8
conseguenze dell attenzione prestata ad essi. L istituzione dei mass media, in particolare, viene
definita a grandi linee dallo studioso Denis McQuail7, come:
[ ] l insieme delle attivit e delle organizzazioni mediali, aventi regole formali o informali di
funzionamento, all interno di quadri giuridici e politici imposti dalla societ . 8
Nelle moderne societ , infatti, i media di massa hanno raggiunto una notevole importanza, destinata
a crescere in futuro. Il motivo sembra essere legato al fatto che, per lo stesso autore, i mezzi di
comunicazione rappresentano contemporaneamente:
- una fonte di potere, nonchØ uno strumento di influenza, controllo e innovazione nella
societ ; il mezzo primario di trasmissione e la fonte di informazioni, eventi e condizioni
indispensabili al funzionamento delle istituzioni sociali;
- una sede istituzionale, dove si svolgono molto fatti della vita pubblica nazionale ed
internazionale;
- una fonte di definizioni e immagini della realt sociale, nonchØ il luogo dove si costruiscono,
conservano e manifestano i cambiamenti culturali e i valori della societ ;
- una fonte di ricerca dei modelli di comportamento e di identificazione con altri sistemi di
valori, appartenenti ai mezzi di comunicazione stessi;
- una chiave decisiva per raggiungere fama, celebrit e, in generale, visibilit pubblica;
- un mezzo di evasione e distrazione, nonchØ uno strumento di acquisizione di argomenti per
la conversazione e l interazione sociale;
- una fonte di un sistema di significati per la sfera pubblica, che fornisce criteri di definizione
di ci che Ł normale e di ci che pu essere classificato come deviante.
Il sistema dei media costituisce dunque una grande industria in continua espansione, che crea
occupazione e un ampia gamma di benefici economici. Se questo Ł vero, non Ł difficile capire
perchØ essi abbiano suscitato tanto interesse fin dalla loro nascita e perchØ siano stati oggetto di viva
attenzione, regolamentazione e continue teorizzazioni. Nel bene o nel male, le moderne societ
dipendono sempre piø dai media a livello nazionale ed internazionale; tutte le questioni sociali
fondamentali ruotano, infatti, attorno alla comunicazione e piø precisamente attorno ai messaggi
7
Denis McQuail Ł un sociologo e studioso della comunicazione britannico. Professore presso l’Universit di
Amsterdam per circa vent’anni, si Ł occupato di mass media e comunicazione. La sua opera Ł incentrata sulla
spiegazione delle teorie della comunicazione e della loro applicazione, informando il pubblico dei benefici e dei pericoli
della comunicazione di massa.
8
McQuail, Denis, Sociologia dei media, Il Mulino, Bologna, 2001.
9
veicolati dai mezzi di comunicazione di massa sotto forma di informazioni, opinioni, notizie e
intrattenimento. Per questo motivo i media rappresentano senza dubbio, secondo gli studiosi, uno
dei settori piø controversi e affascinanti della ricerca sociologica. Nel corso dei tempi si Ł cercato
dunque di individuare le possibili linee di riflessione e di indagine piø adeguate, in grado di
analizzare la multiforme realt tecnologica e culturale del nuovo apparato mediale.
1. 2. New Media: cosa c Ł di nuovo
A partire dagli ultimi decenni del Novecento, ai mass media tradizionali (stampa, radio, televisione)
si sono aggiunti nuovi strumenti di comunicazione, con caratteristiche tali da introdurre nel
linguaggio specifico la locuzione di nuovi media (o new media)9. In realt , molti studiosi
sostengono come gran parte degli elementi di novit comunemente attribuiti ad essi dai ricercatori
dell epoca esistano gi da tempo. Si pensi, ad esempio, alla facilit di contatto con persone in tutto
il mondo, innovazione spesso attribuita ad Internet ed alla posta elettronica, resa invece gi
possibile nella pratica, se pur con tempi e modalit differenti, dal telefono e dalla posta tradizionale.
Di conseguenza, secondo le suddette teorie, parte dei dibattiti comuni sulla rivoluzione dei media e
sui cambiamenti che questi comportarono nella vita quotidiana ricalcano in realt discorsi ormai
datati e diffusi gi alla fine dell Ottocento, a proposito di ci che a quel tempo veniva considerato
come novit . A loro avviso, inoltre, la stessa dizione di nuovi media porta in sØ una forte
problematica, iscritta nell aggettivo nuovi e nello scarto che esso segnala rispetto all universo dei
media tout court10:
Il nuovo Ł nuovo. Le tecnologie emerse negli anni recenti, principalmente ma non esclusivamente le
tecnologie digitali, sono nuove. Fanno cose nuove. Offrono nuove possibilit . Sono nuovi fattori di
grande importanza per noi in quanto essere umani.11
Si apre in questo modo, con un vero e proprio inno alle novit introdotte dai nuovi media, il saggio
di Roger Silverstone12, che introduce il primo numero della rivista New Media and Society13. Nel
9
New Media come mezzi di comunicazione sviluppatisi posteriormente alla nascita dell’informatica e in correlazione ad
essa.
