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I. INTRODUZIONE
1.1. Pyrenophora graminea e P. teres
La coltura dell’orzo è andata estendendosi sempre più nel corso degli ultimi trent’anni
estendendosi nelle aree agricole più settentrionali del nostro paese. Proprio la sua espansione
verso ambienti più freddi ed umidi ha favorito la diffusione di alcune delle malattie più
importanti per questo cereale: la striatura bruna e la reticolatura bruna. La striatura bruna è
favorita dall’elevata suscettibilità al patogeno delle varietà più produttive e dall’assenza sul
mercato di prodotti in grado di controllarla, dopo l’abolizione dei composti mercurio-organici.
Anche se non esistono stime attendibili circa l’incidenza di questa malattia sulla perdita del
prodotto si ritiene che il danno possa raggiungere punte del 50% o valori anche superiori tali,
comunque, da rendere la coltura non più economica (Vannacci et al., 1993). La reticolatura
bruna, invece, è dannosa da sola o se associata ad altri patogeni (Shipton et al., 1973). Nei
paesi europei, con l’eccezione della Norvegia, fino agli inizi degli anni settanta, non ha destato
grande preoccupazione per le perdite produttive come invece accadeva in molti paesi
dell’America sia del Nord che del Sud, in Africa, in Australia e nel medio oriente (Shipton et
al., 1973).
Pyrenophora graminea (Ito & Kuribayaschi), [anamorfo Drechslera graminea (Rabenh. ex
Schlecht.) Shoemaker] (sin. Helminthosporium gramineum Rabenh. ex Schlecht), e P. teres
Drechs. [anamorfo D. teres (Sacc.) Shoemaker] sono, rispettivamente, gli agenti patogeni
della striatura bruna e della reticolatura bruna dell’orzo.
P. graminea è un patogeno trasmesso unicamente per seme, non essendo in grado di
causare infezioni secondarie, e può essere presente come micelio nelle glume, nel pericarpo o
nei tegumenti seminali della cariosside. Quando il seme germina, il micelio si accresce
penetrando nella plantula attraverso la coleoriza. L’invasione di quest’ultima avviene
intercellularmente (Skoropad e Arny, 1956). Dalla coleoriza il micelio passa al coleoptile ed il
fungo può colonizzare la pianta sistemicamente durante la crescita. Nelle foglie l’avanzamento
del micelio avviene nel tessuto spugnoso parallelamente alle nervature oppure entro i vasi
xilematici. Sulle foglie si formano dapprima delle striature clorotiche che decorrono
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parallelamente alle nervature. Successivamente tali striature imbruniscono, il tessuto
necrotizza e le foglie si sfettucciano (sfrangiatura fogliare) (Smedegård-Petersen, 1983).
P. teres può essere trasmesso per seme ma la sua diffusione avviene principalmente
attraverso residui di piante infette (Smedegård-Petersen, 1976). La striatura bruna è una
malattia ad interesse composto, essendo il patogeno in grado di causare infezioni secondarie.
Del patogeno si conoscono due forme che si differenziano per il tipo di sintomi (Smedegård-
Petersen, 1971). P. teres f. teres causa lesioni reticolate; sulle foglie, inizialmente, si formano
piccole macchie e strie che si espandono rapidamente sia longitudinalmente che
trasversalmente dando alle lesioni il tipico aspetto reticolato. I tessuti infetti della foglia
necrotizzano e quelli adiacenti diventano clorotici (Smedegård-Petersen, 1983). La seconda
forma è quella di P. teres f. maculata che causa lesioni marrone scuro di forma ellittica o
fusiformi circondate da una zona clorotica. La clorosi si può poi estendere su tutta la pagina
fogliare. Successivamente la foglia avvizzisce (Smedegård-Petersen, 1983). I sintomi delle
malattie sono raffigurati in Fig. 1.
