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rappresenta oggi per milioni di italiani, uomini e
donne, giovani o meno giovani.
Dai primi decenni del secolo, l’attenzione verso
il football da parte dei mezzi di informazione e
comunicazione è stata significativa: la radio, il cinema,
la televisione e a volte proprio le forme più alte di
giornalismo hanno rivolto agli avvenimenti calcistici
uno sguardo profondo, che ha raggiunto anche apici
inaspettati, successi memorabili, entrati di diritto nella
Storia del Giornalismo italiano, così come in quella del
Calcio italiano.
Ma, fino alla fine degli anni ‘70, questo sport è
stato trattato dai media come una realtà autonoma,
dotata di regole originali, di un significato proprio. Il
calcio era un universo a sé, specifico e specialistico, che
richiedeva dei particolari accorgimenti linguistici,
capaci di coglierne e di rappresentarne, senza
alterazione, i propri dati.
Questo rapporto di forte interesse ma anche di
rispetto delle reciproche autonomie si è modificato
profondamente a partire dall’inizio degli anni ‘80.
L’avvento della neo-Tv, con tutto quello che ha
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generato non solo nell’ambito della produzione e del
consumo televisivo ma anche con ciò che ha esteso,
per influenza, agli altri settori della comunicazione di
massa, ha stabilito tutto un altro tipo di rapporto fra
calcio e media.
Il dato fondamentale è l’omologazione del
fenomeno sportivo alla logica dei media, la sua
trasformazione in materia mediatica. Adesso, il calcio,
soprattutto in occasione dei suoi grandi appuntamenti,
vive in funzione della sua riproduzione mediologica.
Le regole dello sport, le nuove regole (come i
famigerati rigori delle partite finite in parità anche
dopo i supplementari) sono funzionali alla logica
generale della comunicazione televisiva che prevede
un finale felice o infelice per ogni suo racconto. Gli
orari di svolgimento delle competizioni, che a volte
non sono adeguati a chi vi assiste dal vivo e, in alcuni
casi, persino a chi scende in campo, sono ormai dettati
unicamente dalle ferree esigenze del palinsesto
televisivo, del famoso prime time.
Ma, come se non bastasse, non è tutto qua: la
tecnologia televisiva e quella di tipo informatico
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applicata all’immagine televisiva, vengono ormai
adoperate quotidianamente come elemento di
decisione, di prova, di garanzia della verità.
Il sostituirsi della dimensione mediologica,
televisiva in particolare, a tutte le altre presenti
nell’universo sportivo affiora ormai con una certa
evidenza negli stessi atteggiamenti degli atleti.
Emblematico, a questo proposito, il caso delle
esultanze da gol: campioni del calibro di Maradona o
Totti, solo per citare i più famosi, in diverse occasioni
non sono corsi ad abbracciare i compagni o a ricevere
il tributo della curva, ma sono schizzati direttamente
verso le telecamere. Addirittura, c’è stato pure
qualcuno1 che ha ben pensato di prendere
direttamente in mano la situazione, improvvisandosi
‘cameraman per un secondo’.
Anche, e soprattutto, questo è stato il calcio,
nell’ultimo decennio del secolo che lo ha visto nascere
e svilupparsi, in seguito, come fenomeno di
comunicazione di massa.
1 Francesco Totti nel derby Lazio-Roma del 21/04/2004, per
riprendere l’esultanza della curva giallorossa e, qualche anno
dopo, l’attaccante del Lecce, attualmente alla Roma, Mirko
Vucinic, sul campo dell’Udinese.
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Esistono una serie di funzioni della
comunicazione di massa che vengono soddisfatte dal
calcio: da quella di analisi-commento dei fatti, con la
miriade di tribune, processi, interviste, moviole,
svisceramenti tecnici che riempiono palinsesti e pagine
di giornale, a quella di intrattenimento che vede
moltiplicarsi le occasioni di umorismo, di spettacolo
leggero e di show che si sviluppano a partire da eventi
sportivi, a quella pubblicitaria che sfrutta personaggi e
situazioni di questo sport per parlare di prodotti di
consumo anche particolarmente lontani dalla
dimensione sportiva.
Ma se lo spostamento di questo sport verso la
dimensione di comunicazione di massa è stato
vertiginoso, non meno rapido e deciso è stato
l’accostamento dei mezzi di comunicazione di massa
verso il calcio stesso. L’universo del pallone, le sue
manifestazioni, le sue gare, i suoi spazi, i suoi attori,
sono diventati oggetto di un interesse sempre più
privilegiato da parte dei media.
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Perché una partita di pallone garantisce
audience altissime e finisce per essere il luogo ideale
per l’inserimento di spot pubblicitari.
Al momento attuale, poi, la sponsorizzazione si
colloca al centro del fatto sportivo: sulle maglie degli
atleti o sui loro attrezzi fondamentali: scarpette,
palloni, guanti da portiere 2.
Il calcio è diventato così un contenitore naturale
di pubblicità e, come tale, il più ghiotto oggetto di
attenzione da parte dei media che, com’è noto, vivono
di pubblicità.
Sono i media, non certo gli stadi, il vero luogo
dove si giocano le partite importanti ed il calcio è
nutrimento essenziale per la vita dei mass media, che
ne hanno fatto oggetto non solo di attenzione
informativa, ma anche di una serie infinita di
rielaborazioni.
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L’olandese Edgar Davids è persino sceso in campo per molto
tempo indossando gli occhiali di un famoso marchio sportivo,
anche dopo la guarigione da un fastidioso glaucoma e, quindi,
esclusivamente per motivi di immagine.
