6
In un’epoca di globalizzazione totale e interdipendenza economica, le azioni e
le decisioni prese a livello di singoli sistemi economici non posso rimanere
isolate. È quindi opportuno, secondo alcuni tra i più illustri studiosi, di ricercare
un equilibrio ex-novo tra domanda e offerta, consumatore e produttore, tenendo
sempre ben presente l’impatto sull’ambiente; nuove soluzioni e prospettive per un
mondo che, così com’è improntato ora, abbisogna di alternative forti e concrete.
L’hanno dimostrato, e lo dimostrano tuttora, le crisi cui siamo ormai tutti innanzi:
le prime avvisaglie le abbiamo avute dall’allarme climatico; le ulteriori crisi,
conseguentemente ed in maniera forse tristemente prevedibile, si sono susseguite
con la crisi alimentare e l’attualissima
Nel contesto agricolo odierno, caratterizzato da una forte concorrenza e da un
mercato sempre più complesso, a livello di imprese agricole rimane difficile la
differenziazione e il conseguimento di un vantaggio competitivo (e a volte, la
stessa entrata nel mercato e la sopravvivenza nello stesso), per il quale diventa
necessario adottare un orientamento strategico capace di rispondere efficacemente
ai rapidi mutamenti del mercato. Non stupisce quindi che la ricerca di un
posizionamento distintivo capace di garantire un vantaggio competitivo nel tempo
si basi sempre di più sulla nevralgica importanza delle relazioni, in particolare
con i propri clienti, che creino un rapporto di fiducia con il proprio interlocutore,
alla ricerca di quella flessibilità che consente all’impresa di migliorare la propria
capacità di risposta ai cambiamenti inattesi. Oltre a ciò, gli imprenditori agricoli
richiedono a gran voce maggiori riconoscimenti e protezione, anche in termini di
retribuzione, criticità attorno alla quale si scatenano non pochi scontri tra
associazioni dei produttori ed Istituzioni.
Dal punto di vista del consumatore la globalizzazione dell’agricoltura e della
catena agroalimentare si traduce in un maggiore bisogno di protezione a livello di
sicurezza alimentare, di trasparenza e stabilità dei prezzi. È poi sorto, inoltre, il
bisogno di un nuovo soggetto cui fare riferimento: un’impresa agricola
multifunzionale, che sia portatrice di molteplici servizi, non solo legati alla
concreta funzione di vendita di prodotti alimentari, ma anche sotto il profilo
sociale ed ambientale, che crei cioè un valore aggiunto molto ampio rispetto alla
7
mera funzione che aveva in passato. L’agricoltura si trova oggi ad essere
chiamata a rispondere anche ad alcune grandi questioni della società post-
moderna: le esigenze del Sud del mondo, gli spazi rurali, la sicurezza alimentare,
la gestione in chiave ambientale e paesaggistica del territorio.
Nell’intenzione di innovare il sistema tramite soluzioni durevoli e sostenibili
nel tempo, si andranno ad analizzare, nella ricerca qui presente, le varie proposte
di Filiera Corta che ambiscono a forgiare nuove e valide alternative alla
distribuzione su larga scala.
Nel primo capitolo si apre l’argomento con un accenno sui circuiti brevi nelle
loro forme in Italia, con una parte dedicata alle origini della Filiera Corta ed al
suo impatto sociologico ed economico in Italia. Si procede ponendo poi
particolare attenzione al fenomeno dei Farmer’s Markets (o Mercati degli
Agricoltori, o Mercati dei contadini, o Mercati dei produttori: diciture che
verranno utilizzate in maniera indistinta nel corso della stesura) italiani.
Nel secondo capitolo si passa invece all’analisi delle origini ed evoluzioni
recenti riguardanti la regolamentazione e la normativa dei Mercati degli
agricoltori, indugiando sulla definizione dell’imprenditore agricolo e sulla
disciplina della vendita diretta agricola, oltre che sul decreto ministeriale del 20
novembre 2007 che ha sancito la “nascita” ufficiale dei Farmer’s Markets anche
in Italia, dandone un quadro normativo generale, seppur sia ancora in fase di
metabolizzazione da parte delle amministrazioni Comunali italiane.