Anche se P. teres e P. graminea producono sintomi diversi su orzo ed appartengono a
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specie diverse è stato dimostrato che questi due funghi sono in grado di incrociarsi dando
progenie fertile. Questa particolare proprietà indica che le due specie sono strettamente
correlate, infatti P. teres e P. graminea hanno caratteristiche morfologiche e biologiche molto
simili (Smedegård-Petersen, 1983).
La stretta somiglianza tra le due specie spesso pone i patologi di fronte a non poche
difficoltà nel loro riconoscimento. Su pianta le malattie sono facilmente distinguibili tramite
l’esame dei sintomi sulle foglie ma se si vuole verificare la presenza dell’uno o dell’altro
patogeno su seme le analisi diventano lunghe ed anche difficoltose in quanto, sebbene
l’identificazione del genere Pyrenophora allo stereomicroscopio, con un minimo di esperienza,
non sia particolarmente arduo si incontrano notevoli difficoltà nel distinguere P. graminea da
P. teres (Vannacci, 1984; Reeves e Ball, 1991).
Queste difficoltà, connesse con la necessità di distinguere i due patogeni a causa delle
diverse caratteristiche epidemiologiche, ha spinto la ricerca verso la messa a punto di nuovi
metodi di diagnosi più veloci e più sicuri
1.2. Lo spaziatore intergenico del DNA ribosomale (IGS).
I ribosomi sono gli organelli responsabili della sintesi proteica ovvero della traduzione del
codice genetico. Questi sono costituiti per il 65% da RNA ribosomale (rRNA) e per il 35% da
proteine. L’RNA ribosomale è codificato da quella porzione di DNA chiamata DNA ribosomale
(rDNA).
Esistono diversi tipi di ribosomi, questi si differenziano per la loro grandezza che viene
misurata tramite il coefficiente di sedimentazione Svedberg (S). Questa unità di misura indica
la velocità con la quale i ribosomi sedimentano dopo centrifugazione. Si possono così
distinguere ribosomi 70S e 80S. I primi sono costituiti da due subunità: una, con coefficiente
di sedimentazione 30S (large subunit); e l’altra con coefficiente di sedimentazione 50S (small
subunit). I ribosomi 70S sono tipici degli organismi procariotici e dei mitocondri e cloroplasti,
degli organismi eucariotici. I ribosomi 80S sono costituiti dalle subunità 40S e 60S e si trovano
nel citoplasma degli eucarioti; i funghi hanno quindi ribosomi 80S. La subunità 60S è
composta da rRNA di tipo 5S, 5,8S, 16-18S e 23-28S e da più di 50 proteine.
I geni che codificano per gli rRNA 16-18S, 5,8S e 23-28S sono organizzati in sequenze
ripetute in tandem. Ogni unità ripetuta consiste in una regione trascritta separata, dalla
successiva unità, da una regione chiamata spaziatore intergenico (IGS). Alcuni hanno
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chiamato questa regione spaziatore esterno non trascritto, NTS (Specht et at., 1984; Buckner
et al., 1988; Garber et al., 1988). Altri hanno definito l’NTS come la parte non trascritta
dell’IGS per separarla dalla regione che in realtà viene trascritta (ETS, dall’inglese “external
transcribed spacer”) e che si trova adiacente all’estremità 3’ e 5’ dei geni 25S e 18S (King et
al., 1993). Altri ancora l’hanno denominata semplicemente regione intergenica, IGR (Buchko
e Klassen, 1990; Morton et al., 1995).
Negli eucarioti la regione trascritta contiene le tre regioni geniche (18S, 5,8S e 28S)
separate da due regioni interne trascritte (ITS, dall’inglese “internal transcribed spacer”).
L’organizzazione di un’unità di rDNA è mostrata in Fig. 2.
I geni per l’rRNA 5S di solito non sono associati ai geni per gli RNA 18S, 5,8S e 28S; le sole
eccezioni note a questa regola generale sono rappresentate da alcuni funghi e protozoi
(Singer e Berg, 1997).
