6
spazi seminaturali e di bacini d’acqua naturali o artificiali, influisce negativamente
sulla frequenza delle segnalazioni del predatore.
A scala di indagine locale-individuale gli habitat positivamente correlati alla frequentazione
dei singoli quadranti da parte della lince sono il bosco, in particolare di latifoglie, ma non gli
ambienti in evoluzione. Gli spazi aperti, caratterizzati da rocce, letti sabbiosi o specchi
d’acqua assumo importanza nella stagione più calda, mentre nei primi mesi di indagine
l’esemplare appare frequentare i quadranti caratterizzati da boschi misti e di conifere e da una
presenza stimata della specie preda capriolo più elevata.
In conclusione, i due metodi di ricerca ed i risultati ottenuti sono apparsi non del
tutto comparabili e solo in parte integrabili, a causa del diverso sistema di raccolta
dei dati, ma rappresentano un interessante approccio multiscalare allo studio dell’uso
spaziale e temporale dell’habitat da parte della lince.
7
2. ABSTRACT
The Eurasian lynx Lynx lynx L. in Friuli Venezia Giulia
This work is part of a monitoring and conservation plan for the Eurasian lynx in
Friuli Venezia Giulia region: Interreg IIIA Italia-Slovenia “Sustainable
transfrontalier management of faunistic resources”.
The aim is to study the presence of the species using data obtained with different research
methods, related to two different spatial and temporal study scales, considering the
relationship about prey species availability and habitat patterns.
The first scheme utilizes lynx signs of presence derived from data gathered in
accidental opportunistic way and, partially, systematic way (snow tracking, hair
trapping, photo trapping, etc…) from 2000 to 2007 on a surface of about 2000 km2,
corresponding to 3 hunting districts and 56 hunting preserves. The basic unit (grain)
of resolution for these data is the hunting preserves.
The second part of the research analyses a classical and satellitar radiotelemetry database
from one adult male individual of lynx captured in Udine province, equipped with VHF and
GPS radiocollar system, from february to september 2007. The study scale consists of the
animal home range (wich is estimated about 130 km2 and covers the territory of 8 hunting
preserves) and the spatial grain of resolution for the statistical analyses are 1 km2 cells
belonging to a grid based on the total lynx home range.
The lynx presence, for both study scales, is related with the presence of suitable
habitats, come from the CORINE land use data, and with data of roe deer presence,
derived from hunting statistics of Friuli Venezia Giulia region.
The “apparent” lynx presence is analysed with Pearson’s correlation coefficient, stepwise
variable regression procedure and GLM (Generalized Linear Model) method.
On the large-scale analysis, the persistence of sign of presence is positively
related to the density of roe deer, to the presence of woods, shrubs and open lands
with moors and rocky areas. On the contrary, the extention of heterogeneous
agricultural areas and artificial or natural water basins are negatively related to the
presence of the predator.
8
On the local-scale analysis, the presence of radio-collared lynx in each 1 km2 cell is positively
related to deciduous forests, but negatively related with habitat in evolution. In the warm
season, the lynx uses open lands with rocks, stony river-beds and a little natural water basin;
on the other hand, in the first part of radiotelemetry activity, the lynx is located in cells with
mixed and coniferous forests, and in cell with a more consistent estimated roe deer density.
In conclusion, the two research methods and the results obtained by the analysis
appear partially comparable and integrated, because of the different methods in
collecting data, but represent an interesting approach to study multiscale spatial and
temporal use of landscape by lynx.
9
II. INTRODUZIONE
10
1. LA LINCE
La lince eurasiatica appartiene al genere Lynx, compreso nell’omogenea famiglia Felidae,
la più ricca per numero di specie dell’ordine Carnivora, ordine di Mammiferi che, con un
diverso grado di specializzazione, si nutrono prevalentemente di Vertebrati e Invertebrati.
Al genere appartengono attualmente quattro specie: L. pardinus (Temminck, 1827), presente
solo nella Penisola Iberica, L. lynx (Linnaeus, 1758) a distribuzione eurasiatica, L. canadensis
(Kerr, 1792) della regione Neartica settentrionale e L. rufus (Schreber, 1777) a distribuzione
neartica centro-meridionale.
