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/ Ronf - ronf - ronf … Patacrash!... Scrash!... Crash! Bombombombom... Eeh -
eh - eh - eh - eh - eh… Brum-brum - brum - bruuuuum… Beep-beep-beep… Dhdhdh -
dhdhdhdh… Sckreech… Room - room -room… Vra!… Stak! Wroom - Wroom… Drindrin
- drindrin - drin… Bla - bla - bla - bla - bla - bla… Bau-bau -
bau!...Ninooninoooninooninooo…! Dhdhdh-dhdhdhdh… Wrom - wroom - wrooom
-wroooooooom…Sckreech! Eeh - eh - eh - eh - eh - eh - eh… Crash! Hash!... Beep -
beep -beep…Bau - bau - bau!... Dlin dlon - dlin dlon - dlin dlon… Patacrash! Scrash!
Crash! Bombombombom... Eeh - eh - eh - eh - eh - eh… Brum-brum - brum -
bruuuuum… Beep-beep-beep… Dhdhdh - dhdhdhdh… Sckreech… Room - room
-room… Vra!… Stak! Wroom - Wroom… Drindrin - drindrin - drin… Bla - bla - bla -
bla - bla - bla… Bau-bau - bau!... Ninooninoooninooninooo…! Dhdhdh-dhdhdhdh…
Wrom - wroom - wrooom -wroooooooom…Sckreech! Eeh - eh - eh - eh - eh - eh - eh…
Crash! Hash!... Beep - beep -beep…Bau - bau - bau!... Dlin dlon - dlin dlon - dlin
dlon… Patacrash! Scrash! Crash! Bombombombom... Eeh - eh - eh - eh - eh - eh…
Brum-brum - brum - bruuuuum… Beep-beep-beep… Dhdhdh - dhdhdhdh… Sckreech…
Room - room -room… Vra!… Stak! Wroom - Wroom… Drindrin - drindrin - drin… Bla -
bla - bla - bla - bla - bla… Bau-bau - bau!... Ninooninoooninooninooo…! Dhdhdh-
dhdhdhdh… Wrom - wroom - wrooom -wroooooooom…Sckreech! Eeh - eh - eh - eh - eh
- eh - eh… Crash! Hash!... Beep - beep -beep…Bau - bau - bau!... Dlin dlon - dlin dlon
- dlin dlon… Patacrash! Scrash! Crash! Bombombombom... Eeh - eh - eh - eh - eh -
eh… Brum-brum - brum - bruuuuum… Beep-beep-beep… Dhdhdh - dhdhdhdh…
Sckreech… Bla - bla - bla - bla - bla - bla… Bau-bau - bau!...
Ninooninoooninooninooo…! Dhdhdh-dhdhdhdh… Wrom - wroom - wrooom
-wroooooooom…Sckreech! Eeh - eh - eh - eh - eh - eh - eh… Crash! Hash!... Beep -
beep -beep…Bau - bau - bau!... Dlin dlon - dlin dlon - dlin dlon… Patacrash! Scrash!
Crash! Bombombombom... Eeh - eh - eh - eh - eh - eh… Brum-brum - brum -
bruuuuum… Beep-beep-beep… Beep - beep -beep…Bau - bau - bau!... Dlin dlon - dlin
dlon - dlin dlon… Eeh - eh - eh - eh - eh - eh – eh…Eeh - eh - eh - eh - eh - eh – eh…
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Eeh - eh - eh - eh - eh - eh – eh… Eeh - eh - eh - eh - eh - eh – eh… Crash! Scrash!
Patacrash!... Dlin dlon - dlin dlon - dlin dlon… Patacrash! Scrash! Crash!
Bombombombom... Eeh - eh - eh - eh - eh - eh… Brum-brum - brum - bruuuuum…
Beep-beep-beep… Dhdhdh - dhdhdhdh… Sckreech… Room - room -room… Vra!…
Stak! Wroom - Wroom… Drindrin - drindrin - drin… Bla - bla - bla - bla - bla - bla…
Bau-bau - bau!... Ninooninoooninooninooo…!… Bla - bla - bla - bla - bla - bla… Bla -
bla - bla - bla - bla - bla… Bla - bla - bla - bla - bla - bla… Bla - bla - bla - bla - bla -
bla Bla - bla - bla - bla - bla - bla… Bla Guaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!… :
come metafora cinematografica.
