Nella mia tesi ho cercato di analizzare un caso emblematico del rapporto tra scienza e
informazione giornalistica: gli Organismi genticamente modificati (OGM). A mio avviso
questo tema, di costante attualità, riflette bene il rapporto ambivalente che lega la scienza
media con un iniziale entusiasmo che si è presto trasformato in allarme. Le due fasi si
o
cittadino su cosa siano gli OGM, spiegarne pro e contro, divulgare rischi e benefici, ha
? Secondo una recente
indagine condotta da Depolis la stragrande maggioranza degli italiani non conosce bene
gli OGM, gradirebbe ottenere maggiori informazioni dai media e nutre verso di essi
sentimenti di preoccupazione e allarme (78%).
La mia tesi si è soffermata in particolar modo sulla divulgazione scientifica italiana nei
quotidiani, con brevi accenni ai settimanali, ai mensili
stampa.
comunicazione sugli OGM -2002, oggi). Ho
inoltre riflettuto sul ruolo e sulla presenza del mondo politico, religioso, delle associazioni
agricole e ambientaliste, delle multinazionali e degli scienziati nei media e negli articoli
pres
emblematici che hanno condizionato la nostra percezione degli OGM.
!"
"
LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA IN ITALIA SUI MEDIA:
UNA BREVE FOTOGRAFIA
1.1 Contesto
"
Gli enormi cambiamenti avvenuti negli ultimi 30 anni in ambito scientifico hanno
del XX secolo essa era stata considerata sinonimo di sicurezza e affidabilità, mentre
attualmente questa visione sembrerebbe incrinarsi. Tale situazione ha avuto diverse
vacuum normali dinamiche
dec (Funtowicz, S. and J. Ravetz "Post Normal Science environmental policy
under conditions of complexity."), al quale le principali democrazie occidentali hanno
risposto portando la scienza stessa al centro del dibattito pubblico. Questa pratica ha
modificato il rapporto tra scienza e società, a favore di un modello dialogico e a scapito di
un approccio top-down tipico del passato. In questo contesto rinnovato, in cui il dialogo
diventa il perno centrale della situazione, il ruolo dei media è sempre più rilevante: oltre
ad informare il pubblico, i mezzi di comunicazione contribuiscono a formare opinioni, ad
alimentare dibattiti, a scegliere su quali molteplici tematiche scientifiche accendere o
spegnere i riflettori.
1.2 Italia
"
rapporto su scienza, tecnologia e opinione pubbli-
Science in Society, con il sostegno della Compagnia di San Paolo e pubblicata per Il
circa il 60% dei cittadini del Paese manifesta fiducia in essa, anche se, rispetto al recente
passato, è cresciuto (dal 39 al 46%) il numero di coloro che esprime dubbi e timori,
specialmente di carattere etico.
!"
"
Gli italiani in generale dimostrano un certo interesse verso argomenti di carattere
scientifico, soprattutto se presentati in tv o nei quotidiani: due terzi dei cittadini leggono
almeno sporadicamente articoli che parlano di scienza e tecnologia sulla stampa
ge di
tanto in tanto una rivista di divulgazione scientifica.
Ma quanta e quale scienza si trova oggi sui quotidiani o nelle trasmissioni televisive?
Non esistono indagini sistematiche in grado di fornirci una risposta esauriente e definitiva
alla domanda, ma alcuni dati prodotti e forniti dalla Scuola Internazionale Superiore di
della divulgazione scientifica nei mass media italiani.
1.2.1 Quanta scienza
"
I quotidiani a diffusione nazionale (Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il
Sole 24 Ore, Il Messaggero
spazio (a cui andrebbe aggiunto però quello degli inserti allegati ai quotidiani);
leggermente superiore la quota che si raggiunge nei telegiornali Rai e Mediaset (4%);
nettamente superiore quella presente sui grandi magazine come e Panorama
(11%).
Lo spazio dedicato alla scienza sui media sembra essere piuttosto costante nel tempo,
tranne nel caso di notizie eccezionali, legate ad allarmi o emergenze. Le fluttuazioni
manifestano infatti un carattere giornaliero, per cui il menù scientifico mensile risulta
sostanzialmente stabile ed equilibrato. Questa presenza costante, seppur non troppo
significativa, acquista un duplice valore positivo: da un lato viene infatti riconosciuto alla
ifica e tecnologica
discretamente diffusa nella società.
delle pagine dei quotidiani. In quasi 30 giorni su 100, i servizi o articoli di carattere
scientifico hanno fatto la loro comparsa sulle prime pagine. Questo dato indica che la
!"