Nel terzo capitolo l’attenzione si stringe sulla crisi alimentare e politiche
agricole europee; innanzitutto si affrontano le evoluzioni recenti dei prezzi
agricoli, con cause ed effetti correlati, passando poi a un epilogo della generale
situazione ed evoluzione della Politica Agricola Europea, ad oggi e sue
prospettive future, usufruendo di analisi e studi del Gruppo 2013 (associazione
operante in seno a Coldiretti, di cui fanno parte studiosi e ricercatori di economia
agraria, nonché esperti di vari settori correlati).
8
Il quarto capitolo si volge invece alle problematiche del consumatore,
chiamato ad agire tra molteplici fattori: sicurezza, qualità, regolamenti europei …
egli è così esposto sempre più ai rischi, ma anche ai vantaggi, dell’economia
globalizzata, che si riversa direttamente sulla sua salute e sicurezza lungo la
catena agroalimentare (in quanto ad igiene, sistemi di etichettatura, rischi
alimentari di vario tipo); si procede poi con un approfondimento del sistema di
sicurezza e qualità europeo, nonché quello dell’etichettatura.
Il quinto capitolo è dedicato ad una visione più ampia riguardante il comparto
agroalimentare italiano nell’attuale situazione di calo della fiducia e dei consumi,
in maniera globale a livello nazionale, ed una più precisa analisi dei consumi
alimentari, Regione per Regione.
Il sesto e conclusivo capitolo, cui viene lasciato ampio respiro, sancisce il
lavoro nel suo insieme, che, per l’appunto, ambisce a sostenere una tesi ben
chiara, ovvero quello della promozione dei Farmer’s Market come strumento
distributivo non necessariamente destinato a rimanere costretto nel piccolo
dettaglio (fin qui, si tratta solo di ipotesi personali), ma che potrebbe diventare
un’alternativa futura per un sistema distributivo più vario. Si permetterebbe così
anche ai piccoli produttori (garanti indiscussi di tradizioni e varietà organolettiche
fondamentali) e ai consumatori più attenti di avere possibilità di scelta maggiore.
Tramite la presentazione di dati elaborati da Coldiretti, Ismea e Ima, insieme ad
altri enti, si va a delineare il profilo dell’Italia della Filiera Corta, le iniziative a
Km zero e le novità in Italia, in Piemonte (i primi Farmer’s Market certificati
Coldiretti a Chieri e Cirié) ed infine all’estero: in un paragrafo sintetico quanto
pregno, si sfogliano i Farmer’s Market nel mondo. Dalle esperienze più datate in
Gran Bretagna e negli Stati Uniti, a quelle in Germania, Francia, fino alle ultime
novità provenienti dall’Est europeo: Ungheria e Bosnia, che lanciano nuove
speranze per la diffusione dei Mercati dei contadini.
In ultimo, un’indagine preliminare svolta su due campioni di popolazione
differenti messi a confronto: le abitudini di consumo dei residenti di Torino e
provincia alle prese con i Mercati dei produttori, e quelle dei residenti della città
9
di Toulouse, nel sud ovest della Francia; i prezzi, le impressioni, le abitudini dei
diversi consumatori che si delineano in profili diversi, ma con basi comuni.
D’altronde, la tradizione del mercato come luogo di incontro, scambio e ritrovo, è
sicuramente tutta europea.
1- La Filiera corta e i mercati contadini in Italia
Capitolo 1
La Filiera corta e i mercati contadini in
Italia
1.1. Origini della filiera corta
1
“Km zero”: non è lo slogan di una nota campagna per l’incentivo all’acquisto di
autovetture, bensì la definizione scelta dalla Coldiretti per descrivere un nuovo
Modus Operandi, Vivendi, Pensandi; l’auspicio di molti, di fronte ad una
condizione ambientale e sociale sempre più a rischio di collasso. Nello specifico,
si tratta del nome di uno dei progetti con cui la Coldiretti vuole convincere mense,
chef e grande distribuzione a proporre ai consumatori preferibilmente prodotti
stagionali del territorio. Dietro al termine Km zero, mutuato dal protocollo di
Kyoto, c’è il tentativo di cambiare stile di vita, ricordando che se si pranza con del
vino australiano, prugne cilene e carne argentina si spende in termini energetici
più di quel che effettivamente finirà nello stomaco. Far volare il vino e far
navigare la carne contribuisce in modo significativo all’emissione di anidride
carbonica, mentre cibarsi in modo energicamente corretto (con prodotti locali)
permette di risparmiare decine di chili di petrolio. Accorciare le distanze significa
dunque aiutare l’ambiente, promuovere il patrimonio agroalimentare regionale e
abbattere i prezzi. Amministrazioni pubbliche stanno orientando i bandi per le
mense scolastiche secondo i criteri prioritari individuati dalla proposta di legge di
iniziativa popolare sostenuta da Coldiretti. La crisi alimentare, climatica ed
economica che hanno visto il loro exploit più gigantesco proprio nel corso del
2008, presenta un collegamento diretto con l’elemento fondamentale della vita: la
TERRA.
