16
non s intreccino, ibridandosi vicendevolmente. Laddove, infatti, si assiste al
proliferare delle comunit virtuali , i cui membri si riconoscono in sistemi
valoriali slegati da un orizzonte spazio-temporale tangibile8, appare evidente
l intersezione di queste due nozioni.
Se Ł vero che la societ postmoderna induce alla segmentazione e alla
specializzazione dei pubblici allora non esiste n on Ł mai esistito, fin dalle
prime smentite alla teoria dell ago ipodermico9 un vero pubblico di massa.
Questa frammentazione genera piuttosto il manifestarsi di un percorso inverso
rispetto a quello dell et industriale, una tendenz a che in un certo senso parte
dalla societ e invoca la riscoperta della o delle comunit .
Se questo Ł vero, il problema piø attuale riguarda la creazione di un
terreno comune, di uno spazio complesso che sia fatto di tanti luoghi deputati
all incontro, alla discussione e allo sviluppo sia di opinioni divergenti sia di
nuovi significati10, dove possa avvenire il dispiegarsi di un inedita e
frammentata opinione pubblica. Quest ultima, infatti, non rimane piø relegata
alla pubblica argomentazione razionale nata in seno alla borghesia seicentesca
e non si limita alla discussione politica in senso stretto ossia a quella che
Habermas definisce la sfera del potere pubblico 11 . Come lo stesso autore
specifica nella prefazione alla nuova edizione della sua opera piø famosa:
8
Ci si riferisce qui alla definizione di comunit messa in campo da Cohen D. (1999) Nos
temps modernes, Flammarion, Paris. Come si riassume bene in Mascio (2008) Virtuali
Comunit . Uno studio delle aggregazioni sociali di Internet, Milano, Edizioni Angelo Guerini
e Associati, la comunit diventa un entit simbolica , priva di paramentri fissi, che sussiste
solo in relazione e in contrasto con altre comunit percepite [ ] La sua funzione principale
risulta quella di fornire ai suoi membri un senso di identit adoperato per descrivere collettivit
di tipo diverso, dal vicinato di quartiere a intere nazioni , Mascio (2008) op. cit. p.22-23.
9
Per una critica alla teoria dell ago ipodermico, sviluppatasi negli anni 50 e 60 negli Stati
Uniti, si veda Katz, E., & Lazarsfeld, P. (1955), Personal Influence, New York: The Free Press
10
Uno spazio fatto di gruppi interconnessi di semiosfere, come teorizzato da Lotman, Y.
(1984), "O semiosfere". Sign Systems Studies (Trudy po znakovym sistemam) vol. 17, pp. 5-23.
Trad. Ing. Clark, W. (2005), Sign Systems Studies, 33.1.
11
Per la prima definizione di sfera pubblica, sfera politica e societ civile si veda Habermas, J.
(1962), Strukturwandel der ffentlichkeit. Untersuc hung zu einer Kategorie der b rgerlichen
Gesellschaft. Trad. It. Storia e critica dell’opinione pubblica, Laterza, Bari, 1995.
17
la produzione comunicativa del potere legittimo da una parte[ossia la
comunicazione che proviene dalla sfera politica, ndr], e dall altra il ricorso
manipolativo al potere dei media per creare devozione di massa12 ,
si incrociano all interno della sfera pubblica contemporanea, richiedendo una
riscoperta della societ civile 13 . Con quest ultimo termine Habermas intende
un tessuto di associazioni, organizzazioni e movimenti all interno dei quali gli
individui si raggruppano per filtrare le question i che invadono la sfera
pubblica secondo un punto di vista interno. Il riflesso dei problemi riguardanti
la societ o la comunit viene specificato nella sfera privata per essere
interpretato e compreso, impedendo una netta distinzione tra ci che Ł privato e
ci che Ł pubblico e favorendo una rielaborazione che viene successivamente
esternata nello spazio comune. Ecco quindi che il livello della societ e quello
della comunit trovano un terreno di discussione nello sfaccettato mondo della
societ civile , che a sua volta costruisce e definisce le sue comunit .
