dal mondo musulmano: la ricerca di una nuova identità islamica che sappia
rispondere alle mutate esigenze delle società arabe- musulmane, sempre più
esposte alla globalizzazione e al mondo occidentale.
In secondo luogo, la domanda era: se il femminismo islamico potesse arricchire
di nuovi spunti sia il dibattito contemporaneo riguardo alla condizione e il
ruolo della donna nell’Islam, nonché il dibattito interno al femminismo tout
court, indicando una nuova via percorribile per l’emancipazione delle donne
musulmane.
Abbiamo voluto analizzare il dispiegarsi del femminismo islamico in due società
arabe molto diverse tra di loro, quella egiziana e quella saudita, per poter
meglio osservare quali premesse generino il fenomeno in questione e quali
siano gli e?etti e i cambiamenti che provoca nei paesi suddetti.
L’Egitto, è il paese arabo con la più lunga storia di organizzazioni di attivismo
femminista indipendente, tanto che generalmente due donne egiziane, Huda
Shaʿrawi e Zaynab al-Ghazali, vengono considerate gli emblemi rispettivamente
del femminismo tout court arabo e del femminismo islamico. Invece, il Regno
d’Arabia Saudita, è caratterizzato da una singolare immobilità politica e
culturale, dove, tuttavia, le donne stanno a poco a poco ritagliandosi i loro
spazi di partecipazione attiva alla vita sociale proprio grazie al femminismo
islamico.
Abbiamo scelto di comparare questi due paesi, perché sebbene siano diversi
per storia e cultura, hanno in comune una struttura sociale improntata ad una
tradizione di tipo spiccatamente patriarcale, e la scelta da parte delle donne che
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vi abitano di intraprendere la via del femminismo islamico per tentare di
scardinare questo sistema.
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Reperire informazioni e dati sul femminismo islamico non è stato di?cile, anzi
ci siamo accorte ?n da subito di avere a disposizione una grande quantità di
materiale. Ci siamo ben presto resi conto, però, che molti degli studi sul
femminismo islamico erano stati compiuti negli Stati Uniti o in Inghilterra ed
erano molto di?cili da reperire in Italia.
Fortunatamente siamo riusciti a rintracciare alcuni dei lavori di Margot Badran,
la ricercatrice americana esperta di studi di genere e una delle massime
studiose del femminismo islamico. I suoi scritti, che in maggior parte abbiamo
reperito tramite la rivista on line “Jura Gentium”, ci hanno informato circa
l’estensione globale del fenomeno e a ci hanno aiutato a comprendere come
esso sia il prodotto di una comune volontà di reinterpretazione dell’Islam,
avvertita sia nei paesi arabi, che nelle comunità musulmane presenti in
Occidente, la cui identità è messa alla prova dal clima di incontro – scontro di
civiltà a cui stiamo assistendo in questi anni.
Questa situazione è ben delineata anche da Renata Pepicelli nel saggio “Donne
e diritti nello spazio mediterraneo”. Renata Pepicelli è stata, inoltre, un’utile
guida nelle prime fasi della nostra indagine, quando ci siamo trovati di fronte al
problema della scarsità di materiale riguardante l’Arabia Saudita e l’attivismo
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femminista in questo paese.
Ad ogni modo, dopo numerose ricerche su internet e in molte biblioteche,
siamo riuscite ad integrare alcuni testi che avevamo come base, e a reperire
altri libri che si sono rivelati fondamentali per redigere la parte sull’Arabia
Saudita, nonché molto interessanti poiché ci hanno permesso di approfondire lo
studio di un paese di cui si sa poco e non si parla molto.
Ai testi di base appartiene il volume sull’Arabia Saudita formato dagli appunti
di viaggio dell’illustre orientalista Carlo Alfonso Nallino. Quest’opera fa parte
della raccolta di scritti editi e inediti che sono stati curati e pubblicati dalla
?glia Maria Nallino dopo la morte del padre. Questo libro ci ha fornito
importanti informazioni circa la formazione del Regno, il suo statuto e il suo
sistema legale e giudiziario.
In secondo luogo, dopo numerose ricerche, siamo riusciti a reperire, presso
l’Accademia dei Lincei, il saggio di Mai Yamani, “Women in Saudi Arabia”.
Quest’opera è risultata particolarmente utile nel delineare la condizione delle
donne in Arabia Saudita. Questo scritto acquista maggiore importanza se si
ri?ette su quanto sia raro imbattersi in opere di denuncia della condizione
femminile in Arabia Saudita scritte da saudite. Per giunta, Mai Yamani è ?glia
dell’uomo il cui nome per molto tempo è stato associato alle immense ricchezze
petrolifere del Regno: lo sceicco Ahmed Zaki Yamani. Egli è stato ministro del
Petrolio dal 1962 al 1986 ed è stato uno degli arte?ci dell’aumento controllato
dei prezzi a partire dal 1973.
Quindi, la denuncia di Mai Yamani nei riguardi del suo paese risuona ancora
più potente perché pronunciata da una privilegiata, dalla ?glia di un membro
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dell’establishment.