10
Secondo questa suddivisione, a differenza dei mezzi di comunicazione definiti nuovi, i media tout court
rappresentano i media tradizionali (stampa, radio e televisione).
11
Silverstone, R., Wath s New About New Media , in New Media and Society, Vol 1, SAGE Publications, London, 1999.
12
Professore e sociologo, Roger Silverstone insegna Media and Communications nella London School of Economics
and Political Science.
13
Silverstone, R., op. cit.
10
volgere di qualche riga, tuttavia, lo stesso autore sottolinea come quelle stesse rivoluzioni appaiano
in verit piø un effetto retorico che non una realt vera e propria e come molte delle innovazioni
attribuite ai nuovi media non siano, di fatto, per nulla tali:
[ ] le ipotetiche caratteristiche distintive dei nuovi media [ ] non sono, forse con la sola eccezione
della dimensione propriamente tecnica, per nulla nuove. La comunicazione faccia a faccia Ł simultanea e
interattiva e non richiede un mouse. La globalizzazione Ł anticipata sia dal cinema sia dalla televisione.14
Nel panorama appena delineato, fra continuit e innovazioni, si colloca allora il campo dei nuovi
media, il quale non si compone di oggetti singoli, bens di relazioni; un campo difficilmente
schematizzabile, che elegge dinamismo e molteplicit come sue caratteristiche peculiari.
Verso una definizione: la problematicit terminologica
Che cosa sono dunque i nuovi media? Da tempo gli studiosi si preoccupano di descrivere e
delimitare oggetti e approcci d indagine riconducibili a tale universo, operazione resa intricata da
fattori tra loro differenti e complessi. Secondo una prassi comune, un fenomeno viene accreditato
come nuovo in riferimento a ci che esso non rappresenta piø o a ci da cui prende le distanze. La
questione pose fin da subito ai ricercatori una duplice complessit : da una parte, definire ci da cui
questo si differenziava (i media in generale e/o i media tradizionali); dall altra, una complessa serie
di problemi posta dalle connotazioni dell aggettivo stesso, il quale implicava in sØ la necessit di
una definizione dei media tout court rispetto ai quali veniva proclamata una diversit e una novit .
La stessa locuzione nuovi media non rappresentava inoltre una vera e propria originalit : gi a
partire dagli anni Settanta del secolo scorso, essa veniva infatti utilizzata nel campo delle scienze
sociali ed economiche, nonchØ negli studi sulle tecnologie della comunicazione e dell informazione.
Una volta postulata la natura digitale e la convergenza tra computer e tecnologie di rete15
(assegnando dunque lo status di nuovo medium a tutto ci che soddisfa tali caratteristiche), i
ricercatori hanno sostenuto tre approcci principali nel tentativo di interpretare il nuovo universo
mediale.
Innanzitutto, molta letteratura sceglie di non definire a priori il proprio oggetto, ma di costruirlo
attraverso la stesura di vere e proprie liste di appartenenza: il campo dei nuovi mezzi di
comunicazione risulta cos essere una semplice sommatoria dei singoli componenti. ¨ questo
14
Silverstone, R., op. cit.
15
Per un maggiore approfondimento dei caratteri dei nuovi media si vedano i paragrafi successivi.
11
l approccio seguito dagli autori che ipotizzano un alfabetizzazione dei media e che indagano il
campo attraverso la semplice descrizione degli oggetti che lo compongono come ad esempio
avviene nei manuali di Feldman16, Mastroianni17 e Wise18. Questi scritti propongono
sostanzialmente un elenco di voci19, prevalentemente tecniche, delle quali si fornisce una
descrizione di tipo funzionale. Il limite principale di una simile operazione Ł, secondo tesi
discordanti, ben evidente: essa riduce il proprio universo di studio ad un semplice insieme di
elementi, basato sulla sola dimensione tecnica, alla quale viene attribuito un ruolo di azione e
determinazione troppo forte rispetto ad altri effetti altrettanto importanti (effetti sociali e di
consumo).
