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Anche la qualità dell’acqua si sta degradando, a causa
dell’inquinamento e degli interventi di ingegneria, che modificano
l’andamento del ciclo idrologico naturale.
Altri responsabili della carenza idrica nel mondo sono i mutamenti
climatici (effetto serra e desertificazione), l’utilizzo intensivo di
questa risorsa da parte dell’agricoltura e dell’industria e gli
sprechi, dovuti alla cattiva gestione, soprattutto nei paesi più
ricchi.
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Inoltre, non bisogna dimenticare che l’acqua sulla Terra è mal
distribuita e perciò, mentre alcuni paesi dispongono di grandi
quantità d’acqua, altri devono fare i conti con riserve idriche
limitate.
Tutto ciò, sommato al fatto che la popolazione mondiale è
costantemente in crescita, fa crescere la consapevolezza che il
mondo si trova sull’orlo di una crisi idrica. Secondo i dati
dell’UNDP “nel 2025 più di tre miliardi di persone potrebbero
trovarsi a vivere in paesi sottoposti a stress idrico”.
Il problema della scarsità d’acqua, si riflette sia sul piano
economico che su quello politico. In questa sede, dopo una breve
presentazione delle cause della crisi (dall’utilizzo poco sostenibile
da parte del settore agricolo e industriale, allo spreco che se ne fa
nelle società occidentali), con tutte le conseguenze che questa
porta alle popolazioni interessate, nel secondo e nel terzo capitolo
verranno presentati due diversi approcci all’acqua. Esiste infatti
una netta divergenza tra chi concepisce l’acqua come una merce
Fonte: WWF, Andrea Agapito Ludovici, Nicoletta Toniutti, Augusto De Sanctis (a
cura di), Acque 2007. L’emergenza siamo noi, 22 marzo 2007,
http://beta.wwf.it/UserFiles/File/News%Dossier%20Appti/DOSSIER/dossier_W
WF_giornata_mondiale_acqua_2007.pdf
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vendibile sul mercato e chi la ritiene essere un bene comune
vitale, che come tale deve restare pubblico.
In particolare, si sottolinea come l’approccio economico ad un
bene fondamentale come l’acqua, non sempre sia la soluzione
migliore alle esigenze di milioni di persone che devono fare i conti
ogni giorno con la mancanza di questa risorsa indispensabile.
In varie parti del mondo, le popolazioni stanno lottando contro la
privatizzazione delle risorse idriche da parte delle imprese
multinazionali e in alcuni casi, come è avvenuto nella città di
Chocabamba in Bolivia, i cittadini sono riusciti a riprendersi il
controllo dell’acqua.
Le alternative ad una gestione da parte dei privati, si basano sul
principio che l’acqua deve essere pubblica e che la responsabilità
della sua gestione debba ricadere sugli stessi cittadini che ne
fanno uso. A tale scopo sono nati il Contratto Mondiale dell’Acqua
e l’Amece (L’Assemblea Mondiale degli Eletti e dei Cittadini per
l’Acqua), nella consapevolezza che è necessaria un’inversione di
rotta se non si vuole che la situazione precipiti nei prossimi anni.
Negli ultimi due capitoli invece il problema della scarsità è
analizzato dal punto di vista politico, mettendo in evidenza come
la gestione dell’acqua possa essere causa di conflitti sia all’interno
degli stati, sia tra di essi. Le dispute che riguardano il controllo dei
corsi d’acqua internazionali sono spesso intricate da risolvere, a
causa anche dell’inefficienza delle norme di diritto esistenti in
materia. Le guerre dell’acqua sono già in atto in varie parti del
mondo e, se le previsioni delle Nazioni Unite per il futuro saranno
corrette, il rischio che ne scoppino delle altre è molto alto.
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Capitolo I
SEGNALI DI CRISI
1.1 L’acqua: da mito a risorsa.
Nella storia, l’acqua, ha assunto un’importanza fondamentale per
lo sviluppo delle società umane,dal momento che, i primi
insediamenti sedentari, si svilupparono vicino ai corsi d’acqua.
Le prime civiltà idrauliche, nacquero circa 3000 anni fa lungo i
bacini di grandi fiumi come il Tigri, l’Eufrate, il Nilo, l’Indo, il
Fiume Giallo e il rapporto tra queste e l’acqua era principalmente
basato sulla gestione della scarsità e sul controllo delle piene del
fiume.
I sumeri in Mesopotamia, gli assiri, i babilonesi, gli egizi e altre
fiorenti civiltà fluviali, come quelle dell’ India e della Cina, si
ingegnarono nella costruzione di argini, canali, bacini di raccolta e
una serie di opere idrauliche progettate al fine di sfruttare le
acque dei fiumi per il proprio sostentamento.
L’acqua rappresenta l’elemento vitale fondamentale per questi
popoli, perché ad essa dovevano la loro origine e il loro sviluppo.
“L’acqua è tanto necessaria, tanto indispensabile alla vita da aver
assunto un significato che ne estende l’importanza ben oltre il suo
valore intrinseco. In un mondo panteistico nel quale ogni cosa era
abitata dagli dei, anche l’acqua doveva esserlo. […] I popoli della
Mesopotamia e del Medio Oriente, afflitti da stress idrico anche in
tempi biblici, hanno in tutte le Sacre Scritture un’ampia varietà di
episodi e di racconti incentrati sull’acqua, nei quali spesso si
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invitano i credenti a offrire la propria acqua a chiunque ne abbia
bisogno come parte del dovere di ospitalità”.
