5
discontinui (tipica è la sospensione del servizio nelle ore notturne e nei giorni
festivi!); i servizi riabilitativi sono insufficienti ed in alcune aree del tutto assenti; le
strutture di assistenza a medio e lungo termine sono rare, distribuite in maniera
disomogenea, il più delle volte prive dei necessari requisiti; il collegamento
funzionale fra le varie strutture e servizi socio-sanitari, di fatto, non esiste per cui non
è possibile l’attivazione di alcun progetto assistenziale e, tanto meno, la verifica dei
risultati raggiunti; la professionalità degli operatori è generalmente insufficiente e
comunque, nella maggioranza dei casi, non è frutto di una formazione specifica.
1.2 L’assistenza dell’anziano
Sarebbe preferibile per l’anziano l’assistenza dei familiari, coloro che hanno
cresciuto, che fanno parte della loro vita. D’altra parte gli stessi familiari
desidererebbero altrettanto, ma occorre essere realisti: spesso assistere un anziano
può essere fonte di conflitti e di stress all’interno della famiglia perché:
- vivere con un anziano non autosufficiente comporta un peggioramento sia sul
versante del benessere psicologico, sia sulla qualità della relazione tanto per
l’assistito quanto per la famiglia;
- è faticoso e stressante;
- alle volte è necessario scontrarsi con l’ostilità dell’anziano e questo può essere
ulteriormente frustrante.
Come già detto sarebbe utile e alle volte indispensabile il supporto dei servizi.
Sicuramente l’età anziana è una delle categorie che più richiede assistenza a
domicilio.
Le attività di assistenza domiciliare più diffuse sono:
- accompagnare l’anziano, in particolare stato di bisogno e di disagio presso
strutture sanitarie od altro, presenti nel territorio;
- espletare commissioni e piccoli servizi per conto e su incarico di soggetti
impossibilitati;
- ascoltare, dialogare, intrattenere così da combattere la solitudine;
- recuperare e registrare materiale informativo;
- raccogliere la memoria storica in una produzione scritta;
- socializzare alla comunità quanto raccolto;
- organizzare un evento informativo con i soggetti coinvolti;
- coinvolgere istituzioni pubbliche e/o private locali (comune, parrocchie,
scuole…).
6
1.3 L’invecchiamento della popolazione italiana
Come già detto nel nostro paese il peso demografico degli anziani in questi ultimi
anni è aumentato notevolmente3 (fig. 1).
Figura 1: Composizione percentuale della popolazione italiana per età. Anni 1951 e 2004.
Nel contesto europeo, e addirittura mondiale, l’Italia si configura come il “paese
più vecchio”, e tale condizione è evidenziata da tutti i principali indicatori demografici
di struttura della popolazione, i quali hanno conosciuto un trend crescente già a
partire dagli anni Settanta4.
La diminuzione della fecondità, l’innalzamento della speranza di vita a tutte le
classi di età e la riduzione del tasso di mortalità sono tra i fattori che, più di altri,
spingono la nostra popolazione verso un progressivo invecchiamento demografico.
Ciò comporta l’incremento sia del numero delle persone anziane, sia della loro
proporzione nei confronti delle altre fasce di età; possiamo quindi dire che
l’invecchiamento è costituito dalla variazione, assoluta e proporzionale dei segmenti
di età più elevate all’interno della popolazione (Buccianti, C., 2004).
Tale fenomeno è ormai un processo demograficamente inevitabile e ha tante e tali
ripercussioni a livello macro e micro - sistema previdenziale, assistenziale, sanitario,
dei consumi - da essere ormai entrato nel dibattito politico quotidiano.
3
Atlante dell’invecchiamento della popolazione italiana (a cura di A. Lori, A. Golini, B. Cantalini), volume in stampa.
4
CAPACCI G.: Istituto Nazionale di Statistica, Direzione Censimento della Popolazione, Roma.