Una seconda opzione percorre invece il tentativo di disciplinare il campo dei nuovi media
individuando alcuni criteri di aggregazione. Cos facendo, secondo i principali sostenitori Bettetini
e Colombo20, l universo dei nuovi media pu essere segmentato in tre grandi ambiti: media destinati
alla rappresentazione (computer grafica, immagini digitali e realt virtuale), alla comunicazione
(reti telematiche) e alla conoscenza (banche dati e supporti ottici21). ¨ chiara per , a loro avviso, la
problematicit che questo stesso approccio offre nel caso di oggetti complessi come i mezzi di
comunicazione, per i quali risulta infatti difficile trovare dei principi di catalogazione univoci e
totalmente efficaci.
Infine, l universo dei nuovi media Ł stato definito, secondo teorie differenti, attraverso l utilizzo di
etichette che ne individuano i tratti fondamentali, senza tuttavia tracciarne i confini, i contenuti e le
funzionalit (interessanti in questo ambito le teorie di Pedemonte 22 e Mayer23). Sono state in questo
modo postulate una lunga serie di denominazioni24, ciascuna delle quali, adottando i processi di
digitalizzazione come minimo comune denominatore, focalizza alcuni tratti distintivi
nell individuare il proprio ambito di riferimento. Anche in questo caso, per , emergono delle
rilevanti difficolt : esse faticano infatti a definire le interrelazioni da un lato e gli elementi di
distinzione dall altro.
16
Feldman, T., An Introduction to Digital Media, Routledge, London, 1997.
17
Mastroianni, M., Prigiobbo, A., Velutino, D., New Media, Ellissi, Arzano, 2000.
18
Wise, R., Multimedia: A Critical Introduction, Routledge, London, 2002.
19
Ad esempio: digitale vs analogico per differenziare i nuovi media da quelli tradizionale, oppure online vs offline per
definire una linea di demarcazione interna ai nuovi media digitali.
20
Per un maggiore approfondimento del tema si veda Bettetini, G., Colombo, F., (a cura di), Le nuove tecnologie della
comunicazione, Bompiani, Milano, 1993.
21
Definiti anche memorie di massa removibili, sono cos definiti i supporti di memoria del computer, in quanto il
funzionamento avviene tramite il loro stesso inserimento in dispositivi periferici esterni.
22
Per un maggiore approfondimento del tema si veda Pedemonte, E., Personal Media, Bollati Boringhieri, Torino,
1998.
23
Per un maggiore approfondimento del tema si veda Mayer, P., Computer Media Communication: A Reader, Oxford
University Press, Oxford, 1999.
24
Da digital media, cyber media, multimedia, interactive media, personal media, global media, fino a computer media,
la quale riduce l universo dei nuovi media al computer quale protagonista assoluto dei processi di innovazione.
12
Le definizioni nel campo dei media appaiono dunque molteplici e diversificate. Nonostante ci , a
discapito delle numerose discordanze e in base ai risultati ottenuti, i ricercatori si trovano di fronte
ad un paradigma di reciprocit : a loro avviso, infatti, i punti di vista adottati per i media tout court
hanno condizionato e condizionano nuovamente la descrizione e la definizione dei new media. Non
si assiste alla netta separazione dei due universi, nØ tantomeno alla scomparsa del vecchio con
l avanzare del nuovo; nonostante l avvento di diverse modalit di produzione, distribuzione e
fruizione dei prodotti simbolici, nuovi e vecchi media risultano dunque essere profondamente
interconnessi: ci si imbatte in nuove forme di vecchi media (si pensi alle nuove forme di televisione:
via satellite, via cavo, digitale terrestre e cos via), in nuovi supporti fisici (CD-Rom, Dvd, chiavi
USB25, etc.) e in nuovi strumenti integrati (primi tra tutti, il personal computer e le reti telematiche),
che permettono al tempo stesso lo sviluppo di paradigmi sociali innovativi (i social network26). Il
cuore del dibattito si trova allora nel riconoscimento da parte delle scienze sociali della complessit
dei media e dell ibridazione tra vecchi e nuovi sistemi.
1. 3. Dal digitale al cyberspazio: caratteristiche dei nuovi media
Secondo studi attuali, una volta chiarite le implicazioni inscritte nella ricerca, Ł tuttavia possibile
continuare ad utilizzare la locuzione new media per indicare tutti quei mezzi di comunicazione che
nascono dalla convergenza tra digitale e telecomunicazioni, tentando al tempo stesso di chiarire
quelli che sono i tratti piø specifici che inducono a parlare di novit , se non addirittura di vera e
propria rivoluzione.
