Voigt ha trentasette anni, suo marito trentasei4. Gabriele Mucchi
racconta in merito all‟attività di famiglia un aneddoto curioso: molti
amici dell‟artista tedesca additavano nell‟abilità plastica di papà
Wiegmann l‟origine del talento scultoreo di Jenny, che pur aveva
sostituito con gesso e marmo lo zucchero e il marzapane paterni5.
La pasticceria di Fritz è, d‟altro canto, luogo di prestigio se esistono
addirittura cartoline del tempo che la raffigurano. Tra le carte di Jenny,
per esempio, ne figurano alcune6: in quella più significativa sul lato
destro compare un grosso bancone ricco di dolciumi d‟ogni genere e
di un‟elegante cassa su cui campeggia la figura di mamma Wiegmann.
Dietro al bancone, in scaffali raffinati e di gusto jugendstil, sono
disposti ordinatamente biscotti, caramelle e confetti in scatole colorate
e impilate con cura. Alcune graziose commesse si affaccendano attente
in mezzo ai prodotti. Sul lato sinistro, invece, l‟immagine mostra una
credenza in legno e vetro e tre squisiti tavolini: qui i clienti possono
gustare paste e caffè sotto la luce emanata da preziosi lampadari. Al
secondo tavolo riconosciamo indubbiamente i tratti di Jenny bambina.
in precedenza sotto la gestione della famiglia Lüdemann.
4
Pauline nasce a Berlino Spandau il 22 luglio del 1865. Morirà qui il 4 dicembre del 1945. Suo
marito, nato a Kremmen il 16 maggio del 1866, morirà -sempre a Berlino- un mese dopo di lei, il
20 gennaio 1946.
5
G. Mucchi, Le occasioni perdute, Mazzotta, Milano, 2001, p. 94.
6
Ho trovato diverse riproduzioni della cartolina qui descritta tra le carte di Jenny conservate da
9
Calcato sulla testa un bel cappellino con fiocco; indosso una
camicietta bianca con tanto di cravattino e una gonna lunga a scacchi;
tra le mani, infine, un piattino con un dolce e un cucchiaino. Jenny
appare qui un po‟ a disagio, sicuramente in posa su richiesta del padre
assieme al resto della famiglia: se non mi sbaglio, infatti, la ragazza
sulla sinistra potrebbe essere la sorella Katja. Una scena familiare,
dunque, ma anche un‟immagine pubblicitaria per l‟attività dei
Wiegmann.
Del resto la famiglia di Jenny fa parte della piccola borghesia tedesca
e vanta al suo interno parenti medici e ingegneri. Tra le carte della
scultrice un gran numero di immagini ci mostra una frequentazione
costante di studi fotografici -in particolare di quello di Selle & Kuntze
di Spandau- un‟attenzione irrinunciabile all‟abito curato e all‟aspetto
prezioso che emerge sin dai primi scatti di una Jenny di pochissimi
mesi. Papà Fritz coi suoi baffi, il pizzetto e lo sguardo fiero è un uomo
forte e allo stesso tempo amorevole che adora il suo lavoro ma che
non disdegna alcune battute di caccia; mamma Paula è invece una
donna dai lineamenti raffinati e dallo sguardo intenso: mai, neppure al
mare, appare scomposta o disordinata. Esistono, infatti, anche diverse
fotografie scattate in località marittime; una del 1911 - realizzata a
Susanne Arndt Mucchi nella casa di via Spartaco 2.
10
Göhren7- ci mostra la giovane Jenny assieme alla sorella maggiore
Katja8, al fratellino Erich- che morirà ancora bambino- e alla madre
Paula. La futura scultrice indossa qui un abito e un copricapo bianchi,
uguali a quelli della sorella; lo sguardo assorto è già quello dei suoi
ritratti più famosi: solo manca l‟ampia frangetta che sarà in futuro il
suo più tipico contrassegno. Se ha ragione Schopenhauer quando
sostiene che il viso rivela davvero -come intuito dagli studi di
fisiognomica- l‟intero carattere9, quest‟immagine di Jenny ci
suggerisce già delle intuizioni non da poco. La Wiegmann appare qui
come una ragazza certamente molto dolce, delicata, ma anche di
estrema intelligenza e perspicacia. Una giovane tranquilla e riflessiva,
dal carattere pacato ma anche molto autonomo.
