VII
La materia petrolio nella sua complessità è stata da sempre oggetto di studio e di analisi,
la sua influenza sull'economia reale è stata nel corso dei decenni passati causa di
inflazione, contrazione del prodotto interno lordo, disoccupazione e di una lunga serie di
eventi ad esso correlati.
Oggetto di questa tesi è analizzare sotto un profilo analitico l'evoluzione e quindi la
formazione del prezzo del petrolio e le conseguenze macroeconomiche derivanti da uno
shock.
L'analisi della parte prima di questo lavoro mette in luce la struttura organizzativa
intorno la materia prima petrolio, sono infatti descritti gli attori del mercato ponendo
particolare rilievo alla struttura dell'OPEC ed ai principali eventi che sono stati oggetto
di contenziosi bellici durante il corso del XX secolo.
Nella seconda parte è analizzata la struttura alla base della formazione dei prezzi del
greggio, sono poste le prime basi macroeconomiche per poter spiegare le cause e gli
effetti di una variazione dei corsi petroliferi e le reazioni che queste hanno sul tessuto
economico.
Dalla formazione del prezzo del petrolio si passa inseguito alla terza parte, sono trattati
principalmente temi riguardanti l'analisi dettagliata degli strumenti finanziari utilizzati
nelle varie economie mondiali per poter negoziare il petrolio. Sono quindi posti in
rilievo i mercati principali interessati, le strategie di mercato ed esposti in modo
analitico gli strumenti derivati utilizzati: per fini di copertura (hedging),
approvvigionamento e speculazione.
La parte quarta invece, è oggetto di analisi macroeconomica inerente alla variazione dei
prezzi petroliferi. Sono illustrati i principali contributi storici inerenti lo studio della
materia: “effetti macroeconomici di uno shock petrolifero” e le principali conseguenze
sull‟economia reale che da esso ne derivano. Il tutto, è analizzato alla luce di un
modello teorico che considera gli sviluppi economici di paesi quali Stati Uniti e restanti
economie mondiali.
Il lavoro si conclude con la parte quinta che analizza un caso pratico inerente le
strategie utilizzate nella contrattazione telematica da parte di speculatori, hedgers e
VIII
compagnie petrolifere. Sono posti in risalto i pregi ed i limiti che accomunano ogni
singola strategia di investimento che ha come punto di riferimento l'utilizzo dei derivati
sul petrolio.
L‟obiettivo di questo lavoro, sarà quindi mettere in luce la questione petrolio ai giorni
nostri, rispondendo a domande quali:
ξ come si forma il prezzo;
ξ il funzionamento degli strumenti di negoziazione;
ξ le strategie di negoziazione;
ξ gli effetti macroeconomici di una variazione dei prezzi.
1
PARTE PRIMA
Il petrolio: analisi del fenomeno e gli attori del mercato
1.0 La materia prima petrolio
Nel suo viaggio verso il Catai (l'attuale Cina), nel 1271, Marco Polo fu colpito: "da una
fontana ove surge tanto olio e in tanta abbondanza che 100 navi se ne caricherebboro a
la volta. Ma egli non è buono a mangiare, ma si dà ardere, e buono da rogna e d’altre
cose; e vegnoro gli uomini molto da lunga per quest’olio..”. Con queste parole Marco
Polo descrive nel “Milione” il suo primo contatto con una materia prima destinata a
cambiare le scelte dell'umanità. L'olio di roccia o petrolio1, come fu poi chiamato, è
diventato indispensabile, condizionando l'intera economia mondiale. Si tratta di una
risorsa naturale la cui formazione richiede tempi geologici lunghissimi. Si tratta infatti
di una miscela costituita da circa 350 idrocarburi, composti di carbonio idrogeno, ai
quali si uniscono piccole percentuali di altri elementi quali ossigeno, zolfo e azoto. Si è
formato in seguito alla decomposizione, in ambiente povero di ossigeno, di sostanze
vegetali e animali, che si sono depositati accumulate con frammenti di rocce sul fondo
di bacini poco profondi, come lagune, estuari, paludi costiere. Questo insieme di
materiali seguendo un‟evoluzione geologica, ha dato vita al petrolio. Oggigiorno
rappresenta la fonte energetica più consumata a livello mondiale; da questo infatti
dipendono interi settori produttivi; è inoltre difficilmente sostituibile nel lungo periodo.