10
1
www.filieracorta.info
1- La Filiera corta e i mercati contadini in Italia
Proprio da questo elemento si vuole ripartire, per dare il giusto valore ai prodotti
della terra e al territorio socio culturale specifico in cui si trova. Di seguito
andremo a discernere i punti nevralgici dell’argomentazione, che fino ad ora non
presenta una vasta letteratura in merito, ma che sicuramente si sta diffondendo a
livello pratico e che trova sempre più spazio nelle abitudini dei cittadini italiani e
all’estero.
Il termine Filiera Corta è entrato di recente nel linguaggio dei più attenti, e
descrive l’insieme di iniziative che compongono la denominazione stessa che si
presenta in varie fogge:
ξ Circuiti brevi di produzione-consumo
ξ Catene alimentari sostenibili
ξ Network agroalimentari alternativi
2
Le denominazioni sopraindicate mostrano, nel complesso, lo stesso significato,
infatti tutte e tre le definizioni stanno ad indicare un sistema che nasce dalle
iniziative orientate ad una diversa organizzazione delle relazioni tra produttore,
prodotto consumato, consumatore. Si tratta infatti di un complesso di soluzioni
alternative alla Grande distribuzione in genere, e presentano una logica di mercato
e di modalità organizzative ben diverse dalle modalità del sistema agroalimentare
dominante. Vi è infatti una tensione dominante all’accorciamento delle distanze
(fisiche, sociali, culturali, economiche) nello spazio che si trova tra il “monte e la
valle” della produzione. Non sono ancora moltissime le indagini di mercato, i dati,
le opinioni su questo nuovo modello economico, ma benché sia una neofita nelle
correnti di pensiero, la denominazione di “Filiera corta” va diffondendosi (e non
solo come ideologia) negli ambienti più disparati: dalle famiglie che esigono
“saperne di più su cosa si mette in tavola”, dalle esigenze di sicurezza alimentare
11
2
ARSIA: Agenzia Regionale per lo sviluppo e l’innovazione nel settore Agricolo – Forestale di
Firenze, Guida per l’attivazione di forme collettive di vendita diretta, pag 14.
1- La Filiera corta e i mercati contadini in Italia
ed igiene, ai mercati ortofrutticoli che desiderino offrire al proprio cliente una
qualità maggiore, con un impatto ambientale ed un prezzo contenuti
1.2. I processi socioeconomici in cui si colloca la
produzione-consumo degli alimenti di filiera corta.
I modelli di produzione e consumo sono stati interessati negli ultimi decenni da
profondi cambiamenti, come effetto del complesso processo di riorganizzazione
che ha interessato l’intero sistema agroalimentare. I sistemi produttivi, sempre più
globalizzati e moderni, hanno subito, al pari degli scambi commerciali e delle
modalità di organizzazione del lavoro e delle società, profondi cambiamenti
strutturali, che hanno portato alla nascita di nuovi tipi di società, favorendo altresì
la crescita di “filiere lunghe”: esse sono in grado di connettere produzione e
consumo su scala anche molto ampia, governate da strategie commerciali
(costanza delle caratteristiche merceologiche, flessibilità di approvvigionamento,
ampia varietà nell’offerta e consumo di prodotti altamente de-stagionalizzati” e
distanti dal contesto produttivo), la cui attuazione ha implicato una
standardizzazione e soprattutto un allontanamento dal loro contesto territoriale
detto “de-territorializzazione” dei processi produttivi. Le criticità e gli effetti
negativi derivati da questi processi evolutivi sono oramai ben noti e sono divenuti
oggetto di intenso dibattito anche al di fuori di coloro che ne gestiscono il sistema:
al giorno d’oggi, in tali condizioni, oltre agli agricoltori anche il consumatore, le
famiglie (che sono loro direttamente interessati alla qualità e sicurezza degli
alimenti) si sono fortemente sensibilizzate al riguardo. La situazione di crescente
difficoltà per molte aziende agricole o intere aree rurali, di fatto marginalizzate da
questi processi di sviluppo del sistema agroalimentare o poste in condizione di
insostenibilità economica, sono l’espressione lampante di come tale perdita di
potere decisionale e la riduzione dei redditi di molti degli <agricoltori di filiera
lunga>, e la difficoltà di accesso al mercato da parte delle aziende di ridotte
dimensioni e con produzioni non rispondenti agli standard richiesti, abbia causato
12
1- La Filiera corta e i mercati contadini in Italia
scompiglio in tutto il mondo che, caratterizzato da una fitta rete di relazioni
globali, reagisce in maniera planetaria.
