È importante il significato che diamo noi ad ogni singolo indumento, spesso
distinguiamo l’abbigliamento giornaliero, più casuale, da quello per le occasioni
speciali, da quello formale del lavoro, a quello rituale per un lutto ecc. Prima
queste distinzioni erano più forti , quando esistevano delle regole sociali che
prevedevano un abito da<<mattina>> e uno da <<pomeriggio>> e cosi via.
Oggi come oggi, parlando dell’abbigliamento moderno c’è una maggiore
libertà, informalità del vestire che sempre più da sfogo al nostro essere, alla
nostra personalità. Il problema della moda, dice R. Barthes, si lega alla
questione del corpo, poiché il vestito lo rende significante, lo fa esistere, lo
valorizza, non nasconde né mostra, ma allude. Così per esempio la gonna corta
non denuda, ma imprime in noi l’idea di un’audacia, di un voler diminuire le
distanze con l’altro (l’abbigliamento ci offre un modo di abitare il corpo e lo
spazio). La gonna che è un indumento considerato prettamente femminile ha
fatto la sua storia e continua a farla, come uno degli indumenti mutevoli del
sistema ciclico, tipico della moda, in cui in base ai mutamenti dei costumi
sociali e alle convenzioni di una determinata società, ogni indumento ritorna, ma
continuamente rivisitato. L’abito ha la funzione di marcare le differenze
morfologiche tra i due sessi e ha il potere di sedurre noi stessi ogni giorno, di
farci sentire migliori anche solo per un attimo, cambia spesso anche in base
all’umore, ci condiziona nei nostri gesti, modi di camminare ecc. Gli abiti
all’inizio dei tempi erano per lo più delle uniformi, che cambiavano in base alla
classe sociale, oggi siamo più liberi di interpretarci e creare una nostra
immagine, ma è anche vero che essa cambia in base alle situazioni, quindi il
vestito diventa anche strumento di travestimento e mascheramento, o
semplicemente di buon gusto, tutto frutto della nostra socialità, il vestito parla in
base al contesto.
<<Il desiderio abita l’esteriorità, il corpo, la moda>>.
UgoVolli- “Figure del desiderio”
-3-
Fig. 1.
-4-
FORME E FUNZIONI DELLA DECORAZIONE CORPOREA
Il nostro corpo è incompiuto, poiché a differenza degli animali non abbiamo
sviluppato caratteristiche morfologiche particolari per sopravvivere in un
determinato ambiente, ogni giorno noi ci adattiamo a qualsiasi condizione
ambientale, climatica ecc., questo è favorito dalla nostra plasticità biologica, ma
anche dal nostro senso sociale e lo sviluppo dell’intelligenza che il genere
umano ha ottenuto, ma proprio per questo noi esseri umani studiamo sempre il
modo di vivere in modo più confortevole possibile, adempiendo a ciò che il
corpo da solo non può fare. Le forme decorative compensano il senso di
inadeguatezza che abbiamo come esseri sociali, esse assumono toni ed
espressioni diverse nelle varie culture e si dividono in due categorie principali:
gli abbellimenti o modifiche corporali e gli ornamenti esterni come i vestiti o
gli oggetti ornamentali. Le prime forme di decorazione e ornamento risalgono
all’era primitiva dell’uomo. La vita dei popoli primitivi era fortemente
caratterizzata da credenze magico- rituali, poiché molti fenomeni naturali non
venivano spiegati ancora in base alla scienza, che non esisteva ancora. La
decorazione del corpo e alcuni oggetti (amuleti per esempio), avevano proprio la
funzione di proteggere, secondo tali credenze, da qualsiasi male naturale o dai
malefici di maghi e stregoni. Le pelli animali per esempio oltre a proteggere dal
freddo acquistavano un valore magico, come se la forza dell’animale morto
venisse trasmessa all’uomo che ne indossava le pelli, inoltre esse costituivano un
ottima difesa contro le armi nemiche. In questo senso la decorazione ha un
valore utilitario e magico, più che estetico. Nel corteggiamento sessuale la
percezione estetica è abbastanza diffusa nel mondo animale e non meno nel
mondo umano, pensiamo alle scritture del corpo dei popoli primitivi: pitture,
tatuaggi, cicatrici, pratiche attuate ancora in molte civiltà.
Le cicatrici come forma di decorazione, consistono in sfregi fatti sulla pelle per
rendere il corpo più attraente, un usanza presente in alcuni popoli primitivi come
gli aborigeni australiani. Gli ideali di bellezza per quanto riguarda le forme
decorative del corpo non sono certo gli stessi in ogni cultura. Una forma
decorativa che si può riscontrare in ogni tipo di cultura è sicuramente il
tatuaggio e la pittura del corpo. Dipingere il corpo completamente o in buona
parte è costume di certi popoli primitivi, presso: gli indiani d’America, gli
indigeni australiani, gli africani, spesso queste pratiche vengono fatte in
occasioni speciali, come riti d’iniziazione e cerimonie. Esistono anche pratiche
corporali più invasive come le mutilazioni, attuate sempre presso i popoli
primitivi.
-5-
Ho parlato più di interventi diretti sul corpo, che riguardano più i popoli
primitivi, ma vi sono interventi attuati dall’uomo civilizzato, come quelli
cosmetici che tuttavia non escludono la funzione simbolica tipica di questi
popoli. Le scritture del corpo attuate dagli uomini primitivi, rispondono infatti
all’innato bisogno di salvaguardare ed affermare la propria individualità e di
comunicare al proprio gruppo di appartenenza, le proprie abilità e ruoli sociali e
sessuali. Esempi tipici di ornamento corporeo sono la Body painting, il trucco e i
disegni di Hennè su mani e piedi, i tatuaggi cosmetici, l’uso di orecchini e molte
abitudini quali la colorazione, la rasatura, l’acconciatura dei capelli o dei peli di
qualsiasi parte del corpo, di cui si avvale qualsiasi abitante del nostro pianeta.