Sempre lo stesso Habermas Ł per consapevole del fatto che le
rielaborazioni prodotte da questi soggetti collettivi rimangono spesso in spazi
riservati e non sempre udite:
The groupings of civil society, are [ ] sensitive to problems, but the signals
they send out and the impulses they give are generally too weak to initiate
learning processes or redirect decision making in the political system in the
short run14 .
In questo senso, perci , emerge la necessit di ind ividuare le strategie
piø adatte a diffondere i segnali provenienti dalla societ civile, anche
ricorrendo agli stessi media che Habermas vede criticamente e che in questo
momento storico sono particolarmente inclini alla differenziazione dei
contenuti.
12
Habermas, J. (1962), Op. Cit., p.XXXVIII.
13
Habermas, J. (1962), Op. Cit., p.XXXIX.
14
Da Habermas, J. (1996). Between Facts and Norms. Contributions to a Discourse Theory of
Law and Democracy. Cambridge, MA: MIT Press.
18
Proprio nella prospettiva fin qui tracciata, sono nati e si sono sviluppati,
soprattutto in area americana, i community media. Quali contenitori di voci
differenti, sia della societ sia della comunit , i media comunitari danno voce
anche agli studenti, che hanno visto nella televisione il prediletto tra i mezzi di
comunicazione.
1.1 Che cosa s intende per community media.
In generale, possiamo dire che non esista una reale e restrittiva
definizione di cosa i community media siano. Questo campo Ł stato, infatti,
spesso trascurato dal settore accademico dei media studies, contribuendo in
parte all idea che questo tipo di media, a causa della dimensione e della
dispersione territoriale, sia marginale nell arena pubblica. Ellie Rennie, nel suo
Community Media: A Global Introduction15, si pone l obiettivo di darne una
definizione e si occupa di sistematizzare il panorama degli studi effettuati fino
al 2006, utilizzando le analisi precedentemente svolte da altri accademici16 e la
propria esperienza personale.
Con l aiuto del testo di Rennie e di un altro importante studioso,
Nicholas W. Jankowski17, si pu innanzitutto definire che cosa s intenda p er
community communication. I community media, infatti, prossono assumere
forme talmente diverse, coinvolgere gruppi di persone cos differenti ed essere
diretti alla discussione di problemi cos distanti ta loro da non rendere possibile
la creazione di una vera e propria tassonomia. L idea generale della
15
Rennie, E. (2006) Community Media: A Global Introduction (Critical Media Studies)
Rowman & Littlefield Publishers, pp. 210. Cfr. anche Rennie, E. (2007) Community Media in
the Prosumer Era , in 3CMedia: Journal of Community Citizen s and Third Sector Media and
Communication, 3, pp.25-32.
16
Tra quelli citati: John Downing (il maggiore teorico dei cosiddetti alternative media),
Clemencia Rodriguez (una studiosa di alternative media proveniente dal Sud America), Chis
Atton (cultural studies), Nick Jankowski, Peter Lewis e Nick Couldry. Alcuni di questi autori
sono stati consultati sui testi originali (vedi bibliografia e note successive).
17
Jankowski, N.W. (2003), Community media research: A quest for theoretically-grounded
models , Javnost-The Public, vol.10, 1, pp. 5-14.
19
comunicazione di comunit e per la comunit , in o gni caso, Ł quella di creare
uno spazio mediatico che permetta ai cittadini di raccontare le proprie storie e
discutere dei problemi che riguardano il livello della loro comunit primaria. Si
tratta di dare ai cittadini stessi uno strumento che possa facilitare il loro
processo di auto-sviluppo, allo stesso tempo auto-diretto ma finalizzato a
renderli piø consapevoli del proprio ruolo di citt adini , sia come membri della
comunit in questione che del resto della societ c ivile18.