Penso che queste due pagine; la rappresentazione grafica del silenzio, e quella
onomatopeica del rumore, separate, non unite, da uno slash (una barra, quindi, senza
punti sovrascritti o sottoscritti) siano la sintesi creativamente esplicativa del contrasto
dialettico della tesi…del silenzio e l’antitesi (rappresentata, forse, anche da quella mia,
sperimentale, nella forma quanto nel contenuto) del rumore, come metafora
cinematografica.
Non si tratta, quindi, di una tesi (mi riferisco al testo di laurea) esclusivamente
da leggere, ma anche da visualizzare, attraverso l’analisi critica sincronica e diacronica
delle immagini filmiche proposte e dell’impostazione… imposta ai poveri lettori, da
parte dell’autrice.
Il cinema è l’arte della comunicazione visiva, ma non può essere considerato
soltanto per ciò che offre all’apparenza. Da qui l’esigenza di un’analisi che penetri
nell’affascinante materializzazione sonora dell’invisibile metafora silenzio/rumore.
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Capitolo I - Riferimenti storico-tecnologici del sonoro nel cinema
I.1. Il cinema muto
“Il cinema muto non è mai stato muto”, dice la Bibbia del nuovo cinephile.
All’inizio c’era l’imbonitore, una persona incaricata di commentare il film con un testo
scritto o spesso improvvisato. Il primo vagito del cinema non era dunque fatto di
notazioni musicali ma di parole. La tradizione si è presto spenta nel primo decennio del
Novecento (con l’eccezione delle pellicole a contenuto didattico), ma non è mai morta
del tutto. In Giappone, la pratica del recitare durante lo spettacolo cinematografico è
diventata l’arte del benshi, un vero e proprio happening che non aveva lo scopo di
“doppiare” il movimento labiale dei personaggi ma di ridrammatizzare l’azione su un
palcoscenico davanti o accanto allo schermo. Il retaggio del benshi è multiforme, dalla
voce on stage o fuori campo negli spettacoli di ombre cinesi e di lanterna magica
all’eredità del vaudeville, dove la proiezione di film non era che una fra le molte
attrazioni di uno spettacolo ad episodi (dramma, balletto, commedia, canzonette,
prestidigitazione e acrobazia).
La musica non è dunque arrivata per prima, e quando è arrivata ha dovuto spesso
confrontarsi con la ricerca del realismo, della mimesi. Esisteva già, infatti, un ricco
universo sonoro nelle sale al tempo del “muto” (la parola connota una menomazione
che non aveva motivo di esistere). Pianoforte, orchestra, fonografo e organo
producevano un volume sonoro considerevole. Ecco qualche esempio di effetti sonori
rilevati in una grande sala di inizio secolo: per il rumore della pioggia, un cilindro
contenente piselli secchi; per la grandine, graniglia di piombo su una lastra di zinco; per
il tuono, un carrello a ruote poligonali trainato su sassi; per i cavalli, noci di cocco
tagliate in due, battute in cadenza su un corpo duro.
Un catalogo Gaumont stampato a Parigi fra il 1909 e il 1912 mostra un’equipe di
rumoristi dietro lo schermo: c’è un tale che soffia in un fischietto per simulare il sibilo
di una locomotiva, un altro che percuote campane, un altro ancora che imita con blocchi
di legno il rumore delle ruote sulle rotaie. Ci sono lamine di metallo per imitare il
temporale, ci sono sacchetti di sabbia o per l’effetto pioggia. L’armamentario del foley
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(l’odierno specialista incaricato di ricreare, in sincrono con le immagini, effetti sonori
occasionali legati alla presenza umana) è già tutto qui1.
Non sappiamo quanto comuni fossero espedienti del genere, ma è certo che i
tentativi di dare vita ulteriore al cinema mediante il rumore riprodotto on stage non si
sono limitati all’intervento umano. Si potrebbe anzi dire che i veri antenati della colonna
sonora sono le macchine automatiche per la generazione di suoni ambientali. Quando
non c’erano abbastanza soldi per pagare i musicisti o si era scontenti delle loro
prestazioni, si acquistavano giganteschi carillons capaci di eseguire o imitare
un’impressionante quantità di suoni (alcune di queste straordinarie invenzioni esistono
tuttora e sono funzionanti: ce n’è una al Film museum di Amsterdam). Le migliori
marche aggiungevano al marchingegno pulsanti che azionavano sirene, finti tuoni e
fulmini, piogge artificiali.
