Gli strumenti finanziari secondo i principi contabili internazionali:
problematiche di contabilizzazione e di disclosure
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L’osservanza degli IAS/IFRS porta ad accogliere, per molte specie di attività e passività
finanziarie, soluzioni spesso in disaccordo con quelle della prassi nazionale, che non presenta
la medesima articolazione poiché ispirata a principi ed esigenze di contabilizzazione differenti.
Inoltre, a rendere la situazione maggiormente complessa vi è il fatto che negli ultimi anni i
mercati finanziari hanno visto crescere significativamente il volume dei contratti stipulati,
nonché il grado di complessità dei contratti stessi, accanto ai tradizionali strumenti finanziari
derivati (future, option, forward, e swap).
La crescente globalizzazione di tali mercati ha quindi reso più complicata la gestione efficace
ed efficiente dei rischi connessi da parte degli operatori. Di fronte a tale evoluzione la
professione contabile ha cercato, perciò, di definire le nuove regole in modo tale da consentire
agli utenti di valutare la rilevanza degli strumenti finanziari con riferimento alla situazione
patrimoniale e finanziaria, nonché il profilo di rischio derivante dagli stessi strumenti
finanziari ai quali le imprese sono esposte.
La crisi degli ultimi due anni ha portato ad una forte volatilità delle quotazioni borsistiche che
sta avendo numerosi impatti sulla vita economica mondiale, creando un clima di sfiducia e
portando ad un sensibile decremento del valore di molti strumenti finanziari. Ne è scaturita
una profonda riflessione in tutto il mondo finanziario sulla proliferazione degli strumenti
finanziari e sulle modalità di valutazione e contabilizzazione.
Gli IAS infatti discendono da ordinamenti giuridici di common law capaci di recepire
rapidamente i cambiamenti, e quindi lontano dalla tradizione giuridica italiana in cui il
legislatore disciplina norme destinate a durare lungamente nel tempo, mentre il concetto di
fair value introdotto dagli IAS è frutto della tradizione anglosassone, che tende verso
un’informativa di bilancio capace di rappresentare con maggior fedeltà il “corretto valore”
delle poste di bilancio.
In questo ambito si inserisce la problematica riguardante l’introduzione del principio del fair
value, che ha rivoluzionato i precedenti criteri di valutazione degli elementi di bilancio
(tradizionalmente il costo storico), ed è stato uno degli elementi imputati come causa del
credit crunch.
Già al momento dell’introduzione dei principi IAS/IFRS infatti è stata messa in dubbio
l’opportunità di utilizzo del fair value per la misurazione degli strumenti finanziari. In
particolare, la Banca Centrale Europea aveva espresso alcune preoccupazioni riguardanti
appunto l’applicazione di questo criterio (che avrebbe potuto essere utilizzato in modo
Introduzione
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inappropriato) e riguardo le operazioni di copertura: ciò ha portato al rinvio della
pubblicazione dei principi sugli strumenti finanziari di un anno, tralasciando le problematiche
appena citate. Nel 2005, con il regolamento n. 1864, vengono quindi apportate delle
modifiche allo IAS 39; in particolare, l’opzione del fair value è limitata nelle situazioni in cui
l’impiego riduce in maniera considerevole le incoerenze in sede di valutazione o di
rilevazione.
Nel 2008, per far fronte alla crisi, l’UE ha omologato ulteriori modifiche allo IAS 39 e
all’IFRS 7, approvando il regolamento 1004/2008. Tali correzioni 1 consentono la
riclassificazione di determinati strumenti finanziari dalla categoria “posseduti per la
negoziazione” (per la quale è obbligatoria la valutazione al fair value) in una delle categorie
per le quali è ancora consentita la misurazione al costo.
Il lavoro intrapreso nasce dal bisogno di analizzare e di riflettere sui metodi e le regole di
contabilizzazione dei financial instruments, anche alla luce di un’ampia estensione
dell’utilizzo degli IAS/IFRS alla maggior parte delle imprese nei prossimi anni, rispetto
all’applicazione attuale. Questo elaborato in particolare esamina la contabilizzazione degli
strumenti finanziari secondo gli IAS 32 e 39, al fine di fornire una panoramica degli strumenti
primari e derivati, che hanno subito un radicale cambiamento nelle modalità di valutazione e
contabilizzazione per venire incontro alle nuove esigenze e per risolvere alcune delle
problematiche scaturite dalla crisi.
Il lavoro si sofferma sull’IFRS 7 per analizzare la disclosure che assume nei bilanci un ruolo
rilevante per permettere agli analisti esterni ed agli utilizzatori del bilancio di comprendere la
reale valutazione dei titoli, avere una visione chiara, completa e trasparente dei reali rischi che
una società si trova ad affrontare e come questi vengono amministrati.
La trasparenza del bilancio e la corretta utilizzazione di tutti i principi dettati dallo IASB
possono permettere una più dettagliata conoscenza dell’azienda e creare una base di partenza
attraverso la quale poter superare la crisi.