Dal punto di vista di John Higgins, altro studioso del settore, i
community media consisterebbero nell utilizzo delle tecniche di ripresa e
creazione video da parte di non-professionisti, aventi lo scopo primario di
promuovere lo sviluppo e il senso comunitario locale, favorendo il
cambiamento sociale e producendo nei partecipanti effetti di:
personal and group empowerment 19 .
Empowerment, engagement, discussion, democracy, dialogue e
citizenship20 sono le parole chiave nell ambito della community
communication, mentre i mezzi adottati per renderne possibile la realizzazione
sono tra i piø disparati. Per il momento i piø frequentemente utilizzati sono i
giornali, le riviste, la diffuzione radio, la televisione e Internet ma, grazie alla
convergenza digitale, Ł possibile che in un futuro molto prossimo questo tipo di
comunicazione si estenda anche oltre, generando l incontro di tutti questi
diversi mezzi nell unico strumento dei telefoni cellulari. La particolarit della
comunicazione per la comunit , per quanto concerne i mezzi di diffusione, Ł la
generale tendenza a mantenere un ampio livello d indipendenza contenutistica
18
Come supporto a questa definizione vedi anche: Howley, K. (2005), Community Media:
People, Places, and Communication Technologies. Cambridge: Cambridge University Press
19
Higgins, J.W. (1999), Community Television and th e Vision of Media Literacy, Social
Action, end Empowerment , in Journal of Broadcastin g & Electronic Media, 43(4), p.624.
20
I termini sono mantenuti volonatriamente non tradotti per non provocare fraintendimenti, ma
possono essere resi in italiano con i seguenti termini e locuzioni: assunzione di maggior potere
intellettuale e spirito critico, impegno civico, discussione, dialogo e cittadinanza. Higgins
(1999), Op. Cit, riporta che i primi sostenitori statunitensi del pubblico accesso avevano in
mente una frammentaria idea di empowerment, inteso come arricchimento personale,
consapevolezza e attivismo sociale (p. 625).
20
dal mercato e dal flusso comunicativo prodotto dagli altri media nell arena
pubblica. Solitamente essi danno spazio a voci, volti e storie che non trovano
altri luoghi in cui esprimere se stessi e il proprio punto di vista, aprendo nuove
possibilit alla diffusione di conversazioni che al trimenti non sarebbero udite.
L indipendenza dal mercato viene inoltre rimarcata dal punto di vista
economico, facendo convergere partner e fondi sia pubblici che privati
all interno di organizzazioni senza scopo di lucro.
Quello che emerge dalla serie di quattro video intitolati What is
Community Media? proposti on line sul sito web della Benton Foundation21, Ł
che l essenza dei community media sia quella di creare dialogo dando la
possibilit alla comunit di riferimento del medium specifico di riportare le
proprie storie per mezzo dei propri personaggi. Non si tratta solo di raccontare
e raccontarsi, bens di generare conoscenza e trasmetterla sia all interno che
oltre il contesto locale della comunit stessa. Pro prio per dare una definizione a
ci che i community media rappresentano negli Stati Uniti al giorno d oggi, la
Fondazione Benton ha deciso di collaborare con il Chicago Community Trust e
con il Chicago Media Workshop per sponsorizzare il primo evento riguardo al
fenomeno dei community media, il Community Media Summit 2007. I video on
line nel sito della fondazione sono una sintesi dei contributi ricevuti nel corso
delle conferenze tenutesi al Summit, il 14 e 15 giugno 2007.
