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psicodrammatico (la teoria della spontaneità- creatività, la teoria del ruolo, la
catarsi, il télé), e i suoi “strumenti fondamentali”. L‟ultimo capitolo è invece
dedicato al modo in cui il pensiero moreniano è entrato nella storia della
psicologia italiana, a tal proposito verranno descritti due personaggi, Ottavio
Rosati e Giovanni Boria, che, seppure percorrendo sentieri differenti,
giungono al medesimo scopo: cercare di fare conoscere nel nostro paese il vero
pensiero moreniano, per poter colmare le lacune in esso presenti (Boria) e per
farlo dialogare in maniera costruttiva con la psicanalisi (Rosati).
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1. Biografia di J. L. Moreno
1.1 Nascita di un profeta
Non è possibile descrivere lo psicodramma senza accennare, almeno
brevemente, alla vita del suo "creatore": Jacob Levy Moreno. Si tratta, infatti,
di due entità difficilmente scindibili tra loro: la nascita e lo sviluppo della
tecnica psicodrammatica collima quasi completamente con la nascita e la
crescita, intellettuale e spirituale, dell‟uomo Moreno.
È difficile inscrivere il pensiero moreniano entro una cornice dai confini ben
definiti; tale difficoltà è dovuta in primis allo stile dello stesso Moreno; uno
stile dispersivo che «a volte confonde il lettore anziché chiarirgli taluni
concetti». (Ancona, 1989, p. 9) Così come rimane difficile inquadrare
oggettivamente la vita di quest'autore che amava considerarsi come una sorta
di nuovo profeta, il profeta dello psicodramma.
I problemi nel descrivere la vita di Moreno iniziano già nel cercare di
individuare la data e il luogo della sua nascita. Egli sostiene di essere nato,
"all'alba del Sabato Santo", su una nave di nazionalità ignota diretta a Costanta,
in Romania, il 18 maggio 1889.
Nacqui come cittadino del mondo, un marinaio che va di mare in mare, di paese in paese,
destinato a sbarcare un giorno nel porto di New York. (Moreno, 2002, p. 14)
Il futuro padre dello psicodramma sarebbe però venuto al mondo in
circostanze assai meno avventurose: molto probabilmente è nato a Bucarest il
20 maggio 1889, anche se le fonti relative alla sua data di nascita sono
contrastanti. Secondo G. Montesarchio potrebbe essere anche nato tre anni
più tardi, nel 18922. Il mistero sulla data è da imputare in parte allo stesso
Moreno ed in parte ai suoi genitori, due ebrei sefarditi immigrati dalla Spagna,
che non conoscevano bene le formalità cui adempiere.
La madre Pauline, che al momento della nascita di Moreno ha appena sedici
anni, viene da lui descritta come una donna «semplice e socievole, sempre più
giovane dei suoi anni » con un atteggiamento strano e confuso nei confronti
della religione3.
Il padre, Nissim, è un uomo serio e riservato, poco portato per gli affari ed
incapace a svolgere il ruolo di leader famigliare.
2 Probabilmente Montesarchio è convinto di questo poiché Moreno, una volta ottenuta la
cittadinanza americana si fingerà di due anni più giovane. Per i motivi relativi a tale
ringiovanimento si può consultare la tesi “Dio e il suo doppio” di Giorgio Durante
3 Pauline è un‟orfana d‟origine ebraica che viene mandata dai suoi fratelli in un convento
cattolico. Temendo che le suore la convertissero al cristianesimo, gli zii di Moreno gli
combinano un matrimonio all‟età di quindici anni.
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Moreno è il primogenito di sei figli; ma nonostante la sua sia una famiglia
numerosa, non sentirà mai di appartenerle veramente. E sarà proprio questo
"sentirsi orfano" a portarlo, dopo un lungo peregrinare sia fisico che spirituale,
a divenire padre di una nuova psicologia.
Trascorre la sua prima infanzia nella città di Bucarest, in un ambiente in cui la
civiltà parigina convive con la cultura contadina analfabeta. Qui, all'età di
quattro anni comincia a frequentare la scuola sefardita dove incontra la Bibbia
e rimane particolarmente colpito dal libro della Genesi.
Fin dall‟infanzia Moreno è profondamente attratto dall'idea di un Dio creatore;
idea che lo accompagnerà e lo ispirerà lungo tutto il suo percorso umano,
spirituale e lavorativo. É proprio la religione, o meglio la fede religiosa, infatti,
a differenziare il pensiero moreniano da quello di altri due grandi personaggi
che con le loro idee hanno rivoluzionato, seppur in maniera diversa, il
ventesimo secolo: Freud e Marx. Scrive Moreno:
Questi due contrari [marxismo e psicanalisi], avevano qualcosa in comune: entrambi
rifiutavano la religione ed entrambi negavano il concetto di una comunità basata sull'amore
spontaneo, l'altruismo e la pietà, sulla bontà attiva, sulla cooperazione spontanea e sincera.
