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causato un riscaldamento del pianeta di 0,6 °C. In mancanza di interventi adeguati, entro la fine del
secolo si registrerà un innalzamento delle temperature compreso tra 1,4 e 5,8 °C, con serie
ripercussioni sulle economie e gli ecosistemi dell‟intero pianeta, compresa l‟Unione europea.
Nel quadro della globalizzazione, ogni regione dipende dalle altre per assicurare il proprio
approvvigionamento energetico, creare condizioni economiche stabili e attuare misure efficaci per
lottare contro il cambiamento climatico. In questo nuovo scenario, tutti gli attori, siano essi locali,
regionali, nazionali o europei, sono chiamati a svolgere un ruolo di primo piano: dovranno invertire
la rotta e avviare una politica energetica sostenibile.
L‟efficienza energetica, le fonti di energia rinnovabili e le tecnologie energetiche innovative
rappresentano le pietre angolari di una politica energetica sostenibile e di una maggiore sicurezza di
approvvigionamento, nonché un elemento importante per la creazione di nuova occupazione. Le
decisioni europee e gli accordi internazionali sulla riduzione delle emissioni di CO2 implicano che
le grandi iniziative già adottate a livello europeo a favore di tali obiettivi vengano rilanciate con
maggior vigore. Ma anche sul piano regionale si può fare molto: le fonti di energia rinnovabili
esistenti a questo livello rappresentano un fattore economico di rilievo per uno sviluppo regionale
positivo, senza dimenticare che i principali risultati in materia di efficienza energetica si ottengono
proprio a livello locale. La ristrutturazione degli edifici dà sovente un grande impulso all‟edilizia
locale. Le strategie energetiche regionali rientrano nell‟ambito del processo di integrazione europea
ma al contempo le regioni, in quanto attori economici, hanno un ruolo sempre più importante da
svolgere e devono creare le condizioni di base richieste nella loro sfera di competenza. La vicinanza
ai diretti interessati, ma anche il coordinamento degli interventi e il rispetto delle esigenze e delle
peculiarità locali conferiscono alle attività energetiche regionali la loro specifica importanza. Per
realizzare gli obiettivi europei e internazionali occorre dunque coniugare misure «dall‟alto»
(obiettivo di Kyoto, direttive europee) e impostazioni «dalla base» (bottom-up) apportando così un
sostegno qualitativo e quantitativo agli obiettivi fissati. Una migliore efficienza energetica e un
maggiore utilizzo delle energie pulite hanno positive ripercussioni sull‟economia e sullo sviluppo
regionale: oltre ad una maggiore sicurezza dell‟approvvigionamento e ai vantaggi ambientali,
portano con sé nuovi investimenti, nuovi prodotti e nuovi posti di lavoro. Sul lungo termine,
crescita economica e consumo energetico potranno, e dovranno, essere «disgiunti» e il prodotto
interno lordo non dovrà procedere di pari passo con un corrispettivo incremento del consumo di
energia. Gran parte dei cittadini dell‟UE auspica che le decisioni destinate ad affrontare le nuove
sfide, quali la sicurezza dell‟approvvigionamento, l‟aumento del consumo energetico e il
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cambiamento climatico, vengano adottate a livello europeo. A tale proposito vi sono molte
opportunità economiche e ambientali, soprattutto per i nuovi Stati membri, dove il potenziale in
termini di efficienza energetica ed energie rinnovabili è ancora praticamente intatto. Ma per cogliere
queste opportunità sono necessarie azioni ambiziose su scala regionale.
Il lavoro che segue è volto a illustrare come le fonti energetiche rinnovabili siano un‟opportunità
allo sviluppo e alla creazione di valore: verranno descritti aspetti etici e benefici economici. Il
capitolo primo introduce il concetto di “fonti rinnovabili” partendo dal Protocollo di Kyoto e in
seguito come i Paesi industrializzati si preparano a queste direttive a livello mondiale; inoltre verrà
operato un confronto con il petrolio (fonte esauribile) e il nucleare (costoso e non sicuro al 100%).
Il capitoli a seguire sono una descrizione tecnica delle tecnologie in questione (capitolo 2) e di come
il settore si stia sviluppando in Europa negli ultimi anni, con un confronto tra alcuni Paesi europei
(capitolo 3). Il capitolo 4 invece rivolge l‟ottica ad una prospettiva futura, cercando di cogliere
quegli elementi che incideranno sull‟evolversi del settore. I capitoli 5 e 6 descrivono
rispettivamente tutto l‟iter legislativo per la promozione delle fonti rinnovabili in Italia, nonché
come viene interpretato e applicato il Conto Energia (con le varie tariffe e incentivi): il capitolo 7
invece tratta dei benefici economici derivanti dall‟investimento in impianti FV e il suo potenziale
tecnico-realizzabile. Gli ultimi due capitoli concentrano l‟attenzione verso le imprese: il settore
delle fonti rinnovabile inteso come opportunità di crescita per le aziende e come creazione di valore.
