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Il popolo Xucuru d‟Ororubá è un‟etnia di indigeni originari del
Pernambuco, stato situato a Nord-est del Brasile. Il popolo è
localizzato nel municipio di Pesqueira, a circa 216 Km dalla capitale
Recife, conta una popolazione di 9500 abitanti distribuiti in 23
aldeias6. Questo popolo è un vero e proprio simbolo di una lotta –
una lotta comune che coinvolge l‟intera popolazione indigena
brasiliana 7 – finalizzata al rispetto dei diritti umani che si
concretizza nel recupero delle terre occupate da piccoli proprietari e
fazendeiros8, che agli albori del XVII secolo iniziarono a sfruttare la
manodopera dei popoli nativi nelle piantagioni o negli allevamenti
di bestiame impiantati con il sopruso. Iniziò così, con la
colonizzazione portoghese, un processo di acculturazione 9
finalizzato alla costituzione di una società brasiliana culturalmente
omogenea tesa alla produzione e alla crescita economica, secondo gli
interessi del mercato.
Ieri i fazendeiros senza scrupoli mettevano a tacere un‟intera
etnia, costretta a negare la propria identità per sopravvivere,
privandola dello spazio vitale in nome di interessi economici. Oggi
le grandi multinazionali difendono il loro agrobusiness10 finalizzato
all‟esportazione secondo le richieste del mercato, accompagnate da
una voce insistente che sembrava essere soffocata per sempre. È la
voce dei nativi di quella Terra rubata e sfruttata nel più assoluto
disinteresse dei diritti di chi su quella Terra viveva e della
6
Le Aldeias sono considerate delle unità politiche e organizzative di base.
7
La popolazione indigena del Brasile ammonta a 734.131 persone. Fonte: IBGE,
Censimento Demografico 2000.
8
Latifondisti.
9
Per acculturazione si intende quando un individuo o un gruppo abbandona la propria
cultura e cerca di assumere quella dominante.
10
Si definiscono con agrobusiness aziende agricole moderne che si dedicano alla
monocultura su grandi estensioni di Terra, utilizzando alta tecnologia, meccanizzazione e
poca manodopera. Tutto basato sui bassi salari e l'uso intensivo di agrotossici e di semi
transgenici.
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biodiversità, cioè della ricchezza dell‟ecosistema originario, ormai
impoverito dalle coltivazioni industriali. Una voce che si fa sempre
più forte e decisa a proclamare la propria esistenza.
Gli Xucuru grazie alla loro mobilitazione sono riusciti a
riconquistare un‟area pari all‟85% del totale della Terra in cui
originariamente vivevano, 2.775 ettari. È un‟incredibile conquista se
pensiamo che fino al 1989 questo popolo occupava solo il 4% di essa.
La lotta parte dalla mobilitazione politica e arriva fino alla
scuola, luogo dove si contribuisce a formare i “guerrieri” del futuro,
uomini e donne consapevoli dei propri diritti e doveri, strumento
indispensabile per valorizzare la “diversità” – la specificità della
storia e della cultura di un popolo – e per evitare quindi il rischio di
omologazione culturale in un mondo sempre più globalizzato. La
stessa esigenza di preservare questa “diversità culturale” spiega la
necessità di una scuola differenziata, intesa come spazio di
rafforzamento dell‟identità e riaffermazione dei valori e principi
fondamentali tradizionali ma nello stesso tempo luogo di relazione e
scambio interculturale, all‟insegna del dialogo. Quindi una scuola
interdisciplinare da realizzarsi integrando gli iter scolastici
tradizionali con discipline come Storia, Storia dell‟arte e Religione
del popolo Xucuru. Programmi elaborati dagli stessi professori
indigeni, che oltre ai contenuti mirati rispecchiano modalità di
insegnamento e apprendimento specifici.
Dalle manifestazioni degli studenti romani per un‟offerta
formativa adeguata all‟inserimento nel mondo del lavoro alle
richieste dei giovani Xucuru d‟oltre oceano che gridano “A educação
è um direito mas tem que ser do nosso jeito”11: così è iniziato il mio
percorso. Dopo un attento lavoro di analisi documentale fatto tra
Roma e Recife con il materiale messo a disposizione dalla SAL e gli
11
“L‟Istruzione è un diritto ma deve essere fatta a modo nostro” (traduzione dell‟autrice).
14
archivi del CIMI (Consiglio Indigenista Missionario) e del CCLF
(Centro di Cultura Luiz Freire), si è svolta la ricerca sul campo, con
la mediazione e l‟accompagnamento dei partner locali all‟esterno e
all‟interno delle aldeias indigene. In questo senso è stato possibile
vivere nella comunità, realizzare interviste ai leader e al popolo
Xucuru, partecipare a riunioni e incontri delle commissioni dei
professori, visitare le scuole e i luoghi dove l‟attività pedagogica
continua. L‟educazione prosegue, infatti, all‟interno della comunità,
in casa, nelle conversazioni con gli anziani12, nello spazio in cui
prendono vita e sono rielaborati rituali e altre pratiche culturali.