25
L’Universal Serial Bus (USB) Ł uno standard di comunicazione seriale che consente di collegare diverse periferiche
ad un computer. ¨ stato progettato per consentire a piø periferiche di essere connesse usando una sola interfaccia
standardizzata ed un solo tipo di connettore per migliorare la funzionalit , consentendo di collegare/scollegare i
dispositivi senza dover riavviare il computer. Un esempio di periferica Ł rappresentato dalla chiave USB, la quale
rappresenta una memoria di massa portatile dalle dimensioni contenute che pu essere collegata al computer mediante
una porta USB.
26
L espressione si riferisce alle connessioni sociali che si instaurano attraverso i nuovi sistemi di comunicazione Web.
Per un maggiore approfondimento del tema si vedano i capitoli successivi.
13
Il formato digitale
Come ben sintetizza la ricercatrice Francesca Pasquali27, i nuovi media elaborano innanzitutto dati
in formato digitale. L espressione deriva dal latino digitus, ovvero dito, che per estensione viene
ricondotto a cifra: si pu allora considerare l aggettivo digitale come sinonimo di numerico.
Digitalizzare un informazione significa infatti rappresentarla attraverso una sequenza di cifre. La
proposta di pensare l informazione in termini matematici non rappresenta in realt una vera e
propria novit : essa venne infatti postulata gi alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso dagli
studiosi Shannon e Weaver, attraverso il modello matematico-informazionale28, secondo il quale
l informazione non rappresenta una grandezza qualitativa (non riguarda cioŁ le dimensioni
semantiche della comunicazione), bens quantitativa e corrisponde alla misura di probabilit che ha
un evento di occorrere all interno di un sistema equiprobabile. La differenza introdotta dagli
studiosi riguard gi all epoca il concetto di scelta, proposta come misura della quantit
d informazione, ovvero il suggerimento di ridurre ogni possibilit ad una successione di scelte
binarie. Anche il computer lavora su base binaria e ogni tipo di informazione che elabora viene
codificata attraverso due cifre, 0 e 1, ciascuna delle quali costituisce l unit minima di
informazione: il bit29. Secondo la definizione dell informatico statunitense Nicholas Negroponte,
[ ] il bit non ha colore, dimensioni o peso, e pu viaggiare alla velocit della luce. ¨ il piø piccolo
elemento atomico del DNA dell informazione. ¨ un modo d essere: s o no, vero o falso [ ]. Per
praticit noi diciamo che un bit Ł 1 e 0 [ ]. 30
La codifica digitale rappresenta dunque una propriet dei nuovi media e l informazione digitale
possiede alcune caratteristiche che la distinguono da quella analogica: manipolabilit e omogeneit .
Secondo gli studiosi, la prima fa riferimento al fatto che l informazione pu essere modificata in
modo rapido, economico e pulito, senza dispersioni o errori; la seconda si riferisce invece al fatto
che, una volta digitalizzata, l informazione diventa perfettamente omogenea, qualunque sia il dato
27
Francesca Pasquali insegna Teorie e tecniche dei nuovi media presso la facolt di Lettere e Filosofia dell Universit
degli Studi di Bergamo e svolge attivit di ricerca presso l Osservatorio sulla comunicazione dell Universit Cattolica
del Sacro Cuore di Milano. Per un maggiore approfondimento: Pasquali, F., Nuovi Media. Tecnologie e discorsi sociali,
Carocci Editore, Roma, 2003.
28
Per un maggiore approfondimento della teoria si veda Shannon, C., Weaver, W., The Mathematical Theory of
Communications, University of Illinois Press, Urbana, 1949 [trad. it. La teoria matematica delle comunicazioni, Etas,
Milano, 1983].
29
In informatica, il bit (binary digit) indica l unit di base del codice binario ed equivale a 1 o a 0, che corrisponde al
passaggio o meno della corrente all interno di un circuito elettrico. Il bit Ł l unit di misura fondamentale della capacit
di memoria del computer e corrisponde alla minima quantit di informazione, la quale pu assumere solo due valori
diversi: vero o falso, cui vengono associate le cifre binarie 0 o 1.
30
Negroponte, N., Being Digital, Knopf, New York, 1995 [trad. it. Essere digitali, Sperling & Kupfer, Milano, 1995].
14
di partenza. Non esiste dunque nessuna differenza qualitativa tra i bit che rappresentano un colore,
un suono o, al contrario, una lettera dell alfabeto. L informazione, una volta digitalizzata, pu
essere infatti elaborata in modi diversi e con estrema facilit .