In aggiunta e sempre nello stesso intento, la Fondazione Benton ha
promosso un Community Media Scan22, ovvero un indagine riguardante lo
stato dei community media sull intera superficie degli Stati Uniti. Grazie alla
21
I video, suddivisi in quattro episodi diversi What role can community media play in
community life?; Collaboration is the key to affect community media; Access to broadband will
affect community media; Weaving diverse voices through community media - sono disponibili
all indirizzo online: http://www.benton.org/node/6712 (ultimo accesso: febbraio 2009). Nello
specifico la Benton Foundation Ł una fondazione privata che lavora per promuovere un utilizzo
dei media e delle telecomunicazioni in generale al servizio del pubblico interesse e dell idea di
democrazia. I valori fondamentali di riferimento della fondazione sono riassumibili nelle
parole chiave di accesso, diversit ed equit . Semp re all interno della Benton Foundation i
mezzi di comunicazione sono intesi come una via per migliorare la qualit della vita di tutti i
cittadini, in generale.
22
Vedi: Johnson F. & Menichelli, K. (2007). What s going on in Community Media , Benton
Foundation. La versione digitale Ł disponibile gratuitamente a questo indirizzo:
http://www.benton.org/benton_files/CMReport.pdf (ultimo accesso: febbraio 2009).
21
ricerca si Ł tentato di comprendere quali siano le piattaforme che cercano di
aumentare la partecipazione dei cittadini alle politiche e alla governace del
Paese attraverso la produzione di contenuti mediatici. Con la collaborazione
del Community Media e Technology Program dell Universit del
Massachusetts, sono state organizzate analisi delle tendenze e delle pratiche
emergenti nel campo, ricerche comparative, un indagine on line, interviste in
profondit con i professionisti, i finanziatori e i politici, oltre all utilizzo di
informazioni provenienti da tavole rotonde e discussioni con i professionisti
che lavorano nei community media di Boston, Chicago, Minneapolis/St. Paul, e
Portland.
Tuttavia, anche l Unione Europea si Ł recentemente posta il problema
di valutare il fenomeno dei community media all interno dei Paesi membri ed
ha proposto un documento dal titolo: La situazione dei media comunitari
nell’Unione europea.23 La ricerca che sta a monte di questo documento, uno
studio realizzato da consulenti esterni sotto la committenza del Parlamento
Europeo nel corso del 2007, pone come punto di partenza la seguente
definizione dei media comunitari (CM):
"mezzi di comunicazione senza fini di lucro di propriet o
responsabilit della comunit cui cercano di fornir e un servizio. I CM sono
aperti alla partecipazione da parte dei membri della comunit per
l’elaborazione e la gestione di programmi"24.
23
Il documento del Parlamento Europeo (2007), La situazione dei media comunitari
nell’Unione europea, Ł reperibile in italiano all indirizzo:
http://www.europarl.europa.eu/meetdocs/2004_2009/documents/dv/691/691771/691771it.pdf
(ultimo accesso: febbraio 2009)
24
Nel documento originale inglese si legge: media t hat are non-profit and owned by or
accountable to the community that they seek to serve. CM are open to participation in
programme making and management by members of the community . Nella seconda frase si
comprende che la partecipazione risulta aperta ai membri della comunit di riferimento sia dal
punto di vista produttivo (program making) che dal punto di vista della gestione economica
(management).
22
Da quanto si legge nella relazione finale presentata in Parlamento dalla
Commissione per la Cultura e l Istruzione25 nel giugno di quest anno, i
community media sono ritenuti creatori di indentit e coesione soc iale, ma allo
stesso tempo garanti della diversit linguistica e culturale, in quanto rivolti a
target specifici. Sempre nella stessa relazione i community media vengono
rappresentati come un gruppo distinto nel settore mediatico, che assume una
posizione intermedia tra i media pubblici e quelli privati. Per lo piø gestiti da
persone interessate alle questioni sociali, impegnate e creative, i community
media sembrano avere una funzione socialmente positiva anche dal momento
che contribuiscono al miglioramento dell alfabetizzazione mediatica dei
cittadini che li producono e ne usufruiscono.
