prospettiva in cui la riscoperta delle emozioni e dell’autoesame, quello
socratico, diventino un modello culturale da proporre per diventare cittadini del
mondo: ovvero individui capaci di vivere nella propria casa e nel mondo con
quella consapevolezza e ricchezza di possibilità e di apertura alla diversità.
In questa prospettiva la filosofia diventa un’alleata preziosa per sostenere e
favorire la progressiva conoscenza di Sé e dell’altro. Ancora di più lo diventa se
di essa ne facciamo quella palestra di vita che ci dovrebbe accompagnare sin
dalla culla.
Pensare alla filosofia con i bambini come elemento qualificante della proposta
formativa significa quindi avere un nuovo modo di concepire
l’infanzia,l’educazione e la filosofia stessa.
Alla base di questa scommessa formativa c’è sicuramente una visione
dell’infanzia come fonte di stupore e luogo privilegiato di ricerca di significati.
Come sostiene Walter Kohan
1
, l’infanzia è innanzitutto un attributo
dell’esistenza, che simbolizza la non determinazione e la possibilità di
1
Kohan W.O., “Infanzia e filosofia”, tr. It. di Chiapperini C., Morlacchi, Perugia, 2006
2
trasformazione; è la figura del nuovo, di un avvenire aperto,impensato. In
questa prospettiva abitare l’infanzia diventa non tanto una questione di età
quanto di relazione con ciò che siamo e possiamo essere.
Tutto ciò rinvia all’essenza stessa di questo lavoro, alla sua volontà di mostrare
come una filosofia intesa come disponibilità all’indagine,apertura al nuovo e alla
ricerca, insieme ad una rivalutazione del ruolo delle emozioni all’interno del
processo educativo, siano fondamentali e necessari per uno sviluppo armonico a
trecentosessanta gradi dell’individuo e pertanto, per la preparazione di
quest’ultimo a vivere in un ambiente in continua evoluzione facendo si che
ciascuno di noi sia in grado di elaborare in modo critico e consapevole le
proprie posizioni e in grado di rielaborare criticamente il proprio Sé rispetto agli
altri, pur mantenendo una propria identità che però non sarà mai statica ma in
continuo divenire.
In altre parole l’esercizio critico del pensiero, l’incontro con temi che stimolano
una ricerca di conoscenza, il confronto con diverse ipotesi di interpretazione del
mondo,l’apertura alla dimensione filosofica dell’esperienza, presentano un
3
significato altamente costruttivo nella formazione della persona non solo dal
punto di vista teoretico ma anche etico-sociale.
L’essere consapevole delle proprie assunzioni,il riconoscere l’importanza del
ragionamento, del dialogare e quindi dell’argomentare, consente di effettuare
scelte più consapevoli e di maturare atteggiamenti più democratici.
Non a caso nei capitoli che seguiranno, ad emergere saranno principalmente due
concetti fondamentali:
1. Alternativa
2. Complessità
Due aggettivi che nella stessa misura focalizzano l’importanza e la centralità
dell’individuo nel suo processo di formazione-educazione il cui successo deriva
proprio dalla capacità del contesto formativo stesso di partorire, nell’accezione
socratica del termine, quella pluralità di alternative che pongano l’allievo nella
condizione di poter scegliere e quindi di confrontarsi con il proprio essere
individuo nella comunità in un’ottica di complessità; in cui la propria identità
prende forma solo attraverso l’esercizio costante al dialogo dove emozioni,
4
differenze e possibilità vengono arricchite di quella consapevolezza e razionalità
in cui il Sé e l’altro sono alla pari. Questi concetti non potevano che trovare
spazio nell’ultimo capitolo di questo stesso lavoro, in cui la descrizione di
un’esperienza sul campo non ha fatto altro che confermare la possibilità di
quella sfida educativa alla complessità.