Ecco una breve analisi dei principali effetti negativi che si riscontrano nel
perpetuo utilizzo della filiera tradizionale (lunga) come fonte di
approvvigionamento agroalimentare globale:
l’elevato impatto ambientale dovuto ai metodi produttivi intensivi e
fortemente industrializzati, alle modalità di commercializzazione e alle
grandi distanze interposte tra sistemi produttivi e consumo;
l’eccessiva industrializzazione degli alimenti ha portato ad una vera
e propria artificializzazione degli stessi, segnandone l’impoverimento della
loro qualità organolettica e nutrizionale, per non parlare degli effetti
collaterali che si riscontra no con il perdurare del consumo
3
:
¾ obesità, patologia ad ampia diffusione nella popolazione dei paesi
industrializzati.
¾ Stress, insoddisfazione, assuefazione alle sostanze chimiche
presenti nell’alimento industrializzato che porta alla dipendenza.
la separazione sociale, culturale e geografica della produzione di
alimenti dal loro consumo, con conseguente perdita da parte dei
consumatori di conoscenze, di cultura alimentare, di abilità gastronomiche,
di possibilità di controllo diretto (a questo proposito, discerneremo nei
capitoli successivi le iniziative a favore della riformulazione di una cultura
e una “memoria alimentare” nelle scuole: orti in condotta, fattorie
didattiche).
il verificarsi di periodiche crisi alimentari che, unitamente alla
mancanza di conoscenze e di possibilità di controllo, hanno favorito la
13
3
New England Journal of Medicine: Obesity — The New Frontier of Public Health, LawMichelle
M. Mello, J.D., Ph.D., David M. Studdert, LL.B., Sc.D., M.P.H., and Troyen A. Brennan, M.D.,
J.D., M.P.H. 15 giugno 2006.
1- La Filiera corta e i mercati contadini in Italia
crescita di un senso di sfiducia, insicurezza e ansietà nel consumo di
alimenti, che oggi è altresì accompagnato da una forte crisi economica
mondiale, che va ad aggiungersi alle problematiche alimentari ed
ambientali.
Per ovviare alle criticità sopraelencate, agire mediante una rilocalizzazione dei
processi produttivi si prospetta come una possibilità di scelta importante
all’interno del sistema dominante di produzione-consumo. Essa offre percorsi
sostenibili (in diverse fogge) e confacenti a gran parte del tessuto produttivo di
molte aree rurali, le cui produzioni, rimanendo emarginate dai canali
convenzionali, se mai vi hanno accesso, non sono valorizzate sufficientemente dal
territorio contestuale.
In che cosa consiste la rilocalizzazione dei processi produttivi:
L’idea parte a monte, cioè dal punto di vista del produttore-agricoltore che, non
potendo vendere ed operare nel proprio contesto territoriale, deve dar spazio al
grande produttore, che adotta colture di tipo intensivo ed una forte concorrenza di
prezzi. La soluzione dell’adozione della filiera corta fa sì che l’agricoltore non si
veda più frustrate le sue abilità e controllo gestionale della propria attività, in
modo ch’egli possa ritrovare gratificazione in essa.
Il consumatore, dal canto suo, è costretto a scegliere tra una gamma di prodotti
di provenienza molto distante e da un gusto ed una freschezza particolarmente
ambigui. Comprando in un contesto di filiera corta egli potrà ritrovare la fiducia e
la soddisfazione nel consumo di alimenti, insieme alla volontà di recuperare
conoscenze e capacità critiche perdute; e con esse, l’esigenza crescente di
integrare convinzioni e valori etici nei comportamenti di consumo quotidiani.