L’ “intonarumori” futurista di Russolo è stato insomma il più celebre strumento
del genere, ma non era l’unico. Una più limitata tavolozza di suoni e rumori è codificata
intorno al 1925 dagli organi per cinematografo, particolarmente apprezzati negli USA e
in alcuni paesi del nord Europa, soprattutto l’Olanda e l’Inghilterra.
Inoltre, il cinema sonoro stricto sensu è all’incirca contemporaneo al cinema
tout court. Già nell’autunno 1894, la Edison Company in caricò W.K.L. Dickson di
eseguire degli esperimenti in tal senso. Nella primavera del 1895, entra in funzione il
kinetofono di Edison (lo spettatore doveva poggiare un tubo di gomma contro
l’orecchio) e, a cavallo del secolo, una vera e propria furia creativa si impadroniva degli
inventori: Phonorama, Chronomegaphone, Cinephone…
Tuttavia, i problemi tecnici permettevano di vedere solo pellicole brevi. Oltre i
tre minuti, fonografo e proiettore associati finivano per perdere il sincronismo. Già nel
1918 era possibile inserire il suono sul bordo della pellicola, ma si trattava di un
brevetto tedesco, e la Germania non godeva di buona reputazione nelle grandi nazioni
del cinema (Francia e Stati Uniti). Vi era anche un problema di amplificazione,
soprattutto nelle sale grandi, e per rimediare fu necessaria l’invenzione
dell’amplificatore a tubi. Lee De Forest ne fu una delle colonne portanti, e lo utilizzò
per il suo Phonofilm sin dal 1921. Nel 1924 venivano proiettati regolarmente dei
1Paola Valentini, Il suono nel cinema. Storia, teoria e tecniche, Venezia, Marsilio, 2006.
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cinegiornali sonori (Talking Newsreels) al Rivoli di New York e, un anno dopo, in 80
sale cinematografiche.2
Per di più, all’inizio del 1927 circolavano già dei cinegiornali in sonoro ottico (i
Movietone News della Fox, che utilizzavano il brevetto tedesco, quindi erano
tecnicamente più moderni de Il cantante di Jazz, che si basava su una sincronizzazione
tramite dischi). La sera del famoso decollo di Lindbergh (20 maggio 1927), il pubblico
potè vedere l’avvenimento al Roxy, sempre a New York, con il rombo del motore.
Tuttavia, fu necessaria ancora una buona decina di anni perché l’industria del cinema si
convertisse al parlato. Migliori altoparlanti finirono per convincere il pubblico,
soprattutto dal 1929, quando furono spostati dalla fossa dell’orchestra, davanti allo
schermo, dietro quest’ultimo.
Nonostante la sala e il film del cinema muto risuonassero fin dalle origini
rumorosamente, è con la fine degli anni venti che il cinema si converte definitivamente
al suono. Gli esperimenti di sonorizzazione della pellicola cinematografica, succedutisi
fitti fin dall'esordio del cinema in tutti i paesi del mondo, subiscono una brusca
accelerazione a fronte della crisi economica e d'idee degli anni venti, portando tutto il
mondo tra il 1926 e il 1930 ad attuare abbastanza velocemente la rivoluzionaria
conversione al cinema sonoro. Innanzitutto il graduale perfezionamento della tecnologia
porta a modificare le tecniche in uso dapprincipio, spesso dichiarandone bruscamente
l'obsolescenza; in secondo luogo l'evoluzione della sala origina una conversione a
macchia di leopardo e legittima una distribuzione mista che a lungo vede affiancate le
grandi pellicole sonore e quelle mute o "ammutolite" dall'assenza di strutture nei luoghi
di proiezione. Per avere un'idea dei cambiamenti radicali e pertanto non realizzabili
nell'arco di una notte cui il sonoro costringeva basterebbe ricordare che persino la
cadenza di ripresa/proiezione del cinema muto dovette essere rimessa in discussione; la
registrazione fotoelettrica del suono sulla colonna sonora del film imporrà una cadenza
di ventiquattro fotogrammi al secondo, sovvertendo la velocità di scorrimento del film a
sedici fotogrammi al secondo faticosamente attestatasi durante il muto ma che con la
sua "lentezza" avrebbe vistosamente pregiudicato la qualità del suono letto sulla
2 Paola Valentini, Il suono nel cinema. Storia, teoria e tecniche, op. cit.
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