Introduzione
basata su rilevazioni effettuate tramite sondaggi, tecnica ampiamente utilizzata in
altre scienze sociali ma poco diffusa in economia in quanto ritenuta da molti poco
affidabile.
L’obiettivo di questo lavoro di tesi Ł di esplorare quella che Ł stata
considerata da alcuni economisti la piø importante tra le determinanti della felicit
alternative alla ricchezza: ci si sta qui riferendo alla qualit e alla quantit delle
relazioni interpersonali delle quali un individuo gode. In altre parole l’intento Ł
quello di testare l’importanza del cosiddetto capitale sociale, qui inteso
nell’accezione sociologica, nel determinare il benessere degli individui. Il nesso
tra relazioni interpersonali genuine (differenti dalle semplici interazioni sociali) e
soddisfazione personale Ł gi stato oggetto di studio soprattutto da parte di autori
italiani quali Bruni, Zamagni, Gui e Becchetti. Le analisi di natura empirica sono
tuttavia scarse ed Ł quindi opportuno approfondire ulteriormente la natura della
relazione: in molti hanno infatti sostenuto tale necessit in quanto si pensa che
l’importanza del capitale sociale travalichi l’ambito di interesse prettamente
psicologico e assuma una notevole rilevanza anche in economia. La qualit
dell’ambiente relazionale, essendo uno dei principali fattori alla base della felicit
umana, richiede ulteriori studi per soddisfare esigenze molto diverse fra loro: tra
queste vi Ł, ad esempio, la necessit di integrare indicatori di crescita economica
(come il Prodotto Interno Lordo) con indicatori di benessere del Paese, il
desiderio di comprendere paradossi, come quello identificato da Easterlin, rimasti
inspiegati dalla teoria classica, infine la formulazione, da parte del policy-maker,
di politiche sociali orientate a tutelare il benessere dei cittadini. Si consideri,
inoltre, che l’esclusione della dimensione relazionale dai modelli economici pu
avere come esito l’ottenimento di risultati lontani dalla realt e inverosimili. Per
tutti questi motivi si ritiene fondamentale che l’economia riconosca l’importanza
del capitale relazionale e inizi ad includerlo nei propri modelli alla stregua di tutte
le altre variabili piø strettamente economiche.
Tramite l’analisi econometrica dei risultati forniti dall’indagine World
Values Survey, in questo lavoro di tesi si rileva una relazione positiva tra variabili
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Introduzione
relazionali (importanza attribuita a famiglia, amici, tem po libero, partecipazione
ad associazioni ecc...) e felicit dichiarata dagli individui. La tesi Ł strutturata in
due parti: la prima parte presenta contributi teorici dell’economia e della
psicologia mentre la seconda parte Ł dedicata all’analisi empirica. La prima parte,
a sua volta, Ł composta da due capitoli: il primo si occupa di come l’economia
consideri attualmente e abbia considerato in passato la felicit , il secondo Ł invece
inerente le relazioni interpersonali (in particolare ci si focalizza su come esse
vengano considerate dall’economia e quale sia l’evidenza empirica fornita da
psicologia e neuroscienze al fine di comprendere meglio il nesso tra relazionalit e
felicit ). Nella seconda parte della tesi viene invece prese ntata l’analisi
econometrica, le tecniche utilizzate, le minacce alla validit dei dati e
l’interpretazione dei risultati.
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Capitolo 1
Felicit e relazioni interpersonali
1.1. Economia e felicit : un binomio ancora da esplo rare
1.1.1. L importanza della felicit per la teoria eco nomica
L economia, analogamente alle altre scienze sociali, ha come obiettivo lo
studio del comportamento dei soggetti, sia che essi agiscano a livello individuale
che a livello aggregato. Ci che differenzia l economia dalle altre scienze sociali Ł
l assunto che gli individui agiscano razionalmente secondo preferenze ben
ordinate, che essi cioŁ mirino a massimizzare un loro obiettivo (la soddisfazione
personale o, nel caso delle imprese, il profitto) e che siano in grado di fare il
meglio che possono date le limitate risorse a loro disposizione. In sintesi
l economia si occupa di studiare come persone e imprese, considerate
perfettamente razionali, scelgano di allocare le proprie risorse (lavoro, tempo,
denaro ) in modo da ottimizzare il benessere ottenuto da queste; e ssa Ł quindi,
come l ha definita Lionel Robbins1, la scienza che studia il comportamento
umano come relazione tra fini e mezzi scarsi suscettibili di usi alternativi .
Dal momento che l economista si occupa di studiare il comportamento
umano, egli non pu non tenere in considerazione quale sia il fine ul timo che
orienta le scelte delle persone: la ricerca cioŁ della soddisfazione personale, del
benessere, della felicit (termini che d ora in avanti verr anno utilizzati come
sinonimi).
A dimostrazione di ci si consideri l ambito di studio di due de lle
1
Lionel Robbins (1898 1984) Ł stato un economista inglese diventato particolarmente famoso in
ambito accademico per la sua fortunata definizione dell economia. Essa Ł contenuta all interno
della sua opera piø nota Essay on the Nature and S ignificance of Economic Science (1932).