Guardando alle relazioni sociali, in aggiunta alla ricostruzione del legame
interrotto tra città e campagna, essa svolgerà un’azione di rinvigorimento
all’interno delle comunità sia rurali che urbane, attraverso la riaffermazione di
spazi e tempi di comunicazione, socializzazione e cooperazione. La
rilocalizzazione, inoltre, offre la possibilità di diversificare i modelli di
produzione e consumo, consentendo di dar vita a una pluralità di forme
14
1- La Filiera corta e i mercati contadini in Italia
organizzative, finora tendenzialmente rivolte verso un unico modello dominante,
che mostrino, più in generale e in prospettiva, un ulteriore significativo potenziale
innovativo. Il nuovo discorso si amplia quindi a delle nuove pratiche attorno alla
produzione e al consumo di cibo, potenzialmente in grado di contribuire, nel
tempo, ad innescare più profondi e generalizzati cambiamenti del sistema
agroalimentare. Accanto a questi processi e in relazione agli effetti negativi
registrati nel corso degli ultimi due decenni, hanno tuttavia cominciato a
diffondersi strategie alternative di diversificazione dei sistemi di produzione e
consumo, volte cioè a ricreare il giusto equilibrio tra produzione e risorse naturali,
culturali e sociali del territorio di appartenenza.
1.3. Impatto della filiera corta: risvolti sociologici
Una generale transizione dall’economia di massa all’economia della qualità,
fondata sulla creazione di valore e sulla differenziazione e l’eccellenza qualitativa,
ha caratterizzato lo scenario di questi ultimi due decenni. Accanto alla ricerca
della rilocalizzazione dei prodotti e dei consumi, altrettanto importante è stato
l’affermarsi, in sostituzione del paradigma della modernizzazione dell’agricoltura,
del nuovo paradigma dello sviluppo. rurale, basato sui principi della sostenibilità
e della multifunzionalità e rivolto alla valorizzazione delle risorse endogene,
locali; in particolare l’Europa, all’interno del suo percorso di rivisitazione delle
politiche a sostegno del settore, ha mostrato una attenzione del tutto particolare a
quelle che possiamo definire le nuove funzione dell’agricoltura, raccolte nel
concetto di multifunzionalità: concetto che è stato introdotto mediante il D.Lgs n-
228/2001, che amplia lo spettro di attività considerate agricole, dando vita ad
una nuova figura di agricoltore
4
: l’imprenditore agricolo come soggetto inserito
in un contesto economico, sociale e territoriale, con compiti di presidio, tutela e
valorizzazione delle risorse ambientali e sociali. Infatti sono previste, oltre alle
15
4
Fonte: Multifunzionalità in agricoltura: dai concetti alle opportunità, a cura di F. Mazzeo. Prov
di Lecco.
1- La Filiera corta e i mercati contadini in Italia
“azioni dirette alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico” delle azioni “dirette
alla manipolazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione di
prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o
dell’allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o
servizi mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell’azienda...
comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e
forestale, ovvero di ricezione e di ospitalità.” Si tratta infatti di un’ampia
possibilità per gli imprenditori agricoli, che va a modificare il tessuto sociale e gli
usi e le consuetudini in un determinato territorio.
Sempre dal lato degli addetti ai lavori, la società europea è stata caratterizzata da
un rilievo progressivamente declinante, sotto il profilo economico e
occupazionale, della componente agricola.
Anche se i dati sulla produzione agricola e gli scambi commerciali mostrano trend
di crescita negli ultimi decenni, dall’istituzione della Comunità Europea ad oggi il
contributo del settore primario al PIL europeo è passato dal 13,2% del 1957
all’1,6% odierno (De Castro 2007) Parallelamente l’occupazione agricola è stata
protagonista di un rilevante fenomeno di cessione di manodopera verso le altre
componenti dell’economia. L’agricoltura europea di oggi, anche grazie al corposo
contributo dei nuovi Paesi Membri, caratterizzati da un peso dell’agricoltura
ancora rilevante, conta quasi 10 milioni di aziende, un numero pari di addetti,
interessando una superficie di quasi 158 milioni di ettari, corrispondenti al 40%
del territorio europeo
5
.
