INTRODUZIONE
Viaggiare, metafora della vita, è stato da sempre una passione che ha accomunato
gli uomini di ogni parte della terra, uomini che in maniera diversa hanno cercato
di soddisfare il bisogno di valicare il “limite”, di scoprire, di capire…di
conoscere…una passione che in maniera letteraria è stata definita “ulissismo” e
che in qualche modo in maniera dirompente è entrata a far parte della mia vita.
Ma viaggiare oggi non ha più solo il significato di una volta, vale a dire bisogno
individuale, oggi sempre di più l’accezione si è ampliata acquisendo i caratteri di
un bisogno collettivo non più solo di scoperta, di conoscenza, di incontro ma
soprattutto di divertimento, occupazione del tempo libero, vacanza, ecc.
Proprio questa dicotomia per alcuni versi contraddittoria è stata la molla che mi ha
indotto a voler approfondire la problematica che oggi può essere racchiusa in una
sola parola : Turismo.
Viaggiare è quasi una necessità che fa ormai parte della mia vita, quindi negli anni
mi sono appassionata alla geografia, alla letteratura di viaggi e appena ho potuto
sono partita alla scoperta di nuovi luoghi e di nuove conoscenze. Forse da qui
sono cominciate le mie considerazioni o riflessioni sul turismo, essendo molto
affezionata a questo mondo, pur non avendone mai fatto parte in toto: non sono
mai stata in villaggi turistici o crociere, non sono mai partita organizzata …ma di
storie ne ho sentite e lette nelle riviste troppo spesso patinate di viaggi e poi mi è
capitato anche di leggere del turismo responsabile, di questa nuova maniera di
considerare il turismo e soprattutto di praticarlo. La tesi mi è sembrata una buona
occasione per approfondire l’argomento: capire se il turismo responsabile
rappresenta un’alternativa o se effettivamente può essere una soluzione efficace in
termini di sostenibilità e apportare cambiamenti radicali negli stili attuali.
Ho iniziato a scrivere con molte domande e dubbi: esiste un reale rischio per i
luoghi dove c’è una maggiore affluenza turistica?.. qual è il punto di vista degli
ospitanti?… il turismo responsabile è un’alternativa reale e applicabile?
L’obiettivo che ho cercato di raggiungere è quello di comprendere quanto il
turismo sostenibile e in particolare quello responsabile, possa essere considerato
una realtà concreta, un’alternativa valida contro l’intensificazione dello sviluppo
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turistico attuale che tiene conto del profitto e degli interessi del marketing e del
business. Il turismo è un fenomeno molto complesso dal momento che può essere
studiato da diverse angolature: dalla sociologia all’economia, dall’antropologia
alla geografia. Naturalmente, non ho avuto la pretesa di trattare nello specifico le
varie implicazioni, mi sono limitata a presentare un quadro, privilegiando il mio
punto di vista, che è quello geografico. Questa è stata, d’altronde, una scelta non
casuale, l’intento è stato quello di tradurre effetti e cause nella maniera più
obiettiva possibile, poiché si parla di risorse del territorio, di inquinamento, di
dati, si parla di cose concrete. Spero che dal testo trapeli lo sforzo di trattare i vari
aspetti, di volta in volta affrontati, con la massima onestà intellettuale, anche se
traspare la mia posizione a riguardo, la mia propensione a credere che sia
possibile un turismo sostenibile e responsabile.
Nella prima parte ripercorro l’evoluzione del turismo, mettendo in risalto il
passaggio dal turismo moderno a quello postmoderno, esaltando soprattutto un
elemento: quello spaziale.