"
cronaca familiare ai cittadini.
Riassumendo: i quotidiani offrono alla scienza uno spazio piccolo, ma stabile e spesso di
rilievo. Essa non è più considerata, come in passato, cultura di nicchia, ma viene vista
come un elemento essenziale della vita sociale e politica della nazione.
1.2.2 Quale scienza
"
Le notizie scientifiche che ottengono maggiore attenzione, indistintamente su quotidiani,
magazine e telegiornali, sono quelle relative alla biomedicina. Oltre la metà degli articoli
o servizi proposti riguarda la biologia applicata alla medicina o le conoscenze mediche di
frontiera. Un dato che non dovrebbe stupire: la salute e il benessere fisico sono
chiaramente tra le principali preoccupazioni dei cittadini.
Al secondo posto troviamo le notizie di carattere ambientale (quasi il 20%), legate
soprattutto a eventi meteorologici estremi o agli allarmant
gradino del podio si posizionano gli aspetti storici, filosofici, etici e politici della scienza.
Più modesto lo spazio dedicato ai veri e propri contenuti scientifici, mentre del tutto
tecnologica.
alla scienza: uno è quello della cronaca e dei commenti e approfondimenti ai fatti di
cronaca, soprattutto legati al benessere fisico e ambientale (medicina, ambiente, scandali
inoltre la continua ascesa, anche nel
curiosità, sorriso.
In sintesi le notizie scientifiche che trovano spazio sulle prime pagine dei giornali (o nei
telegiornali) sono sempre più notizie brevi, eclatanti, accattivanti. Vere o verosimili,
!"
"
ione
insomma.
dei comunicatori e giornalisti che si specializzano in divulgazione scientifica; la
diffusione degli inserti scientifici sui quotidiani che spesso ospitano approfondimenti di
alto livello.
1.2.3 Quali media pesano di più
#
Anche in questo caso non ci sono risposte certe ed esaurienti al quesito. Uno strumento
televisione,
la stampa, internet o la radio viene da una storica indagine realizzata negli Stati Uniti
http://www.nsf.gov/sbe/srs/seind02/pdfstart.htm)
Secondo questo studio, i cui dati, con qualche cautela, potrebbero essere trasferiti anche
in Italia, il 29% della popolazione si informa attraverso i quotidiani, mentre oltre la metà
attinge notizie dalla televisione . Gli altri media sembrerebbero del tutto marginali in
questa funzione primaria. Tuttavia sul fronte specifico delle notizie scientifiche assumono
rilievo anche i magazine (16%) e internet (9%).
(4%) e la televisione (6%) diventano estremamente marginali, mentre Internet (44%) e i
PERCEZIONE DEL RISCHIO: italiani popolo di preoccupati
#
Siamo un popolo allarmista, preoccupato, più preoccupato della media europea
europea per la sicurezza degli alimenti, che ha curato una recente indagine (Percezione
dei rischi e sicurezza alimentare: cosa pensano oggi i consumatori europei?, Efsa 2006)
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#
commissionata dalla Direzione generale salute e tutela dei consumatori della
Commissione Europea.
66%), i pesticidi (86% vs 71% Ue), gli OGM
(77% vs 69% Ue).
passione degli italiani per il cibo, per le
ricette locali, tradizionali, percepite come idillicamente incontaminate. Allo stesso tempo
i risultati emersi dallo studio devono però farci riflettere, soprattutto perché lo scenario
sente da irrazionalità. Le credenze popolari, i rimedi della
nonna e i consigli degli amici sembrano essere infatti, in materia di salute alimentare, più
seguiti e 'autorevoli' della scienza: il dato emerge da un'indagine condotta dal Food
Standard Agency, dipartimento del Governo britannico sulla sicurezza del cibo, secondo
cui solo il 42% dei sudditi di Sua Maestà si fida e segue le indicazioni che provengono
dal mondo scientifico.
Se da un lato i cittadini britannici si sono dimostrati consapevoli dei rischi connessi
all'alimentazione, dall'altro lato hanno ammesso di affidarsi più al fai da te e al
passaparola che all'autorevolezza delle prove scientifiche.
è
sintomo di diffuso scetticismo da parte dell'opinione pubblica sulla veridicità delle
affermazioni degli scienziati.