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Bianchi, S., 2008.
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2. Cenni storici sui principi contabili internazionali
I principi contabili internazionali sono una diretta emanazione dell’International Accounting
Standard Board (IASB).
Le attività di emanazione di norme contabili a livello internazionale hanno avuto inizio nel
19732, quando a seguito di un accordo fra nove organismi contabili di diversi paesi è stato
costituito l’International Accounting Standards Committee (IASC), che ha assunto tra i propri
compiti istituzionali la promulgazione di principi contabili applicabili in vari paesi, al fine di
migliorare la qualità dell’informazione aziendale, specialmente in termini di trasparenza e
comparabilità economico-finanziaria. I correlati obiettivi della standardizzazione e
dell’armonizzazione contabile, pertanto, sono stati subito considerati la mission primaria
dell’istituto.
I singoli principi, prima denominati International Accounting Standards (IAS), sono stati in
origine prodotti in ordine sparso, come una semplice successione di regole disarticolate e che
lasciavano agli utenti eccessiva discrezionalità nella scelta di diverse possibili alternative.
È solo in seguito che i principi internazionali hanno beneficiato di maggiore organicità (la
razionalizzazione degli standard ha innanzitutto previsto la riduzione del numero di opzioni
contabili suggerite, proponendo un benchmark ed un eventuale trattamento consentito,
allowed), nel contempo sfruttando una trasformazione radicale dell’ente (nel maggio del
20003), diventato International Accounting Standards Board (IASB). In seguito si è avuto un
rinnovamento anche per quanto riguarda la formazione degli standard.
L’attuale appellativo di International Financial Reporting Standards (IFRS), infatti,
sottintende il superamento degli approcci prettamente contabili (da cui l’abbandono del
termine Accounting) per aggiungervi svariate forme di comunicazione qualitativa e/o
descrittiva, più idonee a rappresentare la complessità di alcuni fenomeni con le vaste logiche
del Financial Reporting.
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Toselli, G.A., 2007.
3
Toselli, G.A., 2007.
Introduzione
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2.1. Il Framework
La costruzione del Framework (for the Preparation of Financial Statements, emanato dallo
IASC nel 19894), una sorta di “quadro sistematico” delineato quale cornice di riferimento cui
gli standard avrebbero dovuto individualmente rifarsi, ha costituito un passaggio
fondamentale per il modello di bilancio IASB. Questo documento ha introdotto una
chiarificazione delle finalità conoscitive che gli statements devono privilegiare e, di
conseguenza, la specificazione di coordinate generali atte a promuovere dei comportamenti
contabili che siano coerenti con quel quadro di riferimento.
2.2. Adozione in ambito comunitario e italiano
Originariamente gli IAS/IFRS si sono affermati come principi di portata volontaria, sebbene
la loro veloce diffusione nei sistemi economici li abbia presto considerati tra le fonti primarie
dell’informazione di bilancio.
Per ovviare al problema dell’armonizzazione contabile in ambito comunitario, l’Unione
Europea ha deciso di intervenire in via diretta, disciplinando le modalità di uniformazione agli
standard dello IASB e creando un collegamento con quanto in corrispondenza fissato nelle
legislazioni locali.
Le tipologie di intervento da parte dell’UE si possono sintetizzare in due stadi fondamentali5:
- L’adozione degli IAS/IFRS, cui si è giunti utilizzando l’espediente giuridico del
regolamento, senz’altro più propizio per l’efficacia totale e immediata con la quale si
sovrappone agli ordinamenti nazionali, rispetto all’utilizzo delle direttive;
- L’omologazione degli IAS/IFRS, anch’essa da ottenere con regolamento,
procedimento necessario al fine di certificarne la conformità alle norme comunitarie.
In Italia, i principi IAS/IFRS sono stati nel loro insieme introdotti, con il regolamento CE n.
1606 del 19 luglio 2002; a partire dagli esercizi aventi inizio in data 1 gennaio 2005, è stata
imposta l’adozione dei principi contabili internazionali alle aziende quotate nei mercati
regolamentati e chiamate a redigere il bilancio consolidato. Per le altre fattispecie, invece, la
disposizione è stata meno imperativa, essendo prevista la facoltà di applicazione dei principi.
Parallelamente all’adozione delle regole contabili internazionali, l’Unione Europea ha
contemplato un’analitica omologazione degli standard, allo scopo di verificarne la
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Toselli, G.A., 2007.
5
Allini, A., et al., 2008.
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compatibilità con i connotati giuridici ed economici riscontrabili nel territorio comunitario
(endorsement6). La fase comunitaria di endorsement si è perfezionata con il regolamento CE n.
1725 del 29 settembre 2003, con il quale si è inteso percepire il contenuto degli standard in
vigore.
