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problemi particolari necessitano di ulteriori chiarimenti. Il quadro attualmente
disponibile sembra, tuttavia, sufficientemente completo ed affidabile per
stabilire norme di comportamento da seguire nello svolgimento delle attività in
questione.
Un ruolo fondamentale nella formulazione di tali norme è svolto dalla
International Commission on Radiation Protection (ICRP), un’organizzazione
internazionale fondata nel 1928, che, pur non potendo interferire direttamente
nelle legislazioni dei singoli Paesi, emana delle raccomandazioni in materia che
sono, di fatto, recepite da tutte le Nazioni.
Fra queste c’è l’Italia, che alle raccomandazioni dell’ICRP ha ispirato la sua
legislazione vigente in materia (Legge n° 230 del 17/03/1995). A quest’ultima,
si fa riferimento nel presente lavoro.
L’esigenza, sopra accennata, di salvaguardare l’Ambiente Naturale e la Salute
Pubblica, si è altresì manifestata, nei Paesi maggiormente sviluppati, nella
necessità di razionalizzare al massimo tutte le attività produttive, al fine di
conciliare, quanto più possibile, i benefici derivanti dalla produzione
industriale con l’impatto ecologico di quest’ultima.
Fra le varie forme in cui questo impegno si è concretizzato, assume particolare
importanza l’utilizzo di scarti o sottoprodotti di alcune lavorazioni industriali
in altre attività produttive; ciò al fine di minimizzare le conseguenze ambientali
dell’estrazione e trasformazione delle materie prime.
In questo contesto s’inserisce l’attività di ricerca condotta dall’ENEL S.p.A. sul
riciclaggio, per usi industriali, edilizi ed agricoli, di materiali risultanti dalla
produzione energetica da parte di impianti termoelettrici.
Tuttavia, per quanto detto sopra, appare necessaria un’attenta valutazione
ecologica, ed, in particolare, radioprotezionistica, dei suddetti materiali, prima
che questi siano massicciamente utilizzati per gli scopi sopra elencati.
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Scopo del presente lavoro, la cui parte sperimentale è stata effettuata presso i
locali e con le attrezzature del Centro Ricerche Residui (CRR) della Sede ENEL
di Brindisi (Foto 1) è, per l’appunto, la caratterizzazione radiometrica di alcune
di queste sostanze, sia come misura delle concentrazioni radioisotopiche, sia
come determinazione del rateo di emanazione di radon.
A quest’ultimo argomento è riservata particolare attenzione, trattandosi di un
tema la cui importanza è divenuta sempre crescente negli ultimi anni.
Di seguito, sono descritte le procedure sperimentali utilizzate nonché i risultati
ottenuti, e le considerazioni radioprotezionistiche su questi ultimi, ponendo
particolare riguardo agli aspetti sanitari e legislativi.
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Foto 1
6
RINGRAZIAMENTI
L’autore intende esprimere la sua più viva gratitudine alle seguenti persone,
che, con il loro impegno e la loro disponibilità, hanno fornito un notevole aiuto
alla realizzazione del presente Lavoro:
- Dott. D. Capra del CISE S. p. A.;
- Ing. G. Dinelli, Ing. P. Caramuscio dell’ENEL S. p. A.;
- Sig. F. De Lucca del CRR - ENEL di Brindisi;
- tutto il personale tecnico del CRR - ENEL di Brindisi;
- Sig. V. Lecci, per la compilazione del software “ RADON “.
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1 - RICHIAMI DI FISICA DELLE RADIAZIONI
1.1 - DECADIMENTO RADIOATTIVO
Il fenomeno della radioattività consiste nel decadimento spontaneo di un
nucleo atomico da uno stato nucleare ad un altro la cui energia totale è inferiore
a quella del primo (stato iniziale). La transizione energetica (decadimento
radioattivo) avviene solitamente con emissione di particelle nucleari o
radiazioni elettromagnetiche.
Si distinguono tre tipi di decadimento radioattivo:
1. Decadimento Alfa ()
2. Decadimento Beta ()
3. Decadimento Gamma ()
Il decadimento alfa è dovuto all’emissione di particelle , cioè nuclei di atomi
di elio (He), formati da due protoni e due neutroni. A causa della doppia
carica, +2e, le particelle subiscono un’elevata perdita di energia
nell’attraversare la materia; pertanto, bastano spessori molto sottili per
bloccarle. L’emissione mostra uno spettro di energia monoenergetico,
compreso tra i 4 ed i 6 MeV, e variante con il tipo di nucleo in esame.