1.1. EVOLUZIONE DEL GENERE
Il lavoro di Werdelin (1981) rappresenta una valida revisione sistematica e tassonomica del
genere Lynx e della sua evoluzione: secondo l’autore, il genere sarebbe comparso
originariamente in Africa nel Pliocene medio-superiore (5,3 – 3 milioni di anni fa). Il primo
reperto fossile di cui si è a conoscenza è datato 4 milioni di anni fa, e l’autore lo attribuisce a
Lynx issiodorensis, considerata la progenitrice di tutte le linci attuali.
Dall’Africa, Lynx issiodorensis si espande nelle regioni settentrionali durante il
Villafranchiano (Pleistocene inferiore: 1,8 – 78.000 anni fa). In Asia, la sua
evoluzione dà origine alla lince nordica Lynx lynx L. (1758), la quale giunge in
Europa nel Pleistocene medio, attraverso successive invasioni avvenute durante i
periodi interglaciali (Oriani, 2000).
Nel medesimo periodo in Francia fa la sua comparsa una lince pardina di grossa taglia, L.
pardina speleus, progenitrice dell’attuale lince iberica, L. pardina. Quest’ultima, sarebbe
evoluta come unica specie, differenziata dalle altre per la taglia estremamente ridotta e per le
moderne caratteristiche della dentatura, intorno a 1,6 – 1,5 milioni di anni fa (Johnson et al.,
2004).
Nell’Eemiano (Pleistocene medio-superiore: 126.000 – 11.000 anni fa) nelle
regioni alpine giunge una lince nordica di piccola taglia, probabile progenitrice
dell’ormai estinta lince alpina (L. lynx alpinus – Ragni et al., 1993).
Inoltre, intorno a 15.000 anni fa, due nuove invasioni di linci nordiche vanno a colonizzare
altre distinte regioni europee: l’Europa continentale e la Svezia meridionale con individui di
taglia media, la Finlandia e la Svezia settentrionale con individui di dimensioni maggiori
(Werdelin, 1981).
11
Alla fine del Pleistocene, in Europa erano presenti contemporaneamente le linci nordiche e
le linci pardine, con individui sia di piccola che di grande taglia. Durante il Paleolitico
superiore la lince pardina di grossa taglia scompare e, contemporaneamente, si inizia a
specializzare il ruolo evolutivo della lince pardina di piccola taglia, adattata a vivere in regioni
caratterizzate da macchie xerofile e praterie, e specializzata nella predazione di lagomorfi
grazie alle ridotte dimensioni corporee (Oriani, 2000).
Parallelamente, Lynx issiodorensis si espande anche in America del nord e in Messico, dove
da origine, circa 2,5 milioni di anni fa, a Lynx rufus. Intorno a 200.000 anni fa, dall’Asia Lynx
lynx raggiunge il Canada e l’Alaska attraverso lo stretto di Bering, dove si evolve in Lynx
canadensis (Ragni, 1998).
Al termine delle glaciazioni Pleistoceniche, quindi, l’areale di Lynx lynx si presentava
estremamente frammentato e composto da numerosi sotto-areali. In questo quadro, le diverse
latitudini, quindi le diverse condizioni ambientali e climatiche, hanno permesso la
diversificazione della specie a livello di sottospecie, o di razze geografiche.
Numerosi autori hanno spesso messo a confronto caratteristiche morfologiche, considerazioni
paleontologiche e zoogeografiche con integrazioni genetiche (Miric, 1978; Hellborg et al.,
2002; Matyushkin e Vaisfeld, 2003; Breitenmoser-Würsten e Obexer-Ruff, 2003; Rueness et
al., 2003), ma tuttora non esiste un accordo definitivo sulla classificazione e sulla
suddivisione tassonomica delle sottospecie.
La distinzione qui proposta (Figura II.1) segue l’interpretazione presentata dall’ELOIS
(Eurasian Lynx Online Information System for Europe, von Arx et al., 2004).
Figura II.1. Distribuzione delle sottospecie della lince eurasiatica (Lynx lynx) (von Arx et al., 2004).
Il sistema ELOIS, gestito direttamente dal programma KORA (Coordinated Research
Projects for the Conservation and Management of Carnivores in Switzerland) elabora, sulla
12
base delle informazioni contenute nei lavori precedentemente citati, una possibile
interpretazione della recente distribuzione geografica delle varie sottospecie:
▪ LX: L.l.lynx, nord Europa e Siberia dell’ovest.
▪ CA: L.l.carpathicus, Carpazi. I punti marroni sulla carta coincidono con le
popolazioni reintrodotte in Europa.