Infatti la tesi si rivolge in particolare al territorio. Il turismo moderno si
caratterizza come movimento di massa e consumo degli spazi, dà vita a dei
processi di deterritorializzazione e riterritorializzazione, movimento che vede
coinvolti non solo il territorio ma anche la popolazione che vive su di esso. Da qui
si evince come dal territorio sia stato doveroso passare agli aspetti sociali. La
rilevante importanza dell’impatto che il turismo può avere sul territorio e la sua
capacità di condizionare le funzioni territoriali, aggiunta al fatto che l’industria
turistica sta crescendo e si sta sviluppando rapidamente, porta a porre l’accento su
importanti considerazioni a riguardo. Il turismo contemporaneo rispecchia la
nostra società e quindi deve riuscire a interpretare le esigenze e i bisogni collettivi
e individuali, e il passaggio dal turismo moderno al postmoderno si caratterizza
per la coesistenza di due logiche spaziali differenti, quella che vede la conquista di
nuovi territori e l’altra che vede la proliferazione di nonluoghi turistici a portata di
mano. Ma la forte disuguaglianza che il fenomeno turistico fa emergere tra i paesi
del nord e quelli del sud e le forti potenzialità stesse che ha il turismo portano a
considerarlo come un valido strumento per dei cambiamenti significativi, come
quello di perseguire l’approccio della sostenibilità. Si tratta di invertire una
visione consolidatasi nel tempo, si tratta di non considerare il turismo solo come
un fatto economico, ma di vedere la sostenibilità come strumento per contenere i
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danni all’ambiente e far sì che ci sia una maggiore valorizzazione turistica del
territorio.
Questo significa, di conseguenza, migliorare la qualità della vita della comunità. Il
punto è che gli elementi base di attrazione turistica, che sono le risorse naturali e
culturali, non sono riproducibili e il turismo può apportare delle modifiche
concrete e definitive.
Da qui partono le rimostranze da parte di chi vorrebbe adottare forme sostenibili
per correggere la modalità prevalente. E’ un approccio che vede coinvolti enti,
amministrazioni e comunità. C’è una disponibilità verso queste forme, che
valorizzano l’esperienza e il contatto diretto con le risorse ambientali. Lo sviluppo
sostenibile è il terreno fertile su cui nasce e si sviluppa il turismo responsabile, il
quale rappresenta una delle risposte alla crescente domanda di un cambiamento
nelle attività umane attraverso un atteggiamento teso a ridurre al minimo un
eventuale impatto negativo sull’ambiente naturale e socioculturale. Il turismo è un
sistema integrato di diversi elementi: territorio, popolazione locale, ospiti, per
questa ragione le risorse ambientali devono essere protette, le comunità locali
devono poter beneficiare del turismo e i visitatori devono poter vivere
un’esperienza di qualità.
In teoria fare turismo responsabile significa scegliere un altro modo di viaggiare:
rispetto e disponibilità nei confronti delle persone e della natura dei paesi -
destinazione. In pratica esso consiste nel valutare la capacità di carico di ogni
destinazione turistica e il potenziale massimo di accoglienza di un territorio.
Quando si parla di responsabilità, significa farsi carico di scelte e azioni:
privilegiare strutture tipiche del posto, rispettare usi e costumi dei luoghi che si
visitano, fare in modo che i benefici economici rimangano in loco, quindi creare
un’integrazione delle attività turistiche con le attività economiche e dei viaggiatori
con le comunità locali attraverso un’attenta pianificazione politica - territoriale e
di affluenza, ricercando un equilibrio tra il carico e lo spazio ricettivo.
Nella seconda parte del mio lavoro affronto il tema della natura ambivalente del
turismo, e quindi dell’”effetto boomerang” causato dal modello turistico
tradizionale che nel medio - lungo periodo può distruggere le risorse sulle quali si
basa. Il problema sorge nel momento in cui una pianificazione turistica non tiene
conto delle peculiarità del territorio e quindi provoca degli scompensi al territorio
stesso. Le conseguenze negative si traducono in termini di impatto economico,
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socio - culturale e ambientale. Il turismo ha le potenzialità per offrire un
contributo significativo alla crescita economica del territorio, in quanto genera
importanti risorse economiche, per questa ragione è necessario prendere in esame
diversi fattori, in modo da non ledere lo sviluppo economico della zona, come
l’aumento del costo della vita per la comunità ospitante o il rischio di dipendenza
economica dal turismo.