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All’interno della stessa specie l’rDNA può mostrare differenze nel numero delle unità
ripetute e nella lunghezza dell’IGS con variazioni anche tra gli individui. Negli eucarioti l’IGS
può contenere degli elementi ripetuti e la variabilità in lunghezza è probabilmente dovuta a
crossing-over ineguali tra questi, durante i processi meiotici.
Tale asserzione è dimostrata dal polimorfismo dei frammenti ottenuti con endonucleasi di
restrizione (RFLP) ed ancor più dal confronto delle sequenze nucleotidiche degli spaziatori
stessi; per questo motivo l’IGS è sempre più frequentemente usato negli studi di variabilità
genetica all’interno di popolazioni.
Ad esempio, isolati di diverse specie di Metarhizium spp. (un fungo patogeno di insetti
fitofagi) sono state differenziate, tramite RFLPs, delle regioni ITS ed IGS (Pipe et al., 1995).
Nella ectomicorriza Hebeloma cylindrosporum l’IGS è stato impiegato per studiare la diversità
intraspecifica (Guidot et al., 1999) ed in popolazioni di Fusarium oxysporum variazioni
intraspecifiche sono state identificate tramite tecniche di PCR/RFLP ed ERIC dell’ITS e dell’IGS
(Edel et al., 1995).
La struttura dell’IGS risulta essere piuttosto complessa poiché sembra che al suo interno
esistano delle regioni che controllano e regolano la trascrizione dell’rDNA Gli studi effettuati a
questo riguardo sulla regione IGS di funghi, piante, animali hanno evidenziato una stretta
connessione tra l’IGS e l’attività della RNA polimerasi I. L’RNA polimerasi I è un enzima DNA
dipendente e la sua funzione è quella di trascrivere il DNA in RNA (Singer e Berg, 1997).
In Xenopus laevis lo spaziatore è delimitato verso l’estremità 3’ da una sequenza chiamata
“promotore” e verso l’estremità 5’ dal segnale di terminazione di trascrizione che segue
immediatamente l’estremità 3’ del gene dell’rRNA 25S. I promotori, detti anche promotori
centrali, sono sequenze che vengono riconosciute e che si legano all’RNA polimerasi DNA
dipendente durante l’inizio della trascrizione. Associate ai promotori esistono altre sequenze
chiamate “intensificatori” che incrementano la trascrizione dei geni. Essi possono operare
anche a diverse distanze dal promotore (Reeder, 1984)
Lo studio condotto da Reeder chiarisce come è strutturato e quali sono le funzioni delle
singole regioni che compongono l’IGS di questo anfibio. Nella parte destra dell’IGS ci sono
diverse ripetizioni imperfette del promotore che sono state chiamate “isole di Bam” alternate
ad elementi composti da 81 e da 60 bp ripetuti più volte. Gli elementi di 81 bp differiscono da
quelli di 60 solo per le 21 coppie di basi in più. Negli elementi ripetuti di X. laevis è stata
trovata una sequenza di 42 coppie di basi identica a quella presente nel promotore. Per
questo gli elementi contenenti questa sequenza sono stati chiamati intensificatori. È stato
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provato che l’analogia esistente tra promotore ed intensificatori è connessa al complesso
legante dell’rRNA polimerasi I.
In esperimenti condotti su rDNA di mammiferi (ad esempio, uomo e topo) la delezione o la
modifica del segmento comprendente il sito di inizio della trascrizione diminuivano o
sopprimevano totalmente la trascrizione dell’rDNA. Mentre, ancora più a monte del
promotore, esiste una zona ricca di sequenze ripetute che determina l’aumento dell’attività di
trascrizione (Singer e Berg, 1997).
In Drosophila melanogaster e D. virilis questi elementi ripetuti sono lunghi
approssimativamente 240 bp e ciascuno di essi è in grado di promuovere un basso livello di
trascrizione. Comunque la trascrizione comincia subito dopo la ripetizione più vicina al gene
28S (Singer e Berg, 1997).