Io assunsi una posizione contraria ad entrambi: quella della fede concreta (Moreno, 1964,
p. 19).
Sempre a Dio si inspira quella che Moreno definisce come la sua prima seduta
psicodrammatica: è il 1894 e il piccolo Jacob, trovandosi in casa senza genitori,
propone ad alcuni bambini di giocare a fare Dio e i suoi angeli. Dopo aver
creato il paradiso con delle seggiole Moreno, interpretando il ruolo di Dio, si
arrampica sopra di esse, mentre i suoi compagni di gioco, che interpretano il
ruolo di piccoli angeli, lo sorreggono. Seguendo il suggerimento di un altro
bambino Moreno inizia a muovere le braccia verso l'alto facendo finta di
volare, gli altri bambini lo imitano e, lasciando la presa sulle seggiole, fanno
così cadere a terra Moreno, che si rompe il braccio.
Nel 1895 la famiglia Moreno si trasferisce a Vienna in un quartiere misto, in cui
convivevano ebrei e gentili. Anche se la vita familiare non enfatizza lo sviluppo
di un'identità ebraica incrollabile, Moreno ha comunque il suo bar mitzvaha 4 nel
tempio sefardita di Vienna.
Nella capitale austro ungarica gli affari del padre - che non riuscirà mai ad
ambientarsi all'ambiente viennese - iniziano ad andare male, costringendolo a
passare lunghi periodi lontano dalla famiglia, la quale nel frattempo viene
sostenuta economicamente dagli zii materni.
4 Letteralmente “figlio del precetto”. Cerimonia religiosa ebraica che ha luogo quando i
ragazzi compiono tredici anni e raggiungono la maturità religiosa. Il ragazzo entra a far parte
del mondo degli adulti e può partecipare alla lettura pubblica della preghiera nella sinagoga.
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Le frequenti assenze del padre mettono Moreno in una particolare posizione di
autorità; emblematica a tal proposito è un'immagine della sua infanzia da lui
descritta nel libro “Il profeta dello psicodramma":
Ora che penso al ruolo di mio padre in famiglia, mi viene in mente un'immagine risalente ai
primi tempi in cui ero a Vienna, quando di domenica pomeriggio eravamo soliti uscire per
una passeggiata con lui. Noi bambini marciavamo in formazione, in coppia, maschio-
femmina, maschio-femmina, maschio-femmina, e lui e mia madre formavano la retroguardia.
Io in testa alla colonna, avevo il compito di controllare il traffico quando attraversavamo la
strada (Moreno, 2002, p. 23).
L'attitudine alla leadership di Moreno si mostra anche nell'ambiente scolastico:
è il preferito degli insegnanti, che si servono di lui come di un aiuto-maestro,
ed è popolare anche tra i compagni, che «sembravano accettare e apprezzare la
mia leadership e la mia condizione di superiorità» (Moreno, 2002, p. 25).
All'età di tredici anni compie un viaggio in Italia con lo zio Jancu, fratello della
madre, che cerca di fargli capire, invano, l'importanza del denaro. Durante
questo viaggio visita Firenze, città che lui definisce essere creata da Dio per il
suo stesso piacere; qui si inizia a complicare il rapporto con il suo nome;: si
ritrae sempre più dalla famiglia e come conseguenza si ritrae anche dal suo
nome, alla ricerca di una nuova identità. Decide anche di non voler essere
chiamato per nome dagli altri in quanti ciò avrebbe voluto dire essere al loro
stesso livello; e così si aspetta che la gente assuma nei suoi confronti lo stesso
tipo di atteggiamento che avrebbe assunto nei confronti di Dio. Da qui
scaturisce la sua teoria per l'anonimato:
se quindi un nome sostituisce in qualche modo chi è presente, ne consegue che l'assoluta
presenza di Dio rende la sua mancanza di nome una conseguenza logica. Infatti, ciò che è
sempre presente non ha bisogno di avere un nome. Pertanto, credo che volessi assumere le
prerogative della divinità rispetto alla mancanza di nome. (Moreno, 2002, p. 31).
Probabilmente nel 1903, il padre compie un ultimo tentativo di riguadagnarsi il
ruolo di capofamiglia e decide di trasferire tutta la famiglia a Berlino, per
motivi di affari. Dopo un inizio promettente però fallirà anche questo ultimo
disperato tentativo5 di riacquistare in famiglia la posizione di colui che è in
grado di provvedere per tutti e la famiglia si trasferisce a Chemnitz.
Moreno, non sentendosi a suo agio a Berlino, vi resta per poche settimane e
decide di tornare a Vienna, dove si mantiene facendo il precettore.