Un‟altra chicca sulla giovinezza di Jenny emerge del resto da una
lettera inviata dalla scuola ai suoi genitori quando lei ha soli quindici
anni: qui si legge che quell‟allieva un po‟ ribelle ha scavalcato una
7
La fotografia in questione, presente tra le carte di Jenny, ha trovato pubblicazione nel catalogo a
cura di L. Vergine L’altra metà dell’arte, nella sua ristampa milanese del 2005 per i tipi del
Saggiatore.
8
Katharina Jenny Therese nasce un anno prima di Jenny, il 25 marzo del 1894. Morirà a Berlino il
15 settembre del 1975, sei anni dopo la morte di Jenny.
9
Secondo Schopenauer, “Che l’uomo esteriore sia un’immagine dell’interiore, e il viso
un’espressione e una rivelazione dell’intero carattere è un presupposto in sé abbastanza
plausibile e quindi un buon punto di partenza (…). La fotografia permette la più completa
soddisfazione della nostra curiosità”. Noi riprendiamo il passo dall‟antologia di citazioni proposta
da S. Sontag al termine del suo testo Sulla fotografia, Torino, Einaudi, 2004, p. 158.
11
finestra, forse per sgusciare fuori dall‟aula10. Vale forse la pena
riportarla qui di seguito nella sua traduzione italiana:
“Scuola superiore per ragazze di Spandau.
Comunicazione dalla scuola
Al signor pasticcere Wiegmann in Sp. Breterstrasse 20
Ieri sua figlia Jenny ha dovuto essere rimproverata perchè si
arrampicava sul davanzale esterno dell’aula al secondo piano. Le
comunico personalmente questo fatto pregandola di punire
severamente e giustamente sua figlia.
Spandau, 23 novembre 1910. Con massima stima.
Il direttore Schultz”11
Continuando nelle mie ricerche per dare un volto e una personalità alla
nostra protagonista, della Jenny studentessa berlinese ho trovato tra le
carte della scultrice anche un‟altra fotografia, quella attaccata alla sua
10
Riprendo questo aneddoto da una conversazione avuta con Susanne Arndt -la seconda moglie di
Gabriele Mucchi- in via Spartaco 2, ultima abitazione di Jenny. Ho incontrato per la prima volta
Susanne il 18 gennaio 2005, in un pomeriggio di sole. Per descrivere questa donna intelligente e
disponibile non potrei trovare parole migliori da quelle scelte da Mucchi nella sua autobiografia:
“(…) tutto il mondo esteriore si pone davanti a Susanne in forma conflittuale. Forse soltanto nel
mondo suo interiore, intimo, in certe cose apparentemente piccole a lei care (che mi piacciono e
mi commuovono) ma anche nelle cose grandi, che lei fa diventare sue, intime, come la cura del
ricordo e dell’opera di Genni, come l’archivio dell’opera mia, amata e profondamente conosciuta,
impresa che osservo con grande rispetto e ammirazione”; da Le occasioni perdute, opera citata,
p. 306.
Durante lo spoglio delle carte di Jenny, effettuato assieme a Susanne, la lettera del direttore
Schultz è riemersa dal materiale della scultrice.
12
carta d‟identità, rilasciata dalla polizia di Spandau il 2 settembre 1916:
i capelli raccolti all‟indietro, l‟immancabile frangetta; al collo una
collana fatta -forse- di perle scure. Secondo il documento Jenny è
all‟epoca alta 1 metro e 64 centimetri.
L‟analoga carta di sua sorella, mostra una giovane forse più attraente e
affascinante. Comunque tra le due donne -diverse eppure molto
affiatate, sorelle che perdono ancora giovani il proprio fratellino e che
non vedono nemmeno crescere il primogenito dei Wiegmann12- ci sarà
sempre un legame forte e consolidato. La corrispondenza tra Katja e
Jenny, che tante volte compaiono fotografate insieme tra i ricordi di
famiglia della scultrice, è infatti fitta e composta da lunghe lettere, ma
anche da numerose cartoline. In particolare tra quelle degli anni
sessanta ve ne sono alcune raffiguranti mosaici bizantini e città d‟arte
come Zurigo, Basilea, Trento, Venezia, Trieste, Ravenna, Firenze,
Bruges. E ancora cartoline col Lago di Lugano, il golfo di La Spezia,
riproduzioni di Correggio, di Vélasquez, di Matisse. Tra i disegni di
Jenny, poi, Katja fa capolino in diverse occasioni, soprattutto negli
inchiostri acquarellati degli anni venti.
La passione per le realizzazioni artistiche è, naturalmente, elemento
11
Traduzione di Susanne Arndt Mucchi.