Capitolo 1 Felicit e relazioni interpersonali
principali branche dell economia: la microeconomia e la politica economica.
Entrambe hanno a che fare in modo non secondario con la ricerca, da parte
dell individuo, della massima soddisfazione personale: la teoria del consumatore,
alla base della microeconomia, assume infatti che gli individui massimizzino la
propria utilit , che va intesa come la soddisfazione personale deriva ta dal
consumo di beni e servizi. Per far ci essi scelgono il panie re di beni che, dato il
proprio vincolo di bilancio, permette loro di raggiungere la piø alta curva di
indifferenza, cioŁ il piø elevato grado di utilit . Tale condizione Ł assicurata dai
cosiddetti assiomi delle preferenze rilevate, in particolare quello debole e quello
forte: l uno presuppone che se un paniere di beni viene preferito direttamente ad
un altro non pu valere anche la situazione inversa, mentre se condo l assioma
forte l esempio precedente Ł valido anche se il paniere di beni viene preferito
indirettamente ad un altro (se X Ł preferito ad Y e Y Ł preferito a Z allora Z non
pu essere preferito a X).
D altro canto anche la politica economica, che supporta il Governo nella
formulazione di provvedimenti in campo socio-economico, Ł guidata dalla
massimizzazione di una funzione di benessere sociale vincolata all utilizzo delle
sole risorse disponibili (denaro, tempo, tecnologia ). Si assume , quindi, anche in
questo caso, che il fine ultimo sia quello di aumentare il benessere sociale, cioŁ la
soddisfazione personale di tutti i cittadini.
La scienza economica non utilizza direttamente il termine fe licit ma
ricorre al concetto di utilit che sta ad indicare il piace re ottenuto dal consumo di
beni e servizi. I due termini rivestono per significati sensibil mente diversi e,
soprattutto, sono contestualizzabili all interno di prospettive totalmente differenti.
Per cogliere appieno la differenza, non solo semantica, tra i due termini, si
proceder ora a definire nel dettaglio il concetto di utilit , ri volgendo innanzitutto
l attenzione alle preferenze rilevate. La teoria economica moderna non Ł
interessata alla determinazione delle scelte in grado di conferire benessere
all individuo e non vuole addentrarsi nelle motivazioni che lo spingono a fare
proprie quelle scelte: essa assume, infatti, che i consumatori abbiano preferenze
chiare e siano perfettamente in grado di prediligere le migliori, cioŁ quelle che
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Capitolo 1 Felicit e relazioni interpersonali
daranno loro il maggior benessere. Per questa ragione l economia delega ad altre
scienze sociali, quali la psicologia e la sociologia, il compito di esplorare le
determinanti del benessere e mettere in discussione le scelte dell individuo. Il
significato neoclassico di utilit Ł quindi privo di contenuto psicologico e si basa
sul principio cardine della razionalit assoluta dei soggetti. Il focus dell indagine
economica Ł perci limitato alle cosiddette preferenze rilevate, cioŁ alle scelte del
consumatore che vengono assunte come ottimali e che risultano essere il frutto di
un calcolo di massimizzazione vincolata, cioŁ di un operazione il cui obiettivo Ł
derivare la miglior combinazione possibile di beni e servizi consumati dato il
vincolo delle risorse disponibili.
Ulteriore caratteristica dell utilit economica Ł la sua inscindibilit dal
livello di consumo e dal patrimonio disponibile: la microeconomia insegna che il
livello di utilit raggiungibile dipende dal vincolo di bilancio im posto all interno
dell operazione di massimizzazione della propria funzione di utilit . Secondo
questo ragionamento una maggiore disponibilit di denaro Ł in grado di procurare
una piø elevata soddisfazione personale poichØ permette di aver accesso ad
un assortimento piø ampio di beni e servizi. La scienza economica identifica
pertanto un chiaro nesso tra ricchezza e benessere e considera il denaro una
misura proxy efficace nella determinazione della qualit della vita.
Se si sposta l attenzione dal livello microeconomico (utilit individuale) a
quello macroeconomico (benessere collettivo) risulta ancor piø chiaro come la
teoria economica dia importanza all equivalenza tra ricchezza e soddisfazione
degli individui, o meglio tra ricchezza e benessere di un Paese. Ci Ł confermato
dal grande interesse che l economia ha per la crescita del reddito prodotto quale
indicatore di benessere collettivo. La politica di tutti i Paesi sviluppati ha come
obiettivo primario di lungo termine la crescita economica (l attenzione ricorrente
al Pil Ł una chiara testimonianza di questa tendenza): poichØ un Paese Ł infatti
considerato in buona salute se il reddito prodotto al suo interno Ł in crescita, di
conseguenza il policy-maker formula politiche economiche atte a stimolare la
produzione interna dando per scontato che quest ultima contribuisca al benessere
collettivo. Come affermato da Bruni e Porta (2005), infatti, Ł ancora
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Capitolo 1 Felicit e relazioni interpersonali
generalmente riconosciuto che la giustificazione morale del lavoro
dell economista risieda nella convinzione che l incremento di ricchezza, di reddito
o di beni, crei di solito le condizioni per maggior benessere e felicit .