Lo sviluppo turistico attuale ha apportato dei cambiamenti all’interno delle società
e delle culture di molte popolazioni, soprattutto indigene, andando ad intaccare il
loro sistema di valori, gli stili di vita collettivi e le cerimonie tradizionali. Per
alcuni gruppi possono essere considerati dei benefici come per altri, invece,
possono essere percepiti in modo negativo. Anche qui dipende da come il turismo
viene praticato e da come si sviluppa, sarebbe auspicabile un maggior
coinvolgimento e partecipazione da parte dei nativi. Altrimenti, il turismo, invece
di essere incontro fra culture, e quindi strumento di pace, si presenta come miccia
per innescare nuove guerre di classe.
Esiste un rischio ambientale, in termini di alterazione di quegli “spazi di qualità”
sulle cui risorse sembra reggersi lo sviluppo turistico. Per questa ragione il carico
turistico che un determinato territorio può sopportare deve essere valutato, per il
destino stesso dell’attività turistica. L’inquinamento atmosferico, delle acque di
scolo, quello prodotto dai rifiuti che l’attività turistica causa non possono essere
sottratti a delle responsabilità per lo sfruttamento e la cattiva gestione di queste
attività. L’intensificarsi del turismo ha causato danni fisici all’ambiente, mettendo
a repentaglio determinati territori caratterizzati da una particolare fragilità
ambientale, quindi più soggetti a subire delle modificazioni, a volte irreversibili,
con gravi conseguenze di degrado e compromettendo habitat ed ecosistemi.
La biodiversità deve essere tutelata senza escludere il ruolo delle popolazioni
locali. La sfida che si pone ai ricercatori e alle istituzioni è quella di considerare i
sistemi produttivi, gli ecosistemi e i saperi locali in modo dinamico, favorendo il
loro sviluppo e, insieme, il miglioramento delle condizioni di vita delle
popolazioni.
Una corretta gestione, integrata con le strategie di tutela ambientale, delle
potenzialità ambientali di un territorio possono portare degli effetti positivi sul
medio – lungo periodo per ciò che riguarda la qualità complessiva della vita e la
conservazione delle risorse naturali. A questo proposito, alcune amministrazioni
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pubbliche, insieme con agenzie internazionali importanti, hanno elaborato dei
procedimenti in grado di minimizzare gli impatti derivanti dall’attività turistica,
strumenti insomma capaci di determinare la sostenibilità di un progetto
prevenendo i possibili danni anziché di rimediarvi successivamente.
Nella terza parte affronto il turismo responsabile in tutte le sue parti:
dall’Associazione Italiana Turismo Responsabile e dei suoi soci agli attori del
viaggio responsabile, ossia i viaggiatori e le organizzazioni, fino a descrivere
come avviene la pianificazione di un viaggio responsabile. Sulla base della
consapevolezza di una nuova responsabilità nei confronti dell’ecosistema, ecco
che i principi della sostenibilità inevitabilmente comprendono anche quelli della
responsabilità.
Si tratta di avere una maggiore attenzione a se stessi, agli altri e all’ambiente
durante il viaggio, e ciò implica un atteggiamento cosciente verso quel che si sta
compiendo. Capire, quindi, come è nata e come si è organizzata l’AITR, quali
attività propone e quali sono i suoi obiettivi rappresentano la base per un nuovo
dibattito sul turismo. Principalmente il turismo responsabile ha come principi che
poi sono anche i suoi obiettivi: il rispetto della sovranità locale e dell’ambiente, la
realizzazione della massima equità economica possibile e la consapevolezza del
nostro ruolo quali turisti.
Inoltre, ho esteso il discorso ad altri turismi, altri modi di viaggiare responsabili,
che invece di essere proposti dalle apposite agenzie di viaggio di turismo
responsabile, vedono scendere in campo associazioni e organizzazioni di vario
genere. Alla base ritroviamo sempre un codice etico e di comportamento di
riferimento, che è lo stesso del turismo responsabile. Ho considerato il lavoro
svolto dalle organizzazioni non governative nell’ambito della cooperazione allo
sviluppo, che agiscono soprattutto nei Paesi nel Sud del mondo, dove vengono
affrontati temi quali lo sviluppo delle economie locali, la tutela ambientale e il
rispetto di donne e bambini. Un modello di turismo che segua i principi della
sostenibilità e responsabilità appare essere un potenziale strumento contro la lotta
alla povertà di questi paesi.