Il decadimento beta è costituito da elettroni o positroni emessi nel decadimento
di neutroni o protoni in nuclei che contengono un numero eccessivo di
nucleoni, per assicurare la stabilità. La caratteristica fondamentale di questo
tipo di decadimento è costituita dallo spettro energetico continuo. Il massimo
valore di energia raggiunto in questo tipo di emissione varia fra alcune decine
di KeV e pochi MeV. Poiché la maggior parte di decadimenti produce
8
ulteriori stati eccitati nel nucleo, insieme all’emissione si osserva spesso anche
emissione , dovuta alla rapida diseccitazione dei nuclei emettitori.
Per raggi si intende l’emissione da parte del nucleo atomico di fotoni aventi
energia compresa tra alcune centinaia di KeV ed alcuni MeV. Analogamente
alla struttura dell’atomo, anche il nucleo è caratterizzato da livelli di energia
discreti. Transizioni fra questi livelli possono avvenire tramite l’emissione (ed
eventualmente l’assorbimento) di radiazione elettromagnetica avente energia
pari alla differenza di energia fra gli stati coinvolti nella transizione.
L’emissione avviene, pertanto, in righe spettrali discrete, caratteristiche del
nucleo emettitore.
(Knoll)
1. 2 - LE LEGGI DEL DECADIMENTO RADIOATTIVO
L’attività di un radionuclide è definita come la velocità di decadimento, ed è
espressa dalla legge:
N (t) = N (0) exp ( - t) (1)
dove :
• N (t) = numero di nuclei radioattivi al tempo t
• N (0) = numero di nuclei radioattivi all’istante iniziale
= costante di decadimento, cioè la probabilità di transizione per unità di
tempo, che è caratteristica di ciascun radionuclide (s
- 1
).
Si definisce attività specifica o concentrazione isotopica l’attività di un dato
radioisotopo normalizzata per la massa del campione in esame.
9
Inizialmente, l’unità di misura dell’attività è stata il Curie (Ci), definito come:
1 Ci = 3. 7 Ο 10
10
disintegrazioni/s
Attualmente, l’unità di misura impiegata è il Becquerel (Bq), definito come:
1 Bq = 1 disintegrazione/s
Pertanto:
1 Bq = 2. 703 Ο 10
- 11
Ci.
Ovviamente, l’unità di misura dell’attività specifica è il Bq/Kg.
Si definisce tempo di vita medio (τm) il reciproco di λ, ed è il tempo impiegato
dal campione di materiale radioattivo per decadere ad 1/e della sua attività
iniziale.
Si definisce tempo di dimezzamento (T½) il tempo impiegato dal campione a
decadere ad un mezzo della sua attività iniziale.
Queste due quantità sono legate dalla seguente relazione: T1/2 = τm ln 2.
(Knoll)
1. 3 - FAMIGLIE DI DECADIMENTO RADIOATTIVO
I radionuclidi naturali pesanti appartengono a tre grandi famiglie radioattive di
cui sono capostipiti il Torio - 232, l’Uranio - 235 e l’Uranio - 238, tutti alfa -
emettitori, con discendenti vari che decadono per emissione ,, − e . fino a
concludersi tutte in isotopi stabili del piombo, rispettivamente: Pb - 208, Pb -
207, Pb - 206. Le serie radioattive naturali caratterizzano già la presenza di
radionuclidi secondari, quali, appunto, gli isotopi di Ac, Ra, Fr, Rn, Po, Tl, Pb;
10
questi sono, pertanto, i nuclidi radioattivi formatisi in seguito al decadimento
dei nuclidi primari.
Le seguenti tre tavole (Tabb. 1, 2, 3) illustrano le suddette famiglie radioattive,
riportando, per ogni nuclide, il tempo di dimezzamento ed il tipo di
decadimento cui è sottoposto.
(Lederer - Shirley)
1. 4 - EQUILIBRIO SECOLARE
Detto a un nuclide arbitrario e b il nuclide risultante dal suo decadimento, detti
Na ed Nb il numero di atomi di a e di b, e 6a e 6b le costanti di decadimento dei
due nuclidi, qualora si consideri il rapporto: 6bNb/6aNa, si osserva che possono
verificarsi le seguenti tre situazioni :
1. 6a > 6b ; in questo caso, il rapporto aumenta nel tempo.