Sul fronte aviaria, latte e organismi geneticamente modificati, le percezioni della
pubblica opinione circa i pericoli per la salute umana sono infatti andate in direzione
opposta rispetto quanto sostenuto dalla ricerca scientifica. Per quanto riguarda l'influenza
aviaria, in particolare, la confusione ha riguardato la quasi totalità dei cittadini: il 90%
degli intervistati non mangerebbe mai un pollo proveniente da un allevamento
contaminato, mentre secondo i ricercatori non esistono prove che la malattia possa essere
trasmessa dal cibo, se cucinato. La popolazione ha mostrato una simile prudenza anche
sul fronte OGM: il 65% del campione si è dichiarato scettico circa la salubrità degli
alimenti transgenici, mentre le attuali prove scientifiche non hanno rilevato rischi
!!"
"
aggiuntivi rispetto agli alimenti tradizionali. Ultima nota stonata, il latte crudo: un quarto
della popolazione britannica, specialmente di età avanzata, ha dichiarato di non conoscere
o di sottovalutare i rischi connessi all'assunzione di latte non pastorizzato. Secondo la
scienza, al contrario, i pericoli per la salute umana derivanti da questo prodotto sono reali,
specialmente per gli anziani, i bambini e le donne incinta.
Inglesi promossi invece sul tema del sale e degli avanzi, mentre sembra essere tramontata
la psicosi da 'mucca pazza'. Per il professor Colin Blakemore, responsabile dell'agenzia,
''l'indagine ha posto interessanti quesiti sul come e sul perché alcuni cibi siano giudicati
pericolosi. La buona notizia è che le persone prestano più attenzione di un tempo alla
salubrità dei cibi. La cattiva notizia è che non sempre questa attenzione è riposta in
maniera corretta. Si ascolta di più il parere di familiari e amici, piuttosto che il
Da ciò si deduce che la scienza deve imparare a comunicare in maniera più efficace,
affinché si instauri un dialogo costruttivo con i cittadini. E a proposito di comunicazione,
sono proprio i media ad essere percepiti come poco affidabili: solo il 16% degli
intervistati ha infatti dichiarato di seguire i consigli sull'alimentazione forniti dai mezzi di
comunicazione.
Invece spesso le nostre preoccupazioni sovrastimano la reale pericolosità di un fattore e
rischiano di provocare comportamenti
alimentari
scientifici, che sia veicolata in modo corretto, nei tempi giusti e da fonti credibili, e che
non dimentichi il peso della propria responsabilità.
SCIENZA E GIOVANI
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La diminuzione del coinvolgimento dei giovani nei confronti della scienza, testimoniata
ad esempio da un calo delle iscrizioni alle facoltà scientifiche in quasi tutti i Paesi
industrialmente avanzati, è un fatto oramai ampiamente documentato. Una recente
indagine realizzata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, in collaborazione con British
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Council e Fondazione Rosselli, ha preso come target di riferimento gli studenti di 25
istituti secondari, tra licei (classico e scientifico) e istituti tecnici, professionali e
-
argomenti scientifici, mentre il 25% non lo è affatto. I dati sembrano essere in linea con
iano infatti una diminuzione
- emerge
un quadro articolato e non stereotipato: fiducia nella comunità scientifica, ma non troppo
nel sistema ricerca; necessità di considerare valori umani e sociali accanto alle evidenze
scientifiche; necessità di condividere conoscenze e risultati; scarso credito alla classe
. Da evidenziare infine il 5% circa che ha dichiarato di aver cambiato opinione
semplificazione nel linguaggio di comunicazione della scienza, che non significa
rimozione delle s
Gli specialisti, cioè, non devono comunicare certezze senza sollevare le relative domande.
Gli scienziati si devono sentire responsabili di tale funzione comunicativa, poiché i
cittadini li ritengono poco impegnati
!"#
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OGM: caso emblematico della comunicazione scientifica in
Italia
2.1 Cosa sono gli OGM
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organismo geneticamente modificato (OGM) si intende un organismo in cui parte
del genoma sia stato modificato attraverso le moderne tecniche di ingegneria genetica,
con modalità che non avvengono naturalmente. Gli OGM possono essere vegetali,
europea per la Sicurezza Alimentare).
Non sono considerati organismi geneticamente modificati tutti quegli organismi il cui
patrimonio genetico sia stato modificato a seguito di processi spontanei o indotti
Gli OGM vengono spesso indicati come organismi transgenici: i due termini non sono
sinonimi. Sono invece definiti OGM anche quegli organismi ottenuti da modificazioni
che non prevedono l'inserimento di alcun gene (es. organismi dal cui genoma siano stati
tolti dei geni), così come gli organismi in cui il materiale genetico inserito proviene da un
organismo "donatore" della stessa specie.
