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Introduzione
Умом Россию не понять,
Аршином общим не измерить:
У ней особенная стать —
В Россию можно только верить
(F.Tjutčev 1866)
La Russia non si intende con il senno,
Né la si misura col comune metro:
la Russia è fatta a modo suo,
in essa si può credere soltanto.
(Trad. di T. Landolfi)
Le parole di Fëdor Ivanovič Tjutčev sono emblematiche perché
testimoniano come la Russia, sia essa intesa come nazione o come
insieme delle caratteristiche del suo popolo, sia incomprensibile,
enigmatica e misteriosa nella sua interezza.
Capire l‘anima russa per chi non è nato in questa grande nazione è
un compito sicuramente arduo in quanto ci sono tratti e peculiarità che
possono essere studiati, ma non capiti totalmente.
Scopo del mio lavoro è quello di cercare di comprendere e delineare
una parte del carattere russo e della cultura di questo popolo attraverso
l‘analisi di alcune parole chiave, che descrivono realtà specificatamente
russe che non trovano corrispondenti completi nella nostra lingua.
Come si sa, la lingua di una nazione è come una sorta di forziere
che racchiude la maggior parte dei segreti del popolo che la parla, e
proprio per questo, essa sembra essere il mezzo principale per aver
accesso non solo alla cultura ma anche al modo specifico che quel
popolo ha di percepire il mondo.
Introduzione
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Il lavoro si articola in quattro parti:
Nel primo capitolo ho cercato di delineare brevemente lo sviluppo
degli studi che hanno portato alla nascita dell‘idea di ― visione del
mondo‖, e successivamente, di ― quadro linguistico del mondo‖. Quindi
ho passato in rassegna gli studi che si sono sviluppati in merito negli
ambiti della culturologia e della linguistica, soffermandomi in particolare
sul pensiero di W. Von Humboldt e sull‘ ― ipotesi Sapir-Whorf‖, essendo
essi due punti cardine nello sviluppo di questi studi.
Nell‘ultima parte del capitolo, ho dedicato un paragrafo
all‘importante distinzione operata da J. D. Apresjan tra naučnaja kartina
mira e naivnaja kartina mira, ovvero ― quadro del mondo scientifico‖ e
― quadro naïfe del mondo‖ e, per finire, ho presentato il lavoro della
Scuola Semantica di Mosca, soffermandomi soprattutto sugli studi
riguardanti la russkaja jazykovaja kartina mira ovvero il ― quadro
linguistico del mondo russo‖.
I tre capitoli successivi sono dedicati ciascuno all‘analisi di una
delle parole da me scelte (toska, duša e volja), le quali, secondo il mio
parere personale, permettono di descrivere alcuni tratti peculiari della
cultura di questo popolo.
Questi tre capitoli presentano la medesima struttura:
per prima cosa ho introdotto e spiegato filosoficamente il termine
ricorrendo al pensiero di alcuni tra i più importanti filosofi sia
dell‘antichità che del Novecento, per cercare di delineare il significato, il
modo in cui viene percepito e quali siano gli stati d‘animo associati ad
esso.
Introduzione
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Successivamente, al fine di evidenziare eventuali differenze tra le
due lingue nella percezione dei concetti in questione, e mostrare come
spesso le parole non siano traducibili in italiano attraverso l‘utilizzo di
un unico termine (in quanto sottointendono molte sfumature che
un‘unica parola italiana non sarebbe in grado di trasmettere), ho fornito
le definizioni e le traduzioni tratte dai principali dizionari monolingui e
bilingui russo-italiano e italiano-russo.
Dopo queste prime considerazioni sono passata all‘osservazione
dell‘uso della parola in esame all‘interno di contesti specifici, scegliendo
delle poesie e dei testi letterari che mi sono sembrati abbastanza
significativi per capire, non solo le connotazioni che il termine ha
acquisito nella lingua russa, ma anche i simboli e le sfumature ad esso
associati.