2. 6a < 6b ; il rapporto diviene quasi costante per grandi t . Questo è il caso di
equilibrio transitorio.
3. 6a << 6b ; il rapporto diviene pari a quasi 1 in breve tempo. Questo è il caso
di equilibrio secolare.
(Knoll)
Quest’ultima situazione riveste particolare importanza nell’ambito delle misure
radiometriche, in quanto, misurando le attività dei singoli componenti di una
catena di decadimento, e calcolandone la media, è possibile risalire all’attività
del capostipite, attribuendo a questo la media delle attività dei suoi
discendenti.
14
2 - GENERALITÀ SUL RADON
Nelle tabelle illustranti le tre famiglie di decadimento radioattivo, mostrate nel
Par. 1. 3, può essere notata la presenza di tre isotopi di un elemento: il Radon.
Il radon rappresenta un’importante fonte di inquinamento radioattivo
dell’Ambiente, e, pertanto, esso è stato oggetto, specie negli ultimi anni, di
numerosi ed importanti studi volti ad indagare le cause e le modalità di
diffusione di questo gas nell’ambiente, nonché a verificare l’effettiva
pericolosità di questo elemento per l’organismo umano.
Per questa ragione, si è deciso di compiere una serie di misure di
concentrazione e di emanazione specifica di Rn sulle matrici ambientali prese
in esame in questo lavoro.
2. 1 - PROPRIETÀ FISICHE
Il radon (Rn, Z = 86) si presenta come un gas inodore, incolore, più pesante
dell’aria e facilmente liquefattibile. Bolle a - 61. 9 °C e solidifica a - 71. 0 °C. Il
suo calore di fusione è 0.9 cal/g - atomo; il suo calore di vaporizzazione è 3. 92
cal/g - atomo; l’energia di prima ionizzazione è 248 Kcal/g - atomo. Avendo la
shell elettronica più esterna completa, esso, come tutti i gas nobili, è incapace di
formare legami con altri atomi, e si presenta perciò in forma monoatomica. Le
altre proprietà fisiche sono poco conosciute, in quanto la sua rarità e la sua
instabilità rendono problematica la caratterizzazione completa.
(Lederer, Shirley)
15
2. 2 – ISOTOPI DEL RADON
Come accennato precedentemente, il radon è presente in natura in quantità
minime: esso costituisce, infatti, il 6.2 x 10
– 16
% della crosta terrestre, e,
normalmente, è presente nell’atmosfera in tracce. La ragione della sua rarità è
dovuta al breve tempo di dimezzamento dei suoi isotopi; essi sono:
a) Rn - 219. Esso appartiene alla famiglia dell’U - 235, ed è il risultato del
decadimento del Ra - 223 e del decadimento dell’At - 219. Esso decade
a sua volta in Po - 215 in seguito ad emissione di energia pari a 6. 824
MeV. Il suo tempo di dimezzamento è pari a 3. 96 s.
b) Rn - 220. Esso appartiene alla Famiglia del Th - 232, ed è il risultato del
decadimento del Ra - 224. Esso decade a sua volta in Po - 216 in seguito
ad emissione di energia pari a 6. 282 MeV. Il suo tempo di
dimezzamento è pari a 55. 6 s.
c) Rn - 222. Esso appartiene alla Famiglia dell’U - 238, ed è il risultato del
decadimento del Ra - 226. Esso decade a sua volta in Po - 218 in seguito
ad emissione di energia pari a 5. 49 MeV. Il suo tempo di
dimezzamento è pari a 3. 823 d.
E’ evidente come il tempo di dimezzamento relativamente lungo del Rn - 222
ne faccia l’isotopo più abbondante, e, quindi, maggiormente rappresentativo
dell’elemento. Inoltre, avendo alcuni suoi discendenti un tempo di
dimezzamento piuttosto lungo (T‰ (Pb - 214) = 26. 8 min.; T‰ (Bi - 214) = 19. 7
min.; T‰ (Pb - 210) = 20. 4 a; T‰ (Bi - 210) = 5. 0 d; T‰ (Po - 210) = 138. 3 d),
questo isotopo risulta essere il più importante dal punto di vista
16
radioprotezionistico. Pertanto, in seguito, parlando di radon, ci si riferirà
sempre al Rn - 222. ( Lederer, Shirley )
.