In uno scenario come quello europeo caratterizzato, soprattutto nelle aree collinari
e montane, da una diffusa coincidenza tra impresa e famiglia, l’esodo agricolo ha
coinciso e coincide spesso con l’esodo rurale, esponendo gran parte del territorio
europeo a rischi di natura ambientale e sociale. Una tendenza che genera costi
16
5
Il futuro dell’agricoltura tra globalizzazione e nuove spinte competitive e nuove sollecitazioni
della società moderna- prolusione del ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Paolo
De Castro. Reggio Calabria, 16 maggio 2007.
1- La Filiera corta e i mercati contadini in Italia
collettivi legati alla compressione delle funzioni extraproduttive connesse
all’esercizio dell’attività agricola e alla vitalità dei territori rurali.
Questi fenomeni, accompagnati dalla crescente sensibilizzazione del consumatore
al prodotto consumato, hanno portato a grandi cambiamenti sociali e nelle
politiche comunitarie agricole (anche alla PAC).
I fenomeni alternativi che si sono riscontrati ultimamente (vendita diretta, prodotti
biologici, rilocalizzazione, Km0, filiera corta, ecc.) sono spesso il risultato della
convergenza tra obiettivi e interessi appartenenti a soggetti sociali diversi.
Dal lato dei consumatori, invece, questi processi rispondono ai cambiamenti
intervenuti nella percezione del cibo e ai relativi nuovi atteggiamenti e bisogni che
essi hanno sviluppato:
ξ una crescente domanda di alimenti sicuri, salubri, il cui processo
produttivo possa essere conosciuto e controllato;
ξ una crescente sensibilità verso i contenuti culturali del cibo,
determinati dall’appartenenza a tradizioni locali di produzione e consumo
(tipicità, qualità organolettica, autenticità);
ξ un crescente senso di responsabilità verso le implicazioni etiche
(sociali, ambientali) delle modalità di produzione e consumo;
ξ la volontà di esprimere anche attraverso le scelte alimentari il senso
di appartenenza a un dato contesto socioculturale;
ξ la volontà di esercitare attraverso il proprio comportamento di
consumo un ruolo politico, teso cioè a influire sulle caratteristiche del
modello di sviluppo del sistema agroalimentare (o, più in generale,
economico).
Le aziende agricole, a loro volta, vedono nascere dall’evoluzione della domanda
nuove opportunità per ricavarsi nuovi spazi economici, recuperando redditività
attraverso la crescita del valore aggiunto dei prodotti aziendali (riorientamento
verso prodotti di qualità; reintroduzione in azienda dei processi di trasformazione;
scelta di nuovi canali di commercializzazione, di natura diretta e in molti casi
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1- La Filiera corta e i mercati contadini in Italia
innovativi) e mediante la diversificazione delle attività aziendali (introduzione
dell’agriturismo, di servizi di gestione ambientale, attività didattiche, servizi
sociali). Attraverso relazioni più strette con il mondo del consumo esse riescono
inoltre a riacquisire il controllo delle proprie attività e a riassumere un ruolo attivo
nelle economie e nelle reti sociali locali.
1.4. Impatto della filiera corta nelle politiche pubbliche
In virtù della possibilità di valorizzare il legame tra cibo e territorio, i processi di
riterritorializzazione toccano inesorabilmente anche l’ambito delle politiche
pubbliche, rispondendo a più obiettivi:
raggiungere condizioni di sostenibilità delle produzioni
agroalimentari (sostenibilità ambientale, legittimazione sociale).
Contribuiscono a dare un forte impulso ai processi di sviluppo
rurale, grazie alla loro capacità di mobilizzare e migliorare tutti i capitali
territoriali (risorse umane e sociali, ambientali e culturali) con benefici al
contempo economici, sociali e ambientali.
In forma più specifica, costituiscono una leva determinante in
strategie di marketing territoriale, favorendo sinergie nella valorizzazione
delle risorse locali
6
.
La rilevanza assunta dalla dimensione territoriale nel guidare lo sviluppo dei
sistemi produttivi, così come i comportamenti di consumo, è propria di gran parte
dei Paesi occidentali. Essa ha però assunto forme diverse nello spazio e nel tempo.
In una prima fase, in modo particolare o comunque in forma anticipata nei Paesi
dell’Europa mediterranea, questo processo di recupero del legame tra cibo e
territorio si è concretizzato in una forte enfasi sulla valorizzazione commerciale
18
6
ARSIA: Agenzia Regionale per lo sviluppo e l’innovazione nel settore Agricolo – Forestale di
Firenze, Guida per l’attivazione di forme collettive di vendita diretta.