Dalla raffinazione del petrolio si ottiene un‟ampia gamma di prodotti, i quali trovano
impiego in svariati campi; alcuni di essi si rivolgono alla domanda finale (ad es.
trasporto, riscaldamento), altri sono input per successivi processi produttivi . Il petrolio
e i suoi derivati sono, in particolare, materia prima fondamentale per l‟industria
petrolchimica, le cui produzioni maggiori sono: plastica, gomma sintetica, fertilizzanti,
1
Il termine petrolio deriva dal latino petra e oleum, “olio di pietra”.
2
prodotti chimici agricoli nonché farmaceutici, ammoniaca, acetone, insetticidi,
anticongelanti, detersivi, lubrificanti e bitume. La tabella 1 elenca i principali prodotti
petroliferi e i loro utilizzi.
Tabella: 1
Domanda di petrolio, ciclo petrolifero e sostituibilità sono tre elementi chiave per
comprendere come il prezzo del petrolio possa cambiare alla variazione di ogni singola
componente precedentemente citata. Di seguito si analizzano tali caratteristiche2.
a) La domanda aggregata energia, costituita principalmente dalle fonti
energetiche consumate in un paese, dipende principalmente da quattro fattori:
2A. Sechi, Prezzo del petrolio e variabili macroeconomiche, tesi di Laurea triennale, Università degli Studi
di Torino, Facoltà di Economia, Relatore: Prof.ssa Pacelli, a.a.2004/05
3
Una variabile fondamentale è costituita dal reddito, al crescere di esso infatti i bisogni di
stili di vita si modificano, determinando una crescita della domanda per usi civili
(funzionamento di elettrodomestici, illuminazione, ecc) per usi produttivi e per il
trasporto di merci e persone. Studi econometrici hanno rilevato una elasticità positiva
dei consumi energetici alle reddito3. Tuttavia, non si tratta di una relazione lineare
infatti, l'elasticità al reddito è molto più elevata nei paesi a più recente
industrializzazione, dove cresce la quota dei settori ad alta intensità di energia, rispetto
ai paesi che hanno raggiunto livelli di piena maturità industriale, nei quali è più
importante il peso del settore dei servizi.
In secondo luogo la domanda di energia dipende sicuramente dal suo prezzo reale.
Intuitivamente, ad un aumento generalizzato dei prezzi reali delle fonti energetiche
dovrebbe seguire una forma di risparmio energetico. Questo tipo di riduzione però varia
molto in relazione al lasso di tempo che si considera: nel breve periodo la domanda è
vincolata alla tecnologia disponibile, dato ciò risulta essere molto rigida alle variazioni
di prezzo; nel lungo periodo invece è possibile ricorrere a tecnologie più efficienti che
permettano processi di energy saving4. La terza componente della domanda di energia è
la tecnologia che definisce il breve lungo periodo e determina il grado di efficienza
energetica di un sistema economico. La domanda di petrolio, in particolare, dipende,
oltre che dalle variabili suddette anche da altri fattori, propri della singola fonte
energetica quali le caratteristiche qualitative del petrolio, il suo prezzo (petrolio), la
sicurezza degli approvvigionamenti, l'adozione impiantistica (possibilità di sostituzione
energetica) e, soprattutto negli ultimi anni, gli effetti inquinanti. L‟insieme di questi
fattori non vi è dubbio che abbia favorito la penetrazione del petrolio nei bilanci
energetici mondiali […]. Tutte le verifiche empiriche, che si riferiscono al petrolio tra
gli anni Quaranta e gli anni Settanta, attestano un'alta elasticità al reddito della domanda
3
Secondo Clô (2000), pag. 51, per quanto riguarda l‟area OCSE, le stime dell‟elasticità della domanda di
energia al reddito sarebbero comprese tra 0,8 e 1. È di questo parere anche Pireddu (1990), pag. 64.
4
Secondo Clô, op. cit., pag. 52, l‟elasticità al prezzo avrebbe nel breve periodo valori compresi tra -0,12 e
-0,24 e nel lungo periodo compresi tra -0,7 e -0,9. Per quanto riguarda l‟Italia, Pireddu (1990, pag. 64)
riporta stime di breve pe-riodo comprese tra 0 e -0,18 e di lungo periodo comprese tra -0,34 e -0,73
(tranne nei trasporti dove è pari a 0).
