guardasigilli di allora, viene emanata con lo scopo di regolare
organicamente l’immigrazione e ridefinire lo status di rifugiato, introdurre la
programmazione dei flussi all’estero, precisare le modalità d’ingresso e
respingimento alla frontiera e il soggiorno in Italia. Essa conteneva 13
disposizioni generali, molte delle quali sono state abrogate dalla
successiva Legge Turco - Napolitano del 1998 che cerca di scoraggiare
l’immigrazione clandestina e istituisce i Centri di Permanenza
Temporanea4. La materia sarà nuovamente argomentata nel 2002 con la
Legge Bossi – Fini 5 che prevede l’espulsione immediata dei clandestini da
parte della forza pubblica.
Da sempre, i motivi che spingono un individuo, sia esso un minore o un
adulto, non sempre sono legati a delle scelte poiché lasciare una famiglia,
abitudini e terra spesso è per mancanza di un lavoro o il rischio per la
propria incolumità, che spingono l’uomo a cercare posti nel Mondo in cui i
Diritti Umani essenziali6 sono garantiti.
Un altro motivo è per rifugiarsi: un rifugiato è colui che è fuggito o è stato
espulso per cause di discriminazioni razziali, religiose o politiche e spera
di poter trovare ospitalità in un Paese straniero. La differenza con il
termine profugo è proprio il fatto che rifugiato è un termine giuridico, e
quindi riceve dalla Legge dello Stato che lo ospita o dalle convenzioni
4
Ora denominati Centri di Identificazione e di Espulsione sono strutture istituite con lo scopo di
ospitare gli stranieri “sottoposti a provvedimenti di espulsione e/o di respingimento con
accompagnamento coattivo alla frontiera” nel caso il provvedimento non sia immediatamente
eseguibile.
5
Indica la Legge della Repubblica Italiana del 30 Luglio 2002 n. 189 che prevede inoltre il rilascio
del permesso di soggiorno, della residenza e della cittadinanza a tutti coloro che dimostrano di
avere un reddito o un lavoro che permetta il loro mantenimento economico.
6
Diritto alla libertà individuale, alla vita, all’autodeterminazione, a un giusto processo, a
un’esistenza dignitosa, alla libertà religiosa, alla protezione dei propri dati personali.
5
internazionali questo status e quindi anche la relativa protezione
attraverso asilo politico7.
Spesso ci si muove anche per i ricongiungimenti famigliari, per motivi di
lavoro, per motivi religiosi e per motivi di studio. In particolare ad usufruire
dell’ultima motivazione sono soprattutto cittadini che si trasferiscono da
Israele, Libano e Iran.
Di queste popolazioni, giunte in Italia per i più svariati motivi, molte sono
riuscite a creare una famiglia e quindi abbiamo una crescita delle seconde
generazioni oltre che la presenza di anziani immigranti. Parlando delle
seconde generazioni, o la categoria più ampia dei bambini e degli
adolescenti di origine straniera in Italia, dobbiamo poterli distinguere in
diverse tipologie: minori accompagnati, minori non accompagnati, figli di
immigrazione8, minori figli di coppie miste e minori adottati. In generale,
parlare della categoria dei minori vuol dire fare riferimento ad un dato
anagrafico, inteso come raggiungimento della maturità politica e civile, il
18° anno d’età che fino ad allora gli permetterà di essere titolari del diritto
di essere tutelati, esattamente come previsto dalla Convenzione sui diritti
dell’infanzia9.
1.1.1. Minori accompagnati e non accompagnati
Il numero dei minori stranieri accompagnati e non accompagnati in Italia,
cresce e a dirlo è il rapporto annuale di Save The Children sui migranti
under 18. Il rapporto sui Minori Stranieri in Italia è diviso in due parti: la
prima prevede un’analisi che cerca di far emergere le aree di
7
Diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni” ma non per chi “sia
realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni
Unite”.
8
Seconde generazioni.
9
Convenzione delle Nazioni Unite approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20
Novembre 1989 a New York dove si definisce la figura del bambino come quell’individuo da 0 ai
18 anni che oltre ad essere oggetto di cura e protezione è anche soggetto a diritti quali: nome,
sopravvivenza, salute, istruzione, identità legale, rispetto della privacy, dignità e libertà di
espressione.