7
Le ripercussioni più forti si vedono nella difficoltà dell’adeguamento della struttura
sociale ed economica all’accresciuto peso assoluto e relativo della popolazione
anziana e in particolare di quella ultraottantenne, dei cosiddetti "grandi vecchi". Dato
che le trasformazioni demografiche agiscono in modo lento e silenzioso, diventa
fondamentale saper trovare tutti gli strumenti necessari per mettere in atto le
risposte politiche, culturali, psicologiche, organizzative necessarie ad adeguare la
società ai mutamenti demografici in atto.
1.4 L’età anziana5
1.4.1 L’anziano
Nell’era moderna, cimentarsi sull’esposizione del concetto e delle caratteristiche
proprie dell’età anziana, significa confrontarsi con pregiudizi e generalizzazioni
dettati dalla società in cui viviamo.
Se l’immagine dell’anziano, che ci rimanda la collettività, è di un soggetto inutile,
malato, brutto…, automaticamente quest’ultimo si adegua ad essa.
Etimologicamente la parola ANZIANO, significa soltanto “nato prima”, non vi è
alcun aggettivo sopraindicato associato a tale termine.
In realtà, in un’era in cui si vuole eternizzare la giovinezza, con mezzi più o meno
condivisibili, l’essere “nato prima” non è visto come una fase della vita.
Tale condizione assume una connotazione negativa, si traduce in inattività o,
addirittura, in un peso per la società. Un essere improduttivo e pertanto inutile.
Per condurre un’analisi corretta risulta opportuno, dunque, esaminare
soggettivamente gli anziani, considerando gli aspetti del singolo elemento all’interno
di una determinata società, facendo riferimento alle situazioni della persona e non
all’età anagrafica.
E’ innegabile, tuttavia, l’inevitabile mutazione che il soggetto anziano subisce dal
punto di vista biologico, cognitivo e relazionale, per cui ciò che in realtà conta è
analizzare come l’anziano reagisce a tali modifiche.
Come affermava Erikson6, psicologo e psicoanalista tedesco naturalizzato
statunitense, la capacità di affrontare quest’età dipende dalla qualità della vita
psichica precedente. Il periodo della vecchiaia è il momento in cui la persona fa un
resoconto e una valutazione della propria vita.
L’anziano ripercorre la propria vita, si rende conto se ha sfruttato appieno la proprie
energie e se ha, in realtà, raggiunto i propri obiettivi.
5
Terz@età.com – Pregiudizi e stereotipi dell’invecchiamento.
6
Erik Erikson (Francoforte, 15 giugno 1902 – Harwich, 12 maggio 1994) citato nell’articolo Terz@età.com – Pregiudizi e
stereotipi dell’invecchiamento.
8
Valuta se la propria vita ha avuto un senso per sé e per gli altri e se è soddisfatto
delle decisioni che ha preso.
In questa fase gioca un ruolo fondamentale anche il livello culturale del soggetto, in
quanto chi ha avuto modo di arricchire il proprio sapere, ha quel desiderio di mettersi
sempre in gioco, ad inserirsi nella società rendendosi parte attiva. E’ dotato di una
mentalità aperta, che lo porta ad adeguarsi con maggiore rapidità ai cambiamenti
subiti dal suo corpo e dalla società in cui vive.
A prescindere dal bagaglio culturale posseduto, questo è il periodo della saggezza, in
cui il soggetto accetta i propri limiti e considera anche l’eventualità della morte.
Non sempre, però, giunti in questa fase si assume tale atteggiamento di
accettazione. In particolare, se l’anziano è insoddisfatto della propria vita, prende
atto che non c’è più il tempo per rimediare agli errori compiuti. Tutto ciò che è stato
posticipato, in attesa di tempi migliori, è ora irrealizzabile.
L’anziano che si trova alla fine della propria esistenza ed è profondamente
insoddisfatto di ciò che è, di ciò che ha fatto, vive con angoscia e disperazione il
momento della vecchiaia. Nutre un profondo risentimento e disprezzo nei confronti
del mondo, ma soprattutto nei confronti di se stesso.