In?ne, il libro di Lilli Gruber, “Figlie dell’Islam”, ci ha aiutato a delineare gli
e?etti e i cambiamenti che il femminismo islamico sta determinando nella
società saudita. Questo libro, inoltre, ci è stato utile per descrivere le lotte che
vedono attualmente impegnate le attiviste egiziane.
Per quanto riguarda l’Egitto, le fonti principali sono state il libro di Massimo
Campanini, “Storia dell’Egitto contemporaneo: dall’ottocento a Mubarak”, e
l’opera di Leila Ahmed, “Oltre il velo”.
Il libro di Leila Ahmed, in?ne, è un classico degli studi sulla questione
femminile nel mondo arabo, e questa intellettuale egiziana, oggi residente a
Boston, viene considerata la più autorevole studiosa del ruolo della donna nello
sviluppo storico del mondo islamico.
Avremmo voluto approfondire meglio lo studio di qualche opera originale di
Zaynab al-Ghazali, per poter delineare in modo più completo la ?gura di questa
attivista egiziana, considerata l’emblema del femminismo islamico, ma
rintracciare le opere di Zaynab al-Ghazali in Italia è cosa impossibile, e anche in
Egitto non sembra essere più facile, dato che l’associazione di cui faceva parte, i
Fratelli Musulmani, è considerata fuori legge dal 1981, e sebbene negli ultimi
anni il presidente Mubarak abbia concesso loro la possibilità di candidarsi con
liste di altri partiti, la Fratellanza non è riconosciuta come partito politico.
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Il primo capitolo di questa tesi introduce e descrive il fenomeno del
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femminismo islamico e il suo carattere innovativo e globale, delineandone la
pluralità dei contesti culturali e geogra?ci interessati e gli strumenti che esso
utilizza.
Nei capitoli secondo e terzo abbiamo ripercorso le vicende storiche e sociali
dell’Egitto e dell’Arabia Saudita lungo tutto il XX secolo, ponendo come data
iniziale il 1922 per quanto riguarda l’Egitto, anno in cui l’Inghilterra recedeva
dal protettorato sul paese, e per l’Arabia Saudita il 1932, anno in cui il principe
Saud portava a termine l’opera di conquista e uni?cazione delle regioni della
penisola arabica sotto il nome di Regno dell’Arabia Saudita.
Nell’ultimo capitolo ci siamo so?ermati a ri?ettere sulla caratteristica globale e
sulla portata mediatica del femminismo islamico, tale da riuscire a mettere in
contatto tra di loro attiviste e donne residenti in diverse parti del mondo,
attraverso una rete di messaggi e scambi di informazioni che rende le une
consapevoli delle conquiste delle altre. Successivamente, abbiamo indicato
quali sono le lotte che vedono impegnate attualmente le femministe islamiche
in Egitto e in Arabia Saudita e le conquiste che esse hanno già raggiunto.
In Egitto le attiviste si battono soprattutto per trovare una soluzione de?nitiva
ed e?cace alle situazioni di estrema povertà e indigenza sociale in cui si
trovano i minori e le donne in di?coltà, vittime di un diritto di famiglia ancora
di stampo spiccatamente patriarcale. Inoltre, sono impegnate nella battaglia
contro le sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate nel paese, il cui
esempio più eclatante è la pratica, ancora ampiamente di?usa, della
mutilazione genitale femminile.
Per quanto riguarda l’Arabia Saudita, le attiviste perseguono i loro obiettivi
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all’interno di un sistema sociale in cui sono penalizzate per il solo fatto di essere
donne. Si battono per cambiamenti sociali che le rendano protagoniste attive
del fenomeno di immensa crescita economica di cui il paese gode.
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Capitolo I
Il femminismo islamico
1.1-Un fenomeno dalla portata globale
La condizione delle donne in Medio Oriente è al centro dell’ampio dibattito sui
diritti umani all’interno del quale si giocano le interconnessioni e i con?itti tra
locale e globale, si giusti?cano guerre, si rivendicano identità. Se le donne sono
sempre state espressione della dimensione simbolico - culturale in cui le società
iscrivono il loro sistema di valori, negli ultimi anni quest’a?ermazione sembra
essere più vera che mai: le questioni di genere e la salvaguardia dei diritti
femminili hanno assunto valore emblematico nella contrapposizione culturale
tra Oriente e Occidente.
Innalzate a vessillo, a celebrare simboli identitari, strette tra prede?niti valori
culturali e altrettanto prede?niti diritti femminili, le donne vengono spesso
ridotte a semplici simulacri senza parola e diventano strumenti potenti nel
“cortocircuito comunicativo
1
”
che sta contrapponendo Oriente e Occidente.
A partire dagli anni novanta e in misura sempre più determinante dopo l’11
settembre 2001, il discorso su donne, diritti e Islam è al primo posto nelle
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1
Pepiceli, Renat, Donne e diritti nello spazio mediterraneo in Cassano, Franco; Zolo,
Danilo (a cua di), L’alternativa mediterranea, Feltrinelli, Milano 2007, pag.315