Alla luce delle due prospettive presentate (l una microeconomica, l altra
macroeconomica), Ł facile osservare come l economia tenda a seguire un ottica
positivistica 2 fondando i propri modelli solo su elementi chiaramente osservabili
e misurabili: preferenze rilevate e vincoli di bilancio determinati dalla ricchezza
disponibile sono fattori oggettivi e rispettano, appunto, tali requisiti. Sintetizzando
quanto sin qui esposto Ł possibile affermare che l economia ha come principio
cardine la soddisfazione dei bisogni dell uomo e, di conseguenza, il
raggiungimento della felicit . Infatti, oltre a studiare i l comportamento del
singolo, essa s interessa alle sorti della collettivit indir izzando le politiche
macroeconomiche e considerando, nel far ci , la crescita economica come
elemento prioritario per il benessere di un Paese. Tutto ci , come gi spiegato, si
fonda su due importanti assunzioni: la prima riguarda il concetto di completa
razionalit propria dell homo economicus3 (concetto secondo il quale costui ha la
capacit di massimizzare il proprio benessere), la seconda consiste nella
convinzione che un ammontare di ricchezza supplementare non possa che
migliorare la soddisfazione personale.
Ora che Ł stata dimostrata l importanza della felicit per la teoria
economica, Ł essenziale sottolineare quali siano gli elementi di divergenza tra il
concetto di utilit e quello di felicit cos come Ł inteso nel senso comune. Come
gi detto, l economia si astiene dal definire la felicit , poi chØ ritiene che questo
non sia suo compito. D’altronde pu sembrare azzardato comparare i termini
utilit e felicit senza prima chiarire la natura delle f orti differenze che li
contraddistinguono: il primo concetto Ł utilizzato per compiere un’operazione
2
Il positivismo Ł un movimento filosofico della seconda met del secolo XIX, che rifiutava ogni
forma di metafisica e poneva i dati scientifici come unico fondamento della conoscenza
(Dizionario Garzanti, 2003).
3
Il termine homo economicus Ł stato usato per la prima volta verso la fine del diciannovesimo
secolo dai critici dell economista John Stuart Mill, per il quale questa scienza avrebbe dovuto
occuparsi dell individuo esclusivamente in quanto essere che agisce inevitabilmente per ottenere la
massima quantit di beni consumo per mezzo della mi nor quantit possibile di lavoro (si veda
Mill, 1836).
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Capitolo 1 Felicit e relazioni interpersonali
matematica di massimizzazione o per confrontare panieri di beni e si basa su
assunzioni ben precise, il secondo, invece, non Ł altrettanto facile da definire,
osservare e misurare. Pur considerando questa fondamentale differenza tra i due
termini risulta evidente, per alcuni autori, che la teoria economica non possa
ignorare il mondo reale e che gli economisti non possano limitare il compito della
stessa alla formulazione di modelli astratti e semplificativi della realt ai soli fini
di rappresentare un sistema economico dal funzionamento ottimale ma distante
dall effettivo stato delle cose. Come ricordato da Bruni e Porta (2005), diversi
economisti ortodossi risponderebbero a queste critiche chiamando in causa la
natura astratta della teoria economica: essa, per rimanere scientifica, dovrebbe a
loro parere fare a meno delle circostanze e dei fattori esterni che influiscono sul
comportamento umano. Pur ammettendo che il concetto di homo economicus
razionale sia estraneo alla realt , essi sosterrebbero l a sua importanza in quanto
condizione necessaria per poter semplificare la realt e perme tterne una
modellizzazione. Come sostenuto dai due autori, tale posizione non Ł ammissibile
se si consente all economia di uscire dai confini tradizionali per cercare di
spiegare realt , quali l arte, la politica, la religione e la discriminazione razziale,
basate su principi di natura non economica. Bruni e Porta (2005), a tal proposito,
citano una significativa affermazione che l economista Gary Becker fa
nell introduzione al suo paper intitolato A Theory of Marriage : egli sostiene che
la teoria economica sia in grado di offrire un unica spiegazione per tutti i
comportamenti che abbiano a che fare con delle risorse scarse, presenti o non
presenti sul mercato, di natura monetaria o non monetaria (Becker, 1973: 814). E’
convinzione di chi scrive e di alcuni autori che, se si vuole ampliare a tal punto
l’oggetto di studio dell’economia, Ł tuttavia necessario riconsiderare la validit
delle assunzioni classiche della teoria. Analogamente, se l economia si considera
una scienza sociale e si pone l obiettivo concreto di guidare il policy-maker nella
formulazione delle proprie politiche, allora essa deve accettare di mettersi in
discussione e di ricevere contributi dalle altre scienze sociali.
In altre parole se, com Ł sensato che sia, il benessere di un Paese Ł lo
scopo principale della politica, e se l apporto delle scienze economiche gioca un
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