La soluzione a questo stato d’animo consiste nel far propria la consapevolezza di
aver vissuto, comunque, una vita unica ed irripetibile e che le peculiarità tipiche del
proprio carattere, anch’esso unico ed irripetibile, sono il risultato del bagaglio di
esperienze vissute, che porterà sempre con sé.
1.4.2 Gli aspetti psicologici
Nell’età anziana, si può incorrere in una crisi d’identità dovuta a tre aspetti: alla
velocità con cui si sviluppa la società, ai cambiamenti subiti dal proprio corpo e alle
relazioni con gli altri.
Facendo dei paragoni con il passato, l’anziano si trova privo di quelle certezze che un
tempo erano indubitabili, la società subisce continui cambiamenti per via del
progresso e spesso esso non si sente al passo con i tempi. Inoltre, il corpo non è più
in grado di compiere azioni che erano prima consuete, lo sradicamento dalla famiglia,
dalle amicizie o dai luoghi in cui si è sempre vissuti, porta a manifestazioni di stati
d’ansia e a volte alla depressione. In casi estremi, tale sofferenza psicologica
comporta la rinuncia alla vita. Si comprende come la volontà di vita dell’anziano per
essere mantenuta, necessita dell’affetto dei propri cari che affermano l’importanza
della sua esistenza.
9
1.4.3 Gli aspetti sociali
Con l’invecchiamento è probabile che si verifichi una situazione di emarginazione
sociale, si tratta di una condizione di vita ai margini delle società, e di scarso o nullo
riconoscimento, della propria figura individuale e della utilità in seno alla comunità
d'appartenenza7.
In contrapposizione alla concezione moderna, secondo cui gli anziani non debbano
interessarsi, né tantomeno adoperarsi, per la società [8, la storia ci insegna che non è
sempre andata così.
Basandoci sui documenti storici e sui poemi epici come l’Iliade e l'Odissea, scritti fra
il X e l'VIII secolo A.C., notiamo che il “vecchio” era tenuto in grande considerazione.
Secondo Platone, nella sua Repubblica, al “vecchio” erano demandate responsabilità
di comando e spesso era investito di poteri politici.
Plutarco, nel suo “Antigono Monoftalmo e il fallimento di un sogno”, menziona
Antigono a dimostrazione della possibilità per gli anziani, di continuare ad esercitare
un ruolo attivo in politica e del fatto che debbano essere allontanati dagli affari
pubblici gli invalidi, non i vecchi: << Arrideo, ad esempio, era giovane e Antigono
vecchio, ma quest’ultimo per poco non conquistò tutta l’Asia>>.9
Marco Tullio Cicerone, nel suo libro De Senectude, scrive che l'anziano non deve
abbattersi per la propria condizione, perché il patrimonio di conoscenze e di abilità di
cui egli è depositario, può essere molto utile alle generazioni future.
Tuttavia, Terenzio, anch’esso autore classico, ha contribuito ad alimentare il
preconcetto sulla vecchiaia affermando che senectus ipsa morbus, ovvero che “la
vecchiaia è di per se un male”.
Questo citatissimo autore, non è l’unico a fare allusioni più o meno esplicite,
sull’inutilità degli anziani e sulla necessità di porre fine alla loro esistenza: pensieri di
questo genere si trovano nelle letterature di tutte le epoche e di tutte le civiltà.
Basti pensare a Seneca, che nella sua Epistolae 108.28, affermava senectus enim
insanabils morbus est, ovvero “la vecchiaia è anche una malattia incurabile”.
In effetti, la società moderna, tende a precludere certe attività agli anziani perché li
reputa incapaci, alimenta la loro insicurezza, calpesta la loro dignità e contribuisce
così alla loro emarginazione.
7
Anziani '97. Tra emarginazione e opportunità. Rapporto sulla condizione della persona anziana.