Durante l'adolescenza i genitori si separano, Moreno, prendendo le parti del
padre, decide di non trasferirsi a Chemnitz con la madre e resta a Vienna dove
5 Questa volta il padre fallisce non a causa di investimenti sbagliati ma perché la polizia di
Berlino si rifiuta di rinnovare il visto della famiglia, che così decide di trasferirsi in una città in
cui i controlli sono meno rigidi.
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si dedica, nel tentativo di comprendere se stesso, alla lettura religiosa, filosofica
ed estetica. Pur apprezzando le idee di alcuni teologi e filosofi non si identifica
pienamente con loro in quanto nessuno di essi aveva avuto il coraggio, a parer
suo, di agire in prima persona.
Nel frattempo, sentendosi un predestinato, decide di lasciare la scuola ed inizia
a condurre una vita vagabonda in cerca di seguaci, di creare un tipo superiore
di famiglia che gli desse un più “genuino sentimento di appartenenza".
1.2 Il periodo Europeo
Nel 1908, pur non avendo alcun diploma ginnasiale, riesce a superare
ugualmente gli esami di ammissione per l'università e si iscrive alla Facoltà di
Filosofia. Si fa crescere la barba ed inizia ad andare in giro coperto con un
mantello verde: non vuole solo diventare un profeta, vuole anche sembrarlo.
Durante questo periodo incontra quello che diventerà il "compagno di una
vita", Chaim Kellmer ed insieme fondano la Religione dell'Incontro: un gruppo
di cinque giovani impegnati a vivere nell'amore e nell'anonimato che cercano di
aiutare in maniera concreta tutti coloro che incontrano nel loro cammino senza
chiedere niente in cambio. Grazie a delle donazioni anonime trovano una casa
in un quartiere centrale di Vienna dove chiunque avesse bisogno di riparo era il
benvenuto. La casa è spesso affollata e così, per non far crescere delle tensioni
antagoniste alla pacifica convivenza, vengono tenute delle sessioni notturne in
cui ciascun abitante espone i propri problemi.
In questi anni uno dei passatempi preferiti di Moreno è quello di passeggiare
per i giardini viennesi ed intrattenere i bambini facendo finta di essere appena
uscito da una fiaba; pur conoscendo le teorie di noti pedagoghi, come
Rousseau, la sua intenzione non è quella di costruire un asilo "per i bambini"
bensì un asilo “dei bambini”: «Volevo dare ai bambini la capacità di lottare
contro gli stereotipi sociali, contro i robot, a favore della spontaneità e della
creatività» (Moreno, 2002, p. 45). È, infatti, dal lavoro con i bambini che
nascono le basi per la sua futura teoria della spontaneità-creatività.
Nel 1912 intraprende le sue prime esperienze di psicoterapia di gruppo, nel
quartiere a luci rosse di Vienna. Qui le prostitute vivono emarginate dal resto
della società, l'obbiettivo che Moreno si prefigge non è quello di analizzarle o
redimerle, ma di far loro riacquistare la dignità perduta: organizza degli incontri
bisettimali con dei gruppi di otto-dieci ragazze e, superata un'iniziale fase di
diffidenza, riesce a far loro comprendere l'importanza del fare gruppo per
poter ottenere dei benefici dalla società.
Nel frattempo abbandona la Facoltà di Filosofia per iscriversi a quella di
Medicina, dove si laureerà nel 1917, specializzzandosi in psichiatria. Svolge uno
dei suoi primi tirocini alla clinica di Wagner Von Jauregg, un neurologo con un
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approccio alla psichiatria di tipo kraepeliniano. Moreno viene notato da Otto
Pozl, direttore della clinica, che gli conferisce un incarico di assistente.
Nel 1912 frequenta una delle lezioni di Freud, che al termine della lezione
chiede al giovane Moreno che cosa stesse facendo:
Beh, dottor Freud, comincio da dove voi terminate. Voi incontrate le persone nell'ambiente
artificiale del vostro studio. Io le incontro nella strada e nelle case [...]. Voi li analizzate e li
scomponete, mentre io li lascio interpretare i propri ruoli conflittuali aiutandoli a mettere
insieme le varie parti. 6 (Moreno, 2002, p. 70)
Ed, infatti, Moreno ribadirà più volte che uno degli scopi dello psicodramma è
dimostrare che anche un uomo con tutti i segni della paranoia e della
megalomania può vivere più serenamente rappresentando i suoi sintomi
anziché cercando di frenarli o risolverli.