Multimedialit
Una seconda caratteristica altrettanto importante che contraddistingue i nuovi media Ł la
multimedialit . Il termine multimedia (dal latino medium, ovvero mezzo, qui inteso come mezzo di
comunicazione) inizia a circolare con insistenza negli anni Ottanta del secolo scorso e negli anni
Novanta conosce una vera e propria esplosione, ad indicare in primo luogo i nuovi personal
computer, i quali erano in grado di gestire allo stesso tempo immagini e suoni, oltre che semplici
testi. Secondo definizioni correnti, la multimedialit rappresenta la compresenza e interazione di piø
mezzi di comunicazione in uno stesso supporto o contesto informativo: si parla di contenuti
multimediali, specie in ambito informatico, quando per comunicare un’informazione ci si avvale di
molti media, ovvero mezzi di comunicazione differenti: immagini in movimento (video), immagini
statiche (fotografie), musica e testo.
Per multimediale intendiamo un medium che su un unico supporto utilizzi diversi linguaggi e che sia
interattivo ossia offra la possibilit all’utente di scegliere il percorso conoscitivo attraverso forme di
interazione non solo scritta, ma anche tattile o gestuale o addirittura parlata. Genericamente nel
linguaggio corrente con questo termine si intendono ormai sia gli strumenti che consentono la fruizione e
la produzione di messaggi con varie forme di rappresentazione delle informazioni (testi, suoni, immagini)
e dotati di struttura non sequenziale (ipertesti), sia gli strumenti di connessione con le reti (Internet) che
consentono la pubblicazione e la ricerca di informazioni su vasta scala oltre che varie forme di
comunicazione interpersonale a distanza.31
Secondo la definizione di Stefano Penge32, la multimedialit indica la presenza e l interazione di
diversi linguaggi all interno di un oggetto o di una tecnologia di comunicazione: la novit risiede
dunque a suo avviso nella capacit del computer di eseguire degli ipertesti in maniera digitale e
quindi interagire, creando un vero percorso originale e personale con il fruitore. L esecuzione non
avviene in maniera diretta, ma mediata da una serie di codici tramite una sorta di democrazia
31
www.edscuola.it.
32
Stefano Penge Ł docente presso la Facolt di Scienze della Comunicazione dell Universit degli studi di Roma La
Sapienza. Si occupa di tecnologie per la didattica ed in particolare di e-learning. ¨ inoltre progettista di software
didattico e di ambienti per la formazione online.
15
mediatica, interpretando qualsiasi materiale come codice binario, consentendo cos di relazionare le
informazioni tra di loro ed ampliare i contenuti gi esistenti.
Attraverso l assetto multimediale, l articolazione di un contenuto avviene dunque attraverso diversi
canali sensoriali. Piø in generale, il termine individua, secondo Francesca Pasquali, un processo di
integrazione fra diversi media: la caratteristica della multimedialit esprime infatti la possibilit di
una perfetta integrazione, tale da far perdere in un unico ambiente le caratteristiche individuali dei
singoli mezzi.33 La nozione, di cui si fa largo uso nelle diverse applicazioni cui concorre, risulta
per variegata ed il problema di una spiegazione concettuale sussiste ancora oggi, secondo gli
studiosi, in ambito internazionale.34
Interattivit
Nella circolazione comune, il termine interactivity o interattivit segnala la possibilit fornita dai
nuovi media di interagire in modo diretto e veloce con i testi digitali, costruendo in questo modo
una vera e propria fruizione dialogica. Secondo gli studiosi, un simile carattere non era offerto dagli
old media, i quali erano adatti solo ad una comunicazione di tipo unidirezionale (stampa, radio e
televisione) o ad una comunicazione bidirezionale di bassa qualit in termini di capacit tecniche e
comunicative (ad esempio, telegrafo e telefono). I new media, al contrario, hanno dato origine ad
una svolta fondamentale verso forme tecnicamente avanzate di comunicazione bidirezionale e
multidirezionale, grazie all integrazione di suono, testo, numeri e immagini. Secondo gli autori
dunque, un alternativa al termine nuovi media potrebbe essere la locuzione media interattivi, anche
se tale dicitura possiede a loro avviso un senso superficiale o persino scorretto: il termine appare
infatti piuttosto sfuggente e ambiguo, soprattutto se associato troppo rigidamente al concetto
sociologico di interazione definito da Gallino35:
33
Nonostante il termine sia di uso recente, secondo i ricercatori il concetto si perde anch esso nel corso del tempo:
multimediale sono stati e sono il cinema e la televisione (immagini e suoni contemporaneamente). Il multimediale oggi
si caratterizza tuttavia, secondo studi recenti, per un integrazione ancora piø forte tra i diversi codici, la quale conduce
ad una mobilit espressiva del tutto libera, che si sottrae ai limiti tecnici dei media tradizionali.