8
Proietti G. Come invecchiare bene e più tardi possibile Ed. MEB Padova 1998.
9
Traduzione di G.Pisoni, a cura di Plutarco, Moralia III. Etica e politica. Pordenone 1992.
10
Gli anziani, oggi, vengono etichettati sulla base di tali pregiudizi, come persone
malate, brutte, povere, infelici, insofferenti, poco intelligenti, imbranate, contrarie ai
cambiamenti, non interessate al sesso, prive di soddisfazioni e via dicendo.
In particolare, è ancora diffuso il pregiudizio che considera la sessualità in età senile
come indecorosa, come se l’anziano non potesse sentire e vivere le proprie emozioni.
Il senso di sconforto che circonda l'argomento, ma anche la sola parola
invecchiamento fa si che sempre più spesso si faccia ricorso a figure retoriche che
servono di fatto a camuffare la realtà e celare i propri pregiudizi.
Un esempio tipico è il ricorso a termini come: maturità, i meno giovani, la senilità,
geriatrico, la terza età.
Tutte espressioni che nascondono l’intento di etichettare gli anziani come una
debolezza sociale.
La stessa gerontologia, ovvero la scienza multidisciplinare che studia il fenomeno
della vecchiaia sotto i diversi aspetti (medici, psicologici, sociologici e filosofici),
rimane ancor oggi un campo di indagine abbastanza impopolare, meno prestigioso
rispetto ad altre specializzazioni.
Nell'avversione verso gli anziani è facile individuare soprattutto un rifiuto non tanto
dell'altro anziano, ma del proprio divenire.
Le proiezioni demografiche, ci confermano che gli anziani saranno, in futuro, il
numero più vasto fra le varie fasce della popolazione e, data la situazione, è
consigliabile cambiare atteggiamento e sviluppare una maggiore sensibilità a
riguardo e, soprattutto, accettarli con una considerazione maggiore di quanto è
avvenuto nel passato.
11
1.5 Come subentra la Statistica
A livello locale non sempre gli enti comunali considerano la rilevante importanza
della conduzione di indagini statistiche per lo studio e comprensione del fenomeno
oppure, nella migliore delle ipotesi, non si hanno i mezzi e le energie per condurle,
per cui viene a mancare la possibilità di avere risultati ad hoc.
Spesso si ricorre a risultati ottenuti a livello regionale (o al più provinciale),
chiaramente affetti da notevole variabilità dato che molteplici variabili influiscono su
tali stime.
L’obiettivo dell’indagine, oggetto della tesi, svolta presso il Comune di Capaci è
fornire informazioni inerenti lo stile di vita degli anziani, affinché sulla base di tali
risultati si ponga in atto tutta una serie azioni miranti al miglioramento delle loro
condizioni.
Tale studio si presenta come uno strumento che sia realtà pubbliche che private
possono adoperare per rispondere al meglio ai bisogni dei nostri concittadini più
anziani.
L’indagine è stata svolta su un campione di 200 anziani (dai 60 ai 99 anni) estratto
casualmente da una popolazione anziana di 2467 unità che costituisce il 24% circa
dell’intera popolazione “capacense” (10342 residenti).
Come tutte le indagini campionarie, anche questa ha prodotto inevitabilmente
informazioni affette da errori campionari, ma rispetto all’indagine censuaria ci ha
consentito di ottenere, in tempi brevi e con bassi costi, preziose informazioni da un
sottoinsieme della popolazione, creando un giusto equilibrio con la precisione
desiderata.
Nei prossimi capitoli verranno riportate le caratteristiche dell’intera popolazione
“capacense” anziana (dai 60 ai 99 anni), mettendo in luce alcune caratteristiche
socio-demografiche. Successivamente ci occuperemo del campione, ovvero del tipo
di campionamento, della raccolta dei dati, della loro elaborazione e dell’analisi dei
risultati. Infine fatte le giuste considerazioni trarremo alcune conclusioni.