La prima guerra mondiale rappresenta un periodo molto fertile per
l'evoluzione della teoria moreniana: in quanto studente di medicina viene
reclutato dal governo come ufficiale medico e svolge il suo primo incarico a
Mittendorf, un campo profughi non distante da Vienna in cui risiedevano
austriaci di lingua italiana ed operai di una fabbrica di scarpe. Qui collabora con
uno psicologo italiano, Ferruccio Banninzoni, che intratteneva rapporti con
Pirandello ed ha modo di osservare da vicino la comunità del campo. Si
accorge che il governo tedesco nella costruzione del campo non aveva preso in
considerazione una sua pianificazione sociale o psicologica e che ciò aveva
portato alla creazione di un sistema corrotto che rendeva difficile l'adattamento
dei singoli membri alla vita comunitaria. Inizia così a pensare ad una comunità
terapeutica progettata sociometricamente e realizza i primi sociogrammi.
Grazie all'appoggio del Ministro degli interni riesce anche a far spostare le
famiglie in base alle loro affinità reciproche, riducendo, seppur non di molto, i
segni dell'incapacità di adattamento.
Contemporaneamente al suo lavoro a Mittendorf, Moreno pubblica il libro
Einlandung zu einer Begegnung (Invito ad un incontro) e dirige una rivista
filosofica-letteraria, "Daimon", sulla quale scrivono alcuni tra gli intellettuali
più quotati del momento, come Martin Buber 7 e Franz Werfel.
Terminata la guerra Moreno sceglie di non vivere più in una grande città come
Vienna e si trasferisce a Voslau, una piccola cittadina termale, dove svolge la
professione di ufficiale sanitario. Pur mantenendo l'anonimato - tutti lo
conoscono con il nome di "dottore" - diviene subito popolare non solo tra gli
abitanti di Voslau ma anche tra quelli delle cittadine vicine e ciò gli permette di
continuare a recitare la parte di Dio.
6 In realtà non sappiamo se i fatti siano realmente andati cosi, però è bello crederlo.
7 Buber sarà poi costretto ad ammettere che per la teorizzazione del “Ich und Du” si era
ispirato ai numerosi dialoghi con Dio scritti da Moreno.
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A Voslau incontra Mariam, la prima donna in grado di sopportare le sue
"fantasiose idee utopistiche", e che diviene immediatamente la sua Musa.
Sempre in questa piccola cittadina scrive, nel 1920, Das Testament des Vaters
(tradotto successivamente in inglese con il titolo The Words of the father) – libro
in cui elabora la sua idea dell‟Io-Dio – e, successivamente Das Stegreiftheater
(1924). 8
Il primo aprile 1921, alla Komodienhaus, un famoso teatro di Vienna, mette in
scena la prima sessione psicodrammatica ufficiale. Grazie ad una sua amica,
figlia del proprietario, riesce ad usufruire gratuitamente della sala; non ha un
cast di attori né tantomeno un testo di riferimento: quando il sipario si alza
davanti al pubblico c'è soltanto una poltrona rossa con uno schienale alto,
come il trono di un re. Moreno invita ciascuna persona del pubblico a salire sul
trono per scoprire se ci fosse qualcuno degno di recitare il ruolo di re,
qualcuno in grado di guidare e salvare l'instabile Vienna del tempo. Nessuno
però viene giudicato dal pubblico degno di sedere sul trono e all‟indomani della
rappresentazione la stampa è tutt‟altro che benevola nei confronti del suo
drammaturgo.
Moreno però non si dà per vinto e fonda il Teatro della Spontaneità, lo
Stregreiftheater, nella Maysedergasse, non lontano dall'Opera di Vienna, che
diviene ben presto punto di ritrovo di artisti e intellettuali.
Quella del Teatro della Spontaneità sarà un'esperienza determinante per le
prime teorizzazioni dello psicodramma. In questo teatro gli attori sono "attori
spontanei e creatori": sono essi stessi, o il pubblico, a suggerire giornalmente il
materiale drammatico da rappresentare9. In seguito al caso di Barbara, una
giovane attrice che lavora per il teatro, il Teatro della Spontaneità si trasforma
in teatro terapeutico;e successivamente in psicodramma.
Nel 1925 Moreno decide di lasciare l'Austria per recarsi negli Stati Uniti. A
differenza di altri celebri personaggi di origine ebraica, Moreno non emigra
solo per la preoccupazione della sua incolumità fisica ma anche perché avverte
che le sue idee per maturare e svilupparsi a pieno hanno bisogno di un terreno
assai più fertile di quello presente nell'instabile Vienna. E così con il 1925 si
conclude quello che lui stesso definisce "il periodo europeo".
8 Questo libro, era anonimo, come del resto lo erano tutti gli scritti di Moreno prima del
1925.
9 Il pubblico dello Stegreiftheater non era veramente convinto della spontaneità degli attori
che vi recitavano; così Moreno decide di dare vita al “Giornale Vivente” dove le
performance degli attori si basano su fatti cronaca accaduti il giorno stesso.