Ciò ha permesso ai soggetti obbligati o abilitati alla redazione dei bilanci consolidati e/o di
esercizio con i principi IAS/IFRS di avere a propria disposizione un set unitario di regole, cui
aderire in piena conformità.
2.3. I documenti interpretativi
Oltre a quanto stabilito nel testo degli IAS/IFRS, un ruolo complementare e non secondario è
assolto dai relativi documenti interpretativi.
Fino a poco tempo fa, l’organo designato alla stesura delle interpretazioni era lo Standing
Interpretations Committee (SIC), oggi sostituito dall’International Financial Reporting
Interpretations Committee (IFRIC)7.
La ragione principale della costituzione di quest’organo è fondamentalmente legata
all’assenza di guide operative ufficiali, da cui deriva il rischio di divergenze nella concreta
applicazione degli IAS/IFRS.
Quindi il ricorso ad un documento esplicativo, opportunamente predisposto e omologato, può
servire alla chiarificazione tecnica di alcuni punti oscuri. Le interpretazioni, inoltre, possono
considerare problematiche contabili non espressamente ricomprese in principi emanati,
proponendo delle apposite soluzioni in piena coerenza con i concetti-base inquadrati nel
Framework. Queste talvolta anticipano i vari standard, dove non è infrequente che siano poi
annesse, in sede di rivisitazione o di nuova emanazione.
6
Allini, A., et al., 2008.
7
Toselli, G.A., 2007.
Introduzione
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3. Evoluzione della normativa sugli strumenti finanziari
Riguardo alla fase di endorsement sopra citata, come già detto l’unico ostacolo ha investito i
principi contabili dedicati al trattamento degli strumenti finanziari (IAS 32 e 39); per essi,
sono state lamentate alcune perplessità applicative, specialmente nella prospettiva dei bilanci
bancari, poi aggirate grazie a mirate modifiche apportate dallo IASB e, pertanto, con
convalida di tenore ridotto rispetto alle versioni originarie (carve-out8).
I principali problemi hanno riguardato un’integrale adesione alla fair value option per le
attività e passività finanziarie, nonché i riflessi contabili delle cd. operazioni di copertura,
soprattutto dei tassi di interesse e delle macro hedging.
Inquadrando la tematica oggetto di analisi, è utile analizzare l’evoluzione di questa normativa
negli anni; si nota a primo impatto la frammentarietà della disciplina, che è considerata ancora
un cantiere aperto, tale per cui ulteriori modifiche si aspettano tra questo e il prossimo anno.
Di seguito si analizzano brevemente i principali regolamenti riguardanti gli IAS 32 e 39 e
l’IFRS 7.
Standard Titolo
Regolamento di
omologazione
Regolamento apportante le
principali modifiche
IAS 32
Strumenti
finanziari:
esposizione nel
bilancio
2237/04
108/06,
1126/08,
53/09
IAS 39
Strumenti
finanziari:
rilevazione e
valutazione
2086/04
1751/05, 1864/05, 2106/05,
108/06, 1004/08, 1126/08,
70/09, 460/09, 824/09, 839/09
IFRS 7
Strumenti
finanziari:
informazioni
integrative
108/06
1004/08,
1126/08,
70/09,
824/09
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Allini, A., et al., 2008.
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2004
Regolamento CE n. 2086 del 19 novembre 2004.
Come già accennato precedentemente, in questa sede è pubblicato, con un anno di ritardo
rispetto agli altri IAS, il principio internazionale IAS 39 (strumenti finanziari: rilevazione e
valutazione) ad eccezione delle disposizioni sull’uso dell’opzione del fair value e di alcune
disposizioni relative alla contabilizzazione delle operazioni di copertura.
L’obiettivo dello IASB era di arrivare, entro la fine del 2005, a una situazione in cui poter
adottare integralmente il principio IAS 39 modificato.
Regolamento CE n.2237 del 29 dicembre 2004.
Il regolamento contiene lo IAS 32 (strumenti finanziari: esposizione nel bilancio e
informazioni integrative) e il documento interpretativo IFRIC 1 (collegato allo IAS 37). Le
modifiche allo IAS 32 non ne hanno modificato le premesse di fondo. Tale documento
stabilisce i principi fondamentali per classificare gli strumenti finanziari come passività o
titoli di capitale: a tal fine, l’impresa deve quindi esaminare tutti i termini e tutte le condizioni
del relativo contratto.
2005
Regolamento CE n.1751 del 25 ottobre 2005.
In questa sede vengono inserite delle modifiche allo IAS 39, che riguardano le tecniche di
valutazione degli strumenti finanziari nel caso di un mercato non attivo.
Regolamento CE n.1864 del 15 novembre 2005.
Questo regolamento introduce (in base alle osservazioni dell’exposure draft del 21 aprile
2004 da parte dello IASB, e dopo alcuni dibattiti con la BCE ed il Comitato di Basilea) la
modifica allo IAS 39 per quanto riguarda l’opzione del valore equo.