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Premessa
La presente tesi esamina la Professione di Commercialista sotto un profilo
strettamente sindacale ed in un ottica Nazionale e Europeista e propone un modello di
Professione futura come si vorrebbe.
Vi è una Scheda sulla formazione del Consiglio Nazionale dell'Economia e del
Lavoro in cui si inseriscono anche le Professioni Liberali.
Seguono alcune riflessioni sul valore della natura pubblicistica delle Libere
Professioni ed, in particolare, della Professione di Commercialista , sia in Italia che
all‟Estero e delle note sul valore del “potere di contrastare” la criminalità organizzata.
Il lavoro considera in chiave più Europeistica la situazione delle Professioni
Liberali e tracciare lo scenario in cui potersi muovere in un prossimo futuro.
All‟interno vi è un esame della proposta di legge sulla Riforma delle
Professioni Liberali con i commenti della CON.S.I.L.P .-Conf-Professioni e dello "Statuto
delle Professioni" che, al 2009, non è stato ancora varato (almeno fino al 20 di maggio).
Concludono il lavoro, il capitolo "Dopo il fallimento del WTO" ed il D. D. L.
del 16.9.2006 che prende il nome del proponente On. le Clemente Mastella - Ministro di
Grazia e Giustizia del Governo Prodi e le obbiezioni del Sindacato Nazionale Ragionieri
Commercialisti e della CON.S.I.L.P .-Conf-Professioni - e la mia opinione personale sulla
Professione Liberale.
Si ravvisa, poi, la sostanziale immodificabilità dei disegni di legge che ripropongono lo
stesso schema d‟impianto propositivo. Da ultimo, si osserva, che il nuovo Ministro di Grazia
e Giustizia (Angelino Alfano) si è avocato a sé il problema della Riforma delle Libere
Professioni , ma alla data odierna, non si è saputo più niente.
Condiscono il tutto vari allegati riferiti, in massima parte, alla Professioni in Italia.
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MERCATO – INNOV AZIONI TECNOLOGICHE - CRIMINALITA’
ORGANIZZATA e LIBERE PROFESSIONI
E‟ in discussione, in ambito UE, una proposta di Direttiva Comunitaria
relativa ad alcuni aspetti giuridici del commercio elettronico.
Analogamente sono in corso le negoziazioni per la stesura del General
Agreement on Trade in Services 2000 (GATS-2000) da parte del W orld Trade
Organisation (WTO) di cui l‟UE è membro, ed alla quale la XV Commissione
Europea (Internal Market and Financial Services free movement of goods and regulated
professions) ha dato in fase avanzata il proprio apporto.
Il GATT 2000 è stato siglato il 31.12.1999 ed è un trattato internazionale cui l'UE
ha rilevante interesse poiché è fornitrice nel mondo del 26% dei servizi complessivi (dati
1996) mentre gli USA del 22% e il Giappone del 7%. Si tratta, dunque, di esprimere le
posizioni della collettività italiana che può svolgere un ruolo chiave nelle negoziazioni.
In fase altrettanto avanzata è l’Action Plan EU to combat organised
crime, in conseguenza della cui raccomandazione 12, le associazioni professionali
europee stanno predisponendo il proprio codice di autoregolamentazione (charter of
the european professional associations in supporting the fight against
organised crime).
I tre importanti appuntamenti hanno meritato alcune riflessioni da parte della
CONSILP Conf-Professioni (organizzazione che rappresenta sindacalmente le Professioni
Liberali Italiane e alla quale ho partecipato con l‟incarico di Presidente del Sindacato
Nazionale Ragionieri Commercialisti ricoprendo, poi, la carica di Vice-Presidente
CONSILP e che conduce anche le trattative per il rinnovo del contratto di lavoro dei
dipendenti gli Studi Professionali) per le evidenti implicazioni future che ne sono
derivate, sia in ordine all‟esercizio delle attività libero professionali sia in ordine agli
scenari di mercato che potranno configurarsi.