4
di petrolio (superiore a quella aggregata per l'energia) una bassa elasticità ai prezzi
(minore di quella aggregata)5.
b) Il ciclo petrolifero può essere scomposto in cinque fasi distinte: ricerca dei
giacimenti, produzione (estrazione) di greggio, trasporto, raffinazione, distribuzione dei
prodotti petroliferi.
c) Per quanto riguarda la sostituibilità del petrolio con altre fonti energetiche, si può
argomentare quanto segue. I distillati leggeri non sono sostituibili nel breve e medio
periodo: nel settore dei trasporti le benzine sono in una situazione di quasi monopolio
(GPL e metano coprono quote di mercato marginali) e nella petrolchimica, ad eccezione
degli Stati Uniti dove si impiega il gas naturale, la virgin nafta è input fondamentale del
processo produttivo. I distillati medi impiegati nei trasporti, cioè i gasoli, hanno come
unico concorrente le benzine (in questo settore strategico i prodotti petroliferi sono
perciò insostituibili), mentre almeno per quanto concerne il riscaldamento i derivati del
petrolio sono in competizione con gas naturale, carbone ed elettricità. Nel campo della
produzione di energia elettrica i sostituti agli oli combustibili sono il carbone, il gas na-
turale e, in misura minore, le fonti rinnovabili come l‟energia eolica e solare.
Da tutto ciò emerge l‟importanza del petrolio. Esso, per via diretta o tramite i suoi
derivati, è un input in numerosissimi settori, molti dei quali essenziali e strategici:
pensiamo per esempio a motivi militari (trasporti), ma anche perché strettamente legati
al tenore di vita e alle abitudini delle popolazioni dei paesi sviluppati (è il caso, ad
esempio, del riscaldamento, dell‟autotrasporto e della produzione di energia elettrica).
Ciò che realmente distingue il petrolio da un qualsiasi altro bene è perciò il suo stretto
legame con la politica: i politici, o per vincere le guerre, o per garantire anche in futuro
l‟attuale standard di vita ai propri elettori, non possono non influire sulle vicende del
mercato petrolifero internazionale.
5
Clô, op. cit.
5
1.1 Gli attori del mercato
Volendo schematizzare – in base alla tipologia di interesse - le forze in gioco nel
mercato del petrolio, possiamo raggrupparle principalmente in quattro attori: imprese
petrolifere, governi dei paesi produttori – esportatori, governi dei paesi importatori,
organismi internazionali. La struttura dell‟industria petrolifera e le dinamiche di
mercato sono la risultante nel tempo della complessa interazione di queste forze, delle
ragioni di conflitto o di cooperazione di volta in volta prevalenti, delle relazioni–contro
reazioni a cui davano luogo. Rivalità tra produttori, interessi strategici e politici dei
governi, condizioni politico-economiche nelle aree petrolifere, sono solo alcuni degli
aspetti che hanno segnato l‟evoluzione dei rapporti tra gli attori della scena petrolifera.
Questo processo interattivo è per sua natura complesso e tale da non potersi analizzare o
potere di sortire i suoi esiti in un breve arco di tempo. Questa complessità è accresciuta
inoltre dalla disomogeneità o non piena identità di interessi (e quindi di funzioni
obiettivo) all‟interno di ogni categoria di attori.