34
Il termine multimedia ha svariate implicazioni; in primis, sotto il profilo didattico, settore nel quale si scontrano e si
incontrano molteplici teorie definitorie e applicative. Secondo gli studiosi inoltre, non solo tale concetto Ł stato bandiera
di una rivoluzione multimediale interattiva, ma esso ha anche avuto la funzione di contenitore che ognuno ha potuto
riempire attraverso la proiezione delle proprie idee.
35
Luciano Gallino Ł sociologo, scrittore e docente di sociologia. Uno tra i sociologi italiani piø autorevoli, ha
contribuito all’istituzionalizzazione della disciplina nel secondo dopoguerra, lavorando dentro e fuori l’accademia su
tematiche che riguardano la sociologia dei processi economici e del lavoro, di tecnologia, di formazione e, piø in
generale, di teoria sociale.
16
[ ] una relazione tra due o piø soggetti individuali o collettivi nel corso della quale ciascun soggetto
modifica reiteratamente il suo comportamento in vista del comportamento o dell azione dell altro. 36
La nozione di interattivit appare dunque come multi discorsiva: essa risulta infatti diffusa in ambiti
disciplinari molto differenti e, al variare dei contesti, cambia di significato e connotazioni.
Nell ambito degli studi sociologici, ad esempio, il concetto di interazione viene utilizzato per
descrivere diversi processi di negoziazione e relazione fra attori sociali all interno di contesti
condivisi; applicata ai new media, invece, l interattivit viene definita da Henry Jenkins 37 come:
[ ] la capacit delle nuove tecnologie mediatiche (o dei testi da esse prodotti) di rispondere al feedback
del consumatore. 38
Secondo l autore, l interattivit pu essere considerata come la misura della capacit di un medium
di lasciare che l utente eserciti una propria influenza sul contenuto o sulla forma della
comunicazione mediata. Accanto a queste definizioni generiche, si presentano per tentativi di
maggiore puntualizzazione: da una parte, si Ł cercato di specificare la tipologia di interazione da cui
far derivare il concetto stesso di interattivit ; dall altra, si Ł riconosciuta la natura multidimensionale
dell interattivit stessa. La prima strategia viene ad esempio adottata nella definizione offerta da
Bettetini, secondo il quale l interattivit non Ł altro che:
[ ] l imitazione dell interazione da parte di un sistema meccanico o elettronico che contempli come suo
scopo principale o collaterale anche la funzione di comunicazione con un utente (o fra piø utenti) [ ]. 39
L autore classifica in questo modo i media interattivi come strumenti che simulano relazioni
comunicative. Bettetini parte infatti da una tipologia di interazione, chiamata interazione
comunicativa, la quale viene definita come una forma particolare di comunicazione e di azione
sociale dei soggetti all interno dei propri rapporti con altri e, dunque, come una delle tante forme di
interazione, che viene ampliata sino ad inglobare al suo interno i rapporti che i soggetti stessi
costruiscono con un testo o con la macchina. La seconda strategia viene invece perseguita nel
tentativo di riflettere circa la natura multidimensionale della nozione di interattivit . Tra i modelli
36
Gallino, L., L incerta alleanza. Modelli di relazioni tra scienze umane e scienze sociali , Einaudi, Torino, 1992.
37
Henry Jenkins Ł docente presso il Massachusetts Institute of Technology, nonchØ direttore del Comparative Media
Studies Program, autore e curatore di molti libri su vari aspetti dei media e della cultura popolare.
38
Jenkins, H., Convergence culture, New York University, 2006 [trad. it. Cultura convergente, Apogeo, Milano, 2007].
39
Bettetini, G., Colombo, F., (a cura di), op. cit.
17
offerti, uno dei piø efficaci Ł quello proposto da Jens Jensen40, il quale distingue tra interazione in
senso sociologico, quale azione di due o piø individui osservata come interdipendente, e
interattivit , ad indicare invece la relazione con i media e la comunicazione mediata. Jensen
propone allora una nuova definizione del concetto:
[ ] la misura della potenziale facolt dei media di lasciare che l utente eserciti un influenza sul
contenuto o sulla forma della comunicazione mediata.41
La definizione ha il pregio di ricordare la natura di continuum dell interattivit e di evidenziare
come le pratiche e le tecnologie che vengono abitualmente descritte attraverso tale caratteristica
appaiano in realt estremamente diversificate. ¨ difficile dunque pensare che i new media siano
interattivi allo stesso modo; per questo gli studiosi propongono differenti livelli, che indicano di
volta in volta le qualit dell interazione, lungo i quali distribuire i diversi mezzi di comunicazione. 42
Ipertestualit
Ulteriore qualifica dei nuovi media Ł l ipertestualit . Per ipertesto si intende un collegamento libero
di tipo associativo, interattivo e partecipativo di un insieme di informazioni collegate tra loro in
forma non lineare attraverso rimandi logici, tali da poter essere fruite attraverso molteplici percorsi.