In generale, anche in altri organismi sono presenti questi elementi ripetuti ed hanno
lunghezza diversa. In Tabella 1 sono elencati gli elementi ripetuti appartenenti a diverse
specie di organismi tra funghi, piante ed animali.
Tabella 1. Confronto degli elementi ripetuti dell’IGS di specie diverse.
Specie Coppie di basi Riferimento bibliografico
Brassica nigra 21 e 106 Bhatia et al., 1996
Cronartium ribicola 150 White et al., 1996
Cucurbita pepo e C. maxima 260 King et al., 1993
Daucus carota da 50 a 350 Taira et al., 1988
Drosophila melanogaster
240 Simeone et al., 1985
D. virilis 250 Rae et al., 1981
Eruca sativa 224, 22 e 30 Lakshmikumaran e Negi,
1994
Hebeloma cylindrosporum 6 Guidot et al., 1999
Lycopersicon lycopersicon 53 e 141 Perry e Palukaitis, 1990
Meloidogyne arenaria 129 Vahidi e Honda, 1991
Neotyphodium lolii 40 e 111-119 Ganley e Scott, 1998
Oryza sativa 264 e 253 Cordesse et al., 1993
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Phaseolus coccineus 162 e 176 Maggini et al., 1992
Picea glauca 540 e 990 Beech e Strobeck, 1993
Triticum spp. 30 e 172 Beech e Strobeck, 1993
Verticillium alboatrum 18 Morton et al., 1995
V. dahliae 81 e 101 Morton et al., 1995
Vicia faba 325 Maggini et al., 1991
Vigna radiata 174, 175, 180 Gerstener et al., 1988;
Schiebel et al., 1989;
Unfried et al., 1991
Zea mays 200 Toloczyki e Feix, 1986
In pomodoro ci sono due tipi di elementi ripetuti: uno di 53 ed uno di 141 bp. Questi
hanno in comune una sequenza di 8 coppie di basi ma non sono state trovate analogie tra
queste ed il sito di iniziazione di trascrizione (Perry e Palukaitis, 1990). Analogamente a
Xenopus dove gli elementi ripetuti funzionano come intensificatori, anche nelle piante questi
ultimi hanno un ruolo preciso nella regolazione della trascrizione.
In Phaseolus coccineus lo spaziatore intergenico è stato diviso in tre parti: una regione A
costante in lunghezza e ricca in AT; una regione B eterogenea in lunghezza e nella quale sono
stati osservati due tipi di elementi ripetuti; una regione C costante in lunghezza e
comprendente cinque isole, gli spaziatori del promotore ed il promotore (Marrocco et al.,
1998).
Un altro esempio di organizzazione dello spaziatore intergenico è quello del lievito
Saccharomyces cerevisiae dove sono state individuate tre zone diverse aventi le proprietà di
influenzare l’attività di trascrizione: una di queste è una regione di 190 bp che stimola di circa
dieci volte la trascrizione a livello del promotore funzionando da intensificatore (Singer e Berg,
1997).
Anche Schizosaccharomyces pombe, un altro lievito, possiede un tipo di organizzazione
dello spaziatore intergenico simile a quella di S. cerevisiae, cioè priva di elementi ripetuti, ma
che comunque contribuisce significativamente all’inizio della trascrizione a livello del
promotore. In questo caso, quindi, è stata osservata la presenza di regioni paragonabili, come
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funzione, alle regioni degli elementi ripetuti di Xenopus, Drosophyla, topo etc. (Liu et al.,
1997).