1.1.1- Le imprese petrolifere
Si dovrebbe fare una distinzione all‟interno del raggruppamento delle imprese è tra le
grandi imprese e quelle di minore dimensione che si sono affacciate sul mercato negli
anni Cinquanta e Sessanta. Una simile distinzione, ancora sostanzialmente vera negli
aspetti economici, ha perso molto della sua significatività sotto il profilo dei rapporti di
potere esistenti sul mercato, dacché i paesi produttori hanno esercitato per interno la
loro parte. Con grandi imprese internazionali (o international majors) si fa riferimento
a sette compagnie petrolifere (Mobil Oil, Texaco, British Petroleum) che erano
associate alle Compagnie francesi del petrolio (CFP) costituita dal governo francese nel
1924 per subentrare agli interessi tedeschi nell‟Impero Ottomano. Le caratteristiche
comuni di queste imprese erano: la lunga tradizione ed esperienza professionale
accumulate; la grande dimensione (assoluta e relativa); l‟alto grado di diversificazione
6
geografica e produttiva; l‟alto e bilanciato grado di integrazione verticale a partire
dall‟essenziale e più remunerativa produzione di greggio.6
Fino agli anni Sessanta le majors mantengono un assoluto dominio della scena
petrolifera internazionale. Dell‟intera produzione di petrolio nei paesi ad economia di
mercato poco meno del 70% è nelle loro mani. Da allora le cose sono cambiate, così che
quella percentuale si è ridotta da allora di circa cinque volte ad appena il 14%. Al di là
de loro ridotto ruolo nel mercato internazionale del greggio, le majors petrolifere
mantengono una dimensione assoluta e relativa dominante nell‟intero panorama
industriale mondiale. Nel 1995 le sette majors hanno realizzato un giro di affari di circa
830 mila mld. lire, pari a poco meno della metà dell‟intero prodotto interno lordo
dell‟Italia. La seconda categoria di imprese sono le imprese indipendenti, perché
estranee delle majors. Esse manifestano in genere una dimensione relativamente molto
più contenuta; strategie di entrata sul mercato tipiche dei newcomers; una
diversificazione geografica più contenuta e con una vocazione d‟insieme spesso
tipicamente nazionale. In questa categoria d‟impresa rientra la più parte delle imprese
americane (Union Oil, Getty Oil), alcune imprese europee (Petrofina) e d‟altri paesi.
La terza categoria è rappresentata dalle imprese di Stato, imprese petrolifere con
capitale azionario controllato dagli Stati consumatori e produttori. Queste imprese
costituirono lo strumento con cui gli Stati miravano a conseguire finalità di interesse
nazionale. Quali nel caso dei paesi consumatori: acquisire il controllo di risorse
petrolifere; contrastare il dominio delle majors. Questa fu la principale missione
assegnata ad imprese come l‟ENI7. La rilevanza di queste imprese fu soprattutto nel tipo
di strategia competitiva che esse posero in essere nei confronti delle majors. Oggi non
sussistono differenze sostanziali rispetto all‟impronta privatistica e alle strategie delle
altre imprese, ciò anche nei casi in cui il controllo azionario è rimasto pubblico. Nel
2005 l‟ENI ha continuato a tesserare la sua rete di alleanze internazionali, rafforzando la
propria presenza in India. Infatti ENI e l‟indiana Oil & Natural Gas Corporation (Ongc)
hanno firmato un protocollo d‟intesa che stabilisce la collaborazione reciproca tra le
6
Abbot Jennifer, Achbar Marc, Bakan Joel, “The corporation”, 2005
7
Costituita in Italia nel 1953. www.eni.com.
7
compagnie con l‟obiettivo di definire nuove opportunità di business nell‟esplorazione e
produzione di idrocarburi.
Questo accordo prevede anche la condivisione di informazioni relative all‟esplorazione
di giacimenti offshore in acque profonde sia in India che in altri paesi e la possibilità di
reciproci scambi di partecipazioni in progetti upstream e midstream di particolare
importanza.8
Vi è un‟ultima categoria di imprese, di cui un tempo si faceva scarsa mensione: perché
marginali e strumentali rispetto alle altre imprese, ma soprattutto perché ininfluenti sulle
dinamiche di mercato. Ci riferiamo:
a) operatori minori, che operano in singole fasi e/o singoli paesi, con posizionamento in
piccole nicchie di mercato;
b) traders e brokers che operano unicamente nelle fasi di commercializzazione del
greggio e dei prodotti derivati.
Si è conferito loro un potere tutt‟altro che marginale nell‟intermediazione commerciale,
nel controllo dell‟informazione di mercato e, in ultima analisi, nella fissazione dei
prezzi.
1.1.2 Gli Stati
Questa categoria di attori, non meriterebbe troppo conto se il loro ruolo si fosse limitato
a quello da essi normalmente svolto verso i settori produttivi che assumono rilevanza
particolare sulle sorti delle economie nazionali, sui costi di produzione, sulla dinamica
dei prezzi ecc.. Le cose cambiano, invece, quando a queste ragioni di interesse
economico se ne aggiungono – come nel caso del petrolio – altre d‟ordine politico che,
8
Questo del 2005 è solo uno dei tanti accordi siglati dall‟Eni negli ultimi anni; ricordiamo per importanza
quello siglato nel 2008 con Gazprom riguardante il gasdotto “South Stream” e quello del 2009 con la
Repubblica del Turkmenistan.