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L’acqua, come scrisse Talete, “è il principio di tutte le cose” ed è
anche un elemento che ritroviamo costantemente nella sfera
religiosa: i riferimenti all’acqua nei Testi Sacri sono molteplici, per
esempio, nella Bibbia ce ne sono più di 200 e anche per la Genesi,
la vita è nata dall’acqua (come del resto anche per il Corano).
La società moderna contemporanea, caratterizzata dalle
grandi conquiste della scienza e della tecnologia, tende a
dissacrare i miti, acqua inclusa, ma ciò non vale in assoluto,
soprattutto nelle zone colpite dalla siccità.
Anche nel presente, infatti, ritroviamo culture e religioni nelle
quali l’acqua è venerata come elemento divino, come dono della
natura, cui si deve devozione e rispetto. Essa rappresenta la fonte
della vita, da cui tutto ha avuto origine e da ciò ne deriva la sua
importanza spirituale.
In India tutti i fiumi sono sacri e sono venerati come divinità
femminili, in essi ci si purifica, lavandosi via i peccati materiali e
spirituali, il Gange possiede 108 nomi sacri, a dimostrazione
dell’importanza conferitagli dalla religione induista.
“Secondo la cosmologia rigvedica, la possibilità stessa della vita
sulla terra è associata alla concessione delle acque celesti da parte
di Indra, il dio della pioggia.
Vetra, demone del caos avversario di Indra, trattenne le acque
tenendole tutte per sé e impedendo la creazione. Quando Indra
sconfisse Vrtra, le acque celesti piovvero sulla terra e la vita
sbocciò”.
3
2
Marq De Villiers, Acqua. Storia e destino di una risorsa in pericolo, Edizione
Sperling & Kupfer, 2003, pag. 59-60.
3
Vandana Shiva, Le guerre dell’acqua, Feltrinelli editore, 2003, pag. 135.
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Gli abitanti delle zone aride del nostro pianeta, da sempre hanno
avuto grande considerazione e rispetto per l’acqua e si sono
adattati alla scarsità, riuscendo, nel corso degli anni, a provvedere
al proprio sostentamento, utilizzando mezzi di pompaggio e pozzi
rudimentali, che però si sono dimostrati efficaci nel corso del
tempo.
Riuscire ad individuare il punto in cui scavare, per trovare l’acqua
dove scarseggiava, era considerata un’arte elevata, lo dimostra il
fatto che i rabdomanti (coloro che, servendosi di una verghetta
magica, cercano di scoprire una vena sotterranea di acqua),
fossero visti come persone eccezionali, dei sensitivi dotati di poteri
paranormali.
Anche oggi, in molte aree colpite dalla siccità, in particolare in
Africa, questa attività è ritenuta importante e seria, dato che
l’acqua è un bene scarso ed è necessario scavare molto in
profondità per trovarla (il che implica costi maggiori di estrazione
per questi paesi già in difficoltà).
Nel Sahara, il più grande deserto della Terra, vive un popolo
nomade molto antico: i Tuareg, i quali vivono spostandosi
continuamente da una regione all’altra, tra chilometri di sabbie e
rocce, sempre in cerca di nuove sorgenti d’ acqua e di miseri
pascoli per il bestiame.
In questo contesto, è naturale che l’acqua diventi l’elemento
centrale della vita di questi popoli che devono fare i conti con un
clima e un paesaggio ostici, con precipitazioni pressoché
inesistenti e la presenza di poche oasi che sorgono tra le dune
sabbiose.
Con l’avvento della società industriale e della logica
capitalistica, l’acqua, come accennato in precedenza, perde la sua
connotazione di “elemento divino” e diviene una delle componenti
naturali a cui l’uomo attinge senza limiti per soddisfare le proprie
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necessità. Come osserva Ugo Leone nel suo saggio L’acqua. Una
quotidiana rappresentazione:
“Prima delle risorse esistono i bisogni. Per il loro soddisfacimento
gli esseri umani utilizzano (o hanno utilizzato), in modo diverso
nel tempo e nello spazio, fonti di energia e materie prime
trasformandole con appropriate tecnologie. Nel momento in cui ciò
è avvenuto quelle fonti di energia e quelle materie prime sono
assunte al «rango» di risorsa”.
4
Vandana Shiva, fisica ed ecologista indiana, riflette sul modo in
cui le risorse naturali siano diventate, secondo la visione
occidentale, materia morta, manipolabile dagli esseri umani:
“La relazione delle persone con la natura veniva così trasformata,
passando da una relazione fondata sulla disponibilità, sulla
limitazione e sulla reciprocità ad una basata sullo sfruttamento
illimitato”.
5
Secondo l’autrice, dal punto di vista filosofico, la relazione tra
“una cultura ecologica e la natura rigeneratesi” è in primo luogo
una relazione etica, nella quale i limiti sono considerati inviolabili
e, di conseguenza l’azione umana è contenuta. Viceversa, la
relazione tra “una cultura industriale ed una risorsa naturale” si
riduce ad un problema puramente economico, i limiti sono
percepiti come vincoli da rimuovere e gli aspetti etici relativi alla
natura vengono distrutti.
Nei paesi occidentali, il problema della scarsità idrica non è
sentito come imminente dato che l’acqua, per ora, pare essere
sufficiente al loro fabbisogno giornaliero e anzi, considerando
anche che il suo costo è relativamente modesto, se ne incentivano
gli sprechi.
4
Ugo Leone, L’acqua. Una quotidiana rappresentazione, 1996, CUEN, pag. 18.
5
Vandana Shiva, “Risorse”, saggio tratto da: Dizionario dello Sviluppo, a cura
di Wolfgang Sachs, 1998, Edizioni Gruppo Abele, pag. 263.