▪ MA: L.l.martinoi, Balcani.
▪ DI: L.l.dinniki, Caucaso. L’area rappresentata corrisponde all’areale storico. La
distribuzione attuale non è conosciuta, ma probabilmente è molto ridotta e
frammentata.
▪ IS: L.l.isabellinus, Asia centrale (distribuzione abbastanza approssimativa).
▪ WA: L.l.wardi, Monti Altai.
▪ KY: L.l.kozlovi, regione del Sajan.
▪ WR: L.l.wrangeli, Siberia dell’est.
▪ ST: L.l.stroganovi, estrema propaggine occidentale della Russia.
1.2. STORIA DELL’AREALE
Attualmente la lince eurasiatica paleartica Lynx lynx L. (1758) è la specie che manifesta la
più ampia distribuzione, andando dall’Europa occidentale fino alla Cina, comprendendo
popolazioni che vivono nell’Asia Minore, nell’Iran settentrionale, e popolazioni isolate in aree
relittuali come i Pirenei.
Tale situazione, come visto in precedenza, è il frutto di una lunga storia evolutiva, che vede
all’inizio dell’Olocene (a partire da 11.000 anni fa) l’Europa come un’unica grande area di
distribuzione. Successivamente, crescenti contrazioni e frammentazioni dell’areale hanno
portato alla progressiva separazione di numerose popolazioni in Europa centrale (Ragni,
1998)(Tabella II.1).
Nel XIX secolo la specie poteva essere considerata estinta dalle regioni di pianura
dell'Europa centro-occidentale e meridionale; fino alla fine dello stesso secolo, permanevano
popolazioni isolate solo sulle grandi catene montuose del Massiccio Centrale, dei Pirenei, così
come sulle Alpi, nella Foresta Bavarese e Boema e nelle aree boschive del nord ed est Europa.
(Kratochvíl, 1968).
Il minimo della consistenza è stato raggiunto verso la metà del XX secolo, quando tutte le
popolazioni dell'Europa occidentale si erano ormai estinte, mentre le popolazioni orientali
13
resistevano confinate nelle regioni boscose dei Carpazi e nelle aree montuose dei Balcani, e
quelle dell'Europa settentrionale si presentavano ridottissime e molto frammentate1.
1.2.a. DISTRIBUZIONE STORICA IN ITALIA
La situazione della lince in Italia è stata oggetto di studio da parte di molti autori (p.es.
Toschi, 1968; Eiberle, 1972; Mingozzi et al., 1988), i quali affermano che la presenza storica
del felide è confermata da numerosi reperti museologici (cfr. anche Ragni et al., 1993) che
consentono di ricostruire con una certa accuratezza l’areale pregresso e il suo restringimento
durante il declino della specie, fino al momento della sua totale estirpazione dal territorio
nazionale.
Da questi studi emerge che fino al XVIII secolo la specie occupava tutto il versante alpino
italiano, così come i versanti esteri limitrofi. L’estinzione sarebbe iniziata a partire dalle Alpi
Venete, dove l’ultima cattura documentata risale al 1837, ad Auronzo di Cadore (Ragni et al.,
1993). Nelle Alpi Lombarde, Alto Atesine e Trentine la specie sarebbe scomparsa tra il 1870
e il 1880 (Mingozzi et al., 1988). Nelle Alpi Occidentali, invece, la presenza del felide
sarebbe rimasta diffusa su tutto il territorio fino a circa metà del XIX secolo: nei primi anni
’30 è sicuramente presente in Val d’Aosta e in ampie porzioni delle Alpi Piemontesi, in
continuità con l’areale francese. Le ultime catture per questo settore alpino vengono segnalate
intorno agli anni ’20 del XX secolo, quando l’areale di distribuzione del felide risulta ormai
ridotto a settori isolati e in progressiva diminuzione (cattura in Val d’Ossola nel 1937: Ragni,
1998).
Per i settori Appenninici dell’Italia centrale, la presenza storica della specie è sempre stata
oggetto di controversie tra autori che la considerano esclusa in epoca storica (Ghigi 1911 e
1917) e autori che la considerano presente anche in epoche molto recenti (Tassi, 19732).