8
sommate alle prime, hanno spinto gli Stati ad adottare comportamenti e azioni tali da
condizionare strategie risultati delle imprese. Sul versante dei paesi consumatori, con
alterazioni delle convenienze di mercato per ri-orientare in una direzione auspicata le
scelte di acquisto dei consumatori o di investimento dei produttori; facilitando la
penetrazione all‟estero degli interessi industriali di origine interna, e poi assicurando
loro protezione; condizionando le correnti di traffico verso paesi ritenuti più affidabili o
con cui si intrattenevano particolari relazioni politico-commerciali. Sul versante dei
paesi produttori le politiche hanno inteso di sostenere lo sviluppo di industrie nazionali;
condizionare l‟operato di quelle estere; appropriarsi della più larga parte della rendita
dei produttori9.
Quello che interessa sottolineare è che:
• nel tempo l‟azione degli Stati è risultata molto differenziata (per intensità e per
direzione) così da non potersi sempre considerare come determinante prioritaria delle
dinamiche di mercato;
• sono sempre esistite forti diversità di interessi all‟interno dei due aggregati di paesi
(consumatori e produttori);
• quel che non consente di far riferimento alla loro rispettiva azione come a un tutt‟uno
decisionale se non in circoscritte e rare occasioni.
Le ragioni di questi conflitti di interessi originano direttamente dalle diversità di
situazioni che i singoli paesi manifestano rispetto alla questione petrolifera. Sul versante
dei paesi consumatori una prima distinzione è senz‟altro tra quelli costretti
all‟importazione di petrolio (o di altre fonti di energia) perché sostanzialmente privi di
produzioni interne (è il caso dell‟Italia e Giappone) e quelli che all‟importazione
ugualmente devono ricorrere, potendo però ad essa affiancare ampie produzioni interne
(è il caso degli Stati Uniti). Ad un interesse dei primi a minimizzare il più possibile i
prezzi di importazione del petrolio si contrappone una convenienza dei secondi ad
evitare che bassi prezzi internazionali possano compromettere la competitività , quindi
l‟offerta, delle risorse interne. Una seconda distinzione che decorre tra i paesi
9
Balcet Giovanni, “Economia italiana. Evoluzione, problemi e paradossi”, 1999,
9
consumatori è quella tra paesi ricchi, capaci di importare petrolio a qualsiasi prezzo, e
paesi poveri costretti a non farlo quando questi oltrepassano livelli incompatibili con le
proprie capacità di spesa e di indebitamenti10. Nel versante dei paesi produttori, la prima
distinzione è tra produttori esportatori netti, che destinano la più parte della loro
produzione ai mercati esteri, e produttori-consumatori che rivolgono al mercato interno
la totalità della loro produzione: derivando dalle due situazioni di diversità di interessi
sulle dinamiche dei prezzi internazionali; la seconda distinzione è tutta interna ai
produttori-esportatori, tra quelli che dispongono di grandi riserve minerarie (con un loro
basso tasso di sfruttamento) e quelli che hanno un orizzonte ravvicinato di loro
esaurimento. A tale distinzione la natura ha voluto che si sommasse nei due casi un
diverso grado di assorbimento della rendita petrolifera, assolutamente basso per i primi
(per la ridotta popolazione e lo scarso livello di sviluppo) e addirittura esorbitante per i
secondi. Queste situazioni individuano diverse funzioni obiettivo e quindi diverse
preferenze quanto a combinazioni prezzi-quantità nel breve e nel lungo termine.11
1.1.3 Gli organi internazionali12
Vi è, infine, una terza categoria di attori, gli organismi internazionali, il cui ruolo è stato
di minore rilevanza rispetto a quello svolto da imprese e Stati, ma che un determinate
situazioni ha assunto un suo rilievo. Rilievo in nessun caso riconducibile a una capacità
decisionale di tali organismi distinta da quella dei paesi membri.
Seguono in questo paragrafo l‟analisi delle organizzazioni petrolifere più rilevanti a
livello internazionale.
10
Borzi Nicola, “La crisi di fiducia del mercato mondiale”, 2002
11
Organization for Economic Cooperatio & Developmente, “Energy Balances of lea countries:
italy 2003
12
U. Guarnacci, “Principali organizzazioni internazionali del settore petrolifero”, 15 ottobre 2007, in
Cartografare il Presente.