Con il termine si vuole dunque descrivere la possibilit di accedere ad un documento all interno del
quale vengono inseriti dei collegamenti o rimandi ad altre parti del testo, che possono essere sia di
tipo visivo, che di tipo sonoro. L’ipertestualit , insieme alla multimedialit e all interattivit ,
costituisce uno degli elementi fondamentali di quella che viene definita dagli studiosi come
Computer Mediated Communication, ovvero la forma della comunicazione mediata dal computer43.
40
Per un maggiore approfondimento del tema si veda: Jensen, J., F., Interactivity : Tracking a New Concept in Media
and Communication Studies, in Mayer, P., op. cit. pp. 160-87.
41
Jensen, J., F., op. cit.
42
Secondo i ricercatori, ad un primo livello, l utente si limita ad esercitare la possibilit di selezionare quali
informazioni ricevere. Il medium Ł ancora di carattere monodirezionale, in quanto non prevede un canale per l invio di
risposte da parte dell utente; ad un secondo livello invece, il medium prevede effettivamente un canale di ritorno delle
informazioni veicolate. Questo livello rappresenta il grado di sincronicit , che definisce la dimensione del tempo: una
sequenza ininterrotta di azione e reazione che migliora le qualit dell interazione stessa; ad un livello ancora piø elevato
infine, l utente stesso produce le informazioni, le quali vengono fatte circolare dal sistema attraverso una propria
elaborazione personale dei contenuti, reciprocamente orientata tra i partecipanti. Il grado di controllo esercitato da
coloro che interagiscono Ł determinato, in questo caso, dalla possibilit del mittente e del ricevente di scambiarsi di
ruolo e dalle modalit dell interazione stessa.
43
La Comunicazione Mediata dal Computer o CMC (Computer Mediated Communication) Ł una branca di studi che si
occupa di come le tecnologie a base informatica, in particolare i computer, abilitano particolari forme di comunicazione
a distanza fra gli esseri umani. Se ne parla quando, nel caso di un computer, Ł possibile avviare e sostenere uno scambio
comunicativo a distanza, in modalit grafica o testuale, sincrona o asincrona, attraverso una rete telematica. I
18
Ted Nelson44 defin per primo il concetto descrivendolo come un testo che non pu essere stampato
su di una pagina, in quanto ricorre alla flessibilit delle tecnologie informatiche. Secondo tale
definizione infatti, il tradizionale testo cartaceo propone al lettore le proprie informazioni in
maniera lineare, costringendolo ad una lettura sistematica di tutti paragrafi; un ipertesto, al
contrario, si presenta profondamente diverso sia nella fruibilit delle sue informazioni, sia nelle
modalit di presentazione al lettore. Nel caso dei personal computer, l ipertesto che viene
visualizzato all interno di un browser45 viene infatti arricchito di immagini e icone ed al suo interno
vengono inseriti dei link46, ovvero dei rimandi (testuali o iconici appunto) verso altri spazi.47
Il World Wide Web rappresenta oggi il miglior esempio riuscito di ipertesto su scala mondiale, tanto
che l organizzazione non sequenziale delle informazioni Ł ormai divenuta prassi quotidiana per
milioni di fruitori. Come quello di interattivit , anche il concetto di ipertestualit nasce per definire
particolari quadri di funzionamento ed uso delle tecnologie informatiche, aprendosi per al
contempo ad altri campi di riferimento che agiscono sulla sua strutturazione. Per questo, secondo gli
studiosi, la nozione trascende l ambito strettamente tecnico: ipertesto allora come forma di scrittura
non sequenziale, dove i collegamenti vengono controllati dagli utenti/lettori, all interno di
un architettura associativa e attraverso un azione manipolativa del soggetto cui compete
l attuazione del testo, secondo un ordine molteplice.
Cyberspazio
Restringendo infine l analisi dei nuovi media alle sole reti telematiche, un elemento di forte novit Ł
rappresentato dal cyberspazio48, ovvero il luogo e non luogo della rete. Quello del cyberspazio Ł un
prerequisiti di tale comunicazione implicano pertanto l’utilizzo di un computer da parte dell’emittente e del ricevente, di
una connessione per l’accesso alla rete telematica (una linea telefonica o dedicata, via cavo o wireless) e di software di
comunicazione specializzati. Per un ulteriore approfondimento, si prenda in esame il capitolo successivo.
44
Nelson, T., Computer Lib/Dream machine, Theodor Holm Nelson, 1974 (rist. Microsoft, Seattle, 1987).