12
Notizie in merito me le ha fornite la sempre preziosissima Susanne Mucchi.
13
fondante sin dall‟inizio di questa storia: molto presto, Jenny manifesta
infatti propensione per il disegno tanto che nel 1917 viene iscritta a
una scuola privata di Berlino nello “stesso periplo di studio che si
impose anche a Käthe Kollwitz a causa di quelle barriere
pregiudiziali alla partecipazione femminile nelle scuole pubbliche
superiori”13.
In questi anni suo maestro scultoreo è August Kraus che la guida alla
scoperta dell‟arte greco-romana14, mentre in ambito pittorico suo
riferimento è il celebre Lovis Corinth, presidente nel 1915 della
Secessione Berlinese. Al contrario Lehmbruck, di cui Jenny vorrebbe
seguire gli insegnamenti, le oppone un netto rifiuto15. Quanto al più
disponibile Corinth, siamo di fronte a un personaggio fondamentale
della Germania del tempo: originario di Tapiau, nella Prussia
Orientale, il nostro si è infatti formato tra Monaco e Parigi venendo in
contatto con Bouguereau e Fleury -presso la celebre Académie Julian-
e ammirando le straordinarie opere di Courbet. Rientrato a Berlino
dopo un nuovo soggiorno monacense, Corinth si è dapprima dedicato
13
Così scrive Diether Schmidt. Noi riprendiamo le sue parole da Lea Vergine, L’altra metà
dell’avanguardia, 1910-1940, nella sua ristampa per i tipi del Saggiatore, Milano, 2005, p. 43.
14
Sull‟attenzione di Jenny per l‟arte primitiva, si veda in questo stesso testo il paragrafo I 1.2
Jenny e il primitivo: le scelte di una querdenker.
15
Si veda a riguardo il capitolo dedicato alla Wiegmann in Artiste: presenze femminili nei
movimenti artistici a Milano 1928-1968, Milano, Viennepierre edizioni, 1999.
14
a quei temi mitologici tanto cari alla sensibilità decadente per
concentrarsi poi sullo studio dei grandi olandesi del passato-
Rembrandt16, Hals, Rubens- spingendo infine la propria ricerca in
direzioni assolutamente personali. E‟ infatti questo il periodo che vede
fiorire la Sezession che si afferma a Berlino nel 1898 attorno alle
figure chiave dello stesso Lovis Corinth e di Max Liebermann.
A questo punto sarebbe interessante capire quali siano state le opere
ammirate da Jenny nei musei berlinesi in questi suoi primi anni da
studentessa; un‟attenta lettura del catalogo dell‟Alte Nationalgalerie17
di Berlino può, in questo senso, darci un valido aiuto. Cominciamo
dunque col dire che la Galleria Nazionale si trova sulla cosiddetta
isola dei Musei ed è stata fondata nel 1876, cioè solo nove anni prima
della nascita di Jenny. Progettata dall‟allievo di Schinkel, Friedrich
August Stüler, a forma di tempio greco -secondo i desideri di Federico
Guglielmo IV- la galleria viene realizzata dall‟architetto di corte
Johann Heinrich Strack come recinto sacro delle arti e delle muse. Ci
16
L‟apprezzamento di Rembrandt si diffuse a partire dal „700 e trovò il suo apice nel testo di
Julius Langbehn , Rembrandt als Erzieher (Rembrandt educatore), uscito per la prima volta nel
1890. Qui l‟autore fa uso dell‟artista come di “un’arma con cui si deve difendere un immaginario
pseudoideale del germanesimo e dell’arte tedesca dagli agitatori berlinesi delle nuove tendenze
artistiche parigine”, E. Kultermann, Storia della letteratura artistica, Vicenza, Neri Pozza, 1997,
p. 129.
17
Ci rifacciamo qui al volume Alte Nationalgalerie, Berlino, Monaco, Prestel Verlag, 2001.