6
sovrapposizione; la seconda, invece, si sofferma sulla protezione dei
minori stranieri non accompagnati, in particolare sugli ostacoli che essi
incontrano nelle fasi d’ingresso, identificazione e accoglienza in Italia. I
minori stranieri non accompagnati in Italia alla data del 30 settembre 2009
risultano essere 6.587 e provengono da 77 Paesi diversi. I gruppi
nazionali più numerosi sono: Marocco, Egitto, Albania, Afghanistan,
Palestina, Somalia, Eritrea, Nigeria e Repubblica Serba. Questi minori
arrivano in particolare via mare, con la speranza di migliorare le condizioni
di vita economica della famiglia di origine o per scappare da guerre civili
con l’aiuto dei trafficanti o dei “mafiosi”.
Parlando di minori stranieri non accompagnati, bisogna distinguere tra
“minore straniero non accompagnato presente nel territorio dello Stato”
detto anche minore presente non accompagnato, e “minore straniero nel
territorio dello Stato” chiamato minore accolto. La differenza consiste nel
fatto che il primo, minore presente non accompagnato, è “il minorenne
avente cittadinanza italiana o di altri Stati dell’Unione Europea che, non
avendo presentato domanda di asilo, si trova per qualsiasi causa nel
territorio dello Stato privo di assistenza e rappresentanza da parte dei
genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi
vigenti nell’ordinamento italiano10”. Il secondo invece, minore accolto, non
ha cittadinanza italiana o di altri Stati dell’Unione Europea, è di età
superiore ai sei anni, è entrato in Italia nell’ambito dei programmi
solidaristici di accoglienza temporanea promossi da enti, associazioni o
famiglie, purché il minore stesso o il gruppo di cui fa parte sia seguito da
uno o più adulti con funzioni generiche di sostegno, di guida e di
accompagnamento11.
Nella storia dell’Italia abbiamo sempre visto muoversi i minorenni, in
particolare nell’800 dove nelle città al di là delle Alpi essi hanno prestato
servizio o manufatti. I bambini a partire dai 10 anni, venivano dati nelle
mani di suonatori ed artigiani per dei contratti di circa 2 anni, ma dall’Unità
10
8 art.1, comma 2, DPCM535/99.
11
Art. 1 D.P.C.M. 535/1999 comma 3.
7
d’Italia in poi la situazione peggiorò: infatti svolgevano l’attività di suonatori
ambulanti, i famosi “suonatori d’organetto”, spesso erano attori di famose
inchieste o protagonisti di racconti12. Per lunghi periodi la cronaca dei
giornali riportava casi di percosse, abbandoni di fanciulli che avevano
dimenticato il loro nome e quello del loro Paese.
Oggi, i piccoli suonatori d’organetto, sono i minori stranieri non
accompagnati, termine che compare per la prima volta nella legislazione
italiana nel 199313. Da questa data sono molti gli interventi normativi e le
definizioni di riferimento molto spesso anche in contrasto tra loro, dovuti al
fatto che i Governi locali si sono trovati tra due questioni: processi
d’inclusione e d’integrazione ed il contenimento dei flussi migratori.
1.1.2 Perché si muovono e cosa si aspettano
Mai prima d’ora le persone vivono lontane dalla loro terra nativa. Il divario
esistente tra Paesi poveri e ricchi è alla base di tale fenomeno. Da quando
l’uomo è sulla Terra, ci sono sempre stati movimenti, spostamenti
d’individui o d’interi gruppi per poter cercare le condizioni che più
soddisfacevano i bisogni.
Le interviste effettuate, che vedremo nel terzo capitolo, mi hanno
permesso di capire che quello che più di ogni altra cosa vogliono questi
giovani, è la possibilità di migliorare una condizione che nel paese
d’origine non da speranze, è una condizione statica e limitante. I giovani
che partono sanno che spesso i tempi sono più lunghi del previsto, sono a
conoscenza dei rischi che possono travolgerli e non sanno quanto il loro
insediamento nel nuovo paese potrà durare. Le cause che spingono ad
abbandonare il proprio Paese d’origine sono molteplici, per scappare da
una guerra, da una situazione famigliare difficile, mancanza di possibilità
nel mercato del lavoro, pessime condizioni di vita, cause economiche,
12
Dickens, Dostoevskij, Poe.
13
Una circolare del Ministero dell’interno dichiarava di competenza della Magistratura minorile
la gestione delle pratiche di Pubblica Amministrazione e la necessità di rilasciare un permesso di
soggiorno provvisorio.