Infine, ho trattato più direttamente dei viaggi di conoscenza, ossia delle esperienze
culturali organizzate usualmente in luoghi dove c’è o c’è stato un conflitto o in
luoghi significativi da un punto di vista storico o ambientale. A questo proposito
ho raccontato la mia esperienza in uno di questi viaggi: destinazione Bosnia, in
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particolare Sarajevo. In questo modo ho potuto vivere un’esperienza diretta
riguardo a uno spaccato di ciò che ho trattato nella tesi, un’esperienza dalla quale
ho acquisito una visione più approfondita dell’argomento; un’esperienza
“culturale” forte che mi ha fatto riflettere, meditare ed oserei dire, un’esperienza
che ha dato “un senso” o meglio un senso nuovo alla mia vita.
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1 IL TURISMO RESPONSABILE E LA SUA
EVOLUZIONE
1. 1 Dal turismo moderno al turismo postmoderno
L’industria del turismo sta crescendo rapidamente, tanto da essere considerata una
delle attività economiche più importanti nel mondo, pari al settore
automobilistico. I motivi di tale crescita possono essere attribuiti a una maggiore
permeabilità delle frontiere, alla facilità delle comunicazioni e, naturalmente,
all’incremento dei mezzi di trasporto e al relativo calo del loro costo.
Anche l’organizzazione diversa del tempo di lavoro e di riposo hanno giocato un
ruolo fondamentale. Infatti, negli anni del forte sviluppo urbano si è avuta una
certa elasticità nelle attività lavorative, con una conseguente liberalizzazione del
tempo. Il turismo, da pratica d’élite, riservata a chi aveva a disposizione tempo e
denaro, diventa accessibile a tutti. Le condizioni che si sono venute a creare, come
le ferie pagate e i prezzi più contenuti, hanno fatto sì che gli spostamenti non
fossero più così dispendiosi. Inoltre, la rapida evoluzione dei mezzi di trasporto,
in particolar modo, lo sviluppo dell’industria aerea e il boom dei voli charter,
hanno aiutato la crescita dell’industria turistica e, di conseguenza, un consumo
massificato dei viaggi.
Il turismo è un fenomeno complesso che racchiude in sé molteplici elementi, tra
cui quello spaziale. Il turismo occupa, gode e sfrutta di uno spazio: il territorio è la
sua ragione d’essere. La ricerca di spazi <<diversi>>, dell’”Altrove” esprime sia
fisicamente sia simbolicamente un bisogno di <<evasione>> dagli spazi del
quotidiano. Il turismo moderno, in quanto movimento di massa e funzionalmente
a questi bisogni, ha dato vita a dei veri e propri paesaggi turistici, innescando
processi di deterritorializzazione e riterritorializzazione. Questo tipo di turismo ha
segnato nuovi confini, imposto nuove gerarchie e proprie logiche spaziali,
conquistando nuovi spazi e nello stesso tempo <<consumando>> quelli già
acquisiti.
Ma il turismo è anche un progetto sociale, riflette la società contemporanea,
riuscendo, in funzione dei suoi impulsi e stimoli, a modificare il proprio contesto.
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Il turismo si inserisce così in un processo più generale di ordine culturale e sociale
che vede un rapido cambiamento nella concezione del tempo libero. Non è più
inteso come <<altro>> dal momento lavorativo, ma nel turismo contemporaneo
tende a invadere sempre di più il quotidiano. Ecco così che sfumano i confini tra
la vita <<vera>> costituita dal lavoro o dallo studio e il tempo <<libero>>,
ricreativo, turistico, dando vita a spazi <<ibridi>>.
Il turismo si sta evolvendo seguendo i mutamenti che stanno avvenendo in
riferimento a una nuova visione del mondo e soprattutto sul ribaltamento del
concetto spazio - temporale prodotto dalla rivoluzione telematica.