Sebbene la ricerca commissionata dal Parlamento Europeo si ponga
l obiettivo di valutare sia la condizione generale dei community media negli
stati membri, che la loro relazione con le politiche varate dall Unione e le
possibilit di future collaborazioni con il settore , emerge fin dal primo sguardo
una mancanza generale di informazioni riguardo l attivit concretamente svolta
da questo tipo di media. Tale carenza Ł da attribuirsi alla scarsa
documentazione riguardante il settore e da mettersi in relazione alla grande
diversit della legislazione sulla materia, che var ia notevolmente da Paese a
Paese. Lo stesso ruolo e l attivit dei community media sono differenti nei
diversi stati:
i livelli di attivit sono strettamente correlati alla sensibilit
dell’opinione pubblica e al riconoscimento giuridico del settore, nonchØ
all’esistenza di relative procedure di regolamentazione 26.
Indubbiamente, la diversit legislativa e la stessa definizione dello stato
giuridico di questo tipo di media rende difficile una mappatura del fenomeno,
25
Il testo della relazione del Parlamento Europeo (2008) Realzione sui media comunitari in
Europa, Ł disponibile in italiano a questo indirizzo:
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A6-2008-
0263+0+DOC+XML+V0//IT#title3 (ultimo accesso: febbraio 2009).
26
Parlamento Europeo (2007), Op.Cit. p.6.
23
soprattutto laddove la mancanza di regolamentazione si traduce in una
produzione e trasmissione del tutto abusiva (senza licenza legale). Anche a
questo scopo, il Community Media Forum Europe27, fondato nel 2004 nella
tedesca Halle allo scopo di supportare il ruolo dei community media in Europa,
ha programmato nel marzo 2009 un laboratorio che intende dibattere il ruolo
dei media comunitari in ambito europeo, anche allo scopo di favorire
cooperazioni e co-produzioni. Tra gli obiettivi in discussione ci sono: il dialogo
interculturale, il rapporto con i media dedicati alle minoranze e i media
alternativi, le prospettive della digitalizzazione e l opportunit di avviare
progetti innovativi. Grazie alla partecipazione al dialogo di rapresentanti della
Commissione Europea, lo workshop si propone di contribuire non solo
all aumento della conoscenza nel campo, ma anche di coinvolgere
l associazione internazionale delle radio comunitarie, AMARC28, in uno sforzo
di comprensione delle caratteristiche e delle prospettive potenziali dei
community media a livello dell Unione.
Il terzo settore del broadcasting, come viene definito dallo stesso
Community Media Forum Europe, sebbene esistente anche nel nostro
continente rimane dunque poco documentato, anche se molto interesse Ł stato
sollevato in tempi recenti e gli studi nel ramo verranno sicuramente
implementati nel futuro. Proprio a causa delle poche informazioni al momento
disponibili, sembra opportuno rifarsi al quadro statunitense per avere piø chiaro
che cosa siano i community media. Nel prossimo paragrafo si introduce perci
una definizione delle qualit fondamentali, senza d imenticare, al momento
opportuno, di confrontare questi dati con ci che s i conosce del settore nella
sua dimensione europea.
27
Si veda il sito web ufficiale all indirizzo:
http://www.cmfe.eu/index.php?ordner_id=3 (ultimo accesso: febbraio 2009).
28
Il sito web di questa organizzazione Ł disponibile all indirizzo: http://www.amarc.org/
(ultimo accesso febbraio 2009).
24
1.1.1 Le caratteristiche principali
All interno del Community Media Scan della Fondazione Benton si
cerca di definire le principali e ideali caratteristiche dei media comunitari.
Nello specifico, le caratteristiche indicate dal report sono quattro: localismo,
partecipazione diversificata, storytelling e deliberazione, ed empowerment.
Questa classificazione risulta particolarmente utile per avere un quadro
generale del fenomeno, anche se rimane opportuno puntualizzare che nessuna
delle organizzazioni indagate all interno del report rientra perfettamente in tutti
e quattro i raggruppamenti proposti29.
Per localismo s intende la duplice accezione di luogo geografico reale
in cui la comunit risiede e luogo sociale mediatic o in cui la comunit ,
attraverso il proprio medium, consuma un livello secondario di incontro.