Rimandando per l‟approfondimento di carattere storico alla
monografia di Federica Polselli – con la quale sono state svolte le
ricerche – il viaggio parte dal Brasile tra i banchi di scuola dei
villaggi indigeni per tornare nelle aule scolastiche di Roma. Infatti,
l‟analisi fatta a partire dal contesto culturale dei popoli indigeni,
procede prendendo in considerazione la realtà del popolo Xucuru e i
progetti realizzati dal già citato CCLF “Escola dos Indios” del 1995 e
“Projeto Xucuru”del 1996 dall‟implementazione dei quali è nato il
“Projeto Político Pedagógico” (2000), per concludersi con le attività
di Educazione allo sviluppo svolti dalla SAL nelle scuole romane. Se
l‟obiettivo generale dei primi due progetti attuati dal Luiz Freire era
l‟elaborazione di un modello di scuola che potesse contribuire
all‟autonomia – politica, sociale ed economica – del popolo, il PPP
rappresenta la concretizzazione dei risultati attesi: la creazione di
curricula specifici, interculturali e interdisciplinari. Questa è
un‟importante conquista e uno tra i principali obiettivi del globale
12
Un ruolo di prestigio assumono gli anziani, Toiope in lingua Xucuru, nella comunità e nei
processi decisionali, poiché fonte di sapienza e saggezza. Rivestono grande importanza
nell‟educazione dei bambini, Opipe, ed è attraverso i loro racconti che di generazione in
generazione si mantiene viva l‟identità indigena.
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progetto di Retomadas das Terras13 Xucuru iniziato dagli anni ‟80 e dal
2004, inserito in un più ampio disegno di cooperazione
internazionale.
Fin dall‟inizio di questo processo di recupero, varie
organizzazioni della società civile locale si sono schierate a fianco
del popolo distinguendosi per il loro impegno e motivazione. Tra di
esse il CIMI Nord-est e il CCLF hanno svolto sin dagli anni ‟70 una
funzione di accompagnamento (in termini di supporto politico e
consulenza giuridica) basato sull‟approccio partecipativo nel
rispetto del protagonismo della comunità. Alla fine degli anni ‟90
invece è nata la collaborazione tra il CIMI e la Onlus romana SAL
grazie ad una serie di viaggi in America Latina iniziati nel 1997. Un
sodalizio affermatosi anche con la collaborazione nei progetti “Serra
do Ororubá” e “Projeto Equipe Xukuru”.
Il “Projeto Serra do Ororubá” del 2004 aveva come obiettivo
generale l‟elaborazione di una diagnosi partecipativa della realtà
socio-economica per l‟attuazione di un piano di sviluppo dell‟area.
Sviluppo agricolo, con la progettazione di attività efficienti ed
ecologicamente sostenibili e sviluppo delle attività di salute e
educative.
Il secondo “Projeto Equipe Xukuru” del 2005 pone invece al
centro degli obiettivi l‟appoggio del popolo nel suo processo di
costruzione dell‟autonomia finalizzata alla conquista dell‟attiva
partecipazione nella formulazione ed esecuzione delle politiche
relative ai propri interessi.
Nella pianificazione progettuale agli attori locali viene attribuita
completa autonomia nella scelta delle strategie e delle azioni da
compiere. Al partner internazionale – finanziatore parziale del
progetto – resta il ruolo di monitorare il lavoro in loco e quello di
13
Recupero delle Terre.
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svolgere attività di sensibilizzazione sul proprio territorio, in questo
caso il territorio italiano.
Così, per quanto riguarda la formazione, i partner locali si
occupano della capacity building nei confronti dei leader e professori
Xukuru. La SAL svolge, invece, nelle scuole italiane itinerari
didattici di Educazione allo sviluppo. Questa divisione dei ruoli
risponde ad un principio di “sussidiarietà”, il quale stabilisce che
“ogni funzione deve essere svolta dal soggetto più vicino ai
destinatari di quella stessa funzione, poiché tale vicinanza lo rende il
più adatto a recepire «dal basso» bisogni, richieste, aspettative e a
trovare i modi e gli strumenti migliori per soddisfarli”14. Se quindi
da un lato il “decentramento” delle responsabilità è importante per
ottenere risultati mirati nella realtà in cui si opera, dall‟altro è
fondamentale collegare l‟intervento nel Sud del mondo con uno di
Educazione allo sviluppo nel Nord, per sensibilizzare sul tema della
solidarietà internazionale ma anche per gettare una luce critica su
noi stessi e sul nostro modello di sviluppo.
Ed è proprio la formazione il filo conduttore della nostra ricerca,
nodo centrale che emerge dagli incontri con gli interlocutori.
Dal punto di vista socio-culturale nella realtà del popolo Xucuru
osserviamo il potere della formazione sotto due aspetti:
formazione al fine di omologare una differenza culturale,
strategia dei primi colonizzatori ieri e strategia dei poteri forti
oggi, quindi diretta all‟integrazione nel senso di assimilazione
alla cultura dominante;
dall‟altro lato formazione come rivendicazione della dignità
delle minoranze indigene, strumento di lotta e scopo primario
della scuola differenziata nella comunità.
14
Luzzatto P., La cooperazione decentrata. L'esperienza del Comune di Roma, LED
Edizioni, 2004, p. 19.
17
Nel progetto di cooperazione assume inoltre un ruolo
fondamentale:
la formazione di figure professionali in grado di trasmettere
determinate competenze nel rispetto delle esigenze che
vengono dal basso, quindi la capacity building attuata dai
partner locali come il CIMI e il CCLF. Una formazione intesa
come trasmissione ma soprattutto scambio di saperi;
la formazione come sensibilizzazione su problemi che
appartengono a realtà diverse e lontane, ossia l‟Educazione
allo sviluppo operata dalla SAL nel territorio romano.
Sensibilizzazione su determinate tematiche ma anche spunto
di riflessione sui nostri modelli e stereotipi.