Lo spazio turistico contemporaneo si caratterizza per l’ambivalenza della sua
natura. Da una parte vive di uno spazio immaginario, creato e alimentato dai
desideri collettivi e individuali. Dall’altra, organizza materialmente il proprio
contesto attraverso l’interazione con lo spazio geografico. Il turismo in quanto
interprete della società in cui viviamo, ha il compito di riuscire a dare risposte
adeguate alle nuove esigenze della società contemporanea. Questo perché è un
<<motore>> economico che muove milioni di persone l’anno, può influenzare la
sfera politica e sociale, stimolare comportamenti individuali e collettivi, creare
occupazione, produrre spazi specifici. Quindi un fenomeno di rilevante
importanza nell’impatto che può avere sul territorio e nella sua capacità di
condizionare le funzioni territoriali.
La transizione dal turismo moderno a quello postmoderno si caratterizza per la
coesistenza di due logiche spaziali differenti. Da una parte, muove ancora milioni
di visitatori ed è alla conquista di sempre nuovi territori; dall’altra, si ha
l’implosione dell’immagine e la proliferazione dei nonluoghi turistici,
riconvertendo il significato dello spostamento verso un altrove a portata di mano.
Il turismo in quanto fenomeno globale ha attraversato i cambiamenti degli ultimi
trenta anni, di tipo politico, di atteggiamento mentale nei confronti di altre culture
e delle etnie diverse, mutamenti dovuti all’introduzione di nuove tecnologie,
elementi che hanno influenzato il turismo non solo su scala internazionale, ma
anche nazionale e locale. Il cambiamento dei gusti delle persone allo stesso modo
delle mode sono altrettanti elementi che, interagendo con i fattori strettamente
economici, hanno contribuito a modificare la desiderabilità dei luoghi, attirando
l’interesse dei turisti, ad esempio, verso aree destinate al turismo di massa o verso
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nuovi siti emergenti per motivi legati alla salvaguardia ambientale e alla tutela
della cultura locale.
Gli spostamenti internazionali stanno crescendo del 6,7% ogni anno; i viaggi e le
attività connesse al turismo costituiscono oltre il 12% del PIL
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mondiale e
assorbono il 7% degli acquisti di beni di non - consumo. Nonostante l’evoluzione
del turismo sia stata irregolare negli ultimi anni, in quanto si sono alternati periodi
di forte crescita (1995,1996,2000) con periodi di crisi (2001 e 2002), il WTO
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prevede un costante trend positivo fino al 2020. Quindi il turismo non è solo una
delle principali voci della bilancia commerciale mondiale, ma è anche un vero e
proprio fenomeno di massa, anche se coinvolge ancora una percentuale
relativamente piccola degli abitanti della terra. Infatti, più dell’80% degli
spostamenti riguarda i residenti dei 20 paesi più ricchi del mondo tra Europa,
America e la parte est dell’Asia. Senza contare che, questi stessi paesi, registrano
mediamente il 70% degli arrivi turistici con un fatturato complessivo del 72%.
Negli anni recenti, i costi dei viaggi sono diminuiti in modo notevole, mentre la
concentrazione nel settore turistico è rapidamente cresciuta. Il problema è che
questo settore è dominato da un numero ristretto di grandi società economiche che
operano a livello internazionale, e controllano sia la domanda dei viaggiatori sia
l’offerta complessiva di servizi al turista.
Tutti questi numeri dimostrano le forti potenzialità dell’industria dei viaggi e
soprattutto evidenziano come possa essere un valido strumento per uno sviluppo
economico degli stati in generale ed in particolare di quelli in via di sviluppo. Il
turismo potrebbe assumere il ruolo di promotore della sostenibilità, se
considerasse il suo sviluppo in un medio - lungo periodo, anziché solo gli interessi
economici nel breve.
1. 1. 1 Teoria del Ciclo di vita di una destinazione turistica
Il turismo si è sviluppato in forza di una contraddizione che ne mina le stesse basi.
Esso non sarebbe in grado di riprodurre le condizioni della sua stessa produzione,
mentre riesce a consumarle costantemente. Rispetto ad altre attività economiche
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Prodotto Interno Lordo
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World Travel Organization
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