Ai fini della definizione di OGM data dalla Direttiva 2001/18/CE, sono considerate
tecniche che hanno come risultato un organismo geneticamente modificato:
1. tecniche di ricombinazione del materiale genetico che comportano la formazione
di nuove combinazioni mediante l'utilizzo di un vettore di molecole di DNA, RNA
o loro derivati, nonché il loro inserimento in un organismo ospite nel quale non
compaiono per natura, ma nel quale possono replicarsi in maniera continua;
2. tecniche che comportano l'introduzione diretta in un organismo di materiale
ereditabile preparato al suo esterno, tra cui la microiniezione, la macroiniezione e
il microincapsulamento;
3. fusione cellulare (inclusa la fusione di protoplasti) o tecniche di ibridazione per la
costruzione di cellule vive, che presentano nuove combinazioni di materiale
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genetico ereditabile, mediante la fusione di due o più cellule, utilizzando metodi
non naturali
Da notare:
Il termine Organismi Geneticamente Modificati non è usato dalla comunità scientifica in
dei media.
2.2 La loro storia
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Il primo OGM moderno fu ottenuto nel 1973 da due ricercatori statunitensi: Stanley
Cohen (Stanford University School of Medicine) e Herbert Boyer (University of
California, San Francisco). Essi riuscirono a clonare un gene di rana all'interno del
batterio Escherichia coli, dimostrando come fosse possibile trasferire materiale genetico
da un organismo ad un altro.
I risultati delle loro ricerche ebbero un enorme impatto: nel 1974 la comunità scientifica
decise infatti di autoimporre una moratoria internazionale sull'uso della tecnica del DNA
ricombinante, al fine di valutare possibili rischi e conseguenze della neonata tecnologia.
Allo scopo furono redatte stringenti linee guida dal National Institutes of Health (NIH)
che, con le dovute modifiche, sono tuttora seguite dai laboratori che effettuano
esperimenti di trasformazione genica.
Il primo prodotto ad uso commerciale derivato da un OGM
E. coli, la somatostatina (1977) e l'insulina
(1978), il farmaco biotecnologico più noto al mondo, commercializzato a partire dal
1981. La commercializzazione dell'insulina ha segnato un cambiamento epocale per
l'industria del farmaco, aprendo il settore biotecnologico (precedentemente confinato nei
laboratori di ricerca) all'industrializzazione, e rivoluzionando il processo di drug
discovery e lo sviluppo di nuove terapie non invasive.
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Poco dopo lo sviluppo dell'insulina ricombinante, nel 1983 gli Stati Uniti furono teatro
della prima battaglia sul rilascio nell'ambiente di organismi geneticamente modificati. Il
tema è ancora oggi fulcro delle controversie tra gli opposti schieramenti pro e contro
OGM. Centro del dibattito di allora fu la sperimentazione dei cosiddetti batteri ice-minus,
sviluppati per proteggere le piante dal gelo. La richiesta di effettuare esperimenti in
campo aperto scatenò una forte contestazione da parte degli ambientalisti. Solo dopo una
battaglia legale durata tre anni, gli ice-minus divennero i primi OGM ad uscire dai
laboratori per essere introdotti nell'ambiente. Pochi anni dopo si scoprì che questa
variante esisteva già in natura. Gli ice-minus ricombinanti non vennero mai
commercializzati.
OGM in ambiente, è
stato ratificato il Protocollo internazionale di Cartagena, proprio per salvaguardare la
biodiversità dai possibili rischi derivanti dalla diffusione dei prodotti delle nuove
tecnologie.
Ad oggi la tecnica del DNA ricombinante è stata utilizzata per scopi molto eterogenei:
produzione di nuovi farmaci, di enzimi per ridurre l'impatto ambientale dell'industria, di
piante e animali con caratteristiche migliorative in termini di resistenza alla malattie o di
performance produttive e ambientali, ma anche organismi usati per la ricerca medica.
La possibilità di brevettare gli OGM ha inoltre acceso un forte dibattito sia a livello etico,
sia legale sulle nuove tutele della proprietà intellettuale.