E‟ evidente che tutte e tre le problematiche internazionali vanno, innanzi
tutto, nell‟ottica del soggetto da proteggere. Attesa la delicatezza della natura e
dell‟oggetto delle prestazioni professionali, CONSILP Conf-Professioni, in
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contrapposizione alla logica lucrativa che potrebbe prevalere nell‟egoistica visione
dell‟interesse soggettivo delle parti in causa, sceglie di valutare le questioni nell‟idea di
tutelare l’interesse dell’utente-consumatore in un quadro di mutua
solidarietà.
Volendo, in ultimo, riassumere le posizioni del comparto professionale italiano
in questioni di fondo è utile esprimerle con riguardo a tutte le problematiche.
Il rapporto professione – mercato
E‟ in atto una tendenza a liberalizzare i mercati in virtù di una certa
globalizzazione degli stessi anche in connessione al progresso tecnologico raggiunto.
Questo processo è quasi sempre facilmente assimilabile in ogni Paese, anche
indipendentemente dalle filosofie di vita adottate, grazie alla velocità di acquisizione delle
informazioni propria dell‟era contemporanea. La menzionata globalizzazione, però,
produce effetti positivi solo in presenza di comparabilità dei servizi e dei prodotti
facilmente operabile dal soggetto mediamente informato. Ritenere che, in virtù della
globalizzazione, anche la prestazione d‟opera intellettuale (attività del professionista)
possa prestarsi ad una comparabilità sul mercato di libero scambio è convincimento
erroneo. Pur ammettendo alla divulgazione pubblicitaria dei propri servizi il soggetto
professionista mai, l‟utente finale, potrà compararne la bontà con altri.
Appare,quindi,necessario, effettuare un distinguo nell‟ambito della
liberalizzazione dei servizi (GATS 2000) in relazione alla circostanza che essi siano o no
prestazioni professionali.
Tale distinzione appare ancora più necessaria se si ragiona in termini di
presupposti produttivi, anche volendo accedere alla nozione di “professionista-impresa”
più volte affermata dalla giurisprudenza europea.
Nella prestazione d‟opera intellettuale (che si voglia o no definire “servizio”) non
figurano altri elementi di produttività che non siano l‟uomo (con le sue doti naturali) e lo
scibile umano. Esso non necessariamente impiega altrui lavoro né obbligatoriamente
capitali. Esercita l‟attività spesso prescindendo da qualsiasi forma di organizzazione
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aziendale e non rischia nient‟altro che il proprio lavoro. La sua dimensione è basata sulla
fama personale e sul prestigio che ha saputo conquistare in base alla propria correttezza
ed alla propria qualificazione.
Tutto ciò lo differenzia dall‟impresa e differenzia il suo “servizio” dagli altri servizi.
L’occasione individuale di lavoro
Il “servizio professionale” estrinseca l‟occasione per la prestazione più
qualificata del lavoro individuale. In fase di sviluppo post industriale che è prevedibile tale
metodo di lavoro sia in crescita continua nelle diverse connotazioni e forme. Proprio
l‟evoluzione tecnologica porterà il singolo a organizzare sempre più individualmente il
proprio lavoro (anche a casa) ed è prevedibile una crescita ulteriore sia delle figure
professionali sia dei “saperi” .
La professione costituisce, dunque, il mezzo “economico” per coniugare doti
personalissime a principi scientifici che vengono, poi, tradotti in azioni quotidiane
secondo un insieme di regole base (protocolli professionali) e avvalendosi del mezzo di
produzione che è la “conoscenza” (non sempre e non necessariamente coadiuvata da altri
fattori di produzione).
La posizione individuale del lavoro professionale è tanto più consolidata
quanto più pervasivo è il rapporto che unisce il prestatore al proprio utente che continua
(nonostante l‟evoluzione moderna) ad affidarsi a lui con atto di estrema fiducia. Non è
opportuno, sia pure ammettendo la validità della globalizzazione, che gli accordi in
rassegna (WTO-GATS 2000) vengano concepiti secondo standard prefissati di modelli
organizzativi o riforme stravolgenti dell‟ordinamento domestico dei singoli Paesi
concepiti in spregio delle tutele cui ha diritto la parte cosiddetta “più debole” che è
l‟utente.