Il problema nel ricostruire l’areale storico sugli Appennini è dovuto alla quasi totale assenza
di testimonianze attendibili, come reperti museali o segnalazioni di catture. Le uniche prove
valide (comparabili, per tipologia, a quelle delle Alpi) riportano la presenza del felide nei
territori di Marche, Abruzzo e Molise fino alla metà del 1800.
Da questo momento in poi risultano solo testimonianze sporadiche e dislocate nel
tempo, che non possono di per sé costituire prove scientifiche, dal momento che non
1
Tratto dal materiale on-line del progetto K.O.R.A. (Coordinate Research Projects for the Conservation and the
Management of Canivores in Switzerland): AA.VV., 2005. Documentazione sulla lince. Redatta su mandato
dell’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio (UFAFP) – KORA Publishing. 18 pp.
2
Citato da Boitani et al., 2003.
14
rispondono a criteri oggettivi, ma sono semplicemente testimonianze verbali di
avvistamenti e presunte catture3.
1.2.b. IL DECLINO E LA RIPRESA
I motivi che hanno portato alla scomparsa o all’estrema riduzione delle popolazioni di
lince in Europa e in Italia (e con essa anche di altri due grandi carnivori del nostro continente,
l’orso e il lupo) sono molteplici, ma da ascrivere tutti ad un denominatore comune: l’uomo.
L’espansione demografica antropica avvenuta tra il XIX e il XX secolo provocò la necessità
di occupare nuovi spazi e sfruttare più intensamente le risorse naturali: per questo venne
perpetrata la distruzione e la frammentazione delle grandi foreste dell’Europa centro
meridionale, vennero ampliate le aree di pascolo e i coltivi, vennero creati nuovi insediamenti
umani e nuove vie di comunicazione. Tali mutamenti ambientali provocarono una profonda
crisi nella distribuzione della macrofauna europea: lo dimostra il fatto che, tra il XVIII e il
XIX secolo, prima ancora dei carnivori, furono le popolazioni di ungulati di tutta Europa
(capriolo, camoscio, cervo, cinghiale, stambecco, muflone) a subire un forte calo
demografico, e a rimanere isolate in poche aree geografiche con popolazioni spesso non vitali
(Ghigi, 1911 e 1917).
Oltre ai mutamenti paesaggistici e socio-economici sopra descritti, la mancanza della
principale fonte di alimentazione contribuì in larga misura ad aumentare la vulnerabilità del
felide, estremamente specializzato nella predazione di artiodattili di piccole e medie
dimensioni. Costrette ad attingere ad un’altra fonte di cibo, quella degli animali domestici, le
popolazioni di lince vennero ulteriormente ridotte di numero attraverso la persecuzione diretta
operata con armi e incentivata da premi da parte delle autorità.
La sinergia di questi fattori, unita alla possibile insorgenza di processi epidemici infettivi e ad
un probabile impoverimento genetico di popolazioni rimaste isolate, determinò una riduzione
della consistenza e della densità delle popolazioni tale da considerare la specie totalmente
estinta nei primi decenni di questo secolo.
Dalla seconda metà degli anni Cinquanta in poi, tale trend negativo ha subito un arresto,
grazie a una serie di miglioramenti nelle condizioni ecologiche e ambientali che hanno posto
le basi per una positiva trasformazione del quadro faunistico europeo.
Nella maggior parte dei Paesi Europei, la situazione degli artiodattili è migliorata nel corso
degli ultimi decenni: il capriolo, principale preda della lince, è tornato a popolare le regioni
3
Ragni B., Petruzzi E., 2008 (non pubbl.). Situazione recente del gatto selvatico e della lince eurasiatica in
Italia – Abstract Convegno Nazionale “Biologia e Conservazione dei Felidi in Italia”. Santa Sofia, 7-8-
Novembre 2008.
15
dell’areale pregresso, e ha ulteriormente ampliato i suoi confini di espansione fino ai Paesi
nordici.
L’abbandono delle montagne e la crisi della zootecnia hanno permesso la graduale espansione
delle foreste e la crescente disponibilità di aree sempre meno abitate e meno utilizzate per
scopi agricoli.
In seconda istanza, anche le attitudini umane sono cambiate: a partire dai Paesi del nord,
prima fra tutte la Svezia, dove la lince è stata inserita tra le specie assolutamente protette
intorno agli anni ’80, molti altri Paesi hanno adottato col tempo misure di regolamentazione
della caccia e hanno progressivamente inserito la lince nell’elenco delle specie legalmente
protette 4.