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1. E calcio fu…
Nel corso del Novecento, la storia del calcio e quella
dei mass media si sono sviluppate in modo parallelo.
Questo sport ha fatto la sua apparizione in Italia
con la fondazione del Genoa Cricket and Football Club
nel 1893, il primo club di calcio italiano, fondato però,
esclusivamente, da inglesi. Tre anni più tardi, lo stesso
Genoa e l’International di Torino hanno dato vita al
primo, storico, incontro tra due formazioni italiane,
alla presenza di 154 spettatori paganti. Non è stato un
grandissimo avvio, insomma. Ma, almeno, ha avuto la
capacità di stimolare i “pionieri” di questo sport a
creare una Federazione calcistica, in modo da poter
anche pensare di organizzare un campionato tra le
diverse squadre italiane.
Analogamente, i primi resoconti calcistici hanno
avuto una genesi abbastanza particolare.
Agli inizi, il “racconto del calcio” lo si poteva
trovare esclusivamente sui giornali. Qui, i dispacci
provenienti da diverse parti d’Italia, informavano i
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pochi fortunati lettori 3 sull’andamento delle prime
partite ma, soprattutto, su cosa effettivamente fosse
questo Foot-Ball, appena giunto dai territori
d’Oltremanica.
In principio, per la stampa sportiva, infatti, vi
era stato soprattutto il ciclismo, e non il calcio.
Dopo una fase pionieristica di ben trent’anni 4
iniziata nella seconda metà dell’Ottocento, in cui
hanno fatto capolino diverse piccole pubblicazioni di
natura sportiva, è con l’avvento del XX secolo che ha
avuto inizio l’epoca che, nel suo momento culminante,
avrebbe portato l’Italia ad essere la regina
incontrastata dell’editoria sportiva a livello
internazionale. Comunque, alla fine del secolo
romantico, la nuova figura di giornalista specializzato
nel racconto di eventi sportivi non era particolarmente
3
Nel 1901, il tasso di analfabetismo italiano si attestava al 56%
dell’intera popolazione, limitando fortemente il numero di
potenziali lettori – cfr. Genovesi, “Storia della scuola in Italia dal
Settecento ad oggi”, Laterza.
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La storiografia del giornalismo sportivo fissa il punto di
partenza al gennaio 1865, quando a Torino esce il Bollettino
Trimestrale del Club Alpino Italiano. Le varie pubblicazioni sportive
sperimentali si occupavano, principalmente, di ippica, ginnastica,
scherma, nuoto e ciclismo.
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ben vista e risentiva di una certa diffidenza generale,
specialmente da parte del resto della categoria.
Il primo vero e proprio giornale sportivo, “La
Gazzetta dello Sport”, ha visto la luce il 3 aprile del 1896
e sulle sue pagine di apertura era il ciclismo a ricoprire
quel ruolo di “prima donna” che adesso, è,
indiscutibilmente, appannaggio del calcio. Il neonato
periodico milanese 5 recava, tra l’altro, come
sottotitolo, la dicitura “Il Ciclista e la Tripletta”, a
testimonianza di quale fosse l’obiettivo reale del
giornale, ovvero “celebrare le imprese degli scamiciati
che corrono in bicicletta” 6, oltre che della fusione dei
due settimanali da cui il giornale ha avuto origine.
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Bisognerà aspettare il 1912 perché La Gazzetta dello Sport inizi ad
essere pubblicata quotidianamente e, poi, il 16 maggio 1919,
affinché questa trasformazione sia effettivamente definitiva.
6
Come ricorda G.C. Corradini nel libro “Penne bianche del
giornalismo sportivo”.
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Per trovare qualche riga dedicata al calcio, è
stato necessario aspettare più o meno un mese.
Era il 30 aprile dello stesso anno e, in terza
pagina, all’interno dell’articolo sul “Giuoco del
pallone” 7 comparve un piccolo trafiletto intitolato
“Campo dei giuochi”. Questa grossolana traduzione
faceva da preludio alle
poche righe di resoconto
su uno dei primi incontri
di calcio disputatosi in
Italia, precisamente a
Udine. Il dispaccio era
tratto direttamente dal
giornale “Il Friuli” e
narrava di un incontro tra
“gli alunni del Liceo e
quelli dell’Istituto”. Anche
i canonici “novanta
minuti” apparivano al
tempo una grossa novità,
7
Uno sport, probabilmente di derivazione fiorentina, che non ha
nulla a che vedere con il foot-ball.
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a tal punto che il redattore aveva precisato nel testo: “il
giuoco durò per ben un’ora e mezza”! Oltre ad
un’ostentata tendenza verso l’ipercorrettismo, era
soprattutto l’assenza di un lessico proprio fatto da
corrispondenti termini italiani per designare le fasi del
gioco, a rendere l’articolo non sempre scorrevole.
Alcuni esempi: “[…] ma infine quelli dell’Istituto, con
un calcio ben dato, cacciarono la palla alla meta”;
oppure, “[…] poiché in questa gara, già da molto
tempo incominciata, sorsero delle contestazioni su un
punto che il Liceo voleva fosse vinto, e l’Istituto non
volle cederlo, causa della diserzione dei migliori
giocatori della parte contraria”.
In aggiunta alle ristrettezze lessicali, da queste
poche righe si possono anche percepire delle lacune a
livello regolamentare riguardo il calcio stesso che, in
primis tra gli atleti, erano diffuse.
Ancora un breve periodo di latitanza per il
calcio sulle pagine della Gazzetta e, sul finire del mese
successivo, un altro articolo, questa volta titolato senza
nessun azzardo linguistico “Foot-Ball”. Da questo
momento in poi, tutti i pezzi che si alterneranno sulle