Verranno elencate alcune imprese quotate in borsa e operanti nelle energie rinnovabili, per dare un
quadro della situazione in Italia: il capitolo 9 invece è interamente dedicato a You-Energy,
un‟azienda start-up creata da due amici, che personalmente, conosco da molti anni. E‟ interessante
vedere come due ragazzi ex studenti di economia decidano di fare impresa, nelle loro incertezze,
difficoltà, ma con tanta voglia di mettersi in gioco e affrontare ogni sfida con l‟entusiasmo che
serve.
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Capitolo 1: Crisi energetica e promozione delle fonti
rinnovabili
Il capitolo che segue vuole dimostrare come il ricorrere a nuove fonti di energia sia un‟esigenza non
solo economica, ma soprattutto etica e con un‟ottica verso le generazioni future. Il petrolio e
l‟energia nucleare sono le fonti di energia più diffuse, tuttavia è dimostrato come esse presentino
alcuni limiti, sia per la loro durata a livello di scorte (da precisare che l‟uranio è una fonte ancora
più esauribile del petrolio) sia per il loro impatto ambientale (e con i relativi costi di smaltimento).
L‟uso di energie alternative non è più un pretesto, ma sta diventando un obbligo.
1.1. Una sfida per il nuovo millennio
“America can be the 21st century clean energy leader by harnessing the power of alternative and
renewable energy, ending our addiction to foreign oil, addressing the global climate crisis, and
creating millions of new jobs that can’t be shipped overseas.” (Barack Obama).
Un progetto ambizioso quello statunitense che si focalizza essenzialmente su tre punti:
1. Ridurre le emissioni
2. Non dipendere da importazioni di petrolio
3. Sfruttare l‟energia rinnovabile come creatrice di nuovi business e posti di lavoro.
Una sfida replicabile anche per quanto riguarda la situazione europea: dal 1998 (accordo di Kyoto)
persiste l‟impegno a ridurre dell'8% nel periodo 2008-2012 le emissioni di CO2 rispetto ai livelli
del 1990.
Il dato energetico radicalmente nuovo del post-Kyoto rende le energie sostenibili e non inquinanti
una sfida notevole. L'obiettivo dichiarato della strategia energetica europea di raddoppiare la loro
quota non è più un semplice auspicio, ma diventa una necessità. Nella tabella che segue viene
riassunto il contributo per Paese al totale delle emissioni energetiche di CO2 nella UE.
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Tabella 1.1. Contributo per Paese al totale delle emissioni
di co2.
PAESE %
Austria 2,1
Belgio 3,6
Danimarca 1,7
Finlandia 2,2
Francia 25,8
Germania 11,7
Grecia 3,1
Irlanda 1,3
Italia 14
Lussemburgo 0,3
Olanda 5,2
Portogallo 1,7
Regno Unito 16,5
Spagna 9,3
Svezia 1,5
Totale UE 100
Tutte le attività umane (trasporti, riscaldamento, produzione e consumi di energia) hanno un
impatto inevitabile sull‟ambiente, osservabile e misurabile sotto diversi aspetti e profili, ad esempio
in termini di riduzione delle risorse naturali non rinnovabili, di dispersione di sostanze
contaminanti, di alterazione degli ambienti naturali.
Questo impatto può essere contenuto e mitigato con l‟adozione di tecnologie adeguate, ma non può
essere completamente azzerato. Le stesso utilizzo di fonti “pulite”, come quelle rinnovabili, non è
esente da impatti o ripercussioni sugli ambienti naturali, che anche in tal caso devono essere
minimizzati con l‟adozione di opportune cautele suggerite da una corretta analisi ambientale
preventiva.
In campo energetico l‟impatto ambientale più significativo è quello relativo alle emissioni di gas e
di altre sostanze nocive nell‟atmosfera. Ne sono responsabili, in particolare, i processi di
combustione delle fonti fossili. Per paesi come l‟Italia, il cui sistema energetico si basa
prevalentemente sull‟uso di combustibili fossili, (in assenza di produzione di energia elettrica dal
nucleare, che rappresenta più di un terzo dell‟elettricità prodotta in Europa) e il cui sistema di
trasporti è incentrato sull‟autotrasporto stradale, per giunta con un parco veicoli obsoleto, lo sforzo
da compiere e i costi previsti sono rilevanti, nonostante l‟efficienza energetica raggiunta dal nostro
paese sia una delle più avanzate della UE. L'Italia infatti è sempre più attenta alla produzione di
energia elettrica da fonti rinnovabili. Secondo il rapporto annuale del Gse (il gestore servizi elettrici,
l'ente che si occupa della promozione delle energie pulite) il 2009 dipinge un quadro estremamente
positivo: l'attenzione per le fonti rinnovabili continua a crescere . Secondo i primi dati disponibili,
nel 2009 la produzione è stata pari a circa 52 miliardi di kilowattora, con un incremento del 4,5%
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rispetto all'anno precedente. Un ottimo risultato, ma che non deve illudere: l'energia elettrica
derivata da fonti rinnovabili costituisce sempre una percentuale molto piccola del fabbisogno
nazionale. Ma la crescita di quest'anno è un deciso passo avanti nella diversificazione delle fonti in
Italia. L'incremento del 2006 è dovuto soprattutto all'eolico, che attraversa un vero e proprio boom e
che, con 3,2 miliardi di kilowattora (+ 37%), si rivela come la fonte rinnovabile con la maggiore
crescita. Segue l'energia solare fotovoltaica la cui produzione si è attestata intorno ai 35 milioni di
kilowattora, segnando un aumento del 12,9%. Un risultato ottenuto anche grazie al sistema di
incentivazione in conto energia che ha permesso la costruzione di 5600 nuovi impianti.