Successivamente, ho effettuato una ricerca sul Corpus Nazionale di
Lingua Russa per individuare le combinazioni preferenziali tra i termini
scelti e gli aggettivi ad essi accostati; ho scelto quelli che mi sembravano
particolarmente significativi, e dopo averli raggruppati in classi
semantiche, ho selezionato un microtesto e ne ho fornito la traduzione.
Per finire, ho passato in rassegna, raccolto e suddiviso in campi
tematici, i più importanti fraseologismi, le espressioni fisse e i proverbi
ampiamente utilizzati nel linguaggio quotidiano che contengono tali
parole. Questo passaggio è stato utile per capire a quali immagini e
concetti vengono associati i termini analizzati nella mente dei parlanti.
Introduzione
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Per quanto riguarda la grafia dei termini russi, ho scelto di usare il
sistema di traslitterazione internazionale, così da rendere il mio lavoro
accessibile a tutti coloro che non hanno familiarità con l‘alfabeto
cirillico.
Nei casi in cui si imponeva l‘uso del cirillico, come negli esempi di
testi letterari, ho affiancato al testo la traduzione italiana ed evidenziato
l‘occorrenza della parola in grassetto, in modo che potesse essere
facilmente rintracciabile nel testo originale.
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1.1 LA VISIONE DEL MONDO
Con il termine visione del mondo o quadro del mondo si intende
l‘insieme delle rappresentazioni che l‘uomo si crea riguardo alla realtà
circostante, e che vengono prodotte progressivamente sulla base delle
sue stesse esperienze.
Il termine visione del mondo è stato coniato e utilizzato per la prima
volta nel campo della fisica tra la fine del XIX e l‘inizio del XX secolo.
Il primo ad aver utilizzato questo termine è stato B. Hertz applicandolo
propriamente al mondo fisico-empirico, volendo riferirsi a quell‘insieme
di immagini interne (cioè prodotte dalla mente) degli oggetti esterni, che
riflettono le proprietà significative degli oggetti stessi, comprese tutte le
relazioni intercorrenti tra essi.
L‘idea della visione del mondo come un aspetto essenziale della vita
umana, fu sottolineata anche da altri grandi fisici come M. Plank e A.
Einstein.
Mentre nell‘ambito propriamente scientifico il quadro del mondo
era visto principalmente come un‘immagine della realtà basata sulle
scienze fisiche, e riflettente le leggi di natura, in seguito allo sviluppo
degli studi di culturologia e di linguistica, esso fu definito come
l‘insieme delle proprietà significative appartenenti al mondo stesso, nel
modo in cui l‘uomo le elabora nella propria esperienza cognitiva.
Proprio in questo senso il quadro del mondo rappresenta un‘idea
centrale nella concezione dell‘uomo, poichè esprime e manifesta la
specificità della sua essenza, il rapporto con il mondo, le condizioni
essenziali della sua esistenza; la visione del mondo è il risultato
dell‘attività cognitiva umana, delle sensazioni, percezioni,
Capitolo 1 – La visione del mondo
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rappresentazioni, degli atteggiamenti, del pensiero, dei contatti, e delle
relazioni con l‘ambiente circostante: l‘uomo contempla il mondo, lo
comprende, lo percepisce, lo apprende, lo rappresenta e, proprio come
risultato di tutti questi processi, nasce in lui la visione del mondo.
1
1.2 STUDI CULTUROLOGICI E LINGUISTICI
Anche gli studi culturologici e linguistici, come già detto, hanno
offerto il loro contributo allo sviluppo della nozione di quadro del
mondo, prestando una particolare attenzione all‘importanza della lingua:
sebbene in generale la filosofia occidentale abbia per lo più ignorato
l‘importanza del linguaggio, non sono mancati filosofi come ad esempio
G. Vico, G. Leibnitz, J. Locke e J. G. Herder, che hanno chiaramente
formulato e studiato il nesso tra lingua e cultura e tra linguaggio e
pensiero, fino ad affermare che le forme di pensiero dei vari popoli
possono essere comprese e studiate attraverso le lingue.