Inizialmente, infatti, i media comunitari vedono la loro origine in una specifica
area geografica e sono creati e mantenuti dai residenti dell area, che si sentono
parte di una comunit , appunto, soprattutto geograf ica. Il ruolo dei media
comunitari in questo caso sta nella necessit di es plorare i problemi locali
portandoli all attenzione della comunit , definendo i confini della comunit
stessa, sia sul piano spaziale che su quello relazionale. I media comunitari,
dunque, riflettono in questo caso i valori e la cultura locale e rimangono
appannaggio della comunit stessa, come una rifless ione mediatica di quello
che accade nella vita reale e quotidiana del gruppo. Tuttavia, data la
complessit della societ odierna, che vede lo svil uppo delle reti
dell informazione e la proliferazione dell informaz ione stessa intersecare
piattaforme diverse, diventa importante anche per le comunit locali poter
avere accesso alle nuove reti e condividere il fermento che le contraddistingue.
Quest apertura si rende, infatti, funzionale al mantenimento dell equit sociale,
29
Per la descrizione di queste caratteristiche, Johnson F. & Menichelli, K. (2007), Op.Cit. pp.
3-4.
25
che potrebbe venire a mancare se tali gruppi sociali rimanessero esclusi dal
generale processo di digitalizzazione e globalizzazione culturale. In questa
prospettiva, dunque, risulta fondamentale il concetto di accesso, anch esso
parole chiave a cui i media comunitari fanno riferimento. Non solo l accesso
degli individui e delle singole voci al media comunitario, ma anche l accesso
del media comunitario di per sŁ al flusso generale della comunicazione che
pervade l arena pubblica. Se pensiamo inoltre alla de-localizzazione prodotta
dalle nuove tecnologie, ammesso che l accesso ai mezzi e alle reti sia garantito,
possiamo infine immaginare media comunitari che siano distaccati dal contesto
geografico e riescano a permettere la condivisione dell idea di gruppo a
persone aventi qualcosa in comune e che si trovino in luoghi del globo diversi.
Come sappiamo, infatti, l idea di comunit pu esse re strutturata attorno al
concetto di linguaggio, interessi condivisi, opinioni, culture, religioni, problemi
sociali, orientazione sessuale e cos via30. In questo caso ci si trover a parlare
piø di social network che di community media, dal momento che la comunit
risulta essere piø virtuale che reale.
Con i termini partecipazione diversificata si fa riferimento
all inclusione di voci diverse, anche dissonanti, all interno dei community
media. La missione che i community media si propongono, infatti, Ł di essere al
servizio della propria comunit , sia nella produzio ne che nella distribuzione dei
contenuti. Per questo motivo la partecipazione Ł aperta alla massima diversit
in termini sociali, economici, etnici, di razza, culturali, politici e di et . Anche
la programmazione, per esempio, non riguarda solamente temi legati alla
comunit in senso stretto, ma pu spaziare in ambit i totalmente diversi se la
comunit stessa lo richiede e si impegna per agevol are questo tipo di
produzione. I contenuti vengono elaborati in collaborazione con la comunit ,
30
Gi Weber, M. (1922), Wirtshaft und Gesellshaft; Trad. It. Economia e societ , Edizioni di
comunit , Milano, 1995, parlava dell idea di comune appartenenza che spinge il soggetto a
sentirsi parte di una comunit , ma tale sentimento/ senso di comunit verr anche approfondito
da Sarason, S.B.(1974) The Psychological Sense of Community: Prospects for a Community
Psychology, Jossey Bass, San Francisco, USA e Mc Millan, D.M & Chavis, D.W.(1986)
Sense of Community. A Definition and Theory , Journal of Community Psychology, n.14,
pp.6-23. Per una riflessione congiunta su questi autori si veda Mascio (2008), Op. Cit., p.32-
33.