1.2. Costi in salita, consumi ormai insostenibili
Gli attuali andamenti negli approvvigionamenti e nei consumi energetici sono chiaramente
insostenibili, sia da un punto di vista economico, che sociale, che ambientale: devono e possono
essere cambiati. Il mondo si deve mobilitare per avviare le politiche necessarie ad affrontare quella
che si annuncia come la "tempesta perfetta" del settore energetico: domanda in crescita malgrado la
crisi economica, disponibilità di risorse (soprattutto petrolifere) in calo, consumi che accelerano
pericolosamente il riscaldamento globale e i suoi gravissimi effetti, investimenti nella ricerca frenati
dalla recessione. L'aumento delle importazioni di gas e petrolio da parte delle nazioni Ocse e delle
regioni asiatiche in via di sviluppo combinato con la concentrazione della produzione in un piccolo
numero di paesi, ha aumentatola possibilità di sconvolgimenti negli approvvigionamenti e brusche
impennate nei prezzi. Anche tenendo conto di nuovi interventi politici per il contenimento della
domanda, il rapporto prevede che sulla media del 2006-2030 il fabbisogno globale di energia cresca
dell'1,6 per cento ogni anno, facendo salire la domanda globale di petrolio, dagli odierni 85 milioni
di barili al giorno a 106 milioni di barile nel 2030. Sempre più importante sarà il peso dei nuovi
giganti dell'economia: da sole, Cina e India contribuiranno a più della metà della crescita della
domanda globale di energia. Forti aumenti sono previsti inoltre per il consumo di carbone e per
l'utilizzo di fonti energetiche già esistenti in alternativa ai combustibili fossili. Si calcola quindi la
necessità di investire sul settore energetico 26.300 miliardi di dollari complessivi da qui al 2030.
L'oggetto del desiderio è l'energia pulita, la fonte in grado di risolvere contemporaneamente due
problemi: fermare il cambiamento climatico e permettere al mondo di continuare a funzionare ai
ritmi attuali.
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1.3. Il petrolio finirà presto. Credere nel cambiamento energetico
urgente con le fonti rinnovabili è una necessità 1
L‟ “International Energy Agency” (Iea) con sede a Parigi, la massima autorità della politica
energetica occidentale, ha formalizzato nell‟ultimo anno la decisione di “dire al mondo”, attraverso
il suo presidente Fatih Birol, che il petrolio sta per finire, che la produzione sta scendendo di anno
in anno di quasi il 7%, e che entro dieci anni ci troveremo in una grave crisi se non saranno
concretizzati i sostituti del petrolio (o se non adotteremo politiche energetiche più parsimoniose).
Non sono i “soliti” ecologisti a lanciare l‟allarme, bensì un organismo ufficiale internazionale
espressione di governi, che studia attentamente gli sviluppi delle produzione e del consumo
energetico del pianeta. Al calo della produzione, si sovrappone la crescita dei consumi nei paesi in
via di sviluppo (pensiamo solo alla Cina e all‟India…): tra dieci anni ci sarà bisogno del petrolio di
4 Arabie Saudite (il paese che è al primo posto nella produzione di greggio, seguito subito dopo
dalla Stati Uniti che sono pure i maggiori consumatori). In un‟intervista al quotidiano The
Independent il direttore economico dell‟Iea, Fatih Birol, sposa le peggiori previsioni, ovvero, quelle
di un imminente fine dell‟era del carbon fossile, dal momento che la produzione di greggio
diminuisce del 6,7% l‟anno, il doppio rispetto a quanto ipotizzato nel 2007 dall‟Iea.
Nel libro “Fine Corsa” si denuncia l‟omertà che avvolge il problema, ovvero, che nonostante ogni
settimana venga pubblicato un nuovo rapporto, la cultura del silenzio resiste al punto che, per
esaurimento dei giacimenti o per la domanda del mercato, i prezzi lieviteranno con la conseguenza
di correre a cercare energie alternative. Fatih Birol parla di discesa irreversibile. Molti degli 800 siti
da cui provengono tre quarti dell‟oro nero planetario avrebbero già oltrepassato la soglia di massima
produzione lasciando nelle mani dei paesi più dotati, quasi tutti mediorientali e restii a investire in
infrastrutture, un potere destinato a crescere già dal 2010.
La Cambridge Energy Research Associates ammette un calo della domanda ma esclude che i
giacimenti possano prosciugarsi a breve. Nel frattempo però, è recessione piena. E l‟economia,
ragiona il leader dell‟IEA, va a benzina, dal momento che la ripresa dei prossimi 5 anni sarà lenta e
fragile e potrebbe essere strangolata dall‟aumento del prezzo del petrolio.
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Sebastiano Malamocco