La lingua, come afferma Edward Sapir nel suo Cultura,
Linguaggio e Personalità, è fondamentalmente un sistema di simboli
fonetici atti all‘espressione di pensieri e sentimenti comunicabili, e per
questo, presenta delle caratteristiche psicologiche che la rendono un
interessantissimo oggetto di studio per le scienze sociali come guida allo
studio scientifico della cultura di un popolo: essa infatti è un sistema
simbolico perfetto per trattare tutti i riferimenti e i significati di cui sia
capace una data cultura, siano essi sotto forma di effettiva
comunicazione o di pensiero. Il contenuto di ogni cultura è perfettamente
esprimibile nella lingua di essa, e per questo motivo la lingua può essere
1
Per l‘elaborazione del concetto si veda Cardona 2006 e Duranti 2002.
Capitolo 1 – La visione del mondo
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definita, come sottolinea lo stesso Sapir euristica, nel senso che le sue
forme determinano il modo di osservare e di interpretare la realtà: il
quadro linguistico è infatti costituito in primo luogo da un lessico che è,
in prevalenza, determinato nazionalmente.
Pertanto è un illusione anche solo pensare di poter comprendere i
principali lineamenti di una cultura escludendo la lingua, la quale può
riferirsi all‘esperienza diretta, modellarla, interpretarla, scoprirla, ma può
anche sostituirla: il ―mondo reale‖ viene costr uito inconsciamente sulle
abitudini linguistiche del gruppo.
Come dice S. L. Rubinštejn, è molto importante conoscere la
cultura del popolo di cui si studia la lingua anche perché è proprio la
cultura che, in qualche modo, determina una parte della personalità
stessa dei parlanti. Lo studio della cultura quindi, non solo permette una
comprensione più approfondita del lessico e delle forme linguistiche, ma
anche di capire la mentalità e il modo di concepire il mondo del popolo
sottostante a quella data cultura e parlante quella determinata lingua.
Certo ogni persona è diversa dall‘altra, ma ci sono alcune vedute,
aspirazioni, nozioni di base, modi di pensare, di agire e vedere la realtà,
che sono uguali per tutti quelli che appartengono a quella determinata
cultura; di conseguenza se si vuole capire il mondo interno di un
polacco, di un francese, o come nel nostro caso di un russo, bisogna
studiare rispettivamente la cultura polacca, quella francese o quella
russa.
È importante sottolineare però come, da una parte, la lingua
trasmetta la cultura di un popolo (i proverbi, le formule, le preghiere, le
leggende, i detti, le canzoni sono solo alcune delle forme più palesi che
la lingua assume in quanto portatrice della cultura) mentre, dall‘altra, è
Capitolo 1 – La visione del mondo
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uno dei fattori più importanti nello sviluppo della personalità del singolo:
le abitudini linguistiche delle persone sono indicatori inconsci dei tratti
più salienti della loro personalità (Sapir 1972: 8-30).
Ciò vuol dire che sì la cultura si definisce come un complesso di
idee che sono condivise dal gruppo che parla quella determinata lingua,
ma che poi ogni individuo tende ad esprimere queste stesse idee in
maniera del tutto singolare a seconda della sua personalità.
Nonostante il grande interesse per quest‘ultimo punto, qui ci
occuperemo solo della prima questione, ovvero cercheremo di capire
come il vocabolario sia un indice molto sensibile della cultura di un
popolo: le lingue differiscono moltissimo nella natura dei loro
vocabolari, e delle distinzioni che per una cultura sembrano inevitabili,
possono essere completamente ignorate da un‘altra, questo sia per
quanto concerne i nomi degli oggetti, sia per i nomi astratti.
Proprio per questo motivo ad esempio la comprensione di una
semplice poesia, di una canzone, non implica solo la comprensione delle
singole parole ma anche una comprensione profonda della vita della
comunità così come essa è rispecchiata nelle parole, o è suggerita dalle
loro sfumature di significato (Sapir 1972: 57).
Come afferma Claudia Lasorsa nell‘articolo Lingua e cultura
pubblicato in Rassegna Sovietica nel 1976, la conoscenza e il dominio
della cultura del paese di cui si studia la lingua sono gli unici a poter
garantire un‘autentica competenza linguistica e, di conseguenza, anche la
comunicazione interculturale.
In tal senso, per quanto concerne lo studio della lingua, è molto
importante la ― corologia‖ (stranovedenie), la culturologia e la
culturologia linguistica (kulturologija e lingvokulturologja). Queste
Capitolo 1 – La visione del mondo
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scienze si configurano come lo studio della cultura di una data nazione,
abbracciando tutto il materiale senza il quale sarebbe impossibile
padroneggiare adeguatamente una lingua e non eliminando mai il mezzo
linguistico: una sorta di scoperta della cultura nazionale e dei modi
specifici di vedere la realtà attraverso la lingua stessa.
La lingua quindi, essendo contrassegno della nazione, non può
essere studiata escludendo tutta quella cultura nazionale che in essa si
riflette, e allo stesso tempo, anche la cultura nazionale non dovrebbe
restare separata dalla lingua, in quanto il maggior volume di nozioni
sulla cultura della lingua straniera può essere ricavato proprio dalle
forme stesse della lingua (Lasorsa 1976: 35).
La corologia benché sia un concetto relativamente nuovo e in fieri,
è un traguardo molto importante, perché, come afferma Beljaev, grazie
ad essa si può avere coscienza della semantica della parola nella sua
interezza, vale a dire, non solo del ―significato‖ ma anche del ―senso‖
della parola, ossia non solo del ―c oncetto lessicale‖ ma anche dello
―sfondo lessicale‖, cioè di quel complesso di nozioni relative alla parola,
proprie della coscienza linguistica del parlante, che consentono di
determinare il posto della parola nel sistema lessicale e il suo uso nel
discorso. La corologia permette quindi uno studio della cultura in
funzione di un corretto utilizzo linguistico (Lasorsa 1976: 36).
Le ricerche russe sull‘apprendimento interculturale si sono
formalizzate negli anni ‘70 con l‘approccio ― lingvostranovedenie‖
(lingua e civiltà) che prevede l‘acquisizione della lingua e delle pratiche
sociali di un paese tramite la compenetrazione della sua civiltà e
soprattutto della sua cultura.
Capitolo 1 – La visione del mondo
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I padri di questo orientamento sono i grandi studiosi E. Vereščagin
e V. Kostomarov che con le loro pubblicazioni più famose tra cui Jazyk i
Kul’tura del 1973, V poiskach novych putej razvitija
lingvostranovedenija: koncepcija rečepovedenčeskich taktik del 1999 e
Rossija: lingvokul’turologičeskij slovar’ hanno dato un grosso contributo
agli studi riguardanti l‘interculturalità.
Negli anni ʼ90 questo approccio è stato integrato con quello
― linguo-culturologico‖ (V. Vorob‘ev, V. Krasnych, V. Telija, N.
Ufimceva), diventato poi oggi quello principale. Come fa intendere il
termine stesso, l‘accento si è spostato qui sulla cultura stessa, e questo
approccio si è trasformato nel nuovo paradigma didattico: la cultura è lo
scopo, la lingua è il mezzo. L‘obiettivo è raggiungere la competenza
linguistico-culturale tramite l‘analisi del comportamento verbale del
parlante nel suo ambiente naturale ed etno-culturale.
Oggi tutti concordano che l‘apprendimento di una lingua vada al di
là della pura conoscenza dei contenuti (Ted. Landeskunde, Ingl.
Background Studies, Fr. Langue et Civilisation, Ru. Stranovedenie). È
un processo di apprendimento nel quale la lingua straniera è considerata
come una espressione della visione di un mondo diverso e di un modo di
vivere diverso.
Nella letteratura scientifica sono rappresentati tre tentativi di
risolvere il problema dell‘interdipendenza tra lingua e cultura da
posizioni linguistiche.
La prima, legata ai nomi di W. Von Humboldt, E. Sapir e B. Whorf,
afferma che è la lingua che condiziona le forme culturali e che quindi il
pensiero di una comunità etnica dipenda dalla lingua e solo da quella.