Naturalmente indichiamo di seguito solo le opere che Jenny ha potuto realmente ammirare nei suoi
15
troviamo cioè di fronte a un vero e proprio Pantheon dell‟arte tedesca,
come indica anche la grande iscrizione sul timpano Der Deutschen
Kunst MDCCCLXXI. La scultura davanti a cui si trova Jenny, dunque,
è in primo luogo quella neoclassica di Johann Gottfried Shadow,
capace di fondere istanze greche e impianti realistici, come nel Doppio
ritratto delle principesse Luisa e Federica di Prussia del 1795-97 o
nella Fanciulla distesa del 1826. E ancora scultura neoclassica
italiana, che si innalza ai suoi livelli più alti nella celebre Ebe di
Canova, in cui la coppiera degli dei cala con grazia da una nuvola
tendendo nel vuoto la gamba sinistra. Accanto ai grandi nomi ne
compaiono poi degli altri: quello di Emil Wolff, per esempio, di
Theodor Kalide, di Reinhold Begas, di Gustav Eberlein18. La
Wiegmann trova davanti a sè una quantità innumerevole di esempi di
scelte scultoree e artistiche; e si trova anche ad ammirare le opere di
anni berlinesi, cioè quelle acquisite entro i primi due decenni del Novecento.
18
Emil Wolff (1802-1879) caratterizza la sua opera arricchendo le proprie tendenze anticheggianti
di spirito critico e autonomia di pensiero.
Theodor Kalide (1801-1863) è invece noto per aver reso omaggio all‟aspetto dionisiaco della
cultura greca, in primis con la sua Baccante su Pantera del 1844-48, il cui fascino risulta certo
aumentato dalle sue attuali condizioni di frammento. Tra le sue opere all‟Alte Nationalgalerie
ricordiamo anche l‟Amore vincitore sui forti del 1835-36 e la Ninfa del 1868.
Reinhold Begas (1831-1911) segna il passaggio da una scultura neoclassica a una neobarocca,
soprattutto laddove adotta un modellato morbido e pittorico che va a sostituire la severità lineare
delle sue prime opere. Nel 1900 realizza, su incarico dell‟imperatore, il Viale della Vittoria nel
Tiergarten di Berlino, costituito da una serie di maestosi monumenti dedicati agli Hohenzollern.
Gustav Eberlein (1827-1926) si ispira infine a diversi elementi antichi reinventandone le fusioni,
16
grandi tedeschi come von Hildebrand19 che paiono esprimere “solo la
pura e genuina essenza dell’arte”20. Come nota il loro stesso autore, il
“ritorno alle origini” è ciò che differenzia queste sculture da tutta la
cosiddetta produzione artistica contemporanea. Se pensiamo, per
esempio, al Giovane uomo del 1881-84, diventano davvero innegabili
le spiegazioni che von Hildebrand dà a riguardo: questa figura appare,
a tutti gli effetti, un uomo che non aspira a nulla, che non fa nulla di
straordinario nè di sconvolgente; ciò che conta resta esclusivamente la
sua esistenza, il suo essere nel tempo e nello spazio.
D‟altro canto la Galleria nazionale pullula soprattutto di opere
pittoriche; davanti alla giovane studentessa Wiegmann si snodano
dunque le insormontabili tele di Friedrich, gli affreschi su intonaco
realizzati da Overbeck e da Peter Cornelius per Casa Bartholdy, i
paesaggi di Constable e di Carl Blechen, l‟opera ammiratissima e
attenta all‟aspetto sociale di Adolph Menzel, quasi un preludio delle
potenti figure di Max Liebermann.
E‟ così che l‟anno seguente, nel 1919, Jenny si iscrive alla scuola
come nel caso del giovane spinario le cui fattezza rimandano senza dubbio a un Bacco.
19
Adolf von Hildebrand (1847-1921) è tra i più noti scultori tedeschi a cavallo dei due secoli.
Fondamentale è per lui il viaggio in Italia durante il quale conosce il pittore von Mareés e lo
scrittore Konrad Fiedler. Capace di fondere riferimenti classici, barocco tedesco e simbolismo
decadente, Hildebrand rinuncia a tratti anche al naturalismo in vista di intenti più essenziali.
20
Così annotta Konrad Fiedler, amico di von Hildebrand nel 1873. Noi riprendiamo questa
17
d‟arte di Charlottenburg e segue, nella Berlino di Barlach, Kolbe,
Marcks ed Ernesto De Fiori21, i corsi di intaglio del legno con lo
scultore bavarese Hans Peratoner. La riscoperta dell‟arte lignea è del
resto uno dei temi chiave di questo periodo; in particolare nell‟area
tedesca, la riscoperta dell‟intaglio in un materiale vivo porta con sè un
simbolismo e un significato profondo, come accade anche per le
xilografie riscoperte da Die Brücke -scioltosi definitivamente a
Berlino nel 1913- e realizzate dalla stessa Wiegmann qualche anno più
tardi. Non a caso pure un altro degli scultori più noti e interessanti del
tempo, quel Barlach di cui parlavamo poco fa e di cui Jenny possiede
almeno un catalogo22, sceglie il legno come rinnovata materia prima
capace di effetti e possibilità di enorme interesse. Non ci stupisce,
dunque, come nel corso degli anni Jenny non abbandoni mai
totalmente la lavorazione di questo straordinario e vibrante materiale
tanto da realizzare ancora nel 1950 il suo emozionante No alla
guerra, scultura intagliata nella trave di una casa bombardata. In
questo 1919 in cui Jenny approda a Charlottenburg, l‟esperienza
riflessione dal catalogo Alte Nationalgalerie, opera citata, p. 76.