Inoltre scorrendo con la lettura non risulterà difficile capire come partire da una
tematica specifica,quale quella dei comportamenti-problema in classe; sia stata
una scelta soppesata,volta a sottolineare e valorizzare ancora di più l’uso della
filosofia quale strumento per un educazione razionale-emotiva in cui le
emozioni riprendo un ruolo centrale proprio in virtù di quelle potenzialità di cui
sono portatrici e di cui un intervento educativo si deve avvalere come sfida per
un educare alla prosocialità.
A tale proposito sono stati preziosi i contributi inseriti nel secondo e terzo
capitolo dove rispettivamente l’educazione all’empatia, l’esperienza di “Amica
Sofia” e il pensiero di Martha Nussbaum rappresentano a tutti gli effetti una
proposta efficace dalla quale partire per promuovere una possibile e avvincente
sfida educativa.
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Capitolo 1: il dialogo filosofico nella storia della filosofia
1.1 dialogo filosofico e l’educazione
Nella grande commedia di Aristofane Le nuvole, un giovane, ansioso
di fare proprio il nuovo insegnamento, si reca al Pensatoio retto da
una strana, famigerata figura, Socrate.
Per lui viene inscenato un dibattito in cui sono messi a confronto i
meriti dell’educazione tradizionale con quelli del nuovo insegnamento
socratico. Il sostenitore della Vecchia educazione è un anziano
soldato. Egli predilige un regime patriottico, improntato a una rigida
disciplina, che dia molto spazio all’apprendimento mnemonico e poco
alla discussione. Adora ricordare il tempo, che potrebbe non essere
mai esistito, in cui i giovani obbedivano ai loro genitori e non
desideravano nient’altro che morire per la propria patria; il tempo in
cui i maestri insegnavano il nobile canto tradizionale
Pallade,Terribile distruttrice di città, non le nuove strane canzoni di
oggi.Studia con me, così sbotta il soldato, e avrai l’aspetto di un uomo
vero: torace imponente, lingua piccola, solidi glutei, genitali piccoli (
un tratto somatico considerato positivamente a quel tempo, in quanto
simbolo dell’autocontrollo maschile).
Il suo oppositore è un retore, un uomo in grado di sedurre con le
parole-Socrate, visto attraverso la lente deformante del
conservatorismo aristofaneo.Questo promette al giovane che
imparerà a considerare in modo critico le origini sociali di norme
morali apparentemente eterne, a distinguere tra natura e
convenzione. Il giovane imparerà inoltre a formulare argomentazioni
in maniera autonoma senza affidarsi ad alcuna autorità: non avrà
bisogno di esercitarsi molto. Studia con me, conclude Socrate, e avrai
l’aspetto di un filosofo: avrai una grossa lingua, un torace stresso e
incavato, glutei flaccidi e grossi genitali ( un tratto somatico
considerato negativamente a quel tempo, in quanto simbolo della
mancanza di controllo su se stessi).
2
2
Nussbaum M.., “Coltivare l’umanità. I classici, il multiculturalismo, l’educazione contemporanea”, Carocci,
Roma, 2006 p.15
6
La vecchia educazione nel ritratto che ne fa Aristofane, insegna ai cittadini i
valori tradizionali.
Essi imparano ad interiorizzare e ad amare le proprie tradizioni e vengono
quindi dissuasi dal metterle in discussione.
Socrate al contrario, è colui che sovverte il valore della tradizione mettendolo in
discussione. In questo senso il Pensatoio socratico è il luogo in cui i giovani
imparano a ragionare criticamente.
“Se poi, vi dicessi che il bene più grande per l’uomo è fare ogni giorno
ragionamenti sulla virtù e sugli altri argomenti intorno ai quali mi avete
ascoltato discutere e sottoporre ad esame me stesso e gli altri, e che una
vita senza ricerche non è degna per l’uomo di essere vissuta; ebbene, se
vi dicessi questo, mi credereste ancora di meno. Invece, le cose stanno
proprio così come vi dico, o uomini. Ma il persuadervi non è cosa
facile”
3
.
Ragionare criticamente significa quindi interrogarsi ed interrogare. Ma come
avviene questo? La risposta ci viene data prendendo ancora una volta ad
esempio Socrate, il quale ci insegna attraverso la maieutica, come lo strumento
madre per criticare è il dialogo.