2.3 OGM in agricoltura: le biotecnologie agrarie
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Le biotecnologie in campo agroalimentare hanno origini antiche: da almeno 10 mila anni
l'uomo modifica piante e animali per adeguarli alle proprie esigenze. Un esempio su tutti,
i lieviti per ottenere pane, burro, formaggi, vino, birra.
consapevolezza, ma è solo in anni recenti, con la scoperta della struttura del DNA che
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I primi vegetali transgenici sono di produzione americana e sono stati immessi sul
mercato mondiale a partire dalla metà degli anni
commercializzata è stata un pomodoro, il FlavrSavr,entrato sul mercato statunitense nel
1994 e modificato per rallentare il processo di decomposizione del vegetale.
Tra il 1996 e il 1997 hanno fatto la loro prima apparizione sul mercato europeo la soia e il
cereali venduti come tali, ma riguarda i prodotti in cui le piante transgeniche compaiono
come ingredienti: pane (in forma di additivi) cioccolata, biscotti, oli, sottoli, salse,
insaccati.
Sono molti i geni oggi identificati che presentano potenziali applicazioni sia nel settore
propriamente agricolo che anche in quello più ampio del molecular farming (la
produzione di sostanze industriali o farmecutiche dalle piante).
Tra le applicazioni già in commercio o comunque prossime alla commercializzazione si
trovano piante con caratteri di: tolleranza a stress atmosferici (temperature estreme;
salinità: siccità e inondazioni), resistenza a virus, funghi e batteri; aumento della qualità e
quantità del raccolto; tolleranza ad erbicidi; resistenza agli insetti; produzione di
sostanze come farmaci, vaccini, tessuti e materiali. La lista è largamente incompleta e in
continua evoluzione, esiste comunque un database che contiene un elenco aggiornato
degli eventi autorizzati (Agbios).
Per semplicità si possono classificare le piante geneticamente modificate in tre
generazioni o ondate: la prima comprende le piante modificate per migliorarne la
res
produttori; la seconda comprende quelle varietà vegetali modificate al fine di migliorarne
la qualità nutrizionale e punta ai consumatori quali beneficiari diretti; la terza
generazione, infine, comprende quelle piante modificate perché producano dei composti
chimicamente, nutrizionalmente o farmaceuticamente utili per i consumatori o per le
industrie di vario genere.
Se si osserva la diffusione commerciale di piante transgeniche si nota comunque come il
99% di esse è rappresentato da sole 4 varietà: soia, mais, cotone e colza modificate per
!"#
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ottenere la tolleranza agli erbicidi (principalmente al glyphosate o al glufosinato,
cosiddetti erbicidi a ampio spettro) o la resistenza ad alcuni insetti (ad esempio la piralide
o la diabrotica per il mais).
-biotech
Applications (Isaaa) le superfici coltivate con i prodotti OGM hanno raggiunto nel 2008 i
125 milioni di ettari, un aumento del 9,4% rispetto al 2007. Il rapporto rivela che sono
venticinque i Paesi che ormai hanno fatto ricorso alle culture bio-tecnologiche mentre nel
2006 erano solo sei. Gli Stati Uniti sono largamente in testa con 62,5 milioni di ettari
coltivati davanti all'Argentina (21 milioni), al Brasile (15,8), all'India (7,6), al Canada e
alla Cina (3,8). Nel 2008 si sono inoltre aggiunti alla lista dei Paesi con colture OGM il
La soia continua a essere la principale coltivazione
biotech, seguita da mais, cotone e colza. Per la prima volta, lo scorso anno il Brasile ha
coltivato mais Bt e l'Australia ha coltivato colza biotech. Una nuova coltivazione biotech,
la barbabietola da zucchero Rr, e' stata inoltre commercializzata negli Stati Uniti e in
Canada. Il documento rileva inoltre che i Paesi in via di sviluppo che coltivano piante
biotech superano i Paesi industrializzati con un rapporto di 15 a 10 e che nel 2008 sono
stati dieci i Paesi che hanno coltivato piante biotech con caratteristiche combinate.
2.4 Le tappe della normativa
A livello internazionale
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I primi prodotti OGM a uso alimentare comparvero in America nel 1994, senza una
normativa precisa di riferimento. Da allora, a livello internazionale, si è tentato di
sulla Biodiversità di Rio de Janeiro del 1991; la seconda, la più importante, è il Protocollo
ettembre 2003. L'obiettivo di questo
contribuire ad assicurare un adeguato livello di protezione nel campo
del trasporto, della manipolazione e dell'uso in sicurezza degli organismi geneticamente
modificati derivanti dalle moderne biotecnologie i quali possano avere un effetto
!"#
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