21
Nelle Occasioni perdute Mucchi parla di De Fiori in diverse circostanze. A Berlino ha infatti
modo di visitare il suo studio e conoscere la sua opera. Anche Jenny è vicina allo scultore di
origine italiana che non manca di corteggiare lei e sua cugina Reingard.
22
Il catalogo in questione si trova in via Spartaco 2 assieme al resto del materiale riguardante
Jenny.
18
artistica più notevole risulta in Germania la fondazione a Weimar del
Bauhaus che cerca di superare il distacco esistente tra la produzione
artigianale e le cosiddette arti maggiori delle accademie
riconducendole all‟unità anche attraverso una nuova attenzione alla
produzione industriale.
Pochi mesi dopo, nel 1920, Jenny, allora venticinquenne, sposa il suo
compagno di studi Berthold Müller-Oerlinghausen23, lo scultore con
cui trascorrerà dieci anni della sua vita e col quale realizzerà diverse
opere soprattutto dietro commissioni religiose.
In fondo, dunque, Jenny sfiora a malapena l‟Accademia, ma di certo
quest‟esperienza porta in sè un nucleo di cui la Wiegmann si appropria
e che l‟accompagna in tutto il suo percorso artistico; tra i tanti
elementi ereditati appunto dall‟Accademia, una caratteristica
apparentemente superficiale e invece significativa: come ricorda Zeno
Birolli nel 1980, Jenny eredita il camice bianco delle Scuole d‟Arte,
simbolo della sacralità della scultura e della sua realizzazione e “per
tutti gli anni successivi se lo porta, più pulito che può, come un manto
che conferisce certezza e che non allontana dalle sue polveri di gesso
e di pietra”24.
23
Berthold Müller, di cui si parlerà più volte nel corso del presente lavoro, è nato tre anni prima di
Genni, nel 1892.
24
Desumiamo il testo, riportato integralmente in appendice, da “(con) Myriam, in silenzio tra
19
I suoi primi lavori, per quanto fortemente accademici, sono già
interessanti e intensi. Molte fotografie di alcuni di essi, quelli che
probabilmente Jernny riteneva fossero i meglio riusciti, vengono
raccolte dalla stessa scultrice in un interessante album all‟interno del
quale compare anche una sua affascinante immagine del 1918. Di
gusto quasi decadente, questa fotografia25 mostra sul lato sinistro la
giovane col suo camice bianco; il gomito è appoggiato a un piedistallo
su cui si trova una scultura di nudo femminile.
Tra quanto Jenny realizza in quegli anni, comunque, spicca senza
dubbio il ritratto bronzeo di nonna Voigt che compare in un‟altra
fotografia dell‟epoca: qui il volto campeggia sul lato sinistro
dell‟immagine, mentre accovacciata su uno sgabellino, all‟estremità
destra, si trova una giovane artista erroneamente confusa da alcuni con
la nostra scultrice26. Il volto dell‟anziana donna è trattato con un
realismo e una perspicacia notevoli ed emerge da uno studio attento
del volto della signora Voigt, di cui ancor oggi ci restano diverse
Mosè e Aronne” di Zeno Birolli, contenuto nel fascicolo “Genni. Sculture, disegni, documenti”
realizzato dalla Fondazione Corrente in occasione della mostra dedicata alla Wiegmann tra
l‟Ottobre e il Novembre del 1980.
25
Anche questa fotografia è presente tra le carte di Jenny. Inoltre essa è pubblicata nel catalogo
L’altra metà dell’avanguardia, opera citata, p. 44.
26
Questo accade per esempio in Jenny Wiegmann-Mucchi : 1895-1969, con testi di von Ursel
Berger, Gabriele Mucchi, Lothar Lang. - Berlin : Galerie Bodo Niemann, 1992. Si tratta del
catalogo della mostra tenuta a Berlino nel 1992.
20