Nelle specie di lievito Saccharomyces e Schizosaccharomyces, inoltre, all’interno dell’IGS si
trova un terzo gene: quello che codifica per l’rRNA 5S. L’IGS è così divisa in due parti
solitamente chiamate IGS1 e IGS2. Tale organizzazione dello spaziatore intergenico si trova in
altri funghi della divisione Ascomycota, Basidiomycota e Oomycota quali ad esempio Tuber
aestivum, T. albidum, T. brumale, T. excavatum, T. ferrugineum, T. magnatum, T.
melanosporum, T. rufum, T. uncinatum (Henrion et al., 1994), Gyromitra esculenta, Disciotis
venosa, Verpa conica, Mitrophora semilibera, Morchella conica, M. crassipes, M. angusticeps,
M. esculenta (Buscot et al., 1996), Pleurotus spp. (Iraçabal e Labarère, 1994; Bunyard et al.,
1996), Laccaria proxima (Albee et al., 1996), Puccinia hordei (Jennings et al., 1997), P.
graminis (Kim et al., 1992), Schizophyllum comune (Buckner et al., 1988), Pythium ultimum
(Klassen e Buchko, 1990), Phytophthora medicaginis (Liew et al., 1998),
In Schizophyllum comune sono stati identificati degli elementi ripetuti di circa 100 bp che
sono i responsabili della variazione di lunghezza dell’IGS1 all’interno degli isolati saggiati
mentre in P. hordei non è stato trovato polimorfismo in lunghezza nella medesima regione
(Jennings et al., 1997).
Nell’ambito della stessa specie di un fungo generalmente la lunghezza dell’IGS è costante,
tuttavia sono state anche osservate differenze di lunghezze intraspecifiche (Garber et al.,
1988; Buchko e Klassen, 1990; Fan et al., 1995; Subbarao et al., 1995; Faris-Mokaiesh,
1996).
In Tabella 2 sono elencate le lunghezze della regione IGS di diverse specie di funghi. Alcuni
funghi, come già detto, hanno il gene per l’rRNA 5S nello spaziatore intergenico. In questo
caso la lunghezza è riferita soltanto ad una delle due parti dell’IGS (IGS1 o IGS2).
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Tabella 2. Alcune stime di IGS appartenenti a funghi di specie diverse.
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L’IGS è misurata in nt.
2
Il primer del 28S si attacca molto all’interno del gene.
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Stima dell’IGS2, questi funghi hanno il 5S nello spaziatore.
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Stima dell’IGS1, questi funghi hanno il 5S nello spaziatore.
1.3. Impiego dell’IGS per studi di variabilità genetica nei funghi
Al contrario dei geni ribosomali che sono regioni in cui sono presenti elementi con
sequenza altamente conservata anche se appartenenti a specie ampiamente divergenti, lo
spaziatore intergenico dell’rDNA sembra essere la regione che si evolve più rapidamente e per
questo motivo è utilizzata come strumento di indagine della variabilità genetica dei funghi sia
a livello intra che interspecifico.
Specie IGS (bp) Fonte bibliografica
Armillaria ostoyae 4800 Gardes et al., 1990
Aschochyta spp. 2500-3500 Faris-Mokaiesh et al., 1996
Cochliobolus heterostrophus
9000-9150 Garber et al., 1988
Colletotricum spp. 3000-3500 McCormick et al., 1995
Coprinus cinereus 9300 Wu et al., 1983
Cronartium ribicola 3700 White et al., 1996
Cryptococcus neoformans 2421, 2480
1
Fan et al., 1995
Fusarium oxysporum 2600 Appel e Gordon, 1995,
1996
Neotypodium lolii 4300 Ganley e Scott, 1998
Phytium spinosum 700 Martin, 1990
P. ultimum 4600-5800
2
Buchko e Klassen, 1990
Phytophthora medicaginis 3600
3
Liew et al., 1998
Pleurotus spp. >4000
3
Bunyard et al., 1996
Podospora anserina 2060 Labat et al., 1985
Sclerotinia homoeocarpa 4000 Hsiang e Mahuku, 1999
Thanatephorus praticola 3580 Vilgalys e Gonzalez, 1990
Tuber albidum 390, 430
4
Henrion et al., 1994
T. melanosporum 310
4
Henrion et al., 1994
Verticillium dahliae 1570 Morton et al., 1995
V. dahliae 2100-2350 Subbarao et al., 1995