Tra il 1960 e il 1970 la specie è diventata oggetto di numerosi programmi di reintroduzione in
altri Paesi europei.
1.3. LE REINTRODUZIONI IN EUROPA OCCIDENTALE
Durante gli anni Settanta diversi Stati dell’arco alpino effettuarono delle reintroduzioni
entro aree ritenute idonee per la specie. I primi tentativi furono realizzati in Svizzera nel 1971
e in Slovenia nel 1973. Successivamente anche in Italia, un tentativo andato fallito nel 1975
nel Parco del Gran Paradiso (Ragni et al., 1998), poi in Austria nel 1977, e infine in Baviera e
in Francia tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80.
Alle reintroduzioni in Svizzera, Austria e Slovenia (i cui individui fondatori provenivano dalle
popolazioni dei Carpazi slovacchi, forniti dallo zoo di Ostrava) è lecito attribuire la
ricomparsa della specie sull’arco alpino europeo, in quanto costituiscono i progetti di maggior
successo, che hanno permesso una consistente crescita numerica e una notevole espansione
territoriale delle popolazioni.
Nel caso della Svizzera, nel 1971 vennero rilasciati solo un maschio e una femmina, ma
negli anni successivi, fino agli inizi degli anni ’80, vennero rilasciati almeno altri 20
esemplari. Date le perdite registrate già nei primi anni successivi alle reintroduzioni, si può
affermare che le popolazioni tuttora esistenti sono state originate solo da pochi esemplari
fondatori4.
Il progetto austriaco, per il quale furono reintrodotti 6 maschi e 7 femmine, sembrava
inizialmente dovesse fallire, ma dagli inizi degli anni ’80 aumentarono progressivamente le
4
Tratto dal materiale on-line del progetto K.O.R.A. (Coordinate Research Projects for the Conservation and the
Management of Canivores in Switzerland): AA.VV., 2005. Documentazione sulla lince. Redatta su mandato
dell’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio (UFAFP) – KORA Publishing. 18 pp.
16
segnalazioni della specie e i danni al bestiame, tali da far ipotizzare una situazione di
espansione anche per questa popolazione (Ragni, 1998).
In Slovenia, la neo-popolazione venne originata da 3 maschi e 3 femmine. A discapito di
un'unica uccisione illegale avvenuta un anno dopo i rilasci, fin dai primi mesi, si registrò un
alto tasso di riproduzione. Dopo tre anni la dinamica della popolazione poteva dirsi
consolidata e gli individui iniziarono i primi movimenti di dispersione (Cop e Frkovic, 1998).
1.4. L’ODIERNA SITUAZIONE IN EUROPA
Attualmente, la specie è distribuita in maniera omogenea solo nelle regioni Nordiche ed in
Russia; è suddivisa in piccole e isolate popolazioni in Europa centrale e occidentale, otre che
nei Carpazi e nei Paesi Baltici.
Le stime più recenti sul numero di individui per popolazione, relative al 2001, sono riportate
in Tabella II.1.
Tabella II.1. Popolazioni europee di linci e numero stimato di individui al 2001 (KORA, 2005) .
POPOLAZIONE PAESI NUMERO DI INDIVIDUI
Popolazione nordica Svezia, Norvegia, Finlandia 2.800
Popolazione baltica Russia, Estonia, Lituania, Polonia, Bielorussia,
Ucraina,
2.000
Popolazione balcanica Albania, Macedonia, Serbia-Montenegro, Grecia,
(Bulgaria)
80
Popolazione dei Carpazi Romania, Slovacchia, Polonia, Ucraina, Rep.
Ceca, Ungheria, Serbia-Montenegro, (Bulgaria)
2.800
Popolazione di Boemia e Baviera Germania, Rep. Ceca, Austria 75
Popolazione dinarica Bosnia-Erzegovina, Croazia, Slovenia 130
Popolazione alpina Svizzera, Italia, Slovenia, Austria, Francia 120
Popolazione del Giura Svizzera, Francia 80
Popolazione dei Vosgi e
della Foresta del Palatinato
Francia, Germania 20
Pur mantenendo attualmente un areale così frammentato, dagli anni Sessanta in poi, come
detto, si è assistito ad una continua espansione delle aree di distribuzione e ad un notevole
incremento del numero di individui all’interno di ogni sotto-popolazione, a dispetto di locali
fluttuazioni e riduzioni.