L’indipendenza del professionista
Non è estranea alla tutela del consumatore finale la cognizione e la
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consapevolezza che i servizi professionali vengano (proprio perché attuativi di principi
scientifici) prestati da un soggetto affrancato economicamente dalla soggezione verso il
proprio cliente. Tale indipendenza, oltre a costituire garanzia di estrema qualità e la
versatilità della prestazione, determina una necessaria terzietà di valutazioni
nell‟esecuzione degli incarichi che assicura la miglior applicazione delle regole del
convivere civile.
E‟ pregiudizio certo a tale indipendenza la sudditanza del prestatore a sfrenate
concorrenze di mercato ed all‟indefinito valore della prestazione o dell‟obbligo di pagarla
o, peggio ancora, alla prevalenza del bisogno economico sull‟etica della prestazione.
Altrettanto perniciosa è, per converso, la sopravvalutazione dei compensi (possibile anche
in condizione di prezzi non controllati in omaggio alla libera concorrenza) in relazione
alle operazioni di riciclaggio di danaro.
Il modello organizzativo
Secondo il trend internazionale viene sempre più privilegiato il modello organizzativo
della grande distribuzione di beni e servizi ritenendo che esso risponda a criteri di
efficienza maggiore ed economicità .
Talune economie, e quella italiana in particolare, hanno dimostrato, invece, che il
tessuto economico-produttivo può reggere meglio i contraccolpi recessivi (o inflativi)
quanto più parcellizzato esso risulti.
La riflessione serve a convalidare l‟inesistenza di un modello organizzativo perfetto
in termini, addirittura, di organizzazione imprenditoriale. Se, come si è visto, l‟esercizio
di un‟attività professionale risponde, intanto primariamente, al bisogno di opportunità
lavorative qualificate ed individuali, tale inesistenza è ancor più vera e rende la visione del
cosiddetto “global-player” come nociva a tale ordine di prestazioni.
Ragionando in termini economici, infatti, la professione esercitata sotto il dominio
organizzativo del “global player” non può che generare una più alta incidenza di costi ed
una sempre più affievolita pervasione del rapporto che non sono soddisfacentemente
equilibrate dalla possibilità (invero molto teorica) della miglior qualificazione del servizio
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per l‟utilizzo di maggiori fonti finanziarie. La necessaria snellezza dell‟esecuzione unita
all‟inevitabile decentramento socio economico nei singoli Paesi lascia presumere, inoltre,
che talune prestazioni professionali (quelle di minor impegno concettuale, quelle di
pratica applicazione, quelle di connotazione individuale e fortemente decentrate
territorialmente) siano meglio eseguibili da un “local-player”.
Non è opportuno, quindi, sia pure ammettendo la validità dei benefici provenienti
sul mercato dalla globalizzazione, che alcuno degli accordi in rassegna venga concepito
ipotizzando standard prefissati di modelli organizzativi o stravolgenti riforme
dell‟ordinamento domestico dei singoli Paesi ideati in spregio delle tutele cui ha diritto la
parte cosiddetta “più debole” che è l‟utente.
Il rapporto professione - legalità
La professione è l‟esercizio di un lavoro individuale richiesto dalle necessità
sociali. In quanto tale esso si origina dalla legge e nella legge trova sviluppo e ragione
d‟essere. Esso (lavoro), dunque, non può che essere, sotto tale profilo sinonimo di
“legalità”.
Non vi è differenza, quindi, in alcun Paese e sotto nessuna differente
concezione normativa (diversa nell‟Europa ed ancor più nel mondo). Sia che una Nazione
abbia regole scritte (cd. “civil law” Paesi di origine Latine come Francia, Spagna, Romania
e Italia) o tramandate (cd. “common law” come Inghilterra, Scozia, Irlanda, Norvegia,
Finlandia, Germania, Austria, e tutti i Paesi di origine Sassone) specifiche piuttosto che
generali, tale visione del lavoro professionale non cambia.
La mediazione del professionista
La scelta libero professionale, per quanto sopra, conferma la decisione del
singolo di vivere organizzato nelle regole del consorzio per contribuire al proprio ed
all‟altrui sviluppo attraverso l‟applicazione di leggi. Egli opera ogni giorno applicando
leggi scientifiche, tecniche e modelli organizzativi, disposizioni regolamentari: assume