45
Un browser web (in italiano navigatore) Ł un programma che consente agli utenti di visualizzare ed interagire con
testi, immagini e altre informazioni, tipicamente contenute in una pagina Web di un sito (o all’interno di una rete
locale). Il browser Ł in grado di interpretare il codice HTML (e piø recentemente XHTML) e visualizzarlo in forma di
ipertesto. L’HTML Ł il codice col quale la maggioranza delle pagine Web nel mondo sono composte: il Web browser
consente perci la navigazione nel Web.
46
Il termine inglese link viene spesso utilizzato in italiano al posto della sua traduzione letterale collegamento, con
significati differenti e dipendenti dal tipo di contesto. In informatica, il termine viene comunemente utilizzato ad
indicare un collegamento ipertestuale, ovvero un rimando all interno di un ipertesto.
47
L utente in fase di lettura viene in questo modo collegato ad un punto diverso del testo, ad un immagine, o persino ad
una pagina del tutto nuova, attraverso un semplice gesto.
48
L’inventore del termine Ł lo scrittore William Gibson che nel suo romanzo Neuromante del 1984 descrisse uno spazio
digitale e navigabile, un mondo elettronico visuale e colorato nel quale individui e societ interagiscono attraverso le
informazioni. Il cyberspazio di Gibson Ø un universo di reti digitali di computer, un mondo nel quale multinazionali,
corporazioni e pirati informatici si scontrano per la conquista dei dati e delle informazioni; un nuovo fronte dunque
culturale ed economico. Il termine inizi a divenire sinonimo di Internet, e piø tardi di World Wide Web, durante gli
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concetto sempre piø presente nella vita odierna per chiunque faccia uso delle nuove tecnologie
dell’informazione e della comunicazione, ovvero le cosiddette ICT (Information Comunication
Technologies) e quindi principalmente di Internet. Secondo gli studiosi, infatti, il termine
rappresenta il dominio caratterizzato dall’uso dell’elettronica e dello spettro elettromagnetico per
immagazzinare, modificare e scambiare informazioni attraverso le reti informatiche e le relative
infrastrutture fisiche. Esso viene considerato come una dimensione immateriale che mette in
comunicazione i computer di tutto il mondo in un’unica rete, che permette agli utenti di interagire
tra loro. Il termine trae origine dalla fantascienza cyberpunk, nella quale il cyberspazio comprende
vari tipi di realt virtuale condivise da utenti profondamente immersi in tali dimensioni o da entit
che sussistono all’interno di sistemi informatici. Con l uso del termine, i ricercatori vogliono
oggigiorno evidenziare l evoluzione delle reti in senso sociale e comunicativo: le reti diventano
dunque strumenti di comunicazione tra persone.
Il concetto di cyberspazio Ø stato ripreso, riutilizzato e modificato nel corso dei decenni ma il
contesto nel quale trova la sua principale collocazione Ł quello del mondo della comunicazione e
dell informazione via computer e delle realt virtuali. A fronte dai cambiamenti portati dai nuovi
media, si Ł portati dunque a pensare che cosa ne sar dei media tradizionali. Secondo i ricercatori,
nulla di rivoluzionario: studi recenti hanno infatti osservato come i nuovi media non si sostituiscono
ai media precedenti, bens li affiancano, innescando importanti processi di trasformazione. Si assiste
in questo modo al procedimento che McLuhan definiva di ri-mediazione49, secondo il quale il
contenuto di ogni medium Ł un altro medium. Partendo da questa tesi, diversi autori interpretano
allora i nuovi media come gli attori di quel processo ricorsivo e reciproco di incorporazione definito
convergenza.
1. 4. La cultura convergente
Secondo gli studiosi, un processo chiamato convergenza sta confondendo ormai da tempo i confini
tra media e comunicazioni di massa. Un singolo strumento fisico pu infatti offrire oggi servizi che
anni Novanta, specialmente nei circoli accademici e nelle comunit di attivisti. Esso viene spesso utilizzato per riferirsi
ad oggetti ed identit che esistono all’interno della comunicazione di network.
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La rimediazione o remediation Ł la rappresentazione di un medium in un altro medium, ovvero l’utilizzo di alcune
caratteristiche tipiche di un medium all’interno di un altro. In generale si parla di rimediazione dei media analogici da
parte di quelli digitali (ad esempio la pagina di un portale web rimedia quella di un quotidiano stampato). Il termine
nasce da una intuizione di Marshall McLuhan, secondo il quale il contenuto di un medium Ł sempre un altro medium.
McLuhan pensava dunque la rimediazione come un modalit di prestito tra media, basata sulla incorporazione o
rappresentazione di un medium in un altro.