Tra le forme di modificazione del corpo più antiche troviamo: il modellamento
del cranio, la subincisione, la scarificazione e il piercing, il tatuaggio, alcune di
queste tecniche sono state recentemente riscoperte sia in Occidente che in
Oriente. Tecniche più moderne di modificazione corporea sono: il lifting
facciale, l’ingrossamento artificiale del seno, il trapianto dei capelli o altre
operazioni di chirurgia estetica ( vedere il paragrafo “IL culto del corpo”). Al
di là del fatto estetico, le pratiche dell’ornamento e del mutamento corporeo
hanno spesso un significato ideologico e psicologico come nel caso di alcune
subculture, nate intorno agli anni Sessanta ( Hippies e Punk ad esempio).
Per i seguaci del <<neotribalismo>> queste pratiche diventano per esempio un
modo per recuperare la propria unicità nella massa, o un modo per protestare col
proprio corpo contro la società consumistica, che ha portato l’essere umano a
perdere la propria identità personale, dal canto suo la religione cristiana ha
sempre puntato il dito sul corpo come fonte di ogni peccato, considerando
inoltre questo, come slegato dall’anima.
Le tecniche di decorazione e modificazione del corpo si dividono in quattro
tipologie: non invasive; invasive; temporanee; permanenti.
Le prime interessano solo la superficie del corpo, quindi non implicano alcun
cambiamento strutturale, né la modificazione del corpo o di sue parti, come la
Body painting, la tintura dei capelli, l’uso di smalti per le unghie ecc.
Le seconde mirano a modificare una qualsiasi parte del corpo, sia
temporaneamente, sia permanentemente, attraverso l’allungamento ( del collo,
del cranio, ecc.) la perforazione, il taglio o l’asportazione, la clitoridectomia,
l’infibulazione, le protesi immesse nel corpo o la modificazione della struttura
ossea. Il trucco permanente, i piercing, i tatuaggi fanno parte di questa categoria.
-6-
Le pratiche temporanee sono ad esempio il tatuaggio cosmetico o il piercing se
rimosso e non viene più utilizzato, ad esempio quello nel lobo dell’orecchio,
quando non si mette più l’orecchino il buco si chiude col tempo. Nelle pratiche
permanenti possono rientrare: il piercing, la scarificazione, il tatuaggio, la
circoncisione, il lifting facciale, le alterazioni di tessuti molli effettuate con la
chirurgia plastica e le modificazioni della struttura ossea, come l’allungamento
del cranio, del collo. Il tatuaggio è una delle tecniche più diffuse in tutto il
mondo, sia la tecnica manuale antica che quella elettrica moderna incidono la
pelle con oggetti appuntiti imbevuti di colore. La scarificazione è una pratica
che incide la pelle provocando delle cicatrici permanenti poiché nella ferita
ancora aperta viene immessa una sostanza, come la cenere o l’inchiostro che
alterano il processo di cicatrizzazione, il branding è un tipo di scarificazione
ottenuto bruciando la pelle per mezzo di barrette di metallo incandescenti, ha
origine dall’abitudine di marchiare gli animali per dimostrarne la proprietà e dai
marchi praticati sugli schiavi, nell’antico Egitto, tra i Romani e altrove. La
stessa pratica viene adottata da membri di confraternite universitarie o di sette di
vario tipo, di solito assume il significato simbolico di sottomissione e di
possesso.
Alcune pratiche sono molto dolorose e pericolose e vengono inferte alle donne
anche senza il loro consenso, nelle società di tipo patriarcale (tra i musulmani),
la clitoridectomia ne è un esempio: la parte visibile del clitoride e le labbra
vaginali vengono amputate, con la definitiva perdita di sensazioni durante l’atto
sessuale, l’infibulazione consiste nel cucire dopo l’amputazione di queste parti
intime, gli orli delle ferite, per assicurarsi che la donna non possa avere rapporti
sessuali, queste pratiche venivano attuate originariamente in Egitto.
L’ingrossamento delle labbra vaginali è una pratica attuata in alcune tribù
dell’Africa e anche in alcune subculture attuali. Questa pratica viene fatta perché
gli uomini ritengono che le labbra vaginali più grosse siano più sexy, e si può
ottenere artificialmente, oppure vengono fatti dei piercing proprio nelle parti
intime. Altre pratiche al femminile sono la fasciatura dei piedi esercitata
particolarmente in Cina, con cui si modellano i piedi, la loro crescita di fatto
viene bloccata, e i piedi piccoli sono ritenuti molto sexy. L’allungamento
artificiale del collo per mezzo di anelli è una pratica femminile nota in Africa,
nella Birmania e indica il rango sociale, più anelli porta la donna più il rango è
alto.
-7-
Fig. 2. Body painting.
-8-
Fig. 3. Tatuaggio femminile dell’isola Tasman, colonia polinesiana della
Melanesia nordoccidentale da: Il vestito parla, di Nicola Squicciarino.
-9-
Fig. 4. Tatuaggio.
-10-
Fig. 5. Piercing.
-11-
Fig. 6. Capigliatura punk.
-12-
Fig. 7. Trucco punk.
-13-
Fig. 8. Scarificazione.
-14-