26
nella massima apertura garantita dalla libert di o pinione, ma sempre nel
rispetto delle idee e del credo altrui. La produzione dei media comunitari si
fonda quindi sulla democraticit del processo produ ttivo e distributivo, che
viene garantito dalla struttura manageriale stessa e dalla struttura interna di
governo, entrambe a carattere partecipativo.
Quando si parla di storytelling e deliberazione, invece, ci si riferisce
alla centralit del raccontare storie nel contest o dei media di comunit e alla
stimolazione di opinioni che questo processo riesce a creare. Grazie ai diversi
sguardi raccolti, si sviluppa facilmente un processo deliberativo tra i membri
della comunit , che si trovano a doversi mettere ne i panni di chi racconta e
prendere posizione in merito al tema trattato. Questo processo empatico e allo
stesso tempo partecipativo Ł in grado di combattere il senso di isolamento e
alienazione che si sviluppa soprattutto in comunit di immigrati che vivono ai
margini di una societ piø grande 31, senza una integrazione pienamente
realizzata. Le esperienze personali aiutano sia i protagonisti che gli spettatori a
sviluppare un maggiore senso critico e vedere i problemi in prospettive
multiple, producendo una comprensione piø profonda ed intima del problema
presentato. Quello che si cerca, infatti, non Ł una riflessione oggettiva della
realt , non si vuole proporre una verit assoluta r iguardo agli argomenti trattati.
Piuttosto si potrebbe dire che si aprono finestre per la discussione critica, si
presenta materiale grezzo che richiede di essere elaborato tramite il dialogo e la
condivisione. Non si tratta tuttavia di personal media, ma piuttosto di racconti
ed esperienze che vogliono essere un servizio per una piø larga e consapevole
riflessione dei cittadini coinvolti nella comunit . In conclusione, I community
media propongono se stessi come collettori e autenticatori della condivisione
dell informazione e del dialogo, in quanto questi ruoli sembrano essere stati
smarriti dai media commerciali locali e non sufficientemente ricoperti dagli
altri media di servizio pubblico.
L empowerment, infine, pu essere definito come la capacit dei media
comunitari di fornire un approccio critico nei confronti del mainstream
31
Basti pensare alle comunit ispaniche o africane n egli Stati Uniti.
27
imperante nei media commerciali. E non solo. I community media sono anche
il luogo dove la comunit apprende come produrre i contenuti di cui ha
necessit , imparando a padroneggiare quegli strumen ti di comunicazione che
nella vecchia idea di broadcasting si trovavano solo nelle mani di pochi
privilegiati. Oltre al supporto che questo tipo di media offrono all espressione
personale dei membri della comunit e al processo d i creazione della comunit
stessa, i media comunitari che coinvolgono i cittadini nel processo produttivo
favoriscono la loro comprensione delle logiche mediatiche e ispirano azioni
che possono anche avere ricadute in termini di trasformazioni sul piano
politico. Ed Ł proprio questa dinamica caratteristica dei community media che
rende il processo di produzione di importanza paritaria rispetto al prodotto
finito.
1.1.2 I diversi tipi.
Il Media Scan Document redatto dalla Fondazione Benton definsce i
community media come facenti parte di quelli che piø in generale potremmo
chiamare public media32.
Per public media s intendono tutti quei mezzi di comunicazione di
massa che sono finanziati dal settore pubblico (e quindi dallo stesso audience
fruitore, tramite le tasse o grazie a donazioni private) e permettono agli
spettatori di essere coinvolti attivamente nella vita della propria citt o
comunit locale di riferimento. Questo coinvolgimen to risulta peculiare dal
momento che ogni individuo Ł chiamato sia al processo di fruizione che a
quello di produzione dei contenuti del medium stesso, proprio in qualit di
cittadino e membro della comunit . Grazie a questo tipo di interazione, ogni il
membro della comunit ha la possibilit , se lo vogl ia, di far udire la propria
32
Johnson F. & Menichelli, K. (2007), p.4.