3
Op.cit., p. 31
7
In questo senso, la filosofia non è più una disciplina astratta e lontana dalla
realtà, ma è intrecciata alla trama dell’esistenza quotidiana di ogni individuo.
La filosofia entra con forza in ogni ambito in cui ci sono persone che si
confrontano “usando la propria testa”, sviluppando così una padronanza attiva
nel porsi le domande e un modo di interagire che non si ferma a semplici
affermazioni o a cose già date.
Su questa linea quindi diventa importante l’argomentazione. Che non dovrà
essere intesa come Aristofane voleva, un sovvertire la tradizione e quindi le
regole, ma come elemento essenziale,un esercizio necessario per rafforzare la
democrazia e per aspirare ad una giustizia che sia duratura.
In questo senso il dialogo e l’argomentare diventano gli strumenti utili e
necessari per formare i “futuri cittadini” che abbiano appunto quella capacità
socratica di ripensare criticamente le proprie convinzioni.
4
Affermare questo significa, come Socrate stesso considerava, che la“vita
esaminata” è il fine essenziale dell’educazione democratica.
Questo concetto è stato poi ripreso dagli stoici i quali, seguendo l’insegnamento
socratico, sostenevano che lo scopo principale dell’educazione fosse quello di
4
Op.cit.,p.33
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contrastare la passività dell’allievo, stimolandolo a diventare padrone del
proprio pensiero.
Questo è possibile solo attraverso un’argomentazione, un dialogo critico; in
quanto solo così si può rafforzare la ragione la quale lavora sulla struttura della
personalità, sulle motivazioni così come sulla logica.
Quindi la capacità di argomentazione non può che favorire l’interiorizzazione
delle motivazioni che sottendono un determinato comportamento, in un ottica
critica e di controllo razionale emotivo.
Pensiamo ad esempio, tornando al passato, all’antica Grecia e alla sua tradizione
orale che per secoli si è tradotta con la figura dei “ canta storie”che decantavano
storie e poesie con la consapevolezza che il valore di quelle stesse storie sarebbe
rimasto impresso nella memoria e nella storia, tramandato per sempre.
In questo senso vediamo come il narrare diventa quel “Noi” in cui risiede la
capacità di discutere, dialogare e argomentare in ottica di reciprocità e
autocritica.
Aristotele, nel nono capito della Poetica, affermava come la letteratura fosse più
filosofia della storia, come la narrativa fosse attività teoretica e più elevata della
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storia, perché quest’ultima ci mostra soltanto gli eventi reali, mentre le opere di
narrativa ci mostrano quali fatti possono avvenire in una vita umana;
sottolineando come questa favorisca la capacità di comprendere la complessità
dell’uomo.
Sagge parole quelle di Aristotele, considerando lo scopo stesso di questo lavoro,
in cui il filosofare, come vedremo, si esplicherà attraverso la poesia, la
narrazione, il racconto ed il dialogo.
E allora come Heiddeger
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ci suggerisce nella sua prospettiva di linguaggio
dell’uomo, la poesia e quindi la poetica,appartiene di diritto al filosofare.
In questo senso tutte le arti in genere appartengono di diritto al filosofare in
quanto intrinsecamente custodiscono in loro quella complessità e quel
meraviglioso che necessita di essere scoperto e coltivato alla luce di un connubio
tra quella razionalità del linguaggio,fatta di strumenti di comunicazione razionali
indispensabili e funzionali per la vita di tutti i giorni, e gli oltremondi
6
che
appartengono alla nostra profondità e al nostro bisogno innato di verità.
Questi esempi aiutano a capire come le azioni stesse degli individui nascano da
storie narrative, dal raccontare e dal raccontarsi. Ogni individuo che si avvale
5
M.Heiddeger,, “Essere e tempo”, Mondadori,Milano, 2006
6
Ortega y Gasset J., “Meditazioni del Chisciotte”, tr. It. di B. Arpaia